di Mauro Meschini – Abbiamo partecipato alla seduta del Consiglio comunale di Stia del 13 maggio scorso e abbiamo avuto la conferma di quanto sia importante per i cittadini presenziare a questi importanti momenti di discussione e confronto. Essere presenti aiuta a vedere molte cose che un semplice resoconto successivo non può sempre mettere in evidenza e permette di comprendere meglio gli indirizzi e i progetti che sono in discussione.
Tra gli altri temi in discussione in questa seduta ci è parso rilevante anche la proposta di nuovo regolamento che permette, in pratica, di riarmare gli agenti di polizia municipale in servizio presso il Comune. O meglio, si tratta di un regolamento che, andando ad aggiornare norme che risalgono agli Anni ’90 e che erano vigenti nei due comuni di Pratovecchio e di Stia, permette in pratica di andare a «rispolverare» un tema che, per molti anni, non era stato considerato una priorità e, oggettivamente anche oggi, ci sembra di poter affermare che continua a non esserlo.
Ma l’attuale Amministrazione sembra invece che di questo argomento abbia fatto una bandiera e, ormai da mesi e con più tentativi andati a vuoto in Consiglio comunale, stava tentando di arrivare a questa decisione. Immediata è stata su questo la contrarietà dimostrata dai due gruppi di minoranza che, anche nelle pagine di questo giornale, avevamo proposto in un articolo pubblicato a inizio anno.
In quell’occasione Nicolò Caleri a nome del gruppo Futura così aveva motivato l’opposizione a questa ipotesi. «[…] i motivi non solo dell’inutilità, ma anche della pericolosità di tale provvedimento sono evidenti. Da quando è stato istituito il nuovo comune di Pratovecchio Stia e la polizia municipale è stata riacquisita nella gestione diretta del comune (prima era gestita in convenzione dall’Unione dei Comuni), i nostri vigili urbani non sono mai stati armati. Con la precedente Amministrazione abbiamo infatti sempre rifiutato tale possibilità, ritenendo che i rischi connessi all’armamento della polizia municipale fossero enormemente più impattanti degli ipotetici benefici. Oggi, nella veste di consiglieri di opposizione, vogliamo ribadire la nostra totale contrarietà all’armamento della polizia municipale…».
Allo stesso modo anche Saverio Agostini, in rappresentanza del gruppo ”Per Pratovecchio Stia”, non aveva mancato di rimarcare la sua contrarietà. «A noi non piace l’idea di armare la polizia municipale. Siamo contrari. Noi crediamo che la polizia municipale debba essere impiegata per svolgere una serie di funzioni che non necessitano di avere un’arma con sé… Sono tutti servizi di cui la comunità ha davvero bisogno e sono tutti servizi che possono essere svolti senza la necessità di avere un’arma. I controlli degli automezzi sulla strada, che, ovviamente, devono avvenire in sicurezza con gli strumenti idonei (tra i quali, appunto, le armi), devono essere svolti dai carabinieri e dalla polizia (e in questo periodo non si può dire che manchino). Aumentare il numero delle armi in una comunità è pericoloso e farlo senza alcuna necessità reale significa aggravare un pericolo. Ecco perché ci opponiamo ad armare la polizia municipale».
Anche nella recente seduta del 13 maggio i due consiglieri hanno ribadito le loro posizioni, portando a sostegno delle loro idee motivazioni che trovavano la loro origine proprio da quanto previsto adesso nello stesso regolamento in discussione, dove sono elencate le modalità che dovranno essere utilizzate per la detenzione e la custodia delle armi. Proprio quell’elenco, quella serie meticolosa di indicazioni, già da sola pare fare emergere la pericolosità degli oggetti di cui oggi si riabilita l’uso.
Così lo ha sottolineato di nuovo Saverio Agostini: «Sono molti gli adempimenti da rispettare, ma soprattutto è opportuno prevedere e preparare un’armeria dove riporre le pistole per evitare assolutamente che possano essere portate a casa».
