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sabato, 27 Luglio 2024

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Le istituzioni aretine non sottovalutino le dichiarazioni del pentito Schiavone

La pubblicazione dei verbali dell’audizione parlamentare del pentito di camorra Carmine Schiavone ripropone la questione dell’infiltrazione mafiosa in provincia di Arezzo, già da tempo denunciata da parte nostra. Dai verbali emerge uno stretto rapporto privilegiato tra le cosche camorriste e le logge massoniche dell’aretino, finalizzato al riciclaggio dei proventi finanziari derivanti dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici nel casertano. Pare che ad Arezzo vi fosse una sorta di cabina di regia del traffico di rifiuti. Quella di Arezzo è una provincia apparentemente tranquilla e distante dalle problematiche delle province meridionali, perciò mancante di una solida cultura antimafia, con amministrazioni locali poco attente alla questione. In assenza di una cultura antimafia diventa difficile anche riconoscere la presenza mafiosa, che spesso viene addirittura negata anche da importanti istituzioni. Già lo scorso settembre la fondazione Caponnetto denunciava che ad Arezzo “è meglio non parlare di mafia per non danneggiare il territorio, oppure che in alcuni casi in cui una ditta – in odor di mafia – ha vinto un appalto, è meglio non intervenire per non far fronte ad eventuali cause.” Nello stesso periodo abbiamo assistito anche a una forte polemica tra il Prefetto e lo scrittore Gianni Palagonia che ha ambientato ad Arezzo il suo libro “Nelle mani di nessuno”. Riteniamo che le istituzioni debbano smettere di negare quella che è ormai l’evidenza dei fatti e ribadiamo che la nostra proposta del febbraio 2011 di istituire una commissione provinciale di inchiesta sulla presenza dei poteri criminali, bocciata dal consiglio provinciale, sia stata un’importante occasione perduta per fare chiarezza. Le forze politiche che bocciarono la nostra proposta riflettano e se ne assumano le responsabilità di fronte ai cittadini. Adesso occorre urgentemente far piena luce su questa vicenda. Chiediamo che s’indaghi sul livello di penetrazione del potere mafioso-camorristico nella nostra provincia. Chiediamo che si conosca dove vanno a finire, e come sono utilizzati, i flussi finanziari derivanti dal business illegale dello smaltimento dei rifiuti tossici. Vogliamo conoscere in quali settori dell’economia fluiscono i denari sporchi. La Direzione Investigativa Antimafia, in un rapporto del 2007, denunciava “un rapporto collusivo tra gruppi camorristi ed imprenditoria inquinata, che si riverbera in un vasto spettro di condotte delittuose, orientate specialmente alla gestione illecita di subappalti e di forniture nel contesto dell’edilizia, del movimento terra e del calcestruzzo.”
Vogliamo sapere ora i nomi e i cognomi delle imprese aretine finanziate con soldi della camorra, l’entità del danno economico compreso quello alle imprese sane che sono la struttura portante della nostra economia. Chiediamo anche che vi sia un forte impegno delle amministrazioni locali nella vigilanza antimafia e per far nascere, soprattutto nei giovani, una vera cultura di legalità, ed è necessario comprendere e far comprendere a tutti che la mafia è un fenomeno che ci tocca da vicino, che non è soltanto legata a certe regioni d’Italia. Chi continua a voler proseguire nella politica dello struzzo e del minimizzare i fatti sta commettendo un grave errore e non ha oggi più alcun alibi.

Federazione provinciale di Arezzo del PRC

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