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venerdì, 2 Maggio 2025
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Chiusi della Verna: tra gnomi e magiche installazioni

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Anche quest’anno a Chiusi della Verna si respirerà una travolgente atmosfera natalizia grazie alle tante e divertenti iniziative in programma. Oltre agli ormai tradizionali mercatini di Natale, alla loro terza edizione, merita di dare una “sbirciatina” a due nuove iniziative: “Il Sentiero del Sorriso” e “Lo Gnomista”.

“Il Sentiero del sorriso”, un progetto ideato dagli artisti Fanette Cardinali e David Swift, e finanziato dal comune di Chiusi della Verna, ha coinvolto gli insegnanti e i ragazzi della scuola primaria, nell’ottica di recuperare la memoria storica dell’antica mulattiera che da Chiusi conduce tutt’oggi alla frazione della Rocca. I ragazzi sono stati coinvolti in un laboratorio creativo che ha portato alla realizzazione di una mappa tridimensionale del sentiero, e all’individuazione di punti strategici naturalistici dove ambientare delle story-telling animate dai ragazzi stessi.

In un secondo tempo i bambini hanno lavorato sia individualmente che in gruppo alla realizzazione delle storie ed hanno creato dei ” libri volanti”, in stile giapponese, la cui particolarità è di svilupparsi in lunghezza. Inoltre per arricchire i “luoghi strategici” del sentiero, sono stati realizzati artigianalmente in ceramica dei personaggi fantastici, e le figure protagoniste dei racconti.

Il progetto “Il Sentiero del Sorriso”, sarà presentato ufficialmente giovedì 21 dicembre presso la  biblioteca della scuola primaria di Chiusi della Verna, in cui bambini, grazie ad una installazione “pop-up”, rappresenteranno i loro racconti sia a voce che con la messa in scena di un teatro delle ombre. I giovani protagonisti, racconteranno il proprio territorio mettendo in evidenza anche tutte quelle persone che hanno lasciato un segno nel loro bagaglio di vita come l’incontro con il vecchio Romeo, rabdomante 93 enne di Chiusi della Verna.

Infine assolutamente da non perdere l’iniziativa “Lo Gnomista”, una curiosa e misteriosa esperienza di avvistamento dei rifugi degli gnomi!

Per info: www.prolocolaverna.it

www.comune.chiusi-della-verna.ar.it

 

La memoria del cinema Dante è patrimonio collettivo irripetibile

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Un Cinema che chiude è un patrimonio che se ne va. In quel nucleo fatto di emozioni sono raccolte le memorie di una Comunità che non chiudono e che nessuno potrà mai demolire. Nell’anno del memorabile film “Il Ciclone” molti di quei piccoli grandi Cinema erano luogo naturale di aggregazione, oggi i più sostituiti dai più grandi “multisala”. Tra quei Cinema ve ne era uno, il “Cinema Dante” di Ponte a Poppi (simbolo di quella indimenticabile generazione di Cinema) oggi in via di demolizione. Il Cinema Dante ha rappresentato il cuore pulsante della Comunità di Ponte a Poppi e del Casentino: Cinema, luogo di eventi prestigiosi come “Il Ponte d’Oro”, luogo di incontro per le scuole e per il pubblico. È nostra volontà adoperarci per salvare il suo patrimonio culturale. È una vecchia promessa fatta alla proprietà che desideriamo mantenere e che manterremo a tutti i costi. Perché i ricordi non restino solo ricordi. Ma si trasformino in opera.

VivArte Associazione Culturale Terre d’Arno – Il Presidente, Enrico Lettig

Obbligo vaccinale: l’assenza delle istituzioni

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Comunicato del Comitato Libera Scelta Casentino.

Il 17 novembre si è svolto al cinema Sole a Bibbiena il convegno sull’obbligo vaccinale a cui ha partecipato il Dott. Dario Miedico, medico legale con oltre 50 anni di esperienza sul campo, di fronte alla presenza di circa 100 persone.

