di Sefora Giovannetti – Entrare nelle scuole portando un’esperienza e una proposta diversa da quelle tradizionali, ne parliamo con Linda Fratini che realizza progetti per portare il cinema nelle scuole.
Quali sono state le tue esperienze nella scuola? «Dal 2020 sono diventata operatore di educazione visiva a scuola, sono rientrata nel “Piano nazionale cinema e immagine per la scuola” promosso dal Ministero dell’Istruzione e dal Ministero della cultura. Sono entrata in graduatoria attraverso un concorso e sono tra i 200 formatori esistenti in tutta Italia. Noi esperti formatori siamo reperibili sul sito del Ministero. Le scuole, quando escono i bandi relativi al cinema, possono contattarci o per progettare insieme il lavoro relativo al cinema o per proporci un loro progetto già articolato».
Perché, secondo il tuo punto di vista, il cinema dovrebbe entrare nella scuola? «A mio avviso il cinema dovrebbe essere considerata una materia curriculare. Il cinema è un’arte che, seppur giovane, può essere ritenuta tale senza esitazioni. Non solo, ma è anche un’arte che ne racchiude tante altre: la storia dell’arte, il disegno, la musica, la scrittura, tutti elementi che vivono nella scuola. Ritengo che lo studio del cinema possa considerarsi addirittura necessario per i ragazzi che quotidianamente vengono tempestati da video, spot, serie televisive. È necessaria una alfabetizzazione che faciliti la lettura e l’interpretazione delle immagini. Nei miei progetti non mi aspetto che nascano attori o registi, ma spero di contribuire alla formazione di un pubblico consapevole e critico, capace di leggere “oltre” e di decifrare i messaggi sottesi. Concludendo rispondo che sì, il cinema deve entrare a scuola, lo deve fare con la dignità di arte e con la finalità di migliorare obiettivi trasversali quali la collaborazione e la comunicazione, ma anche l’autocontrollo e la gestione di lavori di gruppo in modo proficuo. Il cinema serve a costruire una sorta di cassetta degli attrezzi a cui i ragazzi possano attingere in situazioni diverse».
Il cinema, o comunque le varie arti, in che modo hanno delle ricadute nel programma curricolare? «Il cinema sfrutta come proprio mezzo l’audiovisivo, che è uno strumento estremamente duttile, applicabile ad ogni materia. Non solo, dato che i video sono appetibili per una certa fascia di età, potrebbero essere utili anche per avvicinare i ragazzi a determinate materie. Per introdurre tali strumenti nella didattica è richiesta una buona professionalità. Io, oltre ad organizzare progetti rivolti ai ragazzi, mi occupo anche di formazione agli insegnanti per dare loro spunti e indicazioni nell’uso dei video nella didattica».
Sei stata accolta positivamente dagli allievi nelle scuole? «Si, anche se non è semplice essere accolti in un luogo dove si starà per poco tempo. Ho sempre riscontrato un grande interesse da parte dei ragazzi, da parte mia li ho sempre coinvolti in ogni tappa del processo creativo, soprattutto nei laboratori durante i quali scriviamo insieme il soggetto, individuiamo i luoghi delle riprese, scegliamo i costumi, le luci ecc…».
Puoi riportarci un aneddoto divertente o emozionante vissuto in classe? «Ricordo che una volta, illustrando le professioni del cinema, chiesi a dei bambini di scegliere quale fosse l’attività svolta sul set che preferivano, una bambina, che non riusciva a decidere, mi rispose che sul set sarebbe voluta essere la persona più gentile. Questa risposta mi divertì e commosse davvero tanto».
Esiste un tipo di scuola, per esempio primaria o secondaria, dove preferisci lavorare? «Ogni scuola ha le sue caratteristiche e le sue esigenze. Ho puntato molto sulla formazione cinematografica per l’infanzia attraverso i corti della Pixar. A questi avevo aggiunto dei cenni relativi alla nascita del cinema, per questo avevo inserito alcuni video del “Il Monello” di Charlie Chaplin. Con grande sorpresa i bambini hanno preferito Chaplin rispetto alla Pixar. Questo aneddoto indica che non ci sono limiti di età, sembra che i bambini siano quasi più pronti degli adulti a entrare nel mondo del cinema».
Qual è il tuo sogno nel cassetto? «Il mio sogno nel cassetto è che il cinema diventi materia di studio nelle scuole».
(Scuola Società sognando futuri possibili è una rubrica di Sefora Giovannetti e Mauro Meschini)