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venerdì, 19 Aprile 2024

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Aree interne, occasione di rilancio

di Francesco Meola – Il convegno dal titolo “Ambiente, economia, coesione: le nuove opportunità per le Aree interne”, ha riacceso l’attenzione dell’opinione pubblica e degli addetti ai lavori sulla tematica in questione.

L’incontro, promosso dall’Unione dei Comuni Montani del Casentino insieme al Comune di Poppi, ha avuto luogo agli inizi dello scorso mese e ha riscontrato un grande apprezzamento, coinvolgendo studiosi nazionali, amministratori regionali e locali che hanno discusso del ruolo delle aree interne nella fase attuale, dei temi delle diseguaglianze, della coesione sociale e delle potenzialità economiche esistenti.

Nel corso della due giorni sono state analizzate le caratteristiche delle aree interne della Toscana e la progettazione attuale nelle tre aree di Strategia Nazionale Aree Interne ad oggi riconosciute (tra le quali quella del Casentino, n.d.r.), riportando anche alcuni esempi di come simili tematiche siano state affrontate in altri contesti nazionali.
Ma cosa si intende in concreto per strategia nazionale per le aree interne (anche nota come SNAI, n.d.r.)?

Per comprendere meglio l’argomento è giusto partire dalle sue origini. La strategia in oggetto, è una politica nata nel 2013 su input dell’Agenzia per la coesione territoriale e dell’allora ministro Fabrizio Barca, e mira alla riattivazione delle aree e municipalità remote del Paese. Essa dispone una classificazione dei comuni in base alla distanza dai servizi pubblici considerati essenziali, proponendo nel contempo una serie di azioni volte a contrastare i fenomeni di declino demografico e di marginalizzazione territoriale.

Per la definizione delle aree interne, viene considerato come indicatore il grado di accessibilità per i cittadini di uno specifico comune ai servizi pubblici principali, calcolando la vicinanza alle strutture della sanità pubblica, la possibilità di accedere facilmente all’istruzione secondaria e la prossimità alle infrastrutture dedicate alla mobilità.

Sulla scorta di questi dati, quindi, il documento propone una classificazione di tutti i comuni italiani. In prima istanza SNAI classifica i comuni in base alla presenza o meno di servizi pubblici e infrastrutture essenziali. Questi territori, definiti come centri di offerta dei servizi, devono infatti possedere almeno un ospedale DEA di primo livello, l’intera offerta scolastica secondaria e una stazione ferroviaria di categoria Silver.

Le realtà non rientranti in questa categoria, invece, vengono classificate sulla base del tempo di percorrenza che un residente deve effettuare per raggiungere il centro di offerta dei servizi più vicino. Da questo parametro SNAI riconosce: aree di cintura (tempo di percorrenza inferiore ai 20 minuti); aree intermedie (tempo di percorrenza tra 20 e 40 minuti); aree periferiche (tempo di percorrenza tra i 40 e i 75 minuti) e aree ultra-periferiche (con tempo di percorrenza superiore ai 75 minuti).

La maggioranza delle aree interne si concentra nei territori montani, ossia quelli che tendenzialmente sono maggiormente soggetti allo spopolamento e vittime di una mancanza di servizi base per i cittadini ma che, allo stesso tempo, possiedono una disponibilità elevata di risorse, sia di carattere ambientale che culturale.

È il caso, tra le altre, anche di molte zone della Toscana. Nella nostra regione, infatti, circa il 30% della popolazione vive nelle aree interne, per un totale di oltre un milione di abitanti. Si tratta di luoghi considerati perlopiù marginali ma che oggi, grazie al PNRR e ai fondi strutturali, possono aspirare a un rilancio, come ad esempio nel caso di Poppi, che mira ad intercettare risorse importanti per riconsegnare alla comunità locale l’ex Onpi: «Secondo il piano di rigenerazione urbana promossa dal Comune l’area dovrebbe diventare un complesso multifunzionale dedicato a dare risposte alla collettività, in particolar modo alle necessità degli anziani, dei giovani e degli studenti, nonché favorire lo scambio di esperienze, culture e servizi – annuncia l’assessore alla Pubblica istruzione e al Sociale, Giovanna Tizzi, che spiega: – Tra le attività ipotizzate nel progetto, è prevista la realizzazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica ma anche di spazi di co-working dedicati a terzo settore, associazioni, operatori sociali, laboratori artistici, una caffetteria letteraria con biblioteca e ristorante multietnico e spazi con finalità ricreative e museali».

«La strategia nazionale per le aree interne è un’occasione da non perdere ed è compito dei comuni sfruttarla al meglio, intercettando i flussi economici utili alla realizzazione delle opere che possano rilanciare i territori, – osserva il sindaco di Poppi, Carlo Toni, che aggiunge: – Per quanto riguarda la comunità che rappresento, spero di poter realizzare quanti più progetti possibile, come quello di ampliare l’offerta scolastica. Un obiettivo, questo, che darebbe ai giovani del posto un motivo in più per non dover spostare altrove la propria residenza; ma penso anche al turismo, un settore che, se potenziato, in futuro potrà svolgere da deterrente allo spopolamento che purtroppo, nel tempo, ha colpito un po’ tutto il Casentino. Per non parlare delle strutture sanitarie.

Si pensi a cosa potrebbe diventare la nostra vallata se si riuscisse a potenziare l’ospedale. Il nostro obiettivo deve essere quello di innalzare a tutti i costi la qualità dei servizi. A tal proposito, invece, siamo ancora piuttosto indietro; bisogna essere più concreti. La chiave sta nell’incrementare i servizi alla persona e saperli garantire nel tempo. Intercettare dei fondi tanto per recuperare delle strutture non ha senso se dietro non vi è un progettualità a lungo termine. Per questo bisogna essere capaci di trasformare i problemi in opportunità, proprio come puntiamo a fare noi, come comune di Poppi, con l’ex Onpi».

Leggi anche il nostro articolo: Ex Onpi; una «sfida coraggiosa» quanto inutile

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