Si è parlato di vaccini, dell’importanza che hanno avuto nella storia ed hanno tutt’ora, e si parlato anche degli effetti collaterali che, come tutti i medicinali, sono caratteristici anche di questi trattamenti sanitari, con reazioni avverse che possono essere leggere ma anche gravi, che possono arrecare danni permanenti ed anche la morte: i morti ed i danneggiati da vaccino esistono ed ignorarli è quanto di più ignobile si possa fare, centinaia di persone percepiscono tutt’oggi indennizzi dallo Stato proprio in virtù di leggi (prima fra tutte la 210 del ’92) che prevedono l’indennizzo per i danneggiati e i morti a causa delle vaccinazioni, e ci sono altre migliaia di domande e processi in corso.

E’ stato poi discusso il cosiddetto decreto Lorenzin che oltre ad aver introdotto per legge l’obbligo vaccinale ha, per la seconda volta nella storia, disposto l’allontanamento dei bambini dalle scuole: la prima volta fu opera dei nazifascisti con i bambini ebrei, ed anche allora fu tutto legale, a norma di legge dello Stato.

Un decreto che scientificamente non sta in piedi, basti pensare al fatto che i bimbi non vaccinati non possono entrare all’asilo mentre invece può entrare tutto il personale scolastico non vaccinato, oppure al fatto che a partire dai 6 anni il pagamento di una sanzione estingue l’obbligo vaccinale.

Un decreto preceduto da un’ampia campagna fatta di terrorismo psicologico e vere e proprie bufale dette più volte in diretta TV dal ministro Lorenzin, vedi le assurdità sulla contagiosità del tetano e le bugie sulle centinaia di morti a Londra a causa del morbillo, notizie del tutto infondate e inventate per diffondere il panico e farci accettare l’obbligo vaccinale.

Un decreto che vede le sue origini a Washington, alla Casa Bianca, quando nel 2014 in occasione del Global Healt Security Agenda, l’Italia ha ricevuto l’incarico da altre 40 nazioni ed è stata nominata capofila a livello mondiale per portare avanti nuove strategie e campagne vaccinali nel mondo. E così si spiega perché l’Italia è diventata il paese al mondo col maggior numero di vaccinazioni obbligatorie, dove si sta quindi  sperimentando una “nuova strategia” sulla pelle dei nostri figli.

Alla Casa Bianca oltre al ministro Lorenzin erano presenti l’allora presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Sergio Pecorelli, poi dimessosi a seguito delle accuse di conflitto d’interessi con le case farmaceutiche, e Ranieri Guerra (già membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Smith Kline finanziata dalla Glaxo Smith Kline, produttrice di vaccini) che di recente in qualità di dirigente del ministero della salute ha firmato tutti gli atti sui vaccini e su cui il Codacons ha presentato esposti sempre per analoghi conflitti d’interessi. Proprio una bella delegazione quella Italiana: un ministro bugiardo e 2 personaggi in odore di affari e coinvolti con le case farmaceutiche che producono vaccini.

Una siffatta legge di tale portata storica, dovrebbe vedere le istituzioni in prima linea quantomeno per informare e coinvolgere i cittadini ed invece, se tralasciamo le veline propagandistiche del governo, assistiamo ad un assurdo immobilismo.

Alla serata del 17 novembre erano stati invitati (tramite TV, stampa, email, raccomandate) Sindaci, dirigenti scolastici, rappresentanti della Asl: i cittadini erano presenti, le Istituzioni scandalosamente e colpevolmente assenti (ad accezione del Sindaco e dell’assessore all’istruzione di Chiusi della Verna).

I Sindaci sono doppiamente colpevoli in quanto, in veste di responsabili della salute dei loro cittadini, dovrebbero essere i primi ad organizzare momenti di informazione, invece non solo non li organizzano ma nemmeno si degnano di partecipare a quelli organizzati da genitori e cittadini preoccupati per la salute dei propri figli. Ai sindaci non interessa? Preferiscono rimanere nella loro ignoranza? Oppure obbediscono a precisi “ordini di scuderia”?

La Asl invece evita accuratamente il confronto con medici e scienziati che sono critici con l’attuale pratica vaccinale: è successo il 17 novembre a Bibbiena ed anche il giorno seguente a Montevarchi ad analoga iniziativa, anche lì cittadini presenti in massa ed istituzioni assenti. Purtroppo è così ovunque.

E i medici e i pediatri? Ci dicono che bisogna rivolgersi a loro per avere chiarimenti, ma si è instaurato un clima di censura, di inquisizione, in cui un medico che esprime dubbi e perplessità sulle attuali pratiche vaccinali rischia la radiazione e la perdita del posto di  lavoro. Eppure sono moltissimi i medici, scienziati, ricercatori, premi nobel in medicina, che hanno dubbi, ma di certo non sono messi nelle condizioni di potersi esprimere liberamente.

