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venerdì, 7 Novembre 2025

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Mamme casentinesi

di Melissa Frulloni – “Chi sono le nuove madri in Casentino? Dove partoriscono, dove avvengono le visite? Chi sceglie consapevolmente di non avere figli? C’è chi torna dopo un parto, o chi se ne va? Esistono forme di supporto comunitario e reti femminili attive?” Sono queste le parole di Michele Cardano, giovane registra pubblicitario e documentaristico che vive tra Milano e Roma, ma che lavora in tutto il mondo, che mi hanno colpita di più.

Le ho lette in una sua presentazione che mi è capitata tra le mani, grazie alla community Tra Famiglie, gruppo whatsapp (e non solo) di supporto alla maternità e genitorialità, attivo in tutta la provincia di Arezzo. Proprio lì veniva chiesto alle mamme una partecipazione volontaria a posare per degli scatti fotografici. Tema del reportage, che si sarebbe svolto in Casentino, proprio per mano di Michele, la maternità nella nostra vallata, intesa come lui l’ha descritta.

“Mi sono concentrato a ritrarre madri e figli, ma anche nonne, figlie e nipoti nel loro ambiente, che fosse casa, il proprio paese o un luogo specifico caro alla mamma. La fotografia è la mia grande passione; in questo senso ho prodotto sempre lavori personali e non commerciali. Mi piace perché mi riporta ad una dimensione più intima, sono io, solo con me stesso, che me la devo cavare in tutto, reperire i contatti, trovare i luoghi per gli scatti, far passare l’idea che c’è dietro ad ogni mio progetto. Ho fatto una cosa simile a quella proposta in Casentino, con le Mamme no PFAS in Veneto; anche loro si sono lasciate fotografare, raccontandomi storie e permettendomi di documentare la loro battaglia.

Sono arrivato in Casentino grazie a Simone Donati, fotografo che segue e stimo molto, che ha lanciato una open call per partecipare ad una Masterclass: si trattava di una residenza, della durata di una settimana, che avrebbe portato alla realizzazione di 6 progetti sviluppati da 6 giovani autori, proprio nella vallata e sotto la sua docenza. Sono stato selezionato ed eccomi qua.” Si è trattato della quarta edizione della Masterclass “Ivano Bolondi”, organizzata all’interno del Festival della Fotografia Italiana (giunto alla sua seconda edizione), voluto dalla FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.

“Abbiamo selezionato 6 fotografi, 3 ragazzi e 3 ragazze; sono stati scelti in base al loro portfolio, ma anche ai progetti sul Casentino che ci hanno proposto. I loro sono risultati essere i più interessanti e hanno riguardato: l’adolescenza nella vallata, la vita nel Monastero de La Verna, la comunità ortodossa casentinese, la leggenda del Badalischio, le zone più rurali e marginali della vallata, oltre al reportage sulla maternità appunto.” – Ci ha spiegato Simone Donati, fotografo e docente della Masterclass che, a sua volta, ha svolto un lavoro a lungo termine sul Casentino, commissionato del Festival della Fotografia Italiana, dal titolo Su nella valle.

– “Nel mio lavoro ho esplorato le parti alte della vallata, raccontando le zone montane, i piccoli borghi e le frazioni più isolate. Mi sono concentrato sulla quotidianità silenziosa che abita questi luoghi, lontani dai riflettori e dalle immagini da cartolina, ma ricchi di storie, volti e dettagli che parlano di radicamento e resistenza.”

Venendo invece alla Masterclass è stata interamente gratuita ed è stata possibile, sia questa che le passate edizioni, grazie al contributo della famiglia Bolondi che ha coperto i costi grazie ad una donazione elargita subito dopo la scomparsa di Ivano, fotografo e storico associato della FIAF. Per gli autori è stata un’esperienza immersiva, della durata di una settimana (dal 30 agosto al 6 settembre) che li ha portati in Casentino, a condividere vitto, alloggio e passione per la fotografia. Si sono destreggiati nella vallata per dare concretezza ai loro progetti che sono stati poi presentati al teatro Dovizi di Bibbiena il 6 settembre. I loro scatti saranno esposti il prossimo anno all’interno del Festival della Fotografia Italiana.

Abbiamo scelto di approfondire il progetto di Michele perché crediamo che il tema della maternità sia molto importante per il Casentino. Come sapete per il nostro giornale, la battaglia per evitare la chiusura del Punto Nascite è stata una delle più combattute. L’abbiamo persa e dal 2016 non è più possibile nascere in Casentino, ma la speranza che un giorno si possa tornare a farlo è sempre forte e presente e siamo fermamente convinti che accendere i riflettori su questo argomento sia ancor più necessario in un momento in cui la maternità e la genitorialità (anche se vogliono farci credere il contrario) sono temi quanto mai marginali, con assenza di supporti, assistenza, aiuto, sia economico, che psicologico.

