di Gabriele Versari – Il potere della fotografia è quello di racchiudere in un momento, in un istante, un valore simbolico che generi nell’osservatore una sensazione, un’emozione. Ogni opera fotografica è ovviamente caratterizzata da un forte realismo, ma lo scopo di immortalare una determinata immagine è proprio quello di accedere ad un mondo che va oltre alla mera rappresentazione artificiale. Sono tanti gli esponenti italiani della fotografia contemporanea che hanno lavorato e si sono dedicati alla loro passione perseguendo questi ideali. Si è dunque deciso di dedicargli un evento imperdibile in Casentino, nello specifico nel Comune di Bibbiena.
Dopo l’inaugurazione della mostra “Nino Migliori, 75 anni di fotografia” e insieme alla proclamazione di Bibbiena a “Città della Fotografia”, avvenuta lo scorso 17 giugno al CIFA (Centro Italiano per la Fotografia d’Autore), è stato completato il progetto “Foto a Cielo Aperto”. L’iniziativa, ideata dal presidente della FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) Roberto Rossi e finanziata della stessa associazione, ha ricevuto un’ulteriore spinta economica dalla Regione Toscana allo scopo di ultimare e pubblicizzare il progetto, cominciato nel 2016.
L’obiettivo di questa iniziativa è stato, fin dal principio, quello di rendere il Centro Storico di Bibbiena un luogo unico in tutta Europa e probabilmente al mondo, essendo di fatto l’unico museo “a cielo aperto”, sempre aperto ai visitatori, italiani e stranieri, curiosi di scoprire le bellezze le peculiarità della fotografia contemporanea. Nelle facciate dei palazzi del luogo sono state installate cinquanta opere appartenenti ai grandi autori della fotografia italiana, a ogni opera è assegnato un QR code che permette di accedere ad un file audio (in italiano o in inglese) in cui è presente la spiegazione della fotografia in questione. Per ogni fotografia è installata una struttura in ferro che ricorda la cornice tradizionale in cui si collocano queste opere. È inoltre possibile scaricare l’intero pacchetto audio relativo alle opere fotografiche dai pannelli presenti nei vari accessi stradali di Bibbiena.
Il valore del progetto è di cruciale importanza per due aspetti. In primo luogo, il museo raccoglie le opere più rilevanti all’interno del panorama storico dei maestri fotografi italiani; secondariamente, le opere sono esposte in maniera permanente, aspetto inusuale relativo a questa tipologia di eventi, vista la periodicità con cui si permette ai visitatori di effettuare tali esperienze e la difficoltà di trovare una continuità nel programmare esposizioni troppo durature nel tempo.
«L’interesse della regione non arriva per caso – afferma il presidente FIAF Roberto Rossi – Ma deriva da un’iniziativa nazionale con cui la FIAF ha coinvolto migliaia di fotografi nella promozione di centinaia di mostre fotografiche in tutta Italia, svoltesi in contemporanea con quella di Bibbiena, fulcro di tutte le altre. Raggiungere tale traguardo è sicuramente un punto di arrivo e motivo di orgoglio per chi, come noi, lavora da oltre settant’anni a questo fine, poiché dà la possibilità di ampliare l’iniziativa e creare nuovi progetti: quello della Scuola Internazionale di Fotografia, che si dovrebbe collocare presso il convento di San Lorenzo a Bibbiena e quello di un festival della fotografia che coinvolga quasi tutta la vallata casentinese, nello specifico Bibbiena, Poppi, Pratovecchio e Stia, programmato per l’estate 2024, che possa effettivamente essere tra i più importanti tra quelli che vengono organizzati in Italia».
Il principale autore oggetto della mostra di quest’anno è uno dei più famosi fotografi italiani. Si tratta di Nino Migliori, tra i più importanti esponenti della concettualizzazione e del linguaggio nella fotografia contemporanea, che, nel corso della propria vita, ha sempre lavorato a stretto contatto con le associazioni legate alla FIAF, promuovendone i progetti. Non a caso, la produzione fotografica di Migliori inizia nel 1948, anno in cui fu fondata la Federazione. In occasione del settantacinquesimo anniversario dalla fondazione si è voluto ricordare ciò che ha rappresentato l’autore nel percorso storico della fotografia contemporanea, trattandosi di una personalità unica che, nonostante i novantasei anni, riesce ancora a stupire con la sua arte, pur non essendo mai stato un fotografo di professione (Migliori è stato un dirigente, responsabile del marketing per diverse realtà commerciali nel nostro paese).
La mostra a lui dedicata è stata organizzata all’interno del CIFA ed è divisa in due parti, relative ai due periodi storici della sua vita, considerata la grande produzione artistica di cui è autore: la prima è inerente alle opere prodotte nel secolo scorso, cioè quelle concluse dal 1948 fino alla fine degli anni Novanta; la seconda è esposta nelle ex celle ed è invece composta dalle opere compiute dal Duemila in avanti, delle quali sette sono inedite.
Riguardo alla partecipazione del pubblico, il presidente si esprime nei seguenti termini: «durante il periodo estivo riusciamo a raggiungere i cinquemila visitatori, per lo più italiani provenienti da tutte le regioni, ma anche stranieri. La media dei visitatori è di circa diecimila in tutto l’anno che, relativamente alla popolazione di Bibbiena, è comunque un buon risultato. Ciò che agevola la partecipazione all’iniziativa è agganciarsi ad altri eventi che portano le persone a visitare Bibbiena, come è stato per quanto riguarda la Sagra delle Sagre, con gli organizzatori che collocano ogni anno uno stand accanto alla sede del CIFA, facendo sorgere interesse e curiosità tra i frequentatori dell’evento.
Nonostante ciò, c’è ancora molto da lavorare relativamente a questo aspetto, anche se credo che l’interesse per il mondo della fotografia sia nutrito da una nuova consapevolezza da parte degli abitanti del Casentino, nata grazie ai progetti e alle iniziative che stiamo promuovendo. Credo che aver dato nuova vita al Centro Storico di Bibbiena e aver ottenuto la denominazione di “Città della Fotografia” abbia consentito alle persone di apprezzare il lavoro che è stato fatto e di cogliere l’essenza di quello che la fotografia effettivamente rappresenta in senso artistico».