E’ bene anzi sapere che medici e pediatri sono incentivati economicamente a vaccinare: in Toscana, grazie ad un accordo regionale, prendono 15 Euro per ogni vaccinazione eseguita più altre svariate migliaia di euro al raggiungimento di determinate percentuali di copertura vaccinale tra i loro assistiti, e se si considera che gli assistiti possono essere a centinaia o migliaia siamo di fronte a potenziali grosse somme di denaro.  Più vaccinano e più guadagnano.

Ed è bene anche sapere che ci sono medici e pediatri che si permettono di ricusare i propri assistiti, magari proprio perchè hanno alcuni dubbi sulle vaccinazioni!

Vogliamo solo tutelare la salute dei nostri figli ed i nostri dubbi sono più che legittimi, basti pensare che solo a luglio, quindi proprio nel periodo di piena approvazione del decreto Lorenzin, una commissione parlamentare d’inchiesta che si è occupata della salute dei militari ha approvato una relazione in cui chiede che vengano prese specifiche precauzioni prima di eseguire le vaccinazioni: non più di 5 vaccinazioni, in fiale monodose, e precedute da specifiche analisi prevaccinali.

Perché solo per i militari si devono prendere precauzioni? Forse i neonati sono più robusti dei militari? E’ evidente che qualcosa non va.

In conclusione vogliamo ricordare che il decreto Lorenzin ha tradotto in obbligo solo una parte  delle raccomandazioni previste dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019, chi pensa che il Piano riguardi solo i bambini deve sapere che invece ben altro bolle in pentola, ci saranno vaccini per tutti: per “adolescenti”, soggetti “in età adulta”, “donne in età fertile”, “donne in gravidanza”, “soggetti oltre i 65anni” etc…  per ogni categoria “raccomandano” determinate vaccinazioni.

Tale Piano prevede espressamente di offrire le vaccinazioni ad ogni occasione utile, ad  esempio al momento del rinnovo della patente: no vaccino? No patente! Questo è quello che si potrebbe verificare, e la patente potrebbe non essere la cosa più importante a cui dover rinunciare se ci si oppone.

E se con altri decreti le raccomandazioni del Piano diventassero obbligatorie per tutti?

Non ci arrendiamo, continueremo a dar battaglia, tuteleremo la salute dei nostri figli.

Perchè dove c’è rischio deve esserci scelta! E noi vogliamo essere liberi di scegliere.

 

COMITATO LIBERA SCELTA CASENTINO

 

CONTATTI :   e-mail: liberasceltacasentino@gmail.com

Hanno ucciso il Casentino…

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Difficile trovare le parole per esprimere l’amarezza nel constatare il declino del Casentino. Manca troppo alle prossime elezioni comunali (2019), per non rischiare di perdere altri servizi e altre opportunità. Il non aver creato un obiettivo comune né una prospettiva di Casentino che verrà, ha fatto sì che i nostri sindaci adottassero la tattica del “ognuno fa per se” che ha portato ai risultati catastrofici in cui riversiamo.
Hanno pensato alle piccole cose che portano consensi immediati, mentre si sono “lasciati guidare” da altri nelle questioni importanti come sanità, rifiuti, acqua, trasporti, ecc.
Abbiamo un Unione dei Comuni che non funziona come dovrebbe, con sindaci come quello di Bibbiena e di Pratovecchio Stia (Bernardini e Caleri) che ne stanno fuori; una lotta fraticida che ha portato a due referendum diversi sulle fusioni; una politica del compromesso che ha avuto la faccia tosta di creare il fenomeno de la “Scozia libera” prima, e poi di fare tutto l’opposto come giustificare la richiesta di Lorenzoni di entrare nel PD, di dichiarare di fare le barricate per difendere il punto nascite e poi firmarne la chiusura.
Abbiamo assistito a silenzi imbarazzanti, ma anche a dichiarazioni altrettanto imbarazzanti … esattamente come l’ultima querelle Bernardini – Ducci.
Bernardini, adesso che ha perso la battaglia per le fusioni e che si ritrova solo (scaricato da Destra e Sinistra) torna a fare il paladino della giustizia e lo fa attaccando il sindaco di Talla e vicepresidente della Provincia di Arezzo, Eleonora Ducci (che si difende), sulla questione LFI. Questione che va avanti dal 2014, ma sulla quale tutti hanno taciuto fino ad adesso.