Mentre Nicolò Caleri ha parlato di questo come «il primo vero atto importante della Giunta, sancito da una delibera ripresentata quattro volte», ha poi proseguito ricordando la triste sequenza di casi che, negli ultimi anni, hanno provocato vittime innocenti per mano di personale di polizia municipale abilitato all’uso delle armi, una conferma di quanto il solo fatto che ci siano più armi in circolazione possa essere fonte di possibili pericoli.
Da parte sua il sindaco Luca Santini non ha potuto che sostenere quanto veniva per l’ennesima volta riproposto, affermando che si trattava di un regolamento in continuità con norme già esistenti e ribadendo che ci sono funzioni che i vigili devono compiere armati.
Speriamo che tra queste non si considerino gli interventi di controllo sui treni che la Ferroviaria Italiana avrebbe richiesto ai comuni del territorio e a cui, fino ad ora, il Comune di Pratovecchio Stia non avrebbe risposto proprio perché il proprio personale non era armato. Non sembra che possa essere una motivazione sostenibile in quanto proprio questi tipi di intervento dovrebbero essere delegati ai corpi di polizia opportunamente preparati per la gestione e la tutela dell’ordine pubblico.
Abbiamo detto all’inizio di quanto ci è sembrato importante partecipare alla seduta del Consiglio comunale, ci siamo riproposti di farlo ancora per quanto possibile. Ascoltare e osservare ha reso evidente il confronto tra approcci completamente diversi, tra priorità molto lontane.
Tutto ciò ci ha portato a fare alcune riflessioni che ci permettiamo qui di rendere esplicite. La prima la possiamo considerare più vicina e più legata anche a quello che abbiamo ascoltato durante la seduta e si concretizza in una serie di domande che si sono rincorse nei pensieri. Ma se si può anche solo ipotizzare che la delibera su questo regolamento sia la vera prima decisione presa dall’Amministrazione, ma cosa concretamente è stato fatto in questo primo anno? Ma davvero questo, un tema di cui per anni nessuno ha sentito l’urgenza e la necessità di parlare viene considerato una priorità tale da essere stato ripresentato quattro volte per ottenere l’approvazione? A Pratovecchio Stia non ci sono altre necessità più importanti?
Provando poi a guardare un po’ più lontano ci rendiamo conto di essere in un momento in cui vediamo che, a vari livelli, spesso vengono assunte decisioni che già da subito non appaiono sostenute da solide motivazioni e addirittura a volte appaiono evidenti le ragioni che dovrebbero portare a fare l’opposto. Il motivo di queste scelte spesso è dovuto al desiderio, al tentativo, alla convinta volontà di seguire il «vento che tira», di dare la risposta che, si presume, il sondaggio del momento evidenzia. Non è un mistero per nessuno che, adesso, l’approccio securitario porta consenso, ma si può davvero pensare che la mia sicurezza possa crescere se in giro per Pratovecchio Stia i vigili girano con una pistola?
Oppure ci sono altri interventi che sarebbero importanti per stare sicuri, per vivere davvero in sicurezza. Una strada ben asfaltata e non invasa dall’erba che impedisce la visuale forse può dare e garantire più sicurezza; sapere che ci sono spazi pubblici puliti e curati probabilmente fa sentire meglio; poter fare affidamento su servizi sanitari e di trasporto che mi garantiscono per la salute e per gli spostamenti, anche questo potrebbe davvero dare concretamente sicurezza.
Ma poi viene detto che è difficile garantire tutto, che le risorse non sono infinite e dobbiamo sapere che anche per reperire e attrezzare tutto ciò che sarà necessario per la scelta di riarmare la polizia municipale richiederà delle risorse.
Torniamo così alla necessità di fare scelte, di decidere cosa è davvero meglio per la collettività. Probabilmente è giusto che sia così, come è giusto che ognuno alla fine si assuma la piena responsabilità delle scelte fatte e di quelle che, invece, non ha voluto fare.