di Mauro Meschini – Nella vicenda Banca Etruria troviamo, tra tante altre, la storia di un’azienda che aveva due sedi anche in Casentino. Per chi è rimasto coinvolto nel brutto affare di Banca Etruria la soluzione dei problemi e la sicurezza di ottenere il rimborso dei soldi perduti sembrano ancora lontane. Dopo mesi di ansia, speranze e delusioni la partita resta aperta ed il tempo ha permesso di capire che non era una partita da poco. Milioni investiti, dietro pessimi consigli, in obbligazioni; milioni erogati con facilità e che poi non sono mai stati restituiti all’Istituto bancario provocando il fallimento. Sono queste le due facce della medaglia, immagini di un sistema in cui, in qualche caso, non sono stati solo i clienti della banca a perdere qualcosa. Anche il Casentino, da questo punto di vista, può raccontare qualcosa: la storia di un’azienda aretina che aveva anche due sedi nella vallata, una a Castel Focognano e una a Castel San Niccolò, e che poi ha chiuso la sua attività lasciando una sofferenza verso Banca Etruria di 3.160.714 Euro, cancellando le speranze di vedere tornare in Casentino solide opportunità di lavoro.
Eppure i presupposti perché il progetto avesse un buon esito sembravano esserci, la High Facing, infatti, era attiva nel settore delle energie alternative e produceva pannelli solari. Ancora nel novembre 2012 sulla rivista di settore qualenergia.it si parlava degli importanti progetti in cantiere e di un’importante accordo appena concluso: “Con oltre quarant’anni di esperienza nell’elettronica di potenza, Danfoss Solar Inverters sviluppa e produce un’ampia gamma di inverter fotovoltaici grid-connected ed è presente con le proprie filiali in oltre 20 Paesi in tutto il mondo. In Italia Danfoss, già partner di numerosi distributori ed EPC, ha recentemente firmato un nuovo contratto di fornitura, mettendo la propria esperienza al servizio del noto produttore di moduli High Facing S.p.A. Gli inverter di stringa Danfoss, insieme alle innovative soluzioni per il monitoraggio e controllo della rete, sono stati scelti da High Facing per le prossime soluzioni di kit fotovoltaici ed impianti chiavi in mano che verranno realizzati nei prossimi mesi. Alla produzione presso lo stabilimento di Castel San Niccolò di moduli “made in Europe” in silicio policristallino tradizionali e innovativi, High Facing affianca l’attività di progettazione e costruzione di impianti fotovoltaici integrati su qualsiasi tipo di copertura, alla lucei dell’esperienza di oltre 30 anni dei Soci nel campo dell’edilizia prefabbricata in acciaio e calcestruzzo. Da qualche mese High Facing, in continua evoluzione per seguire gli sviluppi del mercato e per venire incontro alle esigenze degli installatori, propone inoltre la soluzione su misura del Kit Fotovoltaico, da 3 kWp fino a 20 kWp, per la più semplice e immediata realizzazione di piccoli impianti fotovoltaici”.
Questa fotografia della situazione confermava, in quel momento, l’ottimismo espresso da più parti nel gennaio 2012, nel giorno dell’inaugurazione dello stabilimento produttivo di Castel San Niccolò a cui erano presenti noti esponenti della politica casentinese e toscana. Tra questi l’ancora consigliere regionale Vincenzo Ceccarelli, che parlò “di un’autentica iniezione di fiducia per il territorio casentinese, e provinciale in generale”. E il presidente della Provincia Roberto Vasai, che a sua volta sottolineò che il Casentino “dopo aver visto la chiusura di molte aziende, ritrova un po’ di speranza con l’apertura di questo stabilimento che, a regime, darà lavoro a 24 addetti”.
Da parte sua l’amministratore delegato di High Facing, Carlo Schiatti ricordò invece in quell’occasione i positivi risultati raggiunti dall’azienda e la scelta di aprire un nuovo stabilimento: “L’azienda ha avuto negli ultimi anni un incremento del proprio fatturato,[…]. Questo è un settore in continua evoluzione, grazie anche alla tecnologia che permette di individuare tecniche sempre più raffinate capaci di trasformare, in modo silenzioso e senza emissioni, la luce del sole in corrente elettrica. Quindi, avendo la possibilità di ampliare la nostra produzione, ci è sembrato logico aprire un nuovo stabilimento e, poiché siamo azienda del territorio, orgogliosi di esserlo, di aprirlo proprio in Casentino, anche come segnale di speranza e di fiducia per questo territorio che ha pagato, e sta pagando, prezzi altissimi alla crisi finanziaria ed economica del nostro paese”.