Il risultato è più o meno questo:
Bernardini: Non capisco come il sindaco Ducci possa avvallare la scelta della provincia di vendere le sue quote, non considerando strategico il servizio. Così rischiamo lo scioglimento di LFI. Come fa un sindaco del Casentino ad andare contro i suoi cittadini. Siamo in balia di altre maree.
Ducci: Bernardini fa il finto tonto, perché insiste sulla questione del “ non strategico”, sapendo benissimo che si tratta solo di una definizione riferita alle attuali competenze delle provincie. Io lavoro con gli altri sindaci per risolvere il problema ai cittadini, mica come lui. Capisco che dopo aver perso sulla fusione sia in balia delle maree.
Insomma, uno scontro tra premi nobel.

Lasciando da parte le dichiarazioni dei sindaci, cerchiamo di fare lume sulla questione perché il rischio è quello di veder privatizzato un altro servizio.
Se oltre alla provincia di Arezzo (dopo sentenza tribunale), anche quella di Siena seguirà l’esempio di cessione delle quote, la società LFI non sarà più a maggioranza pubblica e quindi dovrà andare verso lo scioglimento.
Considerato che i comuni non hanno i soldi per comprare le quote dismesse, molto probabilmente il servizio verrà privatizzato.
Se nel 2017 in Casentino arrivano treni nuovi e si investono 20 milioni di euro per migliorare la rete ferroviaria, dal 2014 invece la stessa politica lavora per la privatizzazione del servizio.
Ma allora tutti questi milioni di investimenti coi soldi pubblici, saranno regali per il privato?
Ecco perché trovo ridicolo e pericoloso il battibecco continuo tra i sindaci del Casentino.
Possibile che anche stavolta non vedano l’ennesimo muro sul quale ci stanno portando a sbattere?
Nessuno di loro si è mai messo di traverso alle logiche politiche calate dall’alto, che ci hanno visto depotenziare l’ospedale, contare lo zero virgola sui rifiuti, assecondare la privatizzazione dell’acqua, ecc.
Adesso tocca al trenino del Casentino … e la musica non è cambiata.
Siccome all’orizzonte non c’è traccia di una possibile cooperazione tra i sindaci di vallata, necessaria per difendere ciò che è rimasto e per rilanciare il territorio, una dimissione di massa sarebbe opportuna. Ma attaccati come sono alle loro poltrone, assisteremo da qui a fine mandato alla morte del Casentino … mentre, beatamente, loro continueranno a farsi fotografare accanto a 100 metri di strada asfaltata e a puntare il dito verso un altro collega per poter continuare a scaricare su altri le proprie colpe e incapacità.

Pietro Pennisi – Consigliere Indipendente Bibbiena

Ducci: LFI, nessun rischio

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“Anche il Sindaco Bernardini, non so se per ignoranza o malafede, cade nel duplice errore di sostenere pubblicamente che quanto messo in atto dalla Provincia a partire dal 2010 in merito alla propria partecipazione in Lfi abbia come conseguenza lo scioglimento della società o, peggio ancora, la cessazione del servizio di trasporto su rotaia in Casentino”. La Vicepresidente della Provincia Eleonora Ducci, chiamata in causa direttamente dal Sindaco di Bibbiena, replica a chiare note: “Bernardini insiste sul concetto di non strategicità, nonostante il Presidente Vasai abbia più volte chiarito che la definizione è riferita alle competenze delle attuali Province e non certo all’importanza che il servizio di trasporto su rotaia ha per il Casentino e per l’intera provincia. Capisco che dopo il risultato del referendum sulla fusioni Bernardini dica di sentirsi in balia delle maree, e forse ha anche ragione di esserlo, ma per quanto riguarda il servizio di trasporto in Casentino stia sereno perché chi, come me, amministra un Comune del Casentino e ha a cuore l’intera vallata sta lavorando, insieme all’azienda e in un clima di fattiva collaborazione, per trovare una soluzione che sia prima di tutto nell’interesse dei cittadini, dei servizi e della dignità delle Istituzioni”, conclude la Vicepresidente della Provincia Eleonora Ducci.

