di Giancarlo Zavagli – Una fogna costruita ai tempi del Duce “salverà” il cantiere di Santa Mama? Un altro capitolo, speriamo l’ultimo, di questa infinita vicenda. Ci sono argomenti che trattati alla lunga, per anni, ti stancano. Ricordare di frequente per dovere di cronaca il loro stato dell’arte è come avere un animale appeso alle p…. , finiscono le parole e viene voglia di prendere la bestia per la collottola e di scaraventarla a quel paese.
Qualcuno potrà pensare che da parte nostra, nei confronti della Variante di Santa Mama possa esserci una forma di accanimento mediatico, ma credo che questa opinione riguardi soltanto coloro che sono in malafede, non di sicuro noi. Forse questo può valere per coloro che vivono la politica sociale come un’ideologia assoluta ed intoccabile, peggio ancora come un interesse, oppure come una forma di tifo calcistico, Roma-Lazio, Inter-Juventus, paragonando tutto questo ad una banale partita di calcio. Per noi non è così, è solo un pesante e rischioso dovere di cronaca, un aspettare passo dopo passo, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, che l’opera venga terminata e possiamo iniziare a transitarvi sopra.
E’ vero, non ci è mai piaciuto il percorso adottato, ma non siamo i soli ad avere questa legittima opinione, buona parte dei casentinesi preferivano un viadotto che dalla dritta di Morarini arrivasse, scavalcando la ferrovia e attraversando l’Arno, alla vecchia statale nel Comune di Castel Focognano sotto la frazione di Bagnacci. Non è andata così, non sappiamo il perché, però i tempi lunghi per la realizzazione dell’opera, le problematiche riscontrate e ancora non del tutto risolte e, ultimo ma non ultimo per importanza, il fatto che Santa Mama resterà per sempre spezzata e schiacciata tra la strada, la ferrovia e l’Arno, avrebbero potuto dare una discreta chance al viadotto, opera semplice, lineare, con una prospettiva di sviluppo migliore anche per il paese stesso.
Torniamo allo stato dell’arte della nostra variante, eravamo rimasti al fatto che nella parte destra e sinistra del tunnel di sostegno della ferrovia c’era dell’acqua, era facilmente visibile e forse anche spiegabile che non si trattasse di semplice acqua piovana o soltanto di innocue vene superficiali, dato che lei (l’acqua) restava più o meno costante negli spazi e nei livelli delle superfici interessate a prescindere dalle stagioni. Da qui la diagnosi, almeno da parte nostra, che si trattasse di acqua proveniente da falde presenti a monte dell’opera. Anche il pozzo esistente da tempo tra la variante e la vecchia statale sottostante, con tanto di canneto (canna comune o domestica: Arundo donax) dava l’idea di un posto fertile e fresco. Non so come siamo stati giudicati, ma stando agli ultimi sviluppi sembra che avessimo ragione, tuttavia resta una magra consolazione, comunque sia andata.
I lavori sono ripresi e per dare sfogo all’acqua stagnante, è stata trivellata una condotta che partendo dalla caditoia sulla vecchia statale in località La Crocina, sale passando sotto la linea ferroviaria e fuoriesce ad un paio di metri sotto la quota attuale della variante a est del tunnel. Si tratta di una fogna che credo abbia una sezione ad occhio e croce di circa 60/70 cm, costituita da un tubo in acciaio spinto a forza a seguito della trivella che operava il passaggio. Nel contempo ad ovest del tunnel, cioè verso Santa Mama, la strada è stata completamente scavata da nord a sud e da est a ovest per una cinquantina di metri in lunghezza e per una profondità di circa un metro e mezzo.
Questo ideale parallelepipedo sotto il manto stradale presumiamo dovrebbe diventare una volta completato delle opportune opere interne, la vasca di drenaggio delle acque, consentendo di incanalarle nella condotta metallica per poi farle arrivare al fiume Arno tramite la vecchia caditoia della statale collegata alla fogna che scorre nello spazio libero tra l’azienda F.lli Mori e la ex CAEM e quindi sotto il parcheggio degli autotreni.
