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sabato, 27 Luglio 2024

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Ragazze/i che fanno la differenza!

di Sefora Giovannetti – Questo mese ci siamo interessati all’iniziativa intrapresa dal Liceo “Galileo Galilei” di Poppi in merito all’esondazione del fiume Bisenzio del 2 novembre. Siamo rimasti molto colpiti dal fatto che i ragazzi abbiano preso l’iniziativa di partecipare ai soccorsi in atto nella zona di Campi. Abbiamo chiesto un appuntamento alla dirigente Batini che si è dimostrata molto disponibile e ci ha fornito l’occasione per poter effettuare un’intervista. Siamo capitati al Liceo lunedì mattina dove ci aspettava e ci ha accolti in modo caloroso il professor Amodei, per questo lo ringraziamo. Abbiamo chiesto di poter parlare con le ragazze della quarta Liceo Scienze Umane che hanno partecipato all’evento.

Le studentesse sono: Michela Balosin, Eva Goretti, Elisa Rizzo, alle quali va aggiunta Agnese Vannini che, pur avendo partecipato all’uscita, lunedì era assente. Le studentesse hanno risposto alle nostre domande in modo cortese ed intelligente, riportando non solo le loro opinioni ma anche quelle degli altri quaranta ragazzi che hanno partecipato. Per questo ringraziamo anche loro.

Da cosa è nata l’iniziativa di partecipare agli aiuti? «Quando siamo venute a conoscenza della situazione intorno a Firenze, abbiamo percepito questo evento come “nostro”. Avevamo assistito anche alle sciagure accadute in Romagna, anche di quelle eravamo rimaste colpite ma, in questo caso, il fatto ci ha coinvolte direttamente, Campi è davvero vicino al Casentino. In fondo questo cataclisma poteva benissimo interessare noi. Per questo motivo siamo partite convinte di ciò che volevamo fare. Appena arrivate sul luogo la protezione civile ha smistato i compiti da svolgere, alcuni sono rimasti in un Parco a pulire il fango, altri sono stati mandati in una palestra a pulire gli attrezzi».

Cos’è che vi ha spinto a fare questa esperienza? «Ci ha spinto il senso di solidarietà nei confronti di altre persone. Ho pensato che se io mi fossi trovata nella stessa situazione, avrei desiderato avere degli aiuti. È stato molto triste soccorrere chi era costretto a liberarsi di oggetti quotidiani, oggetti che troviamo anche nelle nostre case e che fanno parte della vita comune di ognuno di noi».

Siete rimaste soddisfatte del vostro operato? «Si. È stata un’occasione per aiutare in modo diretto e pratico i cittadini di Campi, in più, possiamo dire senza ombra di dubbio, che è servita anche ad aiutare noi stesse, nel senso che ci ha fatto crescere e maturare. Queste occasioni aiutano i ragazzi a fare un passo avanti, a strutturare una propria moralità. Abbiamo capito che queste situazioni possono accadere a tutti, nessuno escluso, quindi la solidarietà è importantissima».

Come era la condizione del luogo quando siete arrivate? «Le condizioni del parco erano abbastanza disastrate. C’erano tanti detriti e non è stato facile ripulire. C’erano pezzi di vetro, oggetti personali e addirittura pezzi di asfalto che la forza dell’acqua aveva staccato. Le strade erano tendenzialmente agibili anche se di fronte alle case abbiamo visto ammassi di oggetti quotidiani ed elettrodomestici. Questo ci ha sconfortate molto, poiché i mobili, le televisioni ecc… non sono solo oggetti, ma pezzi di vita».

Siete state colpite da alcuni personaggi o da situazioni particolari che avete vissuto? «Beh, forse chi ci ha colpito maggiormente sono stati gli uomini della protezione civile. Ci hanno accolto davvero in modo caloroso, non ce lo aspettavamo. Ci hanno dato da mangiare e offerto da bere. Non credevamo che avrebbero potuto avere questa attenzione per noi, soprattutto in un momento in cui la situazione del loro paese era davvero così critica».

Rifareste questa esperienza? «Sicuramente si, perché, come abbiamo detto, ci ha fatto crescere ed ha avuto un impatto emotivo importante su di noi. Sapevamo di dover andare in questo luogo per fare qualcosa di serio, qualcosa che avrebbe aiutato gli altri però, non avendo mai fatto una cosa del genere, non avevamo idea a cosa andavamo incontro. Ma siamo rimaste piacevolmente colpite. È stato un momento non leggero, non tanto da punto di vista fisico, quanto emotivo».

Consiglieresti questa esperienza a qualche tuo amico? «Sì, sicuramente. Molti nostri amici non capivano di cosa si trattasse, l’unico modo per comprenderlo è sicuramente quello di farne esperienza. Quindi sì, adesso coinvolgeremmo più persone».

Per i ragazzi della vostra età è importante la parola solidarietà? «Secondo me è molto importante, spesso le persone si sentono sole. Ognuno pensa a se stesso ed è proprio in questi momenti che è importante sentirsi parte di un gruppo. Troppo spesso i giovani vengono definiti superficiali, ma oggi abbiamo dimostrato che non è così. Questa iniziativa è partita proprio da noi, l’abbiamo portata avanti con determinazione, siamo noi che possiamo fare la differenza».

SCUOLA SOCIETA’ sognando futuri possibili è una rubrica a cura di Sefora Giovannetti e Mauro Meschini

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