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sabato, 27 Luglio 2024

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Di tutta l’erba un fascio… la stagione delle allergie

di Lara Vannini – Recita l’antico detto contadino: “non si può fare di tutta l’erba un fascio”, ovvero non si può raccogliere in una sola volta tutte le varietà di erbe senza separare le buone dalle cattive. Oggi questa frase idiomatica la utilizziamo per dire che parlando di un certo argomento non possiamo fare delle generalizzazioni grossolane, ma al tempo dei nostri nonni, distinguere le erbe “buone” da quelle nocive o parassitarie, significava assicurarsi un buon raccolto, e utilizzare le erbe buone per infusi e decotti dalle proprietà curative.

Com’è noto non tutte le erbe hanno proprietà medicamentose, ma anche quelle che potevano essere trasformate per offrire sostegno ai più comuni malanni, potevano diventare nocive perché portatrici di allergeni. Purtroppo, nel mondo contadino e rurale di oltre un secolo fa, non era possibile distinguere una patologia conclamata da un’allergia, così spesso venivano curati i sintomi, non la malattia perché mancavano strumenti diagnostici adeguati per fare una corretta valutazione.

Purtroppo la Primavera, se da una parte nel calendario agrario era la stagione della rinascita dove, lasciati alle spalle i rigori invernali, ci si apprestava ad una nuova fase di semina e raccolta, dall’altra era un momento molto complicato dal punto di vista delle allergie.

Ulivo, graminacee, betulla (soprattutto nelle aree montane), acari, peli di animali, punture di api o vespe, ma anche sensibilizzazioni ad alimenti come glutine, latticini, erano difficilmente diagnosticabili e a meno di avere problemi macroscopici, rilevabili con facilità, tutto veniva considerato una malattia o ancora peggio sottovalutato.

I sintomi più comuni di un’allergia stagionale sono: riniti, congiuntiviti, asma, eczemi o sensibilizzazioni cutanee, mentre tra le allergie alimentari i disturbi più comuni provocano problemi gastrointestinali che in gergo dialettale venivano chiamati “torcibudello”. Come sappiamo molti farmaci che vengono prescritti oggi per numerose allergie sono a base di cortisone, ma prima del 1950 questo ormone come farmaco non era noto e quindi non c’erano rimedi efficaci per poter curare i sintomi di una allergia.

Medicina, Religione e Superstizione Nel mondo contadino e rurale antico erano essenzialmente tre i centri che dispensavano le cure per le malattie di ogni genere: i centri religiosi con le loro Farmacie e Spezierie, il Medico condotto quando era facilmente accessibile e, infine, la superstizione con fattuchiere e personaggi del popolo, ai quali venivano attribuite conoscenze erboristiche e di pratica medica pur non avendone ufficialmente le competenze. Come è facile intuire, non era semplice curarsi nel mondo rurale del passato e, nonostante i limiti evidenti di chi non aveva studi specifici in medicina o erboristeria, sapere che poteva esserci in ogni paese o contesto rurale qualcuno che comprendeva i mali del mondo e ne indicava una via per la guarigione, era senz’altro di grande conforto. Certamente, quando la medicina non era in grado di indicare una strada, solo la Religione e il sovrannaturale avrebbero potuto risolvere una situazione considerata disperata. Come abbiamo già accennato, per quanto riguarda le allergie, non conoscendole o se vogliamo sommariamente e a discrezione del malato di turno, ciò che venivano curati erano i sintomi.

L’Olio essenziale di Basilico, il limone e l’aglio Erano eccezionali per trattare le punture di vespa. Senza dubbio la necessità principale era quella di calmare il prurito e il bruciore, ma l’olio di Basilico per la propria particolare profumazione era anche indicato per tenere lontani gli insetti. Per quanto riguarda il trattamento del veleno di vespa, dove ovviamente non erano presenti allergie che potessero procurare shock anafilattici, l’ammoniaca si diceva potesse rendere innocuo il veleno. Fortunatamente a parte il fastidio per la puntura dell’insetto, raramente la puntura di vespa risultava fatale, e questo poteva essere un’enorme rassicurazione per il contadino a prescindere da quale trattamento locale avesse scelto. L’ortica era considerata a tutti gli effetti un’”erba magica”, quindi non tanto medicamentosa per le proprietà intrinseche quanto portatrice di buona sorte. Oggi sono note le proprietà diuretiche dei decotti di ortica, ma un tempo si pensava potesse risolvere numerosi problemi di salute favorendo la diuresi perché, purificando il corpo, scivolavano via anche gli eventuali malanni. Addirittura, era credenza che posizionare foglie fresche di ortica sotto il letto di un malato potessero accelerare la sua guarigione.

Asma e raffreddore da fieno Un problema tipico del periodo primaverile era ed è tutt’oggi l’asma allergica con il noto “raffreddore da fieno”, una condizione estremamente disagiante in cui la persona che ne è affetta deve non solo prendere dei farmaci, ma anche allontanarsi il più possibile dalle aree verdi in cui è iniziata l’impollinazione. Com’è facile comprendere, per il contadino i campi erano la sua seconda casa e anzi l’inizio della Primavera e della stagione mite era accolta con entusiasmo perché coincideva con un nuovo inizio di lavoro nei campi. Il contadino allergico alle graminacee subiva una vera e propria condanna, ma soprattutto non aveva a disposizione tutte le cure che esistono oggi. I casi più gravi venivano trattati con l’ossigeno, ovvero si cercava di riossigenare in maniera meccanica il sangue visto che il broncospasmo di natura allergica non lo permetteva. L’asma allergica era una condizione estremamente debilitante che portava il malcapitato a vivere in una condizione di “malattia” per tutto il tempo dell’impollinazione, dai 20 ai 30 giorni. Oggi sappiamo che chi è allergico alle graminacee è sensibile anche ad alcuni alimenti come l’orzo, ma al tempo questa bevanda era il sostitutivo d’eccellenza del caffè e noto per le sue proprietà antinfiammatorie, quindi veniva bevuto in gran quantità.

Gli antistaminici naturali Nonostante le cure naturali avessero i loro limiti invalicabili è anche vero che alcune piante avevano proprietà decongestionanti per le vie aeree. Il Ribes nero che ancora oggi è presente in quantità nei boschi casentinesi, poteva essere lavorato per ricavarne una tintura concentrata da prendere per via orale. Alcune sostanze del ribes nero infatti, stimolando la produzione di cortisolo da parte del nostro organismo, avrebbero potuto contrastare l’azione dell’istamina, responsabile delle reazioni allergiche. Il Ribes nero ha anche la capacità di rafforzare le difese immunitarie e quindi di preparare al meglio il nostro organismo contro gli attacchi esterni soprattutto influenzali.

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