di Mauro Meschini – Notizia di qualche settimana fa diffusa dalla Regione Toscana. «La Regione assume medici per i pronto soccorso. Si è concluso il concorso che era stato bandito durante l’estate (le domande potevano essere presentate entro il 22 agosto) e i sessanta medici in graduatoria che hanno superato le prove – 9 specializzati e 51 specializzandi – saranno tutti assunti».
Una buona notizia che anche in Casentino era attesa da tempo visto la situazione di sofferenza che sta vivendo il servizio di emergenza urgenza. Potrebbe essere finalmente l’avvio della risoluzione dei problemi che interessano questo settore dove, come abbiamo raccontato il mese scorso, tra improbabili proposte e infermieri costretti a sostituire i medici durante gli interventi di soccorso nel nostro territorio stanno emergendo in modo particolare limiti e carenze.
Ma proprio nel comunicato della Regione sopra ricordato troviamo subito motivi per far crescere di nuovo la preoccupazione. “Purtroppo – commenta l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini – il fabbisogno era superiore: sarebbero serviti oltre 130 professionisti. Noi facciamo il possibile, ma non ci sono abbastanza medici da assumere”.
Quindi 60 i medici che entreranno in servizio già da questo mese di dicembre nei pronto soccorso, ma 130 i posti che sarebbe necessario coprire, non c’è da stare tranquilli anche perché ci sembra difficile pensare, visto quanto successo in passato e il peso contrattuale che ha la nostra vallata, che almeno uno di quei 60 possa essere dirottato a Bibbiena dove, come sappiamo, la situazione è veramente complicata.
Speriamo vivamente di essere smentiti, ma intanto cosa si pensa di fare, sempre in Regione, per cercare di arginare questa cronica mancanza di medici. «… la Regione sta battendo in parallelo altre strade per ridurre i carichi dei pronto soccorsi, come gli Ama, le aree mediche di ammissione sperimentate in più aziende o il rafforzamento, in prospettiva, della sanità territoriale».
Vedremo come tutto questo si tradurrà in fatti concreti, intanto in Casentino si è svolta nel mese di novembre un nuovo incontro della Conferenza dei Sindaci con i vertici ASL. Abbiamo sentito di nuovo il sindaco di Poppi Carlo Toni che ci ha fatto una breve sintesi degli argomenti trattati. «Nella Conferenza dei Sindaci del 9 novembre sono stati trattati argomenti generali. Aspetti riguardanti la progettualità riferita al P.N.R.R, con riferimento ai locali dell’Ospedale del Casentino per la realizzazione della “Casa della comunità” e per gli adeguamenti antisismici, compresa la ricollocazione del Ser.T. che permetterà la demolizione delle strutture più vecchie. Aspetti riguardanti servizi come logopedia e neuropsichiatria infantile, mentre per la pediatria ho presentato una interrogazione del consigliere Ciampelli circa la carenza di specialisti nel settore. Aspetti connessi all’integrazione socio-sanitaria con la presentazione dello schema di “convenzione socio-sanitaria” da inviare ai singoli Comuni per una successiva approvazione. Quindi non ci sono novità particolari e imminenti riguardanti l’ospedale in particolare, si mantiene il modello attuale di emergenza/urgenza…».
Anche queste notizie non ci offrono, come possiamo leggere, particolari novità, viene detto che si è parlato di progetti e interventi di ristrutturazione, speriamo che oltre a prevedere risorse per costruire nuovi contenitori, ci vengono in mente i soldi recentemente spesi per il pronto soccorso di Bibbiena, si pensi in maniera seria e razionale a prevedere anche i necessari contenuti. Ci sembra che da un po’ di tempo quando si parla di servizi sanitari e sociali si dedichi molto spazio a creare nuove ipotetiche strutture organizzative che, nei fatti, non riescono a operare per la scarsità di strumenti, personale e apparecchiature adeguate.
Anche la sopra citata «Casa della comunità», a quanto siamo riusciti a capire cercando informazioni da varie fonti, non sembra altro che la riproposizione con altro nome delle «Case della salute», già presenti in alcune realtà casentinesi. Non capiamo questa reiterata scelta di trovare nuove denominazioni a qualcosa che esiste già, se non la volontà di dare l’impressione che «tutto cambi senza cambiare niente».
Speriamo che una «Casa della comunità» situata a fianco dell’ospedale non sia poi il prologo del sempre possibile depotenziamento proprio dei servizi ospedalieri sostituiti da una, almeno sulla carta, maggiore offerta di assistenza territoriale.
Nel documento del P.N.R.R. così viene definito il «nuovo» servizio offerto. “Il progetto di realizzare la Casa della comunità consente di potenziare e riorganizzare i servizi offerti sul territorio migliorandone la qualità. La Casa della comunità diventerà la casa delle cure primarie e lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici. Nella Casa della comunità sarà presente il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie. La Casa della comunità sarà una struttura fisica in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà ospitare anche assistenti sociali. È finalizzata a costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche attraverso una infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica, e ha il fine di garantire la presa in carico della comunità di riferimento. L’investimento prevede l’attivazione di 1.350 Case della comunità entro la metà del 2026, che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove”.
Ci fermiamo qui per adesso, con questo nuovo aggiornamento sulla situazione della sanità casentinese ma non solo. Qualche spiraglio di luce sembra affacciarsi all’orizzonte, ma rimangono molti i nodi e gli interrogativi. Al di là dei progetti e dei programmi allo studio, rimane pesante la situazione del servizio di emergenza urgenza sul quale non sembra siano stati fatti ancora concreti passi in avanti.
Per quanto riguarda la «Casa della comunità» speriamo che sia organizzata in modo da essere adeguatamente in rete con le altre strutture del territorio e non accada come per la «Casa della salute» di Stia dove, per esempio, il CUP non è integrato con la rete di Bibbiena creando problemi nel momento della prenotazione di esami o visite.
Continueremo ad aggiornarvi su quanto sta accadendo, consapevoli che il tema dei servizi socio-sanitari rimane centrale soprattutto in una realtà come quella del Casentino dove è fondamentale contare su una rete di assistenza in grado di rispondere alle tante e diverse necessità della popolazione.