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martedì, 6 Maggio 2025
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Un sera per “Casa di Emma”

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Il cantautore Andrea Chimenti sarà in concerto il 27 ottobre a Soci (AR) presso l’auditorium “Berretta Rossa.” L’iniziativa è organizzata dall’associazione MCD in collaborazione con  l’Associazione Casentino Senza Frontiere, Pro Loco Soci e Pro Loco Farneta per sostenere le attività a favore dei ragazzi e delle ragazze ospiti della comunità per minori “La Casa di Emma”.

Andrea Chimenti, voce e frontman dei Moda negli anni ’80, oggi raffinato artista e cantautore di rilievo nel panorama indipendente, presenterà alcuni brani storici della sua carriera, fino ad arrivare all’ultimo album “Il deserto, la notte e il mare” uscito a novembre del 2021. Solo per questa occasione e solo per la Casa di Emma, Andrea Chimenti riproporrà anche alcuni brani di David Bowie!

Questo il programma: alle 21,00 la serata sarà aperta  dal live “Del Viaggio e dell’Amore – parole e suoni della canzone italiana d’autore” – con Benedetta Torrini, Massimo Fantoni, David Norcini, Jacopo Norcini, Marna Fumarola, Michela Munari.

Alle 21,30: ANDREA CHIMENTI LIVE accompagnato da Cristiano Roversi e Francesco Cappiotti

Dopo il concerto dalle 23,00 Aftershow  col DJ SET by Pedro – 70/80’s Rock, Glam, Punk, Rock’n’Roll

Per tutta la serata servizio BAR a cura di Pro Loco Soci e Pro Loco Farneta
dalle 23,00 SWEETstand con dolci a cura dei ragazzi di Officina 104 coop. sociale

INGRESSO CONCERTO: € 10,00 prenotazione obbligatoria 3925861975 (messaggio Whatsapp)
Dalle 23,00 Aftershow ingresso libero

Grazie a Comune di Bibbiena, Casentino Senza Frontiere, Pro Loco Soci, Pro Loco Farneta, Cooperativa Officina104, Cooperativa L’Albero e La Rua, La casa di Emma.

Chi è Andrea Chimenti Dal 1983 al 1989 Andrea Chimenti è il cantante dei Moda, uno dei gruppi capostipiti del rock italiano. Con i Moda realizza tre album per l’etichetta I.R.A. prodotti da Alberto Pirelli. Nel 1990 inizia la sua carriera solista.
Andrea Chimenti ha prodotto fino ad oggi 10 album in studio e svariate compilation e collaborazioni tra cui ricordiamo quella con Mick Ronson (chitarrista e produttore di D. Bowie, Lou Reed, Bob Dylan…) David Sylvian, Steve Jansen, Mick Karn, Gianni Maroccolo, Piero Pelù, Federico Fiumani (Diaframma), Giancarlo Onorato e molte altre. Il 2 ottobre 2021 viene insignito del Premio alla carriera durante il Meeting delle etichette indipendenti.

Una rotatoria a Pollino e poi?

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di Mauro Meschini – Molti transitando dal bivio del Pollino, dove da un po’ di tempo sono in corso i lavori per la realizzazione di una nuova rotatoria che contribuisca a superare le enormi criticità che si creano per il traffico in questo punto, avranno forse fatto le loro ipotesi sulla sistemazione definitiva che sarà data alla viabilità in uno dei tanti tratti non certo sicuri della SR71. Cosa sarà quel tratto di asfalto che è stato realizzato alla sinistra della strada mentre transitiamo per Arezzo? Quella curva che è stata creata sarà una parte della rotatoria? Come sarà possibile realizzarla interamente in uno spazio che non sembra così grande?

In qualche modo anche noi ci siamo posti quesiti simili a questi, abbiamo quindi pensato di andare a cercare qualche informazione sul progetto, o meglio sui progetti, in cui si erano ipotizzate le soluzioni non solo per la viabilità del Pollino, ma anche per l’intera variante che dovrebbe permettere il superamento dell’intero abitato del Corsalone. La realizzazione della rotatoria al Pollino è infatti una parte di un intervento molto più imponente che, come è noto, ha incontrato fino ad oggi non poche difficoltà per la sua effettiva e definitiva realizzazione. In ogni caso questa prima parte dei lavori, proprio perché circoscritta in un’area limitata e definita, ha potuto essere avviata anche perché, come detto, è finalizzata ad eliminare una situazione pericolosa per la circolazione, un incrocio che in più occasioni è stato teatro di incidenti anche gravi.

