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sabato, 4 Maggio 2024

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«I giovani di oggi hanno perso la fiducia nei meccanismi della politica…»

Intervista al nuovo Segretario Generale SPI CGIL del Casentino, Fiorenzo Pistolesi, già sindaco di Ortignano Raggiolo e da molti anni impegnato sulla scena politica e amministrativa della valle.

Come viene percepita oggi una organizzazione sindacale da parte della gente e degli stessi lavoratori? «Oggi la fabbrica non è più quella di un tempo. Sono diversi i delicati meccanismi che la regolano come l’orario di lavoro, il potere direttivo, la gerarchia piramidale ed anche la possibilità di poter lavorare da remoto, collegato ad un dispositivo mobile. Sono cambiate le condizioni di mercato e le divisioni del lavoro su scala globale. Se in precedenza la “classe operaia” della fabbrica costituiva l’elemento identitario e culturale, oggi i lavoratori si sentono fuori dalla “classe”. Ecco quindi le nuove sfide che il Sindacato deve affrontare con la massima urgenza: promuovere la formazione dell’attuale forza lavoro, rendere possibile una nuova interazione tra uomo e macchina, promuovere la conversione delle competenze professionali valutate rapidamente (hard skills) in competenze ispirate alla personalità individuale e la capacità di vivere ed operare all’interno di un gruppo (soft skills). Inoltre il Sindacato è chiamato a rimodulare gli attuali contratti collettivi che difficilmente sono compatibili con la frammentazione delle attività svolte all’interno della stessa azienda. Infine la sfida del Sindacato sarà anche quella di rimodulare il linguaggio per parlare alle persone che ricoprono nuove figure, quali ad esempio ingegneri, tecnici e laureati nelle discipline scientifiche con un grado di specializzazione diverso da quello dei lavoratori del trentennio passato. Dobbiamo continuare a rappresentare un lavoro che vive cambiamenti velocissimi, stipulando accordi e rinnovando contratti, ma svolgendo anche un ruolo politico per affermare un nuovo modello sociale.»

I giovani di oggi: come si possono identificare le loro motivazioni nei riguardi della politica e delle amministrazioni pubbliche? «I giovani di oggi hanno perso la fiducia nei meccanismi della politica, ed anche del sindacato. Hanno perso la fiducia in una classe dirigente che vede solo il contingente, il presente, il proprio piccolo mondo circostante e non pensa in grande allo sviluppo, all’economia, alla trasformazione sociale e culturale, al coinvolgimento partecipativo, alle emergenze individuali e collettive. Mancano le motivazioni e per questo i giovani fuggono dalla scuola e dall’università, si rinchiudono in famiglia dando luogo a quella cosiddetta “adolescenza prolungata”. Credo che la colpa maggiore di tutto questo sia da attribuire alla nostra attuale dirigenza politica che conserva e preserva se stessa con scarsa apertura alle nuove generazioni, una classe politica che perpetua nei ruoli e nei compiti sempre gli stessi nominati dall’alto. Manca una attenta valutazione degli individui che si propongono per ricoprire cariche di responsabilità. Si richiede soprattutto la assoluta obbedienza ai capi, che ha portato in questi ultimi decenni ad assurgere ai comandi i più efferati soggetti animati solo di protagonismo, revisionismo e sovranismo inconcludente. Quindi per superare questo impasse dovrebbe soprattutto cambiare la politica ed i suoi protagonisti. Inoltre sarebbe necessario un maggior rispetto degli interessi e dei bisogni della persona, della sua autonomia. Dovremmo aiutare ed incentivare i giovani a rafforzare i propri valori etici di riferimento. Insegnare, anche con l’esempio concreto, che l’interesse pubblico è sempre prevalente rispetto a quello individuale. Mi auspico che l’impegno dei giovani in politica e nelle istituzioni pubbliche possa essere riconquistato, perché rappresentano il nostro futuro e quello delle istituzioni.»

Quali sono i problemi maggiori che deve affrontare la nostra vallata per adeguarsi al cambiamento e per sviluppare le sue potenzialità? «Solo con l’impegno di tutti potremmo uscire dall’isolazionismo strutturale che attanaglia il nostro territorio. Dovremmo combattere questa sorta di rassegnazione e torpore che si sono pericolosamente insinuati nel nostro tessuto sociale. Come Comunità aperta non possiamo assolutamente esimerci da questo impegno ed il Sindacato credo debba essere in prima linea in questa battaglia che deve essere combattuta e vinta. Il Sindacato possiede il vero sentore, gli umori, le rimostranze, le aspirazioni della nostra gente e le relative istanze. Una struttura sindacale come la nostra, radicata storicamente nel territorio, ha infatti il privilegio di poter rilevare costantemente il consenso ed il dissenso della gente rispetto ai problemi che si presentano in un territorio. Pur operando dall’esterno stiamo captando segnali molto pericolosi. I nostri rappresentanti istituzionali stanno offrendo un prodotto che, secondo me, non ha alcuna concreta prospettiva futura di successo. Non è possibile che, pur nel nostro piccolo contesto urbano casentinese formato da poco più di trentamila abitanti, non si possano ancora concepire progettualità e prospettive future elaborate in forma comunitaria ed avvalorate congiuntamente. La attuale frammentazione politica porta solo ad una visione settaria e frammentata delle prospettive che riguardano lo sviluppo futuro della nostra vallata. Adoperiamoci tutti assieme affinché il nostro amato Casentino possa esprimere tutte le opportunità che indiscutibilmente abbiamo l’onore di possedere e che siamo in grado di raggiungere. Tutti assieme possiamo farcela. Il Sindacato, sono convinto, è pronto a fare la sua parte.»

(a cura di Anna Franca Rinaldelli)

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