Nella cornice di Palazzo Niccolini a Bibbiena, sede del locale Municipio, si è svolta la presentazione della Associazione “Antiche sementi del Casentino” che riunisce cittadini casentinesi ed imprenditori agricoli locali e che si prefigge di recuperare e valorizzare tipologie di colture – in particolare cereali – già presenti nella vallata e pressoché scomparse nel tempo.
Per evitare di collocare l’iniziativa nel quadro delle innumerevoli, per quanto inutili, attività dal sapore nostalgico e un po’ bucolico, il Presidente Gabriele Conticini è subito entrato nel cuore del problema affermando che “solo con prodotti di elevata qualità si può garantire sia un concreto miglioramento delle condizione di salute dei Consumatori sia la sopravvivenza delle aziende locali e quindi il tema della salvaguardia delle risorse genetiche autoctone è condizione essenziale per la tutela della Partendo dalla costatazione che fino alla metà del secolo scorso tutta la Valle presentava coltivazioni cerealicole di diverse varietà, sicuramente idonee al tipo di clima e di terreno e che distanza di qualche decennio le zone coltivate si sono drasticamente ridotte e le sementi utilizzate si sono omologate a quelle usate per le coltivazioni estensive, Conticini ha notato come lo studio sui cereali – seppur effettuato in ambito regionale – non sviluppi una analisi di dettaglio sul Casentino.
Da qui l’esigenza di proporre al territorio un interlocutore – l’Associazione – che posa contribuire, in sinergia con altri soggetti, a promuovere e valorizzare i cereali già coltivati in Casentino, a salvaguardare le modalità di produzione e confezionamento di tali produzioni redigendo un apposito disciplinare che impegni i produttori, a valorizzare i prodotti alimentari che si basano sull’uso di queste «materie prime», a organizzare occasioni di incontro e formazione aperti a quanti desiderano approfondire sia gli aspetti legati alla produzione sia quelli inerenti al consumo. Attività queste peraltro in perfetta sintonia anche con l’articolato quadro legislativo in materia.
Il Presidente di “Antiche sementi del Casentino” non ha mancato poi di analizzare nel dettaglio le attività con i diversi interlocutori iniziando ovviamente dalle Istituzioni alle quali ha chiesto di lavorare insieme per produrre uno studio su quali delle sementi censite negli appositi repertori regionali si confacciano con il territorio casentinese o da esso provengano. Ha inoltre lanciato l’idea di attivarsi per non disperdere quanto resta del patrimonio di conoscenza dei “vecchi coltivatori” attraverso un accurato censimento e una adeguata classificazione. Ha rivolto poi un invito alle Istituzioni perché si impegnino a studiare modalità per incentivare le aziende agricole del territorio che attuano coltivazioni sperimentali con tali sementi.
Parlando poi del contributo che possono offrire i produttori li ha invitati a realizzare progetti di filiera integrati che possano anche ricevere il sostegno finanziario pubblico, a favorire una catena di distribuzione «corta» impegnandosi, ove possibile, nella vendita diretta e ad aderire a meccanismi di controllo volontario che garantiscano il consumatore dal commercio sia di prodotti non effettivamente coltivati in Casentino sia di quelli trasformati che non riportano in etichetta l’esatta composizione/provenienza degli ingredienti utilizzati.
Un’attenzione particolare è stata poi rivolta ai Cittadini: l’Associazione pensa di supportare chiunque voglia divenire un consumatore consapevole, di dar vita ad una rete utile a reperire materiale, attrezzi e conoscenze legate all’utilizzo di «antiche sementi», di attivare un osservatorio informale diffuso sul territorio che consenta di monitorare la corretta distribuzione di questi prodotti ed infine di promuovere, anche attraverso borse di studio e premi, la ricerca su questi temi, in particolare tra i Giovani.
Conticini ha poi concluso con l’auspicio che “l’incontro di oggi possa essere la prima tappa di un percorso lungo e fruttuoso”, manifestando la speranza di poter contribuire a diffondere l’idea che “anche nell’epoca dei mercati globali si può recuperare – senza nostalgia e senza velleità di fermare il tempo – una qualità alimentare, e quindi di vita, attraverso le produzioni di eccellenza”.
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