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lunedì, 2 Dicembre 2024

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La guerra in Casentino, 80 anni dopo…

di Gabriele Versari – La memoria sedimenta dentro l’anima le vicende appartenenti a vite altrui. La memoria è una maestra che educa alla vita grazie alle esperienze di chi l’ha già vissuta fino in fondo o in gran parte. La memoria è il reperto, il tesoro, il gioiello, in senso metaforico, più prezioso che si possiede, poiché da essa scaturisce il riverbero delle emozioni passate, in particolare quelle più sincere, che riecheggiano imponenti e maestose nelle coscienze. Che siano gioiose o cruente e segnanti, esse riemergono più vivide che mai.

Le memorie a cui si farà cenno in seguito appartengono sicuramente alla seconda categoria emotiva menzionata, ma a maggior ragione occorre che esse vengano celebrate: per far sì che tanto dolore, sia fisico che psicologico, possa non venire più provato. L’importanza delle ricorrenze, il loro valore e significato, quest’anno ha spinto, già da alcuni mesi, molti casentinesi a impegnarsi per celebrare nel modo più solenne questi appuntamenti. Nel comune di Pratovecchio Stia, uno dei territori dove i fatti storici e le tragedie di 80 anni fa hanno tracciato un solco indelebile nella memoria e nella coscienza collettiva, si è dato vita a un vero e proprio percorso che, come scopriremo, si pone obiettivi che vanno anche oltre le celebrazioni di quest’anno.

Si vuole così rinforzare la memoria storica nella collettività del Comune attraverso la partecipazione cittadina, costituendo nell’anno passato un comitato ad hoc, composto da una commissione prettamente scientifica e da un’altra con scopi per lo più associativi, volta all’organizzazione di eventi cittadini dedicati alla celebrazione di importanti ricorrenze storiche che in questo decennio raggiungono gli 80 anni di distanza rispetto al loro accadimento.

A partire dal 1944, infatti, l’Italia veniva liberata dall’occupazione tedesca, ma purtroppo ad un caro, carissimo prezzo. Le forze nazifasciste si configurarono come autrici di stragi che trasformarono la provincia di Arezzo in uno dei luoghi più colpiti in termini di vite militari e civili spezzate dalle atrocità belliche. In occasione di queste tragedie tale distinzione, quella tra soldati e cittadini comuni, non fu quasi mai rilevante, come quella tra uomini, donne e bambini.

«Visto l’anno che ci troviamo ad affrontare, in cui ricorrerà l’Ottantesimo anniversario rispetto al susseguirsi di importantissimi eventi per il nostro comune e per tutta Italia, l’intenzione è stata quella di evitare l’organizzazione di eventi meramente istituzionali, bensì pubblici e inclusivi, di modo che la partecipazione ne fosse il mantra costitutivo» ha affermato Maria Luisa Tinti, una delle promotrici dell’iniziativa. Così, lo scorso 11 novembre, in occasione del ricordo della morte di Pio Borri, primo caduto nel territorio comunale di Stia durante la Seconda Guerra Mondiale, sono state contattate diverse associazioni casentinesi e comunali, comprese quelle di volontariato e una a livello nazionale, la ANFIM, Associazione Nazionale delle Famiglie Italiane Martiri, inoltre è stato diffuso un comunicato, pubblicato poi su “La Nazione”, con il fine di pubblicizzare un primo incontro, svoltosi il 19 gennaio scorso presso la sede comunale. L’incontro, che anche grazie al passaparola ha visto la partecipazione di un buon numero di cittadini, è servito a presentare il programma che nell’anno corrente risponderà al bisogno di celebrare le ricorrenze sopra descritte, prima tra tutte quella legata alla Strage di Vallucciole, la più significativa in termini di perdite umane (108 sono le vittime in tutto, tra cui donne e bambini mutilati) e di violenza, brutalmente esercitata e subita.

