Questa la domanda che in molti si pongono ormai da alcuni mesi. Finalmente dalle ore 21:00 di sabato 19 ottobre al Teatro Dovizi di Bibbiena sarà possibile scoprirlo!
Proseguono infatti questo fine settimana gli spettacoli della rassegna “APPUNTAMENTI D’AUTUNNO” al Teatro Dovizi con uno degli eventi più attesi della stagione, la prima rappresentazione in provincia di Arezzo della nuovissima produzione di Teatro Serale della Compagnia NATA.
Da mesi il web è stato invaso da fotografie di decine di persone, più o meno note, immortalate mentre indossano la famosa e misteriosa maglietta con scritto “IO SONO EMANUELE MIRIATI”. Ma chi è questo Emanuele Miriati?
“ESSERE E MANUELE MIRIATI” è il titolo dello spettacolo ideato, scritto e interpretato da Riccardo Goretti e coprodotto dalla compagnia teatrale NATA e dal prestigioso festival Armunia, uno spettacolo frutto di un lungo percorso di crescita artistica e di intense esperienze personali, seconda tappa di una trilogia sulle “Vite Straordinarie” che Goretti ha inaugurato la scorsa stagione con il suo “Annunziata detta Nancy”.
Nello spettacolo di Sabato sera scopriremo così la storia e la vita di Emanuele, una persona reale, un uomo semplice quanto profondo, un operaio della provincia pratese, terrigno, disperato, squattrinato, capace (quasi suo malgrado) di profonde analisi sociali ed esistenziali.
Queste le parole del giovane attore toscano riguardo a proprio spettacolo:”…compito dell’artista dovrebbe essere il trattare di ciò che lo colpisce a livello profondo. Di ciò che ha contribuito a formare la sua visione delle cose. Di ciò che ha scosso le sue convinzioni pregresse. Di ciò che può aiutare il fruitore dell’opera a comprendere un punto di vista diverso. Di ciò che trova, semplicemente, bello ed interessante a più livelli. Nessuno avrà obiezioni, dunque, se in questo spettacolo io parlerò di Emanuele Miriati.”
Per Goretti, Miriati è un po’ il suo personale “Cioni Mario di Gaspare Fu Giulia”, il personaggio ideato nel 1975 dalla coppia Benigni/Bertolucci, e protagonista del film culto “Berlinguer ti voglio bene”, un vero e proprio punto e a capo sull’esame della condizione di vita del proletariato in Italia. Miriati vuole essere per il 2013 quello che Cioni Mario fu nel ’75: non che questo basti. Nè per lo spettacolo, né per la vita. Infatti c’è di più. C’è la gioia, la rabbia, l’impulisività, l’amicizia, la morte, la generosità, “un senso di inappagamento non costante ma presente”.
“All’interno del mio personale percorso artistico” – prosegue Goretti – “Essere Emanuele Miriati” arriva dopo Gli Omini e dopo “Annunziata Detta Nancy”. Con Gli Omini ho intervistato e ho indagato, per sei anni, l’animo umano in lungo e in largo per l’Italia. In maniera compulsiva, affamata, sparando nel mucchio. Ma imparando a rimettere in scena quello che mi interessava delle risposte che mi venivano date. Ho imparato a suonare il mio strumento teatrale.
Con “Nancy” ho iniziato a comporre, ho usato lo strumento su di me e sulla mia famiglia. Ho vibrato, forse per la prima volta. Con “Essere Emanuele Miriati” vorrei iniziare a sperimentare. Esplorare le possibilità espressive del mio strumento grazie allo spunto di base fornitomi da una persona che, realmente, in poco più di un anno ha cambiato il mio modo di vedere le cose.”
In scena, sul palco del Dovizi ci sarà solo l’attore, cioè solo Emanuele, e un mucchio di terra. Evidentemente una tomba. Un morto da poco. Una presenza muta e ingombrante. Emanuele parla con la terra, col suo caro che non c’è più. E, a poco a poco, si apre. Racconta al morto esperienze e sensazioni che non racconterebbe mai ai vivi. Insieme a lui, prendono la parola, di quando in quando, suo padre, figura distante e quasi mitologica come in ogni famiglia proletaria di provincia (specialmente se toscana) che si rispetti, Taylla, una trans brasiliana che si è disperatamente innamorata del nostro protagonista, e Luftar, collega operaio precario a sua volta, albanese, “banalmente” arrivato fin qua col gommone. Insieme tratteggiano il quadro complessivo, senza paure, senza ipocrisie, senza peli sulla lingua. Perché, per dirla con le parole di Emanuele “Anche NON mandare affanculo chi se lo merita vol dire essere poco puliti!”.
La serata successiva, Domenica 20, alle ore 21:00, al Teatro Dovizi andrà invece in scena un fuori programma, lo spettacolo “COME FAR LA FRANCA – Omaggio a Franca Valeri” inizialmente previsto per lo scorso fine settimana.
Inizio spettacolo: ore 21:00
Ingresso: 10 €
Per info e prenotazioni: 335 1980509
nata@nata.it