di Beatrice Boschi – Il gonfiore addominale è uno dei disturbi più frequenti tra le persone che si rivolgono a un nutrizionista. Spesso viene attribuito a intolleranze, alimenti “infiammatori” o problemi intestinali strutturali, ma in realtà, in moltissimi casi, la causa non è tanto cosa mangiamo, quanto come lo facciamo.
Ci capita di mangiare un piatto semplice – riso, verdure cotte, pollo – e sentirci comunque “gonfi come palloni”. Questo perché il gonfiore non dipende solo dalla composizione degli alimenti, ma anche da fattori comportamentali e funzionali che influenzano digestione e motilità intestinale.
Tra questi: – Mangiare troppo velocemente: masticare poco e ingoiare aria, rallenta la digestione e favorisce la distensione addominale. – Fare pasti abbondanti e irregolari: grandi volumi di cibo richiedono un impegno digestivo importante, soprattutto se lo stomaco non è “abituato”. – Mangiare in situazioni di stress: il sistema nervoso simpatico (attivato dallo stress) inibisce la digestione, peggiorando sintomi come gonfiore, crampi, e meteorismo. – Assenza di movimento post-prandiale: rimanere seduti o sdraiati dopo i pasti rallenta il transito intestinale e accentua la sensazione di pienezza.
La digestione inizia in bocca. Masticare lentamente stimola la secrezione di enzimi digestivi e prepara lo stomaco a ricevere il cibo. Se si salta questo passaggio, lo stomaco e l’intestino si trovano a gestire un “carico” non adeguatamente preparato, con maggiore fermentazione batterica e produzione di gas. Anche la respirazione incide: il diaframma è un alleato del nostro intestino. Respirare in modo superficiale, come spesso accade sotto stress, riduce il massaggio meccanico diaframmatico che favorisce la peristalsi intestinale.
Il risultato? Gonfiore, rallentamento del transito, senso di “blocco”. Cosa possiamo fare nella pratica?
Alcuni semplici accorgimenti comportamentali possono fare una grande differenza: 1. Mangiare con calma: ritagliarsi almeno 20-30 minuti per il pasto, senza fretta e possibilmente lontano da schermi o fonti di distrazione. 2. Masticare a lungo: ogni boccone dovrebbe essere masticato almeno 20-30 volte. 3. Evitare di parlare troppo durante il pasto (per ridurre l’ingestione di aria). 4. Respirare profondamente prima di iniziare a mangiare: 3 respiri diaframmatici aiutano a passare da uno stato di stress a uno più rilassato. 5. Fare due passi dopo il pasto: anche solo 10 minuti aiutano la digestione e riducono la fermentazione intestinale. 6. Non coricarsi subito dopo aver mangiato.
Se invece il gonfiore è quotidiano, associato a dolore, alternanza di alvo o sintomi sistemici (nausea, affaticamento, calo ponderale), è importante fare una valutazione clinica approfondita. Ma attenzione a non cadere nella trappola dell’auto-diagnosi o delle restrizioni inutili: eliminare cibi “a caso” può peggiorare il microbiota e aumentare la sensibilità intestinale.
In conclusione possiamo affermare che il gonfiore addominale non è solo una questione di pancia, ma un campanello d’allarme che ci parla del nostro stile alimentare, emotivo e posturale. Prima di rivoluzionare la dieta, iniziamo da come mangiamo: spesso, è proprio lì che si nasconde la chiave per tornare a stare bene.
Dott. SSA BEATRICE BOSCHI Biologa e nutrizionista, beatrice.boschi@virgilio.it – tel. 347 8482948
(ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società)