di Mauro Meschini – Oggi è una brutta e triste giornata. Soprattutto per quattro dei tanti ospiti dei Centri di Socializzazione del Casentino che, da oggi, non potranno più partecipare alle attività del centro Tangram di Rassina, gestito dall’Unione di Comuni, perché, essendo residenti nel Comune di Bibbiena, devono obbligatoriamente fruire dei servizi che il loro Comune dal 2014 ha deciso autonomamente di aprire.
A qualcuno potrebbe sembrare un semplice problema di forma e di organizzazione, ma quando nelle dispute tra Enti, Comuni, Sindaci e assessori si trovano di mezzo persone che necessitano di un dipiù di cura, attenzione e rispetto… bene in questi casi non si tratta di forma ma di sostanza e di decisioni che da oggi stanno mettendo in grande difficoltà la vita delle persone coinvolte e quella delle loro famiglie che trovano, da sempre, nei centri di socializzazione dei validi e necessari punti di appoggio e sostegno per le necessità dei loro familiari bisognosi di particolari attività di assistenza e aiuto.
Ci siamo trovati questa mattina con i familiari delle persone escluse dal servizio proprio davanti al Centro Tangram di Rassina. Davanti a loro solo una porta chiusa e la presenza dei carabinieri che hanno cercato di capire cosa stava succedendo riempiendo il vuoto dei tanti sindaci e amministratori che non si sono presentati nonostante in alcuni casi fossero stati personalmente contattati. Alla fine è arrivata Daniela Nocentini, la responsabile dei Servizi Sociali dell’Unione dei Comuni, che ha spiegato i motivi di questa situazione iniziata con la decisione del Comune di Bibbiena di aprire un proprio servizio.
Giuliana Nocentini, dell’associazione Agaph, ci ha ricordato quanto è accaduto dopo. «Il Comune avrebbe voluto che tutti gli ospiti residenti a Bibbiena si spostassero nel nuovo centro, senza tenere in considerazione nessun diritto di scelta e di percorso terapeutico. Dopo 20, 30, 40 anni avrebbero voluto spostare queste persone come pacchi senza garantire la stessa tipologia e gli stessi tempi di servizio. Si sarebbe potuto sconvolgere un equilibrio delicato. Dal 2014 le persone oggi escluse hanno continuato a frequentare il Tangram di Rassina perché era in corso una causa durata fino alla scorsa estate quando il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune di Bibbiena. Dall’estate ad oggi la situazione si è trascinata e sinceramente sembrava incredibile che in una valle come il Casentino non fosse possibile trovare una soluzione per quattro persone. Il Comune di Bibbiena ha locali e posti limitati e soprattutto offre tempi molto ristretti rispetto a quanto adesso viene offerto alle famiglie, questo comporterebbe enormi problemi per gli stessi a ospiti ma anche per le famiglie nel loro complesso. Inoltre non è possibile fare un cambiamento in maniera così repentina, si dovrebbe fare un inserimento graduale preparato e organizzato con attenzione. Davvero sembra impossibile essere arrivati a questo punto, pensavamo davvero che la politica avesse un po’ più di sensibilità e che non si sarebbe limitata a fare la guerra tra i tanti orticelli dei singoli comuni. Se c’era la volontà di aprire il servizio a Bibbiena poteva essere dedicato ai nuovi inserimenti… in questa vicenda anche la ASL è stata assente in fondo la parte sanitaria è importante in questo tipo di servizi, tutti i ragazzi hanno il loro PAI (Piano Assistenziale Individualizzato) che prevede determinate attività che devono essere realizzate in determinati tempi e modi, questi piani devono essere rispettati…».
Anche Anna Raffi, madre di un ospite del centro, ci ha proposto il suo pensiero. «Il Comune di Bibbiena ci aveva proposto il nuovo centro che ha però degli orari limitati a qualche ora, questo non ci aiuta. Inoltre i nostri ragazzi vengono qua da decine di anni e non si può sconvolgere le loro vite spostandoli in una struttura dove non conoscono né gli altri ospiti né il contesto…».
Davvero una brutta e triste giornata. Resa ancora più triste dalla totale assenza della politica casentinese che in questa vicenda è stata solo capace di aprire una vertenza con i cittadini che avrebbe dovuto adeguatamente rappresentare e tutelare.
Ultime notizie dicono che dal Comune hanno proposto alle famiglie una riunione con il servizio offerto a Bibbiena, vi aggiorneremo su eventuali novità.
In ogni caso, forse qualche riunione in più con le altre amministrazioni del territorio e una visione meno legata alla sterile difesa del proprio triste orticello sarebbe stata davvero utile evitando tante difficoltà e problemi a persone e famiglie che dalle pubbliche amministrazioni si attendono ben altri comportamenti.