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venerdì, 29 Marzo 2024

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Un casentinese martire delle Fosse Ardeatine

di Francesco Martini – Oltre ad Antonio Mangioni, falegname aretino, all’epoca trasferitosi a Civitavecchia e catturato in un rastrellamento, che fu uno degli aretini martire delle Fosse Ardeatine ove trovò la morte il 24 marzo 1944, c’è un altro aretino, che pare di origini casentinesi (la madre originaria di una frazione di Ortignano), che trovò la morte per mano del boia Priebke alle Fosse Ardeatine.
Si tratta di Mario Magri di cui, alcuni anni fa, da Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Arezzo, ebbi a consultare nei nostri registri la trascrizione dell’Atto di Morte. “Causa di morte: esplosione della scatola cranica causata da colpo d’arma da fuoco”. La cosa mi turbò e decisi di fare alcune ricerche su questo povero giovane.
Mario Magri nacque ad Arezzo il 17.4.1897. Qui frequentò scuole elementari e medie e poi lo ritrovai studente del Liceo Classico “F. Petrarca”. Giovanissimo andò volontario alla guerra 1915-18 e si distinse per valore arrivando al grado di maggiore di artiglieria. Fu ferito due volte e compì imprese eroiche tanto da guadagnare una medaglia d’argento ed una di bronzo oltre ad una Croce di guerra.
Finita la guerra il nostro seguì il poeta- soldato Gabriele D’Annunzio nella impresa di Fiume e di D’Annunzio divenne Aiutante di Campo. Per il suo comportamento eroico ebbe a conseguire una medaglia d’oro al valor militare e D’Annunzio stesso disse di lui “ …egli guida gran parte di audacissime imprese militari, è uomo che osa l’inosabile…”
Finita l’esperienza di Fiume andò in Marocco e partecipò, come comandante dell’artiglieria, alla guerra d’indipendenza del sultano Locale contro la Spagna.
Da sempre in massoneria manifestò il suo ideale democratico-radicale e tornato in Italia manifestò clamorosamente il suo odio verso il fascismo e la milizia fascista lo arrestò e lo inviò al confino. Mario Magri è l’antifascista che ha passato al confino il periodo più lungo: ben 17 anni. In tutti questi anni conobbe molte isole di confino e subì ogni sorta di violenza ed angheria da parte dei fascisti. Si Racconta che a Lipari, ove conobbe la giovane Rita Parisi che poi sposò, quando andò dal sarto per provare il vestito da sposo fu costretto a provare il vestito fuori, nel marciapiede antistante il negozio del sarto (ai confinati era proibito entrare all’interno dei negozi).
Dopo il 25 Luglio 1943 (caduta del fascismo) rientrò a Roma e si dette molto da fare nelle file della Resistenza; ma un delatore lo denunciò alla polizia nazifascista (gli anglo-americani non avevano ancora liberato Roma) e venne di nuovo arrestato e condotto nella casa degli orrori di Via Tasso. Torturato e insultato non si piegò ai suoi aguzzini.
Venne prelevato dagli sgherri di Priebke il 23 marzo 1944 ed il giorno dopo venne fucilato insieme agli altri 344 martiri delle Fosse Ardeatine.
Un eroico antifascista che meriterebbe maggiore attenzione da parte delle istituzioni.

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