di Francesco Benucci – La memoria, nella sua accezione storica, affonda le radici nel passato per parlare alle generazioni future e lo fa con i propri codici: linguaggio, tempi, rituali, ciascun aspetto conferisce vigoria ed efficacia al messaggio. Se poi il menzionato messaggio viene affidato alla voce, agli sguardi e alle emozioni dei testimoni, allora le parole della memoria sono destinate a lasciare un segno, importante e duraturo, nell’ascoltatore.
Anche a questo devono aver pensato Alessandra Fochi e Gabriella Bergamaschi, quando hanno intrapreso un progetto, “Ricordi d’infanzia nella tempesta della guerra”, finalizzato alla raccolta e alla condivisione delle dichiarazioni di chi era bambino a Stia e a Pratovecchio durante la Seconda guerra mondiale, incluso chi è sopravvissuto al dramma della strage di Vallucciole, avvenuta il 13 aprile 1944, con il tragico bilancio di 109 caduti per mano delle truppe tedesche della Divisione “Hermann Goering”. Ci rivolgiamo proprio alle due artefici dell’iniziativa, per illustrare un percorso che, passo dopo passo, muove le coscienze in direzione della memoria e della consapevolezza del valore irrinunciabile di cui si fanno portatrici la pace e la libertà.
Come è nata l’idea? «Il progetto ha preso inizio lo scorso anno su proposta della precedente Amministrazione comunale. In occasione dell’Ottantesimo dalla strage di Vallucciole e dalla liberazione dei paesi di Stia e Pratovecchio, avvenuta nel settembre 1944, il Sindaco Nicolò Caleri invitò la cittadinanza a collaborare alla realizzazione di varie iniziative volte a commemorare tali eventi e tra le altre attività prese in esame ci fu anche quella di realizzare una ricerca finalizzata a ricostruire quanto avvenne nei nostri due paesi durante il secondo conflitto mondiale attraverso le testimonianze di chi allora era bambino. Noi fummo subito non solo disponibili, ma anche entusiaste ad intraprendere questa indagine, nella convinzione che chi rimane di quei bambini di allora, oggi persone anziane, possa offrire uno sguardo inedito sulle vicende. Ha preso così inizio un lavoro che è stato lungo e non sempre semplice, ma anche entusiasmante perché abbiamo incontrato tanta disponibilità nelle persone che abbiamo intervistato e sono emerse informazioni veramente interessanti».
Come è stato possibile rintracciare le persone da intervistare? «Per quanto riguarda gli abitanti di Stia e Pratovecchio è stato abbastanza semplice, in quanto conosciamo diverse persone che immaginavamo potessero essere un buon punto di partenza perché sono notoriamente la “memoria storica” dei due paesi e le aspettative non sono affatto andate deluse, anzi parlando con loro sono venuti fuori anche i nomi di altre persone da rintracciare, anch’esse depositarie di tante notizie, storie, eventi. Mettendo insieme i loro racconti si possono veramente ricostruire tutti i fatti più significativi degli anni di guerra nei due paesi e l’idea sarebbe quella di proseguire nel lavoro intrapreso attraverso una rielaborazione scritta delle numerosissime informazioni raccolte. Più complesso risultava individuare chi potessero essere i bambini di Vallucciole ai tempi della strage e pertanto abbiamo pensato di effettuare una ricerca nell’archivio scolastico con la speranza di trovare qualcosa relativo alla scuola di Vallucciole, che per l’esattezza si trovava a Serelli in una stanza messa a disposizione dalla famiglia di Rutilio Trenti, e che accoglieva tutti i bambini della zona: Molin di Bucchio, Serelli, Vallucciole, Monte di Gianni, Moiano, Santa Maria (ancora la scuola di S, Maria non esisteva) e quindi di tutta l’area interessata dalla strage.
Grazie alla disponibilità del Dirigente Scolastico Maurizio Librizzi, abbiamo potuto consultare tutti i registri del periodo della guerra, che sono fortunatamente conservati in ottime condizioni, e partendo da questi abbiamo censito la popolazione scolastica di quel periodo e cercato di individuare chi è ancora vivo, purtroppo non molti, perché alcuni uccisi appunto il 13 aprile 1944, altri morti nel corso del tempo perché di anni ne sono passati tanti. Le persone ancora vive che siamo riuscite a rintracciare si sono però dimostrate molto disponibili a raccontare quanto hanno visto, subito, vissuto, provato e sono emerse tante informazioni veramente preziose che riguardano anche chi ormai non c’è più ma è ancora ben vivo nella memoria: i loro fratellini e sorelline, compagni di scuola, familiari e conoscenti. Ne è derivato un racconto vivo, drammatico e commovente di quell’orribile eccidio ricostruito da chi ne è stato diretto testimone e ne ha vissuto le terribili conseguenze».