Scarica gratis il volume “Diario Migrante”

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In questi ultimi anni un mondo intero, rappresentato da centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini si è spostato e la geografia ha fatto in modo che la principale destinazione di quei viaggi fosse anche il nostro Paese.
Anche il Casentino ha dovuto fare la sua parte, ospitando in diversi suoi comuni gruppi di richiedenti asilo.
La possibilità di organizzare nella redazione di CASENTINO2000 il percorso di alternanza scuola-lavoro per un gruppo di studenti dell’Istituto Superiore “Galileo Galilei” di Poppi, è stata l’occasione per realizzare un viaggio che ha permesso di ascoltare, vedere, percepire, toccare cosa l’incontro con il mondo ha suscitato in questa piccola parte del nostro pianeta.
Vorremmo che tanti spinti dalla curiosità trovassero il tempo di dare un’occhiata alle pagine che abbiamo scritto e vorremmo anche che la lettura spingesse qualcuno a dire cosa ha provato dopo essersi “guardato allo specchio”, dopo aver ripercorso il nostro viaggio.

Scaricate gratuitamente il PDF del libro Diario Migrante: Diario Migrante (web)

 

La poesia di Campana e la voce di Piero Baracchi

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Tutto pronto nel centro storico di Bibbiena per l’evento “Il più lungo giorno”, una performance dell’attore Piero Baracchi dedicate alle poesie di Dino Campana. L’evento è stato ideato dallo stesso attore bibbienese, uno dei maggiori interpreti campaniani esistenti e avrà una modalità di realizzazione mai tentata prima. L’attore reciterà dalla finestra di Palazzo Niccolini*, lui apparirà come un’ombra, mentre la sua voce sarà passata in filo diffusione su tutto il centro storico e accompagnerà viandanti, turisti, e bibbienesi nel loro girovagare nelle ore precedenti il Natale. Coloro che si vorranno fermare potranno vivere lo spettacolo anche dall’interno del palazzo, in cui verranno silenziosamente accolti e potranno godersi le parole e lo spirito vagabondo di Dino Campana attraverso la corporeità e il genio di Piero Baracchi.

Gli spettacoli saranno in due orari: alle 17,00 ( orario degli ultimi acquisti) e alle 22,15 così da consentire a tutti di vivere la magia del Natale e quindi partecipare alla Santa Messa. Questa mattina l’impianto di filodiffusione è stato installato e messo a punto in tutto il centro storico, per vivere una magia assoluta. L’impianto porterà la vibrante voce di Piero baracchi nelle strade, nelle piazze, negli angoli illuminati, ma anche in quelli più bui del centro storico, entrerà nelle case, nei locali caldi, tra un bicchiere di vino, un pacco regalo e le corse dei bambini sulle lastre di Piazza Grande.

Il 24 Dicembre alle ore 17 e alle ore 22,15, Piero Baracchi recitera’ i Canti Orfici, reciterà la rabbia e l’amore, si farà carne di un altro uomo, diventerà la sua voce e il suo cuore di ragazzo ribelle. L’evento è stato ideato da Piero Baracchi e sostenuto e organizzato dall’Amministrazione comunale di Bibbiena.

(*Ricordiamo che Il trasloco degli uffici comunali da Palazzo Niccolini verso le Scuole Elementari di Bibbiena è vicino. A metà Gennaio, con l’inizio del nuovo anno, tutti gli uffici saranno spostati nella sede provvisoria. Il cantiere finalizzato alla messa in sicurezza sismica del palazzo sede del Comune, è di certo uno dei più impegnativi degli ultimi anni visto che coinvolgerà il problema dei traslochi degli uffici comunali e una serie di piccoli disagi che, tuttavia, non toccheranno né le scale mobili, né il Museo Archeologico, né l’Ufficio Postale. Quest’ultimo, così come il Museo archeologico, nel corso dei lavori – ma ad ora non è possibile stabilire con sicurezza il periodo -, rimarranno chiusi per un breve periodo di tempo, per poi riaprire immediatamente al pubblico.)