Michele che cosa ti ha ispirato? «Partendo dal progetto che avevo fatto in Veneto, mi interessava esplorare il rapporto madre-figlio, ma anche madre-territorio, capire se e come le madri straniere si radicano nella vallata, prendendo come riferimento la storia di mia mamma, ungherese arrivata ventenne in Italia. Com’è avere un figlio, in questo momento storico, in un luogo come il Casentino? Me lo sono chiesto da uomo, senza figli, che viene dalla città e ho cercato di osservare ogni cosa con la mente libera e lo sguardo sincero, provando davvero a capire e ad immedesimarmi nella situazione che può vivere una donna della provincia. Sono riuscito ad ottenere molti contatti di mamme grazie a Valentina Baglioni, ostetrica che (l’ho capito proprio dalle storie delle donne che ho incontrato), ricompre in Casentino un ruolo fondamentale; non solo come professionista, ma anche come supporto per tutto il percorso nascita e post parto – si pensi appunto al gruppo Tra Famiglie, agli incontri, all’accoglienza, alla capacità di ascolto che Valentina e altre professioniste offrono alle donne casentinesi – NdR.

Capisco bene quanto possa essere difficile lasciarsi fotografare – magari insieme al proprio figlio – da un perfetto sconosciuto. Eppure, grazie alla presentazione di Valentina, è stato più semplice trovare delle volontarie. Ma non si è trattato solo di scattare delle foto. A ogni adesione sono seguite lunghe chiacchierate, durante le quali le donne coinvolte mi hanno raccontato momenti significativi della loro vita legati alla maternità o al parto.

È emersa una forte esigenza di essere ascoltate, il bisogno di parlare di una condizione che, forse, in questa vallata non è ancora abbastanza valorizzata o accolta. Mi sono reso conto di aver toccato un tema delicato e profondamente sentito, soprattutto dopo la chiusura del Punto Nascite. Ho scoperto storie bellissime. Con le mie foto ho voluto ritrarre anche le donne da sole, senza i loro figli, per sottolineare che sono anche altro: non possiamo ridurre l’identità di una donna al solo ruolo di madre. Ho incluso anche immagini di Madonne – icona religiosa e simbolo per eccellenza della maternità – come quella che si trova proprio fuori dall’Ospedale del Casentino. Un paradosso: una Madonna in un luogo dove, oggi, non si nasce più…»

Ti aspettavi di avere tutta questa risposta dalle mamme casentinesi? «Avevo fiducia nel territorio e nella sua risposta, ma avevo certamente bisogno che qualcuno conosciuto dalle mamme mi presentasse e chiedesse per me l’adesione al progetto. Dopo la diffusione della mia richiesta da parte di Valentina mi sono arrivati tantissimi messaggi e davvero molte richieste per partecipare. Non immaginavo, come detto, che ci fosse questa voglia di raccontarsi; è stato un elemento comune a tutte le donne che hanno aderito. C’è stata una risposta positiva e veloce e questo è stato fondamentale visto che mi sono trattenuto in Casentino soltanto una settimana; gli scatti sono stati condensati in pochi giorni, quelli della Masterclass.»

Gli scatti di Michele e degli altri partecipanti saranno esposti all’interno della prossima edizione del Festival della Fotografia Italiana. Questo anno la manifestazione si è svolta dal 13 giugno al 21 settembre, trasformando il Casentino – con mostre a Bibbiena, Poppi e Pratovecchio Stia – in un grande centro espositivo. Il tema scelto per il 2025 è stato Il potere dell’immaginazione, un titolo che ha invitato autori e pubblico ad esplorare le infinite possibilità espressive della fotografia, come strumento per immaginare nuovi mondi, raccontare visioni interiori e ridefinire la realtà.

“Il Festival ha avuto molto successo, è stato davvero partecipato e ha ricevuto apprezzamenti da molti addetti ai lavori che sono venuti a visitarlo; credo che siamo riusciti a salire di livello, portandolo ad uno step successivo sia per quanto riguarda la qualità che per le location.” – Ha commentato Roberto Rossi, presidente della FIAF – “La gestione delle esposizioni è stata impegnativa: la mostra si è articolata in tre centri storici, con ben 12 location, oltre a quattro gallerie a cielo aperto.

È stato uno sforzo importante, supportato da tre comuni del Casentino che non solo hanno investito risorse economiche, ma si sono attivamente impegnati nell’organizzazione dell’evento, credendo nel valore che questo festival può avere per tutto il territorio – soprattutto in chiave turistica. Non sono mancati i visitatori arrivati appositamente nella vallata per visitare le esposizioni, e molti di loro si sono fermati per un intero weekend.

Ed è proprio questa l’idea alla base del festival: coinvolgere più paesi e più location in un evento diffuso, capace di attirare turisti e visitatori in tutta la vallata del Casentino, offrendo loro l’occasione di conoscere e vivere il territorio attraverso la fotografia.”

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