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sabato, 27 Luglio 2024

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Il coro della scuola di Rassina

di Sefora Giovannetti – Questo mese presentiamo un’intervista fatta al prof. Luca Nocentini, docente presso la scuola secondaria di primo grado di Rassina, non che maestro di coro. Proprio in questa veste oggi noi lo abbiamo incontrato.

Buongiorno Professore, iniziamo la nostra intervista chiedendo come è organizzato il “progetto coro” nella scuola di Rassina? «Il laboratorio di vocalità e coralità si svolge al pomeriggio del martedì dalle ore 14 alle 16 e la partecipazione è facoltativa e aperto a tutte le classi. Non vengono fatte prove attitudinali e tutti possono accedere. Questo perché credo che la musica e il canto non siano riservata a pochi eletti. Molto spesso chi rinuncia a cantare è perché si ritiene non all’altezza oppure si sente bloccato o ancora perché ha subito critiche sarcastiche quando è stato sentito cantare. Io appartengo ad una scuola di pensiero per cui tutti sono in grado di cantare e i risultati ottenuti fino ad oggi danno ragione a questa impostazione».

Perché organizzare un coro all’interno di una scuola secondaria di primo grado? «Il coro in una scuola rappresenta un’opportunità di crescita. Innanzitutto cantare in coro è un’attività profondamente collaborativa, dove non esistono gregari, ma tutti sono protagonisti alla pari. Cantare in coro non è come cantare insieme allo stadio o ad una festa, dato che è primaria la ricerca di una tessitura vocale e di un impasto delle voci, in modo che non esca un suono frammentato. Ogni corista deve cercare di “fondere” la propria voce con quella dei compagni dosando l’energia, l’intensità e il timbro. È un lavoro enorme sull’autocontrollo e la gestione del proprio corpo. Pensiamo ad un pezzo di stoffa: ogni filo è una voce. Una volta tessuti i fili devono dare origine ad un tessuto compatto, senza buchi. Questa è la tessitura vocale! Altro motivo è la responsabilità e l’autocontrollo: capire che ciascuno è importante al pari degli altri; la presenza e l’impegno di ciascuno è fondamentale per il successo di tutti».

Quali sono i canti che studiate e riuscite ad organizzare anche delle uscite? «La scelta dei canti è molto accurato. Per la maggior parte sono io a sceglierli perché devono essere scritti in una tonalità ed estensione vocale fattibile. Poi ogni canto scelto serve per imparare qualcosa di specifico: intonazione, ritmo, espressione, appoggio, respirazione… Una volta che le qualità tecniche risultano abbastanza sicure lascio che i coristi scelgano uno o due brani dal repertorio che preferiscono. Per quanto riguarda le uscite, generalmente riusciamo ad organizzare da tre a cinque uscite l’anno tra concerti, rassegne e concorsi corali».

Noti che i ragazzi si iscrivono e partecipano volentieri al coro? «La frequenza è molto alta. Quest’anno i coristi sono 39 e la gestione di un coro di preadolescenti del genere non è uno scherzo».

C’è stata una flessione di iscritti nel tempo o l’interesse permane? «No nessuna flessione. Fino a quest’anno un continuo aumento: dopo il Covid, alla ripartenza il numero dei coristi era di 22, lo scorso anno era di 26 e quest’anno è di 39».

Qual è stato il momento che ti ha reso più orgoglioso? «Sinceramente tutte le volte che vedo i miei coristi soddisfatti dopo un’esibizione. Il nostro coro ha un curriculum piuttosto prestigioso: 1° classificato nazionale a Roma nel 2017, 1° classificato nazionale a Perugia nel 2018; 2° classificato nazionale nel 2019 a Riccione, così come nel 2020 (esibizione eroica perché avevo metà coro, in particolare i soprani, con febbre, tosse e raffreddore)».

Il maestro di coro ha sia un rapporto con l’intero gruppo, sia un rapporto personale con ogni elemento che lo costituisce. Sai dirci se c’è stato un ragazzo o ragazza che ti hanno particolarmente colpito per la loro storia? «È bellissimo incontrare a distanza di tempo ex coristi che dicono di avere ancora la maglietta del coro, di ricordare con piacere l’esperienza vissuta e di poter riprendere a cantare. Alcuni coristi, nel passato, si sono iscritti al liceo musicale di Arezzo. Situazioni “delicate” ce ne sono state tante: questi coristi hanno trovato nel coro una sorta di rifugio o di realizzazione grazie al clima di condivisione».

Perché secondo te avere un coro all’interno dell’istituto scolastico, può essere d’aiuto? «Un coro in una scuola è forse il laboratorio meno scolastico in assoluto, ma i comportamenti, la responsabilità, la capacità di ascolto, la capacità di collaborare trovano una ricaduta in tutti gli altri ambiti scolastici».

Qual è il sogno che ancora non hai realizzato con il tuo coro? «Realizzare un programma interamente “a cappella”. Vorrebbe dire aver formato in ciascuno un orecchio formidabile».

SCUOLA SOCIETA’ sognando futuri possibili è una rubrica a cura di Sefora Giovannetti e Mauro Meschini

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