Inaugurato un mezzo per il trasporto di disabili e donato un defibrillatore

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Alla presenza dell’arcivescovo Riccardo Fontana, si è svolta a Soci, un’intensa e partecipata cerimonia, organizzata dalla Misericordia locale. E’ stato – difatti – inaugurato un nuovo mezzo per il trasporto delle persone disabili, grazie al contributo della Fondazione Casa di Risparmio di Firenze e alla generosità di alcune aziende del territorio che hanno voluto rimanere anonime. E a ciò si è aggiunta la donazione di un defibrillatore, da parte di Cattolica assicurazioni–agenzia generale di Arezzo, che – per disposizione della Misericordia locale – sarà messo a disposizione del nuovo oratorio parrocchiale di Soci.

Un onore per noi, per il nostro gruppo – ha detto Luca Amendola, titolare dell’agenzia Cattolica di Arezzo, presente alla cerimonia – poter essere presente con piccole azioni concrete a servizio di una comunità. Talvolta, non abbiamo bisogno di grandi cose ma di piccole attenzioni, come può essere un defibrillatore, la cui assenza o meno, può decidere il destino di una persona”.  

Il governatore della Misericordia di Soci, Filippo Laponi, ha avuto parole di profondo apprezzamento verso tali atti di liberalità, compiuti a servizio della comunità. Apprezzamento sottolineato anche dal vescovo Riccardo, “Una comunità capace di prendere in carico se stessa e di farsi interprete dei bisogni comuni, è una comunità viva e  sana, che sa vivere il dono grande della fraternità”.

Bernardini: LFI, rischio elevatissimo di scioglimento

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“Ricostruire la vicenda sulla questione Lfi fa male. Fa male sicuramente ai cittadini casentinesi che si sentono beffati; fa male anche a noi semplici amministratori che ogni giorno lottiamo contro i tagli di risorse e cerchiamo di tenere in piedi i servizi più importanti per i cittadini”, così esordisce il Sindaco Daniele Bernardini nella sua riflessione inerente il problema emerso nelle ultime settimane e relativo all’azienda pubblica partecipata.

Bernardini continua dicendo: “Nel dicembre 2014 la Provincia chiede la liquidazione delle proprie quote a Lfi. La questione viene portata all’assemblea dei soci di Lfi che rigetta la richiesta. A quel punto la Provincia fa causa a Lfi. A gennaio ci sarà l’udienza con probabile sentenza. Se il Giudice darà ragione alla Provincia di Arezzo, con ogni probabilità anche la Provincia di Siena e altri comuni del senese chiederanno la liquidazione delle proprie quote, non avendo essi interessi reali sul nostro territorio. A quel punto viene meno la maggioranza pubblica del capitale sociale e Lfi dovrebbe essere sciolta. Mi chiedo, se questo scenario si verificasse – e il rischio è elevatissimo – che fine faranno i servizi per il nostro territorio. La cosa più incompresibile è un’altra: la provincia aveva messo in vendita le quote in quanto non riteneva strategica la società… ma come si fa a non considerare strategico il trasporto pubblico per il Casentino? ’”.

Bernardini punta il dito contro la Vice Presidente della Provincia Eleonora Ducci, sindaco di Talla e Assessore dell’Unione dei Comuni: “Dispiace far notare l’ovvio, ovvero che la Vice Presidente della Provincia dal 2014 è una casentinese, anzi un amministratore del Casentino. Mi chiedo come si possa avallare, dalla sua posizione, un percorso come questo, che rischia di mettere in ginocchio un servizio fondamentale per la vallata. Da anni ci ripetiamo come un mantra la necessità di avere maggiori collegamenti da e per il Casentino, si parla di trovare soluzioni ottimali per non isolare ulteriormente un territorio molto provato dalla crisi. Invece di trovare soluzioni, grazie anche alla Vice Presidente Ducci, la Provincia ci mette una pietra sopra, facendo lo scarica barile, ma con chi? Forse con noi comuni? E come potremmo fare, secondo Ducci, ad accollarci una spesa così elevata come quella delle quote? Essendo la Vice Presidente anche il sindaco di un comune non riesco onestamente a capire come abbia potuto appoggiare un percorso siffatto”.

Bernardini conclude dicendo: “Ancora una volta, a noi sindaci, tocca l’amara constatazione di essere in balia di altre maree; siamo tanti piccoli Don Chisciotte che tentano ogni giorno di fare il meglio per il proprio comune ed i propri cittadini, andando contro tutto: uno stato che taglia continuamente i fondi, enti intermedi che hanno smesso di essere alleati fattivi dei territori, ma soggetti con i quali contrattare faticosamente ogni piccola concessione, oppure implorare di non togliere servizi importanti. Sono sconcertato, un po’ deluso e nonostante questo deciso nuovamente a mettermi contro i mulini”.