Nella elaborazione grafica che abbiamo realizzato e che proponiamo sopra è resa esplicita la futura viabilità che troveremo in quel tratto. Si tratta di una nostra ipotesi che potrebbe vedere variazioni e cambiamenti ma che, ad oggi, a noi sembra essere possibile. Facendo mente locale sull’andamento dei lavori e osservando questo disegno, possiamo subito notare che il nuovo tratto realizzato e recentemente asfaltato è quello che sarà necessario percorrere scendendo e salendo da e per il Pollino, mentre la rotonda vera e propria sarà realizzata un centinaio di metri più avanti del vecchio incrocio.

In quel punto si incontreranno i due tratti provenienti da nord, dal Pollino e da Bibbiena Stazione, mentre, per quanto riguarda l’uscita verso sud, nei progetti che abbiamo potuto visionare si vedono possibili alternative. Infatti l’ipotesi iniziale del progetto, che prevedeva il passaggio nell’area ex Sacci, comportava due uscite dalla rotatoria del Pollino verso sud, una più spostata verso la ferrovia che avrebbe poi proseguito lungo il tracciato della nuova variante all’esterno dell’abitato, l’altra più interna che si sarebbe allacciata con l’attuale viabilità. I noti problemi e il sequestro dell’area ex Sacci avevano spinto ad una nuova proposta di progetto, quella che poi è stata bocciata dal Consiglio di Stato a seguito del ricorso dell’azienda TLF. In questo secondo caso dalla rotatoria del Pollino era prevista una sola uscita verso sud prevedendo la realizzazione di una ulteriore rotatoria, molto più ampia, all’altezza dell’attuale deviazione per Terrossola. Da questo punto si sarebbero poi diramate le diverse strade per la nuova e vecchia viabilità causando però uno sconfinamento del tracciato della nuova variante all’interno dell’area della TLF che, nella prima ipotesi del progetto, con la strada che costeggiava la ferrovia non si verificava.

Speriamo di aver dato gli elementi necessari a fare un quadro chiaro delle diverse ipotesi e di quello che potrebbe essere realizzato, tutto sembra abbastanza deciso per quanto riguarda le immissioni nella rotatoria da nord, mentre la situazione ancora non definita per il progetto della variante del Corsalone non permette di indicare soluzioni certe per quanto riguarda la direzione sud. Possibile che, visto che i lavori potrebbero terminare prima di decisioni definitive, si scelga di optare per una sola uscita che riprenda l’attuale viabilità, lasciando magari la possibilità, con un secondo intervento, di realizzare ulteriori modifiche, ma per saperlo dovremo attendere la chiusura del cantiere.

Ma in concreto cosa sta succedendo sull’annosa questione ex Sacci – variante del Corsalone? Rispetto a questo nelle ultime settimane dobbiamo registrare almeno un paio di notizie, entrambe pubblicate anche sul sito del nostro giornale, che riguardano da vicino la questione. Il 7 settembre abbiamo informato su un incontro tra le associazioni di categoria dell’artigianato e del commercio (Confartigianato Arezzo, Cna Arezzo, Confcommercio Firenze-Arezzo e Confesercenti Arezzo) con i sindaci di Bibbiena e di Chiusi della Verna, l’assessore ai trasporti e Infrastrutture della Regione Toscana Stefano Baccelli e il capogruppo PD Vicenzo Ceccarelli, che aveva all’ordine del giorno proprio la realizzazione della variante del Corsalone. “L’incontro è stato fissato dopo la sentenza del Consiglio di Stato che, sostanzialmente, a fronte del dissequestro dell’Area ex Sacci invitava la stessa Regione Toscana a riconsiderare soluzioni alternative all’ultimo progetto, che avrebbe creato innumerevoli difficoltà agli operatori economici interessati dall’intervento viario. L’intento comune è quello di scongiurare progetti che non siano risolutivi ma parziali e dannosi anche per le imprese della zona”. La rassicurazione dell’assessore Baccelli sul fatto di avere ancora a disposizione tutte le risorse economiche previste per la realizzazione del progetto iniziale sembra aprire davvero alla possibilità di vedere realizzato il progetto di variante che prevede un parziale passaggio nell’area ex Sacci, ma, «L’opera potrà iniziare soltanto dopo che l’area sarà resa disponibile e bonificata per l’avvio dei lavori. A seguito di una verifica effettuata da Arpat, nell’area in questione risultano ancora presenti materiali che dovranno essere rimossi e ciò spetterà alla proprietà dell’immobile o al Comune qualora la stessa non adempia agli obblighi imposti…».

