di Mauro Meschini – Vincono un concorso ma i vertici del Parco si oppongono all’assunzione. Intanto lo stesso Ente continua ad attivare collaborazioni esterne per alcune delle figure professionali messe a concorso. E alla fine è condannato a pagare 150.000 Euro.
Dobbiamo raccontare una brutta storia. Una storia in cui sono stati presi a calci i diritti di giovani professionisti e in cui chi ricopre incarichi di rilievo in un Ente pubblico ha tenuto comportamenti censurabili. Oltretutto la posta in gioco in questa storia è il lavoro, e quello che è accaduto fa indignare ancora di più.
Tutto inizia quando il Parco Nazionale pubblica le graduatorie di alcuni concorsi, dovrebbe essere il momento più felice per i vincitori, ma si scoprirà presto che non è così.
Accade infatti che per Davide Alberti, primo nel concorso per naturalista (graduatoria del febbraio 2012); Nadia Cappai, prima nel concorso per veterinario (graduatoria del marzo 2012); Emanuele Perez, primo nel concorso per addetto ufficio stampa (graduatoria del settembre 2011), non si aprono le porte di un nuovo posto di lavoro legittimamente conquistato, ma inizia una lunga attesa condita di promesse, silenzi, rinvii per i quali si trovano giustificazioni che poi si sono rivelate inconsistenti.
Si parte infatti adducendo come ostacoli all’immediata assunzione i decreti del Governo Monti sulla spending review, che imponevano agli enti un taglio del personale del 10%. In una situazione del genere sembrava normale che il Parco non potesse decidere nuove assunzioni così ai vincitori si chiede pazienza, prospettando un eventuale assunzione part time per superare i limiti imposti dalle nuove normative.
Inoltre si attribuisce anche al Dipartimento della Funzione Pubblica l’esplicita richiesta di attendere tempi migliori.
Peccato però che questo castello di parole si sia poi rivelato pura invenzione.
Infatti già nel gennaio 2012 il Dipartimento della Funzione Pubblica, in un documento ufficiale inviato al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al Ministero dell’Economia e delle Finanze; aveva fatto presente che la Legge 244 del 24 dicembre 2007 prevede per gli Enti Parco Nazionale la possibilità di effettuare assunzioni di personale facendo riferimento ad un contributo straordinario dello Stato, per questo aveva ufficialmente considerato la richiesta di assunzione del vincitore del primo concorso “accoglibile, in quanto l’assunzione deriva da legge speciale…”.
Inoltre, sempre il Dipartimento, sottolineava “l’importanza di tenere ben distinto questo contingente rispetto alla restante dotazione organica e, conseguentemente, questo tipo di assunzioni da quelle che invece vengono autorizzate con il regime ordinario”.
Quindi, non solo il Dipartimento della Funzione Pubblica non aveva richiesto “pause di riflessione” (“Fate la rideterminazione della pianta organica e poi si vede…”), ma le assunzioni, anche in tempi di spending review, potevano essere tranquillamente effettuate perché le risorse erano comunque previste da norme speciali appositamente approvate. Quindi, per assurdo, se proprio si voleva seguire il dettato delle leggi del Governo Monti si sarebbe dovuto “tagliare” o “ridurre” i dipendenti già in organico, se assunti in “regime ordinario”.
Ma non è certo questo che qualcuno augurava e augura, anche perché quello che è accaduto in questi anni dimostra che, nel Parco Nazionale, non c’è necessità di tagliare personale, anzi c’è una pressante richiesta, anche e proprio, di quelle figure professionali rappresentate dai vincitori dei concorsi.
E infatti alla luce dei fatti nessun Parco Nazionale italiano ha visto mettere a repentaglio i diritti acquisiti dei dipendenti. Per fare un semplice esempio il parco nazionale del Gran Paradiso ha provveduto ad effettuare concorsi e nuove assunzioni (di vincitori di concorsi banditi con le stesse modalità) mesi dopo quelli terminati nel nostro Parco.
IL DPCM “Parchi” (DPCM 23 gennaio 2013) del successivo gennaio che definisce ente per ente le piante organiche dimostra che la condotta del parco Gran Paradiso è ineccepibile perchè nessuno di quei posti viene messo in discussione.
Infatti in questo periodo sono stati in più riprese stipulati contratti di lavoro, sotto varie forme, che hanno interessato proprio le figure professionali del naturalista, del veterinario e dell’addetto stampa.