Acqua…Cultura

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di Francesco Benucci – Dopo anni di duro lavoro, ha riaperto l’acquacoltura di Molin di Bucchio, un grande progetto per il ripopolamento e la reintroduzione delle specie casentines. Dicesi “acquacoltura” la produzione di organismi acquatici in ambienti confinati e controllati dall’uomo. Detta così, la parola non esercita, d’acchito, quel fascino che meriterebbe ma, paradossalmente, se ne mutassimo una sola lettera e coniassimo un neologismo come “acquacultura”, apriremmo uno scrigno di significati più coerenti con un’attività che, qualora affondi le sue radici in filiere storiche, in contesti ambientali d’eccezione, con intenti nobili, ha certamente più di un punto di contatto col termine “cultura”.
Per averne la riprova dovete risalire lungo il corso dell’Arno, immergervi nelle suggestive foreste casentinesi e fermarvi a Molin di Bucchio dove si trova uno dei macinatoi più antichi della vallata e il primo che si incontra sulle sponde del celebre fiume. Proprio qui, accanto alla struttura citata, sorge l’antica acquacoltura che due giovani casentinesi, Alessandro Volpone e Andrea Gambassini, (nella foto a destra) hanno deciso di restaurare e valorizzare. a2
Giungendo in loco si resta sinceramente ammirati di fronte a ciò che i nostri conterranei sono riusciti a fare ma, a dare un quid speciale ai giorni odierni, sono anche le coincidenze, i sogni, i sacrifici, l’impegno, le soddisfazioni dei giorni passati: la scintilla scocca alcuni anni fa, di fronte ad un boccale di birra, quando due ragazzi a malapena maggiorenni scoprono il comune amore per la pesca diventando in men che non si dica “amici di lenza”.
Comincia ad affacciarsi saltuariamente la fatidica domanda (“Perché non proviamo a vivere della nostra passione”?) finché, un giorno, ritrovandosi circondati da gamberi di fiume, Alessandro e Andrea pensano di provare a riprodurli nell’impianto di Carda, sopra Rassina, ristrutturandone la metà in abbandono. Iniziano sopralluoghi ed incontri, tuttavia, dagli enti preposti, non giungono risposte affermative. Però la strada è ormai tracciata e, dopo aver anche contemplato la possibilità di “affittare” un lago, nel 2012 gli aspiranti imprenditori casentinesi vengono a conoscenza e visionano il sito di Molin di Bucchio dove, accanto all’antico mulino, campeggia ciò che resta di una storica troticoltura nata alla fine dell’800, attiva fino agli anni ’70 e meritevole di vari riconoscimenti del Ministero dell’Agricoltura negli anni ’30 (con Roma stessa che ivi si riforniva per il ripopolamento). Il colpo di fulmine è immediato e l’anno seguente, in accordo con la famiglia Bucchi, inizia un lento e meticoloso lavoro di recupero. L’entusiasmo, nella fase di partenza, è tanto, alimentato anche dalla certezza che, nonostante la mole di investimenti richiesta, una qualche forma di finanziamento sarebbe giunta attraverso la partecipazione ai vari bandi relativi alla pesca (FEP) e all’agricoltura “declinata” in versione giovanile (PSR).
Purtroppo la buona volontà dei nostri si smorza di fronte ad una realtà fatta altresì di dinieghi e delusioni ma, proprio quando l’idea di rinunciare al sogno comune sembra avere il sopravvento, subentrano due novità che consentono ai nostri di “svoltare”: la prima consiste nella decisione di far defluire l’azienda agricola Antica Acquacoltura Molin di Bucchio, precedentemente aperta, nella Cooperativa In Quiete, promossa con la collaborazione di ulteriori soci (Sara Baldini, la giovane presidente, e Mattia Speranza) e dedita a finalità turistiche.
Portando ogni weekend oltre 100 persone nella cornice delle foreste casentinesi, il sodalizio suddetto si rivela come la vera forza motrice del progetto di recupero dell’impianto ittico. Inoltre, a conferire ulteriore visibilità al tutto, contribuisce, nel 2016, la partecipazione a ReStartApp, il campus residenziale per lo sviluppo di idee di impresa e startup impegnate nelle filiere tipiche dell’Appennino: Alessandro ed Andrea, dopo una prima scrematura a livello nazionale, sono scelti per un colloquio a Genova, superano lo step ligure insieme ad altri 14 concorrenti, vengono selezionati per un’esperienza formativa di 3 mesi a Portico di Romagna e qui si fregiano del premio “Progetto meritevole”.
E in quell’occasione, come un Giano bifronte, si saranno guardati indietro orgogliosi di quanto fatto, e al contempo avranno rivolto lo sguardo al futuro, a quella riapertura dell’antico impianto che ormai è un dato di fatto, essendosi celebrata l’inaugurazione domenica 15 ottobre.
Il presente bussa alla porta e ciò che ci porta in dote è un impianto che costituisce quasi un unicum nel suo genere, dove realmente il binomio coltura e cultura si cerca, si trova e si stringe in un vincolo stimolante; e non solo in virtù di un passato glorioso o per l’eccezionale contesto in cui si incastona l’impresa, bensì pure per gli obiettivi che si sono posti i due casentinesi e che trascendono la “semplice” acquacoltura montana: infatti, il progetto di avvio, a braccetto con vari enti pubblici, finalizzato al ripopolamento e alla reintroduzione delle specie locali (gambero d’acqua dolce autoctono, trota appenninica, ghiozzo, barbo tiberino), rientra in un’ottica a largo raggio che comprende la volontà di non fare del mercato del pesce, di guardare non tanto alla quantità quanto piuttosto alla qualità alimentare e soprattutto genetica, di diventare un riferimento, quasi una sorta di banca della biodiversità acquatica, di creare uno spazio didattico per famiglie e scolaresche, di perpetuare nel tempo e in modo sostenibile paesaggi e tradizioni, di raccogliere una sfida complessa e costante da sostenersi anche con importanti collaborazioni.
Ma per meglio immedesimarsi nel sogno di Alessandro e Andrea non c’è miglior soluzione che recarsi in loco, farsi rapire dall’atmosfera, costeggiare le 7 vasche ristrutturate, soffermarsi nella avannotteria o nei pressi della vasca di isolamento (una vera rarità) utilizzata per prendere gli esemplari direttamente in natura e pertanto monitorarli, giungere alla vasca di decantazione, osservare, stupiti, l’arcaica dignità dei tre vasconi antichi , uno dei quali era il bottaccio, ancora da ristrutturare, magari a partire dal 2018 con una campagna di raccolta fondi online denominata crowdfunding in cui si può donare ottenendo qualcosa in cambio.
Insomma, unicamente vivendo Molin di Bucchio, anche solo per un pomeriggio, si può comprendere a fondo il progetto dei casentinesi e quell’etichetta che ben ne tratteggia le affascinanti peculiarità: acqua…cultura.

