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sabato, 27 Luglio 2024

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Chiudere i borghi, aprire supermercati

di Marco Alterini – Finalmente una cosa che poteva essere buona per il Casentino, cioè la realizzazione di un piano strutturale comune per tutta la vallata, con pubblicazione sul Burt n. 42 del 18.10. 2023.

Questo piano strutturale intercomunale, che prevede un regolamento edilizio da applicare all’interno dell’Unione dei Comuni e nei Comuni di Bibbiena e Pratovecchio Stia, è particolarmente interessante per il commercio della vallata in riferimento alla salvaguardia dei negozi di vicinato e alla sopravvivenza dei nostri borghi e centri storici, perché, grazie ad esso, si può finalmente mettere un freno alla diffusione della grande distribuzione, che in Casentino, in rapporto alla densità di popolazione, ha raggiunto livelli veramente esagerati, che portano alla chiusura dei piccoli negozi con conseguente spopolamento dei centri storici, recando, ulteriormente, un danno al turismo di vallata.

Ricordo che è da tutti riconosciuto che il futuro economico del Casentino dovrà necessariamente passare attraverso il suo sviluppo turistico, questo per le sue attrazioni naturalistiche e storiche e per la qualità della vita di una vallata che ha conservato valori, ritmi di vita umani e caratteristiche proprie, senza dimenticare i prodotti tipici locali. In tutto questo giocano un ruolo fondamentale i nostri borghi storici, comprese le frazioni, con i loro negozi di vicinato, la vallata non ha niente a che vedere con la massificazione del prodotto e le decisioni commerciali prese in luoghi lontani, proprie della grande distribuzione. Premesso tutto questo potete immaginare il mio stupore quando ho saputo che nell’elaborato “DIS 01”, all’ art. 67 “Dimensionamento delle sub utoe” del piano strutturale adottato è rilevabile un importante dimensionamento per medie superfici di vendita pari a 10.800 mq. In pratica tutto l’opposto di quello che doveva essere previsto!

Infatti, coloro che hanno più volte dichiarato che il futuro economico della vallata si giocherà sulla sua capacità di promuovere un turismo consapevole che esalti le nostre caratteristiche e peculiarità, dove i nostri centri storici svolgeranno un ruolo determinante; sempre coloro che hanno abbracciato e promosso quel progetto delle “aree interne” indirizzato a salvare e conservare le aree periferiche salvandole dal progressivo abbandono e spopolamento (forse interessavano solo i soldi legati a questo progetto); hanno approvato poi, riguardo nuove strutture commerciali, 7200 mq per nuove edificazioni e 3600 mq di riuso, contraddicendo anche, per lo sbilanciamento verso nuove edificazioni, lo spirito della legge regionale 65 del 2014 e dell’art. 4 comma 8, “…. nuovi impegni di suolo a fini insediativi o infrastrutturali sono consentiti esclusivamente qualora non sussistano alternative di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti….”.

Dei comuni che hanno adottato il piano si sono espressi in maniera contraria quelli di Poppi, Chiusi Della Verna e Ortignano Raggiolo, a questi ne va riconosciuto il merito, mentre gli altri, la maggioranza, sono rappresentati anche e curiosamente da comuni più piccoli, che spesso non hanno medie strutture, ne sentono forse la mancanza? Ma questa gente che è stata votata per rappresentarci, come ragiona? Capisco che con la realizzazione di una media struttura un comune incassa oneri di urbanizzazione, ma è dimostrato che nel lungo periodo questo porta a minori entrate e maggiori uscite.

La concorrenza della grande distribuzione e del web non accelerano solo le chiusure di imprese nel commercio, ma fanno anche crollare le nuove nascite, nel 2023, a livello nazionale, si stima abbiano aperto solo poco più di 20.000 attività, l’8% in meno del 2022 e il numero più basso degli ultimi dieci anni, nel 2013 erano state oltre 44.000, più del doppio. In un mercato sempre più dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, i neo imprenditori rinunciano, come evidente dal calo delle nuove aperture, inferiore addirittura all’anno della pandemia.

Inoltre nuove medie superfici di vendita non corrispondono alle future esigenze della popolazione sia a seguito del calo di abitanti sia a seguito della strutturale denatalità. La loro localizzazione, spesso decentrata, non risponde alle future esigenze di mobilità di una popolazione sempre più anziana. La loro dimensione non risponde alle esigenze di famiglie monofamiliari che sono in costante incremento. Il loro modello economico si basa su un approccio consumistico, scientificamente veicolato alle persone, che tende ad escludere coloro che non hanno una capacità di spesa adeguata.

Addirittura anche in Italia stiamo assistendo a quel fenomeno definito “deadmall”, cioè alla chiusura non solo dei negozi di vicinato ma degli stessi soggetti della grande distribuzione, causato principalmente da una concorrenza sempre più esasperata in un mercato ormai saturo.

Per salvare il nostro Casentino da quella che, sempre più, appare come un’occasione persa e dalla miopia di chi, per vuoto culturale o per interessi inadeguati, non riesce ad amministrarci nel modo giusto e non ha una visione di lungo respiro, in grado di dare un adeguato futuro alla vallata, ma preferisce vivere alla giornata, non rimangono che le “osservazioni” al piano strutturale e noi di Confesercenti abbiamo presentato la nostra con la speranza che certi errori di valutazione vengano corretti. Per questo abbiamo anche richiesto, prima che vengano analizzate le osservazioni, un incontro con tutti i sindaci del Casentino.

Mi domando dove sono le altre associazioni di categoria della vallata, mi riferisco a quelle del commercio, ma non solo. Per concludere io, che mi considero un ottimista, a volte mi sorprendo a nutrire dubbi sul futuro di una valle che, veramente, meriterebbe più attenzione e consapevolezza, per esprimere tutte quelle potenzialità che sono nascoste in questi luoghi e che rischiano di rimanere, appunto, nascoste.

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