Così Luca Grisolini, un altro promotore, riassume gli obiettivi di questo percorso. «Siamo intenzionati a porre l’attenzione non solo su Vallucciole, ma su tutti gli eventi che si sono verificati tra la morte di Pio Borri, l’11 novembre 1943, e la Liberazione di Stia, avvenuta il 21 settembre dell’anno successivo. Eventi minori, ma solo nella percezione, saranno ricordati in questi dieci mesi lanciando un progetto che possa essere destinato a rimanere. È un primo passo utile a coordinare la stagione degli eventi del 1943-1944, ma chiaramente non bisogna dimenticare che l’anno prossimo ricorrerà, allo stesso modo, l’Ottantesimo anniversario della Liberazione della Toscana, e quello successivo quello della Repubblica, per poi arrivare, nel 2028, all’Ottantesimo anniversario dall’entrata in vigore della Costituzione. Ci aspettano, dunque, anni di lavoro intenso, lavoro utile a fornire una programmazione efficiente e organizzata che coinvolga buona parte della cittadinanza. Vorrei sottolineare nuovamente il ruolo delle associazioni, il quale sarà di fondamentale ausilio data l’azione che si protrae nel tempo da quando le stragi sono avvenute. Ad esempio, successivamente ai fatti di Vallucciole, l’operosità delle squadre di volontariato come Misericordia e Croce Rossa ha avuto un impatto importante per quanto riguarda primo soccorso e cure mediche in aiuto delle vittime. Dunque, per le associazioni, ripercorrere i passi compiuti nel proprio percorso storico può diventare uno stimolo ulteriore di partecipazione ed è per questo che si è deciso di coinvolgerle».

Maria Luisa Tinti riprende le argomentazioni appena proposte e prosegue. «Il progetto trova nel carattere associativo appena descritto la sua natura, ma non si tratta certamente di una natura univoca: c’è infatti un importante nucleo demografico voglioso di manifestare il proprio attaccamento a tali tematiche. Un movimento di cittadini che si ritroverà per portare avanti una ricerca storica iniziata nel 2015 con il nostro lavoro inerente alla Prima Guerra Mondiale conclusosi con una pubblicazione molto interessante e con l’apertura di Nexus, un piccolo museo dedicato, situato alla stazione di Stia. L’idea nasce sicuramente dalla nostra passione per le vicende legate alla Resistenza e all’antifascismo, ma anche da una spinta della popolazione locale che quotidianamente ci chiede di dedicare il nostro impegno al tema della memoria. Non vogliamo, dunque, che il progetto sia unicamente a carattere istituzionale. Vogliamo coinvolgere la comunità perché di eventi comunitari si parla. La comunità che partecipa, che si fa avanti e si rende proattiva. Si sottolinea, inoltre, che tale iniziativa rimarrà totalmente apartitica, ma anche che sarà strettamente politica, in riferimento all’azione volta ad apportare bene comune e collettivo».

Luca Grisolini riprende quindi il discorso sull’organizzazione del comitato che è stato istituito l’anno scorso. «È presieduto dal Sindaco, mentre Maria Luisa Tinti è presidente della commissione organizzativa mentre io di quella scientifica. Il compito della collega è quello di tenere le redini della partecipazione cittadina. Il mio e degli storici collaboratori, legati anche all’Università di Firenze, è invece contribuire alla creazione di un dialogo legato alla memoria come valorizzazione del patrimonio storico, culturale e sociale. Tale dialogo si espleta nel puntare ad attrarre un turismo che non sia interessato unicamente alle meraviglie naturalistiche del nostro territorio, ma anche alla cultura e alla storia dei luoghi stessi. Se si pensa alle attrazioni naturali di cui il Casentino è ricolmo, spesso esse si trovano ad affiancare opere o luoghi legati al passato della nostra realtà. È per questo che si deve insistere nel pensare a tali ricchezze come un possibile volano di crescita sociale ed economica attraverso il turismo. Ad oggi, quest’accezione di unificazione tra ciò che l’ambiente ci regala e ciò che hanno costruito e testimoniato i nostri predecessori manca, sia nel nostro comune che nel resto della valle casentinese. È per questo che, attraverso il finanziamento della sopracitata ANFIM, sono stati lanciati due percorsi escursionistici: uno specifico su Vallucciole, denominato “percorso della memoria”, e uno intercomunale, comprendente anche il territorio di Poppi, in particolare la frazione di Moggiona. È un anno pieno di impegni, vista l’imminente campagna elettorale, ma la finalità del progetto non cambia: creare un dialogo intercomunale sulla memoria che ipoteticamente coinvolga, nella sua fase terminale, tutta la vallata».

Concludendo da ricordare e sottolineare il carattere inclusivo della proposta: anche se il margine operativo è di fatto comunale, quello partecipativo è aperto a tutti e ogni cittadino o cittadina che abbia la volontà di mettersi in gioco con proposte, idee, azioni volte a fortificare il significato fondamentale della memoria sarà accolto a braccia aperte, con un occhio di riguardo alle nuove generazioni. D’altronde, solo conoscendo da dove si proviene si può decidere quale sia la strada da intraprendere per il futuro.

Nella foto, il Cimitero di Vallucciole. Una delle prime manifestazioni a ricordo della strage

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