di Fiorenzo Rossetti – La particolare attitudine umana di raggiungere, frequentare e sfruttare ogni luogo della Terra è risaputa. Non esiste oramai nessun luogo al mondo che non abbia l’impronta (invadente) della cosiddetta civilizzazione. Eppure, all’interno del Parco delle Foreste Casentinesi, esistono aree precluse alla frequentazione umana. Si tratta delle Riserve Naturali Integrali, luoghi che comprendono aree di straordinario valore naturalistico, dove l’ambiente è preservato nella sua integrità. Queste zone all’interno del Parco sono quattro, definite «A», sono destinate alla salvaguardia degli equilibri biologici ed ambientali; quasi un esperimento per comprendere come “se la cava” la natura una volta lasciata (finalmente) a sé stessa.
Una di queste quattro aree riveste una particolare importanza (e imponenza): la Riserva Integrale di Sasso Fratino. La Riserva integrale, posizionata sul lato romagnolo del Parco (comuni di Bagno di Romagna e Santa Sofia), può essere definita una pietra miliare nel panorama della protezione della natura in Italia. Rappresenta la prima riserva integrale istituita in Italia, nel 1959 (grazie all’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali-A.S.F.D.), poi insignita del Diploma Europeo delle Aree Protette, nel 1985, e divenuta Patrimonio Unesco nel 2017.
Quasi 800 ettari di territorio che racchiude habitat forestali che vantano il primato di straordinarie condizioni di conservazione in Europa, in cui vegetano alberi grandiosi e plurisecolari (eccezionali le enormi faggete tra le più antiche dell’intera Europa, con quasi 500 anni di vita), in armonia con una natura che ha lo spazio, senza interferenza dell’uomo, di compiere l’intero ciclo vitale; nascita, sviluppo, morte e decomposizione, che poi è energia (nutrimento) per far ripartire la vita con giovani forme animali e vegetali.
Nel mese scorso si sono svolti i primi eventi celebrativi riferiti ai 40 anni dal Diploma europeo, con un convegno, promosso dal Ministero dell’Ambiente (era presente il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin), Carabinieri Forestali, Consiglio d’Europa, Monastero dei Camaldolesi e il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi. Sasso Fratino rappresenta il simbolo estremista della conservazione della natura.
Occorrono divieti severi, come il precludere l’accesso ad un territorio, per limitare l’invadenza umana e far rispettare le esigenze di delicati e importanti habitat naturali. Inoltre, l’area integrale inaccessibile ci fa comprendere anche qualcosa di più: il turismo non necessita obbligatoriamente di azioni che permettono di ficcare il naso ovunque per avere successo e indurre lavoro, guadagni e business.
Sasso Fratino genera un fascino enorme, concettualizza e concretizza nella mente delle persone il senso della wilderness, ed è questo che crea richiamo ed interesse turistico. Si può quindi dire che il paradosso di un’area naturale in cui non ci puoi mettere piede e che puoi solo vedere da lontano, genera un indotto turistico maggiore di altre aree in cui tutto è permesso e tollerato.
Si tratta quindi di un esempio particolarmente importante nel connubio protezione della natura e turismo, che deve far riflettere rispetto a quanto abbiamo vissuto con l’ultimo decennio di direzione politica al Parco nazionale delle Foreste Casentinesi.
L’ALTRO PARCO Sguardi oltre il crinale di Fiorenzo Rossetti