Anche a monte della nuova strada, verso est sopra il muro portate, per tutta la sua lunghezza partendo dal tunnel sono state modificate alcune opere. E’ stato tolto il grosso canale semicircolare composto di semi-tubi di lamiera striata e zincata posto a suo tempo all’interno della sommità del muro, perché da informazioni avute in loco il canale si era completamente interrato e quindi sostituito con una muro di gabbioni di rete metallica e pietre; poi inoltre a monte della gabbionata è stato scavato un canale rivestito al suo interno di geo-tessuto, che ha il compito di raccogliere le acque superficiali convogliandole nelle caditoie laterali.
Ritornando allo smaltimento delle acque del drenaggio tramite la condotta metallica e le fogne esistenti che passano davanti alle due aziende e parlandone con alcune delle maestranze presenti, abbiamo scoperto che l’attuale caditoia sotto la statale porta via anche l’acqua che proviene da un tunnel sotto la linea ferroviaria.
Ma la novità importante che è emersa è che la caditoia esistente e la conseguente fogna che giunge in Arno sono state già insufficienti per ben due volte nel ‘92 e nel ‘93 causando insieme al fiume l’alluvione che invase la zona de La Crocina.
Se le indicazioni datemi dalle persone del luogo sono veritiere, e non ho motivo di dubbio, guardando il tubo in plastica della fogna la sua sezione non supera i 30 centimetri. Quindi si tratta di un diametro molto inferiore a quello del solo tubo metallico, praticamente la metà, e ciò non vuol dire che abbia anche la metà della sua sezione, perché per un diametro di trenta centimetri si può presumere una sezione di circa 700 cmq, mentre un tubo di sessanta centimetri di diametro ha una sezione di circa 2800 cmq, praticamente quattro volte quella della fogna attuale. Senza considerare che ci sono anche il tunnel che porta l’acqua da sotto la ferrovia e la fossetta della statale che convogliano entrambe l’acqua nella medesima caditoia.
Nella memoria delle persone con cui ho parlato, restano ancora impresse le alluvioni del 1992 e del 1993, che è vero che in gran parte furono causate dall’Arno, ma anche dall’incapacità di ricezione da parte dell’attuale fognatura di tutta la massa d’acqua che vi confluiva, tracimando e incrementando il livello dell’acqua tra la strada e il fiume. Per scongiurare la maledetta ipotesi che ciò accada di nuovo, sarebbe opportuno rivisitare tutta la vecchia fognatura che va dal tunnel sotto la ferrovia e l’adiacente nuova condotta di drenaggio, dandogli una sezione opportuna capace di sopportare la massa d’acqua che presumibilmente prima o poi tornerà a confluirvi. Evitando in questo modo che si ripetano i fatti di quegli anni sciagurati, mettendo di conseguenza in pace il cuore delle persone che vi abitano, degli operai che vi lavorano e la sicurezza dei numerosi autotreni che sostano nel parcheggio.
È vero che “oggi” a causa delle condizioni climatiche un pò bizzarre tutti coloro che calcolano le condotte tendono a verificarle con sezioni che vanno oltre la condizione di massima pioggia prevista. Perciò dato che la fogna esistente è vecchia, già di sezione scarsa, molto più piccola di quelle che vi confluiscono e con alle spalle due situazioni di grave insufficienza, rifarla di adeguata dimensione potrebbe risultare essenziale per la sicurezza.
Perché a prescindere dall’ascoltare o no le motivazioni di un giornalista, alla fine del salmo la paura nella gente del luogo c’è, e con essa il dubbio che un domani, non si sa quando, ma si sa come, l’acqua torni ad invadere la zona mettendo a rischio le case, le fabbriche, i posti di lavoro e gli automezzi.
(tratto da CASENTINO2000 | n. 276 | Novembre 2016)