Questo riferimento ai materiali e alla bonifica sembra far tornare indietro la lancetta dell’orologio e ripropone un tema che si sperava la decisione del Consiglio di Stato avesse archiviato. Su questo, il 14 settembre, è poi arrivata anche una decisa presa di posizione della Marino Fa Mercato Spa, dopo ulteriori controlli effettuati nell’area ex Sacci che di fatto hanno di nuovo complicato l’intera vicenda. «Continuano senza sosta gli attacchi al progetto di riqualificazione dell’area “ex Sacci” di proprietà della Marino Fa Mercato Spa, a questi si aggiungono anche quelli personali rivolti al suo Presidente Marino Franceschi. Su questa vicenda è stato detto e scritto tutto ed il contrario di tutto ma i fatti sono lì a dimostrare che la proprietà dell’area è stata oggetto di una vera e propria persecuzione, è bene quindi ancora una volta cercare di fare chiarezza. Il Tribunale di Arezzo ha assolto il Presidente della Marino Fa Mercato SpA sig. Marino Franceschi ed ha restituito l’area sottoposta a sequestro alla legittima proprietà chiarendo nel dispositivo di restituzione che la riconsegna non è subordinata ad alcunché, cioè non ci sono né condizioni né prescrizioni…»

Il comunicato poi continua ricordando del nuovo controllo di Arpat su materiali già controllati più volte dal 2002 al 2023 dal quale è scaturita una nuova ordinanza da parte del Comune di Bibbiena che di fatto blocca tutto ancora una volta. La Marino Fa Mercato sottolinea che i “nuovi campionamenti sono stati fatti sui cumuli già campionati, senza la presenza del proprietario dell’area e senza che né il Comune né l’Asl, fossero presenti» e che «Il Comune di Bibbiena quindi, forse intimidito dalle denunce ricevute dal Sindaco, ha emesso un’ordinanza che è la fotocopia di quella che aveva già emesso ed in merito alla quale il Giudice si era già pronunciato assolvendo Marino…».

Come detto il testo integrale dei comunicati è disponibile online nel nostro sito, qui sono stati riproposti alcuni stralci per rendere ancora una volta evidente come, forse, su questa vicenda non sia ancora stata trovata la giusta sintonia tra tutti gli attori coinvolti. Ripensandoci un attimo ci rendiamo conto che, questo progetto di variante, intrecciato con l’annosa questione dell’area ex Sacci, ha già costretto due Tribunale ad esprimersi, con pronunciamenti che hanno, da una parte, di fatto bocciato un progetto della Regione, dall’altra fatto cadere tutte le tesi e le architetture costruite nei confronti dell’ancora proprietario dell’area ex Sacci, Marino Franceschi, che in tanti anni non ha mai potuto avviare un vero e proprio progetto di sviluppo in quei terreni.

Sarebbe forse il caso, prendendo atto serenamente della situazione, che occorre forse un altro approccio, che non si devono creare mostri né vedere nemici ovunque. Probabilmente in questa vicenda e in questi lunghi anni sono stati fatti errori, sono state prese decisioni discutibili e bel altro poteva essere fatto, ma adesso dovremmo guardare oltre. Ci sono alcuni grandi problemi da risolvere, per fortuna sembra che ci siano anche alcune risorse a disposizione, bene, è possibile trovare una soluzione condivisa?

C’è una cementeria da abbattere, una viabilità sicura e utile da realizzare, possibili ulteriori interventi da prevedere per migliorare quel pezzo di Casentino, per esempio costruirci il polo scolastico delle superiori… possibile farlo parlando alla pari tra tutti gli attori coinvolti?

Lo auspichiamo, come crediamo lo facciano i tanti cittadini casentinesi che sono stanchi di vedere quel brutto ammasso di cemento ancora in piedi e che sperano di poter dire: «Una rotatoria, e poi… finalmente qualcosa di bello e utile…».

