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martedì, 15 Ottobre 2024

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Il Comune? Una slot machine…

di Anselmo Fantoni – Se ci troviamo a prendere un caffè potremmo sentire tante persone lamentarsi su Comune, Regione, Stato, si pagano troppe tasse, i servizi sono sempre meno e sempre meno di qualità. Ma tutti i soldi che noi cittadini versiamo all’erario che fine fanno? In gran parte servono a pagare la burocrazia e i tanti burocrati, ma tanti tornano nelle tasche di pochi fortunati cittadini a discapito della collettività, una sorta di Robin Hood inverso che drena soldi a pensionati, lavoratori ed imprenditori per donare a piene mani ai fortunati di turno. Detta così la cosa pare surreale e poco credibile, ma proprio in questi giorni ha visto la conclusione una vicenda che ha dell’incredibile e che cercheremo di raccontare, tutto quanto realizzato non da fuorilegge nascosti nella foresta, ma con sentenze giudiziali “in nome del popolo italiano”.

Siamo nel lontano 1973, l’era delle costruzioni PEEP (Piano di Edilizia Economica Popolare) un sistema nato per permettere la costruzione di alloggi abitativi senza acquistare il terreno che rimaneva di proprietà comunale, abbattendo i costi e permettendo così a cittadini con bassi redditi di divenire proprietari di una casa, un diritto primario, almeno qui in Italia. Anche il Comune di Castel Focognano decide di acquisire un’area di circa due ettari (20.660 mq) non solo per alloggi costruiti in diritto di superficie ma anche per la costruzione di case popolari (di proprietà Comunale poi affittate a canoni agevolati a soggetti con redditi ancora più bassi) gestite da un apposito carrozzone provinciale con tanto di presidente di norma nominato tra funzionari di partito. Il terreno in questione era classificato come agricolo e fu acquisito dal Comune espropriando i terreni di due proprietari in base alle norme del piano regolatore che proprio in quell’area aveva previsto la costruzione di edilizia popolare approvato nel 1976 dalla Regione.

Nel 1978 il Comune emette l’atto di esproprio per i terreni interessati e uno dei due proprietari decide di opporsi rifiutando di cedere il terreno. Nel 1979 viene attivata la procedura di occupazione d’urgenza annullata nel 1980 dal TAR a cui era ricorso uno dei proprietari. Nel 1979 uno dei proprietari cede volontariamente i terreni al prezzo stabilito dagli organi competenti (Regionali e Provinciali) interrompendo l’iter di esproprio.

Nel 1981 anche l’altro proprietario cede volontariamente circa la metà dei terreni concordando un indennizzo di 330 £ al mq per lui e 220 £ al mq per il suo mezzadro che coltivava quei terreni, ma facendo aggiungere all’accordo una clausola che recitava: “… possibile rivalutazione del prezzo di cessione per effetto delle previste nuove disposizioni normative in materia di espropri…”, sono già passati otto anni dal primo provvedimento e le leggi cambiano…. In base a tale clausola il proprietario del terreno invia successive richieste di adeguamento del prezzo nel 1984, 1986, 1991, 1993, 1996, 1997 e 2000 a cui il Comune non dà riscontro.

Così nel 2000 il proprietario fa ricorso e, a fronte di £. 1.584.000 già versati per il mezzadro ed altrettante per il proprietario, con sentenza del tribunale, del 2008, il Comune viene condannato al pagamento di € 247.193,96.

Nel 2009 il Comune ricorre in appello, la Corte riduce gli importi di €. 25.536,32 ma conferma di fatto la sentenza di 1° grado e la cifra che nel frattempo il Comune aveva versato ai proprietari; la sentenza è stata emessa nel 2016. Nel 2017 i proprietari ricorrono in cassazione (gli eredi, perché nel frattempo il proprietario è deceduto) contro la sentenza della Corte di appello del 2016 la quale conferma l’appello disponendo la restituzione al Comune di €. 15.724,00 e siamo arrivati all’aprile del 2022. Nel 2015 i proprietari promuovono una causa amministrativa presso il TAR per la parte dei terreni espropriati e non utilizzati per l’edilizia popolare, sempre nel 2022 il TAR condanna il Comune a risarcimento dell’acquisizione dei terreni al pagamento di €. 503.854,22 oltre che la restituzione di parte del terreno non edificato.

Riassumendo, i costi complessivi, comprese tutte le spese, ad oggi ammontano a €. 801.964,50 e tutto in nome del popolo italiano. Ma il proprietario che si è accontentato di poche lire? Chi sa perché non ha seguito il suo confinante e non ha girato la slot machine… ma questa è un’altra storia.

Quando dunque vi domandiate dove vanno a finire i soldi delle nostre tasse sappiate che di situazioni come quelle di Castel Focognano in Italia ce ne sono a migliaia.

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