di Antonella Oddone – Durante tutta l’infanzia il gioco non è solo svago e divertimento, ma è l’attività principale attraverso cui il bambino conosce il mondo e sperimenta. Un bimbo che gioca è un individuo che non solo si diverte, ma impara e cresce. Numerosi studi mostrano che l’attività di gioco è lo stimolo migliore per un equilibrato sviluppo emotivo e cognitivo, e, per noi adulti che spesso abbiamo dimenticato la nostra infanzia, conoscere il valore del gioco vuol dire imparare a rispettare i tempi e i luoghi che servono quotidianamente a ogni bambino per giocare liberamente. Ricordiamo che il gioco è un diritto del bambino sancito dalla convenzione UNICEF sui diritti dei bambini di tutto il mondo.
Il gioco nel primo anno di vita passa attraverso la relazione con il corpo dei genitori. Nel primo anno i giochi più importanti per il bambino siamo noi! Sono il nostro viso, le nostre espressioni mutevoli, la nostra voce, le nostre coccole che il bambino desidera e ama. Molte ricerche sullo sviluppo del cervello, infatti, indicano che sia lo sviluppo delle capacità di movimento sia lo sviluppo cognitivo sono favoriti dalla relazione con il corpo dei genitori. Nei primi mesi, tenere i bambini a contatto con il proprio corpo favorisce la riduzione dello stress e la comunicazione tra bambino, mamma e papà. Dopo i primi mesi di vita, il corpo del genitore può diventare la palestra su cui far giocare il bambino.
Arrampicandosi, spingendosi e rotolandosi insieme, i bambini apprenderanno nuove capacità motorie: stare seduti, gattonare, alzarsi in piedi da soli. Nel primo anno anche i sensi si sviluppano progressivamente ed è proprio attraverso i sensi che il bambino impara a conoscere sé stesso e il mondo che lo circonda. A 4-6 mesi, i giochi possono essere dedicati a stimolare la sensorialità, cioè la capacità di cogliere le informazioni con la vista, l’udito, il tatto, il gusto e l’olfatto. Il bambino ama toccare, muovere, osservare, annusare, ascoltare, assaggiare. Tramite la manipolazione dei diversi oggetti che gli vengono dati per giocare il bambino esplora l’ambiente e sviluppa sia i movimenti fini delle mani sia le capacità intellettive. E gli oggetti più interessanti e stimolanti per lui sono proprio quelli che ci circondano nella vita quotidiana. Vanno benissimo i burattini e soprattutto ninne nanne e filastrocche cantate dai genitori e dai nonni. È la voce dei genitori che accende la mente, e fin dai primi mesi ci si può divertire insieme con i libri cartonati o di altri vari materiali.
È comunque importante proporre una cosa alla volta, alla distanza giusta (nei primi mesi 20-30 cm), per brevi periodi e, soprattutto, occorre rispettare i segnali di stanchezza del bambino. Quando il bambino comincia ad essere padrone delle proprie mani possiamo offrire giochi da afferrare, da tenere in mano e far suonare, da mettere in bocca. Possiamo preparare insieme il cosiddetto «cesto dei tesori»: un cestino o una scatola riempito con oggetti della vita di tutti i giorni, adatti ai bambini piccoli, scegliendo materiali, forme e colori diversi: un cucchiaio da cucina di legno, un pennello per il trucco, una bottiglietta, uno spazzolino da denti, una spazzola, un rotolo di nastro adesivo. Il bambino sarà incuriosito dagli oggetti perché sono quelli che usiamo ogni giorno. La manipolazione e il contatto con materiali diversi stimolerà lo sviluppo delle capacità di movimento e dei sensi.
Quando il bambino avrà giocato ed esplorato a lungo questi oggetti, potranno essere sostituiti mischiando oggetti nuovi a quelli già conosciuti. Ovviamente vanno evitati accuratamente oggetti piccoli che possono essere pericolosi se inalati. Non servono insomma giochi costosi. Il gioco sensomotorio è la prima modalità attraverso la quale il bambino conosce sé stesso e il mondo esterno utilizzando il proprio corpo per sperimentare ed esplorare: non si prefigge, ovviamente, un risultato da raggiungere, ma semplicemente prova i vari movimenti per scoprire le potenzialità del proprio corpo e per il piacere che tutto questo gli procura. Il gioco sensomotorio con gli adulti deve essere divertente, coinvolgente, con partecipazione attiva degli adulti che devono curare le espressioni facciali e i vocalizzi, rispondendo a movimenti e ai suoni prodotti dal bambino, instaurando così le prime conversazioni (protoconversazioni).
È specchiandosi negli occhi dei genitori che i bambini acquisiscono la consapevolezza del proprio valore, ed è solo con lo scambio di sguardi, di paroline e sorrisi che si forma il sistema dei neuroni specchio, indispensabile per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Guai lasciare giocare da solo un bambino piccolissimo con telefonini e tablet, sono gli unici “giochi” tassativamente proibiti sotto i tre anni.
DOTT.SSA ANTONELLA ODDONE Medico pediatra
(Rubrica ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società)