Nuova sede Unione dei Comuni; svelato il progetto…

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In tanti, badalischi e non, si sono chiesti a cosa serve il grande scavo nell’area della nuova sede dell’Unione dei Comuni a Ponte a Poppi. Premettendo che per molti, badalischi e non, si tratta soprattuto di uno spreco di denari pubblici, è finalmente svelato l’arcano.

Dovrebbe diventare, al posto di una superflua e ormai fuori dal tempo nuova sede dell’Unione, una bella piscina pubblica! Naturalmente l’inaugurazione sarebbe “bagnata” dall’ennesimo iconico tuffo del presidente Giani che ormai ci ha abituati a indimenticabili “bombe” nelle acque marmate dell’Arno a Stia.

Attendiamo con impazienza la nuova piscina. Sicuramente sarebbe più apprezzata da tutti, badalischi e non, di una nuova sede dell’Unione e relativi annessi…

IL BADALISCHIO D’ARGENTO rubrica di satira politica e controinformazione

Custodi dell’arte in guerra, visite straordinarie al Castello di Poppi e al Monastero di Camaldoli

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Due scrigni d’arte, due luoghi che la grande storia e le gesta eroiche di molti hanno consacrato a “Custodi dell’arte in guerra”. Il Castello di Poppi e il Monastero di Camaldoli aprono insieme le loro porte per raccontare come nel corso del secondo conflitto mondale siano diventati il forziere delle Gallerie degli Uffizi. Non ha paragoni, infatti, la concentrazione di capolavori e la lunghissima durata della funzione protettiva, addirittura dal 1940 al 1945, che videro protagonisti i due baluardi del Casentino.

La leggendaria e tormentata storia della salvezza di centinaia di opere d’arte tra le più famose al mondo è racconta dalla mostra allestita a Poppi “Michelangelo rapito – Capolavori in guerra dagli Uffizi al Casentino” (fino al 28 gennaio 2024), ma sabato 14 e domenica 15 ottobre Poppi e Camaldoli, con la collaborazione delle Gallerie degli Uffizi, si può approfittare di visite straordinarie in abbinamento per raccontare come il Casentino salvò un patrimonio di valore universale.

Sabato 14 ottobre al Castello di Poppi sarà la curatrice della mostra, Alessia Cecconi, a guidare i visitatori sulle orme della storia e dei personaggi, come il soprintendente Giovanni Poggi, il monuments men Frederick Hartt e lo 007 dell’arte Rodolfo Siviero. Sono previste 4 visite guidate (ore 11 – 12.15 – 14.30 – 15.45, prenotazione obbligatoria a rilliana@casentino.toscana.it oppure 0575 502221). Al Monastero di Camaldoli sempre sabato 14 ma anche domenica 15 ottobre, visite alla scoperta degli ambienti che salvarono l’arte (dalle 10.30 alle 15.30 ogni 30 minuti, info e prenotazioni www.mazzafirra.com oppure 334 8950295).

Centinaia furono le casse trasportate nell’antico maniero dei conti Guidi a Poppi, al monastero di Camaldoli e, infine, a Villa Bocci di Soci. Nascoste nel buio dei rifugi allestiti nel Casentino, quasi a simbolo di uno straordinario museo forzato, c’erano la Madonna del Cardellino di Raffaello, la Nascita di Venere del Botticelli, la Sacra Famiglia di Michelangelo (Tondo Doni), le opere di Leonardo, Beato Angelico, Tiziano e Piero della Francesca.

La maggior parte della casse con le opere accuratamente imballate dagli Uffizi e dai maggiori musei e gallerie fiorentine, rimasero intatte e inviolate fino alla fine della guerra. Ma dal Castello di Poppi, la notte tra il 22 e il 23 agosto 1944, un manipolo di soldati tedeschi trafugò 37 delle 410 casse custodite, che presero la via del nord e furono poi recuperate, non senza difficoltà, al castello di Neumelans a Campo Tures e nel vecchio palazzo della pretura a San Leonardo in Passiria. Tornarono a Firenze, attese da oltre duemila fiorentini in piazza Signoria, il 22 luglio 1945.