Qual è il valore di questa ricerca? «A primo impatto potrebbe apparire un lavoro inutile o fine a se stesso, perché a 80 anni dai terribili eventi che precedettero la liberazione del nostro Paese dall’oppressione nazifascista, la fine dell’occupazione tedesca e la conclusione del secondo conflitto mondiale, può sembrare che la distanza temporale abbia ormai consentito di tutto conoscere, tutto indagare e tutto chiarire. E questo può valere anche (e forse in particolare) per gli avvenimenti drammatici che sconvolsero il paese di Stia nella primavera del 1944 con la sequenza di orrori perpetrati a Vallucciole, Molin di Bucchio, Serelli, Moiano, Giuncheto, Monte di Gianni, Santa Maria, perché, bisogna precisare, si parla di strage di Vallucciole, ma in realtà l’eccidio interessò non solo la frazione omonima, ma tutte le località limitrofe. In effetti dopo una prima fase in cui forse per dolore, forse per paura, per bisogno di rimozione è prevalso il silenzio e la tendenza a dimenticare, molto è stato indagato, scritto, riferito, documentato; tuttavia rimaneva ancora uno spazio, un vuoto che ci pareva meritevole di essere colmato e cioè la percezione che di quanto stava accadendo (e non solo in relazione alla strage di Vallucciole, ma più in generale sulla guerra, sulla presenza tedesca, sul sistema fascista) possono aver avuto coloro che all’epoca erano ancora bambini o ragazzi, spettatori, loro malgrado, di eventi destinati a passare dalla cronaca alla Storia. I bambini che mai sono stati intervistati, proprio perché erano piccoli, ma che, come tengono a precisare, si ricordano molto bene quello che accadde, i bambini che sono sempre le principali vittime incolpevoli della follia della guerra, come purtroppo anche eventi attuali ci stanno drammaticamente dimostrando. Per questo abbiamo voluto raccoglierne i ricordi, nella convinzione che le loro voci rappresentino un patrimonio prezioso di memoria storica che merita di essere salvato dal rischio di andare perduto per sempre.
Attraverso i loro racconti possiamo rivivere i bombardamenti, visti con occhi ingenui, gli sfollamenti, il minamento di entrambi i paesi, le distruzioni, le fughe improvvisate, gli orrori delle stragi, le paure, le morti, le privazioni, ma anche la straordinaria capacità di resilienza e la volontà di rinascita. E questi racconti li possiamo sentire dalla loro viva voce perché la nuova Amministrazione comunale, che, attraverso il consigliere con delega alla memoria storica, Elena Trenti, ha in pieno condiviso il lavoro intrapreso e ne ha promosso il completamento, ha deciso di divulgare tramite il sito del Comune le video-testimonianze che abbiamo raccolto (visibili al seguente link: https://www.comune.pratovecchiostia.ar.it/c051041/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/201).
Inoltre, in occasione dell’81° anno dalla strage di Vallucciole, ha anche organizzato un convegno in cui abbiamo potuto illustrare il lavoro svolto, con particolare attenzione ai fatti di Vallucciole, ricostruiti anche attraverso la drammatica esperienza di alcuni bambini sopravvissuti alla strage (ed oggi ultraottantenni), le cui testimonianze sono state contestualizzate, ascoltate ed illustrate. Momento di intensa partecipazione e grande apprezzamento, alla presenza di un pubblico numerosissimo, è stata la consegna di un attestato di ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato al lavoro di ricerca, rilasciando la loro testimonianza storica, in quanto “gesto di grande valore e di dedizione verso le generazioni future”».
E allora, nel ringraziare promotori, artefici e protagonisti dell’iniziativa, non possiamo che invitarvi ad ascoltare le suddette testimonianze, dando valore a tutto ciò che esse trasmettono, affinché le parole della memoria possano tradursi in un futuro che, dagli orrori del passato, ha tratto lezioni di pace, umanità, libertà e consapevolezza.