Ma nel Parco casentinese evidentemente si vive in un altro mondo, addirittura, nonostante ci fossero in attesa Nadia Cappai ed Emanuele Perez per ricoprire il ruolo di veterinario e addetto stampa, in questo periodo sono stati chiamati a ricoprire incarichi, altri che avevano partecipato al concorso collocandosi, ovviamente, più in basso in graduatoria.
Ma chi è che ha gestito tutto questo all’interno del Parco?
Da subito il direttore, ancora sotto il mandato di presidenza d
i Luigi Sacchini, ha rivendicato un ruolo decisionale sul tema delle assunzioni.
Poi l’ex presidente Luigi Sacchini ha lasciato il suo incarico, così la gestione delle pratiche, visto anche che in questo periodo è scaduto il mandato del consiglio del Parco, è stata totalmente nelle mani del direttore Giorgio Boscagli e, successivamente, anche del nuovo presidente Luca Santini.
Ma cosa hanno avuto da dire dopo che sono uscite le motivazioni delle sentenze che imponevano al Parco l’obbligo di assunzione dei vincitori e il pagamento di tutte le mensilità dall’uscita delle graduatorie per un totale di circa 150.000 Euro?
All’inizio il silenzio, poi, proprio dal presidente Santini nuove rassicurazioni, ma anche indifferenza rispetto all’ipotesi che, dopo così tanto tempo, la notizia fosse resa pubblica.
Dopo l’uscita del comunicato stampa però anche il Parco ha fatto sentire la sua voce, ma con dichiarazioni che sono supportate da argomenti che lasciano più di una perplessità:
“Quel che desta sconcerto nella lettura del comunicato dei tre partecipanti al concorso è la totale mancanza di riflessione su chi ci guadagna?… Trasformare l’immagine di un Ente virtuoso e rispettoso delle norme… in quella di un soggetto persecutore pare, specialmente a ridosso di importanti elezioni amministrative, quantomeno singolare, forse pretestuoso…”.
A noi pare fuori luogo sia l’argomento su “chi ci guadagna” sia il riferimento alle elezioni. L’oggetto della vicenda sono dei diritti acquisiti, legittimamente guadagnati, che devono essere rispettati, punto. Inoltre non ci sembra che si possano ipotizzare possibili legami tra le elezioni amministrative e un Ente come il Parco, i cui vertici non sono decisi dai cittadini ma, purtroppo, imposti dalla politica spesso senza che siano presi nella dovuta considerazione i curricula dei nominati.
Verrebbe da chiedersi, al contrario, a chi giova non fare le assunzioni, non conformarsi al parere del giudice.
A questo punto l’unica cosa che il Parco dovrebbe fare è procedere all’assunzione dei tre vincitori, magari porgendo loro le dovute scuse per i disagi causati.
Ma purtroppo sembra che verrà scelta la strada del ricorso e che, nonostante il documento del Dipartimento della Funzione Pubblica che prima abbiamo ricordato, ci sia la volontà di perpetuare una condotta errata che è già costata troppo ai tre protagonisti e a tutti i cittadini, visto che alla fine il risarcimento verrà pagato con i soldi di tutti.
In questa direzione vanno infatti le dichirazioni del direttore Boscagli: «Stiamo valutando il ricorso. D’altronde se lo Stato mi dice che non ci sono i soldi, che devo fare io? Io sono un uomo dello Stato, il Parco non è una Repubblica a parte…».
Nessuno sembra affermare questo, ma è bene sottolineare che è proprio un organo dello Stato, il Dipartimento della Funzione Pubblica, che indica, già dal gennaio 2012, cosa è possibile fare e per quale ragione è possibile procedere alle assunzioni. Era quindi sufficiente seguire proprio quello che lo Stato dice e fare riferimento a tutte le norme che interressano questo caso e non solo ad alcune.
Inoltre un altro elemento che desta ulteriore perplessità è l’enfasi con cui dal Parco si tiene a sottolineare il ruolo affidato dallo stesso ente all’Avvocatura dello Stato, come se le decisioni su questa vicenda dipendessero da questo soggetto. In realtà l’Avvocatura è una struttura che garantisce il supporto legale alle pubbliche amministrazioni, non è un organo che ha il compito di emettere sentenze o di decidere l’esito di una causa.
Per questo sono importanti le decisioni che sono state assunte dai giudici e, come abbiamo prima ricordato, sarebbe opportuno che il Parco decidesse finalmente di seguire quanto è stato deciso.
(tratto da CASENTINO2000 – nr. 247 di giugno 2014. Potete vedere anche il servizio televisivo sul canale YouTube CASENTINO2000TV)