(tratto da CASENTINO2000 | n. 288 | Novembre 2017)

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In questa categoria di dati rientrano gli indirizzi IP o i nomi a dominio dei computer utilizzati dagli utenti che si connettono al Sito Web, gli indirizzi in notazione URI (Uniform Resource Identifier) delle risorse richieste, l’orario della richiesta, il metodo utilizzato nel sottoporre la richiesta al server, la dimensione del file ottenuto in risposta, il codice numerico indicante lo stato della risposta data dal server (buon fine, errore, ecc.) ed altri parametri relativi al sistema operativo e all’ambiente informatico dell’utente.
Questi dati potrebbero essere utilizzati al solo fine di ricavare informazioni statistiche anonime sull’uso del Sito Web e per controllarne il corretto funzionamento. I dati potrebbero essere utilizzati per l’accertamento di responsabilità in caso di ipotetici reati informatici ai danni del sito.

Dati forniti volontariamente dagli utenti visitatori
L’invio facoltativo, esplicito e volontario di dati personali per accedere a determinati servizi, ovvero per effettuare richieste di informazioni agli indirizzi indicati sul Sito Web comporta la successiva acquisizione dei dati personali inseriti nella richiesta del mittente, necessari per rispondere alle stesse.
Specifiche informative di sintesi verranno progressivamente riportate o visualizzate nelle pagine del sito predisposte per particolari servizi a richiesta.