A Camaldoli, l’unico deposito del Casentino che rimase intatto fino al ritiro della Soprintendenza nel giugno del 1945, il Padre superiore Antonio Buffadini dopo l’8 settembre riuscì a difendere il prezioso tesoro che gli era stato affidato da Giovanni Poggi grazie allo status di dipendenza dal Vaticano e ai salvacondotti inviati da Poggi stesso e dalla Santa Sede. Quando il 24 agosto, per la terza volta alcuni ufficiali tedeschi bussarono alla porta di Camaldoli per ritirare i quadri delle Gallerie di Firenze, trovarono Buffadini ad attenderli. “Punto mani e piedi – scrive il monaco nel suo diario di guerra – senza i documenti di chi me li ha consegnati e un altro delle superiori autorità tedesche, non cederò un sol quadro a nessuno: né ai tedeschi, né ad italiani, inglesi o americani! Gli ufficiali – conclude Buffadini che dalla sua aveva anche un’ottima padronanza del tedesco – vista la mia fermezza e audacia, se ne tornarono con le pive nel sacco”.

Conto alla rovescia per la Festa di Castagnatura di Raggiolo

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Conto alla rovescia per la Festa di Castagnatura di Raggiolo. L’evento dedicato alla valorizzazione delle tradizioni e dei sapori dell’autunno casentinese è in programma sabato 28 e domenica 29 ottobre quando il piccolo borgo alle pendici del Pratomagno tornerà ad animarsi con uno degli appuntamenti più attesi e partecipati dell’anno. La Festa di Castagnatura, promossa da quasi trent’anni nell’ultimo fine settimana di ottobre dalla Brigata di Raggiolo in collaborazione con il Comune di Ortignano Raggiolo e l’EcoMuseo del Casentino, proporrà due giornate ricche di eventi per tutte le età tra spettacoli, rievocazioni, racconti e gastronomia. Il tutto, diffuso tra i vicoli e le piazze di uno dei borghi più belli d’Italia immerso nelle suggestioni e nei colori dell’autunno, con il caratteristico ceppo acceso in piazza San Michele e con il costante sottofondo della musica popolare.

Il filo conduttore dell’evento sarà il mondo della castagna tra presente e passato, con i visitatori che saranno accompagnati alla scoperta di un frutto che per secoli è stato alla base dell’economia e dell’alimentazione locale. La Festa di Castagnatura proporrà infatti passeggiate guidate alla scoperta della storia e delle tradizioni di Raggiolo, assaggi delle specialità di stagione, dimostrazioni dell’antica pestatura delle castagne e della preparazione della polenta, mercatino con prodotti locali e artigianali, brani e balli folcloristici, spettacoli di burattini per i più piccoli e passeggiate sui pony, oltre a visite ai luoghi tipici della cultura della castagna quali il seccatoio, il mulino o l’ecomuseo.

La novità sarà rappresentata dalla giornata del sabato quando verranno coinvolti gli alunni della scuola secondaria di primo grado di Bibbiena che condivideranno i risultati di un percorso dedicato al tema della “Veglia” realizzato nell’ambito del progetto Atlante del Patrimonio Immateriale del Casentino coordinato dall’Unione Montana dei Comuni del Casentino tramite l’EcoMuseo.

Casentino: ripartire dalla sua terra

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di Simone Borchi – Chi promuove il turismo in Casentino definisce le vaste foreste e le praterie di Catenaia e Pratomagno “incontaminate” ovvero intatte, inalterate, vergini, assecondando una visione statica dell’ambiente e del paesaggio come se fosse una fotografia e non un divenire modellato dall’interazione fra attività umane e territorio. Nelle dichiarazioni politiche agricoltori, allevatori e forestali sono ricordati per il loro insostituibile ruolo, ma poi si omette un concreto riconoscimento a quelle attività agricolo-zootecniche e selvicolturali che consentono di salvaguardare la residenza in quota, in quei paesi e frazioni la cui vitalità è fondamentale per la corretta gestione e tutela del territorio e per lo stesso turismo. Da molti anni sta invece accadendo il contrario, l’emigrazione in Casentino è diventata prima di tutto uno spostamento interno, dagli insediamenti in quota a quelli di fondovalle, con la residenza si spostano i servizi e, con un effetto perverso, la mancanza dei servizi accelera la migrazione verso il fondovalle. Banche, poste, benzinai, farmacie, negozi di alimentari, bar spariscono dai paesi di montagna, compreso il tradizionale emporio che, unico negozio del paese, rispondeva a tutte le esigenze.

