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lunedì, 2 Dicembre 2024

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Confidiamo in Papa Francesco…

di Mauro Meschini – In momenti di particolare difficoltà, anche se con la religione può capitare di avere un rapporto discontinuo e critico, viene spontaneo a volte alzare gli occhi al cielo e confidare in qualcuno che sta davvero molto più in alto di noi.

Ora, dobbiamo prendere atto che nel nostro presente ci sono già tante complesse e gravi situazioni, così gravi che portare anche all’attenzione di tutti la necessità di impegnarsi per delineare un progetto per dare un futuro al nostro territorio potrebbe anche sembrare azzardato. Ma, dopo aver letto nelle rassegne stampa le parole che sono state pronunciate di recente, non da Nostro Signore, ma anche da suoi qualificati rappresentanti sulla Terra, è venuto naturale rompere gli indugi e partire proprio da quelle considerazioni per tornare a riproporre un tema che il nostro giornale ritiene fondamentale per il Casentino.

Facendo un passo indietro dobbiamo prima però proporre anche un altro illustre intervento del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, in occasione dell’apertura del Festival delle Regioni, ha preso spunto dalle opportunità che potranno fornire i finanziamenti del PNRR per sottolineare la necessità di sostenere i territori più disagiati.

«È  importante dare attenzione e centralità al digitale che è un elemento decisivo per il futuro del Paese, in tutti i suoi luoghi e particolarmente per le aree interne e le isole minori. […] Come il Piano Marshall ha contribuito nell’immediato dopoguerra a modernizzare l’Italia così il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta oggi il mezzo per lo sviluppo del Paese. Occorre pertanto che ogni decisione di livello nazionale ed europeo sia orientata verso investimenti in grado di favorire la crescita e sia scevra da orpelli burocratici, al fine di non disperdere il potenziale di questo preziosissimo volano. A tal fine, sono altrettanto importanti i fondi per la coesione nazionale indirizzati alla rimozione degli squilibri nei territori e che sono perciò quella fonte aggiuntiva e necessaria di risorse su cui far leva».

La stessa attenzione per le cosiddette «aree interne», è venuta da voci importanti della Chiesa, anzi dalla più importante visto che anche Papa Francesco, dopo il Cardinale di Bologna Matteo Zuppi, è intervenuto su questo argomento in modo ugualmente attento e preciso. Il Cardinale Zuppi ha avuto parole precise sull’abbandono e sullo spopolamento delle aree interne, affermando che «Se non c’è futuro lì, non c’è futuro altrove» considerando le gravi e disastrose alluvioni che si sono verificate come «frutto anche di un uso dissennato dell’ambiente o della mancata manutenzione».

Sembra impossibile non comprendere il senso di questo messaggio e l’importanza che, dai vertici della Conferenza Episcopale Italiana, viene data al tema della salvaguardia delle aree più deboli e fragili dell’Italia. La stessa chiarezza e determinazione è stata dimostrata anche da Papa Francesco che, ricevendo in udienza i membri dell’Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli Enti locali (Asmel), ha proposto questa sua riflessione.

«I territori da cui provenite sperimentano alcune delle contraddizioni della società attuale e del suo modello di sviluppo. I piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza. […] Alla radice di questi divari c’è il fatto che risulta troppo dispendioso offrire a questi territori la stessa dotazione di risorse delle altre aree del Paese. Vediamo qui un esempio concreto di cultura dello scarto: ‘tutto ciò che non serve al profitto viene scartato’. Si innesca così un giro vizioso: la mancanza di opportunità spinge spesso la parte più intraprendente della popolazione ad andarsene e questo rende i territori marginali sempre meno interessanti, sempre più abbandonati a sé stessi. A restare sono soprattutto gli anziani e coloro che più faticano a trovare alternative… cresce in questi territori il bisogno di Stato sociale, mentre diminuiscono le risorse per darvi risposta».

Dopo aver posto l’attenzione sulle conseguenze sociali che si determinano dal mancato e adeguato sostegno a questi territori, Papa Francesco, facendo tesoro della sua attenzione al pianeta e alla sua biodiversità, non ha mancato di ricordare quanto il disimpegno e la mancata attenzione verso queste aree può essere, e lo è già nei fatti, causa di pesanti conseguenze.

«È nelle aree interne, marginali, che si trova la maggior parte del patrimonio naturale (foreste, aree protette, e così via): sono dunque di importanza strategica in termini ambientali. Ma lo spopolamento progressivo rende più difficile la cura del territorio, che da sempre gli abitanti di queste zone hanno portato avanti. I territori abbandonati diventano più fragili, e il loro dissesto diventa causa di calamità e di emergenze, specie oggi con gli eventi estremi sempre più frequenti: ad esempio piogge torrenziali, inondazioni, e frane; siccità e incendi; tempeste di vento e così via. Guardando questi territori, abbiamo conferma del fatto che ascoltare il grido della terra significa ascoltare il grido dei poveri e degli scartati, e viceversa: nella fragilità delle persone e dell’ambiente riconosciamo che tutto è connesso, tutto è connesso!».

Avere la possibilità di leggere e diffondere affermazioni così chiare, semplici, ma ricche di significato, offre davvero spazio alla speranza e alla possibilità di vedere profondi e incisivi interventi che permettano di invertire una situazione che, anche in Casentino, mostra preoccupanti segnali. Lo spopolamento, la mancata cura del territorio, la chiusura di attività commerciali sono tutti elementi che segnano da tempo la nostra vallata e richiederebbero, davvero, un’attenzione costante e, soprattutto, iniziative che siano orientate al superamento delle criticità.

Questo sembra però che non sia una priorità visto, per esempio, ciò che è stato deciso all’interno del Piano Strutturale Intercomunale del Casentino varato dall’Unione dei Comuni e dai Comuni di Bibbiena e Pratovecchio Stia: un aumento di 7.200 mq per nuove edificazioni destinate alle attività di medie superfici di vendita.

Nell’articolo di Marco Alterini, pubblicato a pagina 4 e 5 di CASENTINO2000 in edicola, avete potuto leggere i particolari sulle conseguenze che decisioni di questo tipo potranno avere sulla vallata. Qui possiamo solo sottolineare ancora una volta quanto lontana dagli interessi delle persone e del territorio sia, nel suo complesso, la politica casentinese: silente, assente o genuflessa verso i voleri di altri su molte questioni, comunque dannosa quando assume decisioni.

La decisione sopra citata presa dalle Amministrazioni casentinesi è solo l’ultima di tante altre che allo stesso modo non hanno posto la necessaria e opportuna attenzione a quello che sarebbe, e sarebbe stato, utile e necessario per il Casentino e a quello che occorrerebbe fare per contribuire al suo benessere.

Le affermazioni che abbiamo sopra riportato ci dicono che, sostenere la necessità di rilanciare le aree interne, di essere vicino alle popolazioni di questi territori, di lavorare per favorire il mantenimento e il rafforzamento delle economie locali, non è solo giusto e opportuno ma, addirittura, è fondamentale per permettere anche al resto del Paese di avere un futuro migliore.

In Casentino però sembra che, chi si ostina da anni a occupare poltrone, all’interno e all’esterno della vallata, sperando magari in questo periodo di perpetuare il suo incarico ancora per terzi mandati o altro, ancora non sia stato capace, o non abbia voluto, comprendere fino in fondo di cosa realmente avrebbe bisogno questo territorio.

Aspettare che abbiano «un’illuminazione» rischia di essere pericoloso perché potrebbe non accadere e, visto che il tempo stringe, anche confidare solo in Papa Francesco potrebbe non essere sufficiente.

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