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lunedì, 2 Dicembre 2024

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Il mandato dei sindaci e la crisi della democrazia

Lettera di Giorgio Renzi e Luca Tafi – Ci voleva il decreto sull’allungamento del mandato dei sindaci per avviare una discussione sulle prossime elezioni amministrative anche in Casentino.

Qualche mese fa (ottobre 2023) facemmo una riflessione sulla “crisi delle vocazioni” cioè sulla difficoltà a trovare nuovi candidati a sindaco.

Ora il governo sembra aver trovato la soluzione, quella più facile: dare la possibilità ai sindaci che hanno fatto due mandati, di ripresentarsi per la terza volta, nei comuni fino ai 15000 abitanti, con la possibilità di ripresentarsi a vita nei comuni sotto i 5000 abitanti. Problema risolto?

A noi non sembra. Intanto ricordiamo che il limite ai mandati è stato istituito con l’elezione diretta dei sindaci. E aveva uno scopo ben preciso: evitare il formarsi di “sultanati”, cioè di centri di potere personali. Già l’elezione diretta del Sindaco ha dato un potere enorme alla carica, delegittimando i consigli comunali. Infatti oggi si fa fatica anche a comporre le liste elettorali, e vediamo la scarsa partecipazione degli stessi eletti alle sedute dei Consigli. Insomma anche tra gli eletti prevale un senso di inutilità, tanto c’è il sindaco che decide tutto e si nomina anche una giunta di fedeli.

Quella che ci rimette è la democrazia, la partecipazione attiva del cittadino alla vita pubblica. D’altra parte è questo il clima culturale oggi prevalente. La proposta di Premierato elettivo del governo Meloni, cioè l’elezione diretta del capo del governo va in questa direzione.

Il prolungamento delle candidature a sindaco degli uscenti, non fa che confermare questo tipo di cultura antidemocratica. Solo apparentemente sembra essere una risposta alla “crisi delle vocazioni”.

In realtà è una soluzione di comodo che fa piacere a molti uscenti e viene incontri alla pigrizia delle forze politiche (e al disinteresse dei cittadini per la politica. Anni di populismo, di antipolitica hanno lasciato il segno…)

Se vediamo quello che avviene in Casentino è una conferma di questa nostra impressione.

Quando leggiamo, per esempio, che a Poppi si candiderà il Lorenzoni, già assessore di Bernardini a Bibbiena, poi iscritto al PD, ora sostenuto dalla destra, cosa pensare? Cosa dovrebbero scegliere i cittadini? E in base a quale criterio?

A noi sembra un altro esempio di personalizzazione della politica, e questo indipendentemente dal giudizio che potremmo dare sulle persone citate.

Per noi non è un problema di giudizio sulle singole persone, ma di crisi della democrazia partecipata. E questo ci preoccupa. Nella storia, non solo italiana, quando si è diffusa questa cultura, poi sono arrivate le dittature. Giambattista Vico, noto filosofo vissuto tra 600 e 700, teorizzava i corsi e ricorsi storici. Speriamo si sia sbagliato… almeno sui ricorsi!

Giorgio Renzi e Luca Tafi

 

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