Ma come era nato e cresciuto questo progetto che solo fino a qualche anno fa sembrava avere positive opportunità di crescita e sviluppo? Purtroppo dal sito internet dell’azienda non possiamo raccogliere informazioni utili, collegandosi appare infatti solo un grigio comunicato che ricorda la cessazione dell’attività e l’attuale situazione di concordato liquidatorio. Ma alcune news, che ci permettono di ricostruire la situazione e di riprendere anche il discorso su Banca Etruria e sul legame tra questa e l’azienda di pannelli solari, sono uscite alla fine dello scorso anno su Libero Quotidiano.
La High Facing fu costituita nel 2006 con un capitale sociale di 10.000 Euro. Socio al 51% proprio Carlo Schiatti, poi il 39% era della Quasar snc, sempre di Schiatti, mentre il restante 10% apparteneva alla Fg holding di Giorgio Natalino Guerrini. Quindi alla guida dell’azienda in pratica erano in due ed entrambi con un qualche legame con Banca Etruria: Carlo Schiatti è infatti il fratello di Paolo Schiatti, vicedirettore generale di Banca Etruria dall’agosto 2008 al febbraio 2013; mentre Giorgio Natalino Guerrini è stato, più o meno nello stesso periodo, vicepresidente dello stesso Istituto. Il rapporto Tra High Facing e Banca Etruria è stato stretto e ha permesso di ottenere, per alcuni anni, importanti risorse.
È del 2008 la prima pratica in cui si chiede la concessione di un mutuo di 1.900.000 Euro a 15 anni con scoperto di 200.000 Euro e 1.000.000 di Euro di garanzia per importazioni di merci dall’estero. Successivamente la High Facing ottiene un altro finanziamento da 1.000.000 di Euro, di cui 400.000 restituiti; poi uno da 500.000 Euro e infine uno da 100.000 Euro. Nel 2010 la società chiede un aumento a 3.000.000 di Euro della garanzia per le importazioni dall’estero, a questo fine presenta commesse per circa 9.000.000 di Euro. Tra i clienti anche la Privilege Yard (quella che doveva produrre yacht a Civitavecchia e che è costata, sempre a Banca Etruria, circa 34.000.000 di Euro) che aveva ottenuto un finanziamento, sempre da BPEL e da Banca Marche, di più di 5.000.000 di Euro per installare un impianto fotovoltaico nel cantiere che avrebbe dovuto essere realizzato proprio dalla High Facing.
Si arriva poi al 2012, all’apertura dello stabilimento di Castel San Niccolò e alla prospettiva di avere più di 20 nuovi posti di lavoro, sostenuti anche dai risultati finanziari che sembravano giustificare fiducia nel futuro. Ma non è stato così e solo dopo due anni e mezzo, nel luglio del 2014, la società è stata messa in liquidazione ed è definitivamente tramontato il sogno dei nuovi posti di lavoro. Alla fine è stato un fuoco di paglia, una luce accesa solo per un breve periodo, così breve che forse in pochi si sono accorti della sua esistenza in Casentino. Ma a ripensare alle cifre che abbiamo ricordato poco sopra, e che avrebbero dovuto anche sostenere lo sviluppo delle due sedi casentinesi, sembra davvero impossibile che sia andata così.
Al di là delle responsabilità dei vertici aziendali e delle loro scelte, al di là delle ripercussioni che questa vicenda potrà avere all’interno del caso Banca Etruria, viene da chiedere cosa, e quanto, sia stato fatto nel territorio per seguire la crescita di una realtà produttiva certamente non trascurabile considerato l’attuale situazione economica della vallata. Insomma in Casentino, nel Comune di Castel san Niccolò, negli uffici della Provincia o della Regione qualcuno si è preoccupato, e come, di quello che stava accadendo nello stabilimento High Facing? Nessuno, dopo aver partecipato al buffet inaugurale, si è preoccupato di mantenere contatti con l’azienda di pannelli solari, soprattutto se già in precedenza aveva già avuto rapporti e informazioni sul progetto che si intendeva realizzare, considerato quanto è prezioso in Casentino mantenere i posti di lavoro esistenti?
La vicenda Banca Etruria, con tutto quello che si è e si sta portando dietro, avrà probabilmente ancora per molto tempo ripercussioni anche sul Casentino. Fare luce anche sui singoli casi può aiutare ad andare oltre questo difficile momento e ad evitare che situazioni simili si ripetano. Per quello che sarà possibile, dopo aver provato a riassumere i contorni di questa vicenda, continueremo a cercare nuovi aggiornamenti che contribuiscano a capire meglio come e perché è calato il sipario su questa azienda che, per un breve periodo, è stata considerata un segnale di speranza per il territorio.
(tratto da CASENTINO2000 | n. 270 | Maggio 2016)