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sabato, 3 Maggio 2025

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Tagli boschivi: le pesanti conseguenze della sentenza del Consiglio di Stato per il Casentino

di Marco Alterini – In questo momento drammatico che stiamo vivendo dove il dilagare della pandemia ha, non solo messo a rischio la salute dei cittadini, ma creato una emergenza economica in continua evoluzione, i cui risvolti non sono ancora perfettamente quantificabili, ma saranno sicuramente notevoli e metteranno in gioco la sopravvivenza di molte aziende e degli stessi territori dove si sviluppa la vita sociale, siamo costretti ad assistere anche alla schizofrenia di un burocrazia che ci mette del suo per peggiorare la situazione. Lo stesso Draghi all’insediamento del nuovo governo ha sottolineato la necessità di snellire la nostra burocrazia e renderla più moderna ed efficiente, di fatto più adatta a sostenere il paese principalmente riguardo alle attività economiche che sostengono il Pil.

Il Casentino che, come gli altri territori, vive questo difficile momento, vede una delle sue attività più importanti, legate alla natura e morfologia della vallata, a rischio, causa una recente sentenza del Consiglio di stato.
Premetto che l’argomento esula dalle mie specifiche competenze di rappresentante Confesercenti e spero che gli addetti ai lavori non me ne vogliano per le probabili inesattezze, ma del resto i vari aspetti economici di un territorio sono necessariamente interconnessi, se si blocca un indotto, la relativa mancanza di denaro in circolazione si ripercuote anche sugli altri.
Mi riferisco alla sentenza del consiglio di stato 252/2020 che annulla la delibera della regione Toscana 456/2019 relativa ai lavori nella pineta del Tombolo di Marina di Grosseto. Questa sentenza, su ricorso di alcune associazioni a tutela dell’ambiente che contestavano i lavori su questa pineta, principalmente incendi controllati per ripulire i boschi e scongiurare appunto il rischio incendio, stabilisce che tutte le aree sottoposte a vincolo paesaggistico necessitano anche dell’autorizzazione della sovrintendenza per le azioni di selvicoltura. Il concetto è quello che quando si interviene sulla morfologia di un bosco si finisce per modificare l’aspetto ambientale paesaggistico e questa sentenza si applica su tutta la regione Toscana relativamente ai terreni sottoposti a vincolo paesaggistico che sono molti e occupano per estensione una bella fetta di regione, rappresentata principalmente da territori montani.

I vincoli sono mediamente più vecchi di quarant’anni e basta guardare le foto aeree per rendersi conto quanto il paesaggio è cambiato in questo tempo se lo rapportiamo ai nostri boschi e se andiamo più indietro, le prime foto aeree specifiche risalgono all’incirca al 1954, vediamo delle differenze ancora più marcate, questo a dimostrazione che un area boschiva non può essere considerata un’entità statica ma è un area vivente in continua evoluzione.
Nei nostri territori, soprattutto quelli montani, generalmente abbiamo avuto un aumento dei boschi, causa l’abbandono delle aree coltivate e degli abitanti di questi luoghi. Come si fa a considerare un bosco una realtà paesaggistica che deve rimanere immutata, soprattutto quando si parla di bosco ceduo dove la ceppaia, la parte basale dell’albero che resta a seguito del taglio, rimane viva dando vita a nuovi fusti, caratteristica delle latifoglie conosciuta e sfruttata fin dall’antichità. In Italia il bosco ceduo rappresenta circa il 40% delle nostre foreste alimentando un’economia territoriale indirizzata principalmente alla legna da ardere ed è proprio questo aspetto economico che viene messo in discussione in Toscana dalla recente sentenza del Consiglio di Stato. Tanto più che la nostra regione è quella con la maggiore estensione boschiva d’Italia e molte delle nostre foreste non sono nate spontaneamente, ma sono state piantate fin dall’antichità, basti pensare all’opera dei monaci, a dimostrazione che il paesaggio boschivo ha sempre visto l’intervento dell’uomo che lo ha regolamentato e preservato salvandolo dai danni dell’incuria. Se parliamo con gli abitanti della montagna ci dicono che l’aumento degli incendi negli ultimi anni non è dovuto solo ai cambiamenti climatici e all’opera dei piromani ma principalmente all’abbandono delle campagne e alla conseguente incuria del territorio.

Tornando al nostro Casentino vediamo che le aree boschive sopra i 700 metri sono quasi tutte interessate da vincoli paesaggistici, senza dimenticare che ci sono numerose enclave interessate poste ad altitudine più bassa e questo obbliga gli operatori della selvicoltura, che rappresentano un attività economica estesa e radicata, ad avere prima di ogni taglio il benestare paesaggistico della sovrintendenza che, unito agli altri già non pochi adempimenti amministrativi, aumenta in maniera significativa i tempi e le spese per avere l’autorizzazione, quando non venga negata. Tutto questo sta mettendo a rischio la sopravvivenza di questo particolare settore della nostra vallata che non rappresenta solo un importante motore economico, ma garantisce anche la sopravvivenza delle nostre aree boschive per la cura e la manutenzione che queste persone dedicano al territorio, garantendo proprio loro la conservazione del nostro tipico paesaggio casentinese.
Voglio infine ricordare che prima di questa sentenza sotto i 1000 mq si poteva tagliare liberamente, cioè chi abitava in queste aree e aveva un piccolo appezzamento poteva tagliare quella legna che serviva esclusivamente al suo fabbisogno, mentre ora è anche lui sottoposto a vincolo e autorizzazione paesaggistica.
Tutto questo se non si porrà rimedio contribuirà allo spopolamento delle aree montane e disagiate, processo deleterio per i territori, che sembrava essersi arrestato, con un ritorno anche dei giovani alle attività legate alla natura, aspetto sostenuto anche a livello europeo con il recente progetto per le “aree interne”.

Da ricordare l’intervento del consigliere regionale Ceccarelli a Montemignaio comune interessato da una vasta area vincolata che parla di una mozione in Regione in modo che l’assessorato dell’agricoltura possa stabilire quali interventi si possono fare nelle 164 aree regionali vincolate, questo per salvare intanto l’attuale stagione lavorativa. Ringrazio chi mi ha aiutato nella stesura dell’articolo, in particolare la Coldiretti.

(tratto da CASENTINO2000 | n. 328 | Marzo 2021)

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