La promozione turistica del Casentino ha ricalcato il modello che astrae dal contesto agricolo-forestale montano le caratteristiche ritenute “attrattive”: meravigliose foreste “selvagge”, prodotti agro-alimentari scollegati dalla loro matrice produttiva, escursioni naturalistiche, una fauna selvatica che “pare” vivere in armonia con l’ambiente e l’uomo. In realtà il sistema rurale e montano casentinese è l’apparenza di attività produttive complesse stratificatesi nel tempo e in continua interazione con l’ambiente. Come le vigne del Chianti sono la manifestazione paesaggistica di una produzione agricola che ha modellato il territorio, con forme che si evolvono assieme alle tecniche di coltivazione, così la montagna casentinese è il prodotto di insediamenti agricolo-forestali che hanno plasmato e continuamente trasformato quell’ambiente che oggi si pretende di offrire al turista come soltanto “naturale” e non simbiosi di natura e laboriosità agricola e selvicolturale.

I progetti di sviluppo turistico devono partire dalla consapevolezza che non possono essere calati sulla fotografia del territorio, ma devono relazionarsi con i suoi coltivatori-gestori: in assenza di questi verrebbe a mancare il presidio che consente di mantenere una residenza diffusa, un buon assetto idrogeologico e un livello minimo di servizi commerciali e alla persona. Questi residenti possono fornire alle strutture turistiche conoscenze, lavoratori stagionali, servizi di manutenzione, prodotti tipici e soprattutto un territorio già organizzato in cui il progetto turistico può portare un valore aggiunto.

Le attività agricolo-forestali consentono di mantenere gli insediamenti in quota e quindi almeno una parte dei servizi di base, rappresentando un presidio che può dilatare la capacità di accoglienza utilizzando le strutture esistenti. Non solo affitto stagionale e promozione del sistema di “albergo diffuso”, ma anche rilancio del mercato immobiliare dei nuclei situati in montagna, dove un enorme patrimonio edilizio dalla crisi del 2008 è in gran parte inutilizzato e con esso tutto l’indotto commerciale e di servizi che il domicilio, anche se stagionale o saltuario, sosteneva. Non vanno sottovalutate fra l’altro le conseguenze delle variazioni climatiche in città come Firenze, dove nel periodo giugno-settembre il disagio per i cittadini diviene spesso insopportabile e la vicinanza della montagna casentinese può costituire un’alternativa vicina e a basso costo. Occorre prima di tutto collaborare con gli operatori agricoli e forestali per rendere le loro aziende più stabili e pluriattive, favorendo intrecci funzionali con l’offerta ricettiva e la ristorazione, l’escursionismo, la manutenzione delle strutture e delle piccole sistemazioni ambientali.

In questo senso la legge sulla montagna n. 97 del 1994 offre molte opportunità per la possibilità legale di instaurare rapporti economici con aziende e cooperative agricolo-forestali e per la facoltà delle regioni di erogare incentivi economici a chi trasferisce per almeno dieci anni la propria residenza o attività in un comune montano, magari in una frazione in quota. Sarebbe possibile operare da subito sostenendo l’economia agricolo-forestale sia con una migliore gestione del vasto patrimonio regionale e statale sia rimuovendo limitazioni e vincoli ingiustificati che hanno provocato soltanto abbandono e deperimento della ricchezza naturale.

A titolo di esempio favorirebbero l’aumento dei lavoratori e residenti nelle aree rurali e forestali: -la coltivazione dei quasi 1.500 ettari di riserve naturali statali ora abbandonati e in particolare dell’abetina di Camaldoli fortemente compromessa e punteggiata di crolli strutturali

-la rimodulazione delle limitazioni imposte dall’Ente parco al piano di gestione del patrimonio forestale della Regione Toscana, che impediscono la rinnovazione delle abetine, prefigurandone il crollo, ampliano in modo discutibile le aree di abbandono e introducono criteri selvicolturali inadeguati anche per la corretta gestione ecologica delle fustaie di origine artificiale

-la cancellazione dei divieti preconcetti dell’Ente parco al completamento di viabilità forestale che hanno provocato l’abbandono di vaste formazioni boschive, quando il sistema escursionistico è costruito quasi esclusivamente sulla viabilità forestale di servizio e di esbosco

-il rafforzamento della manodopera in amministrazione diretta per la manutenzione degli 11.650 ettari di patrimonio agricolo-forestale regionale e il rilancio delle lavorazioni boschive in appalto

-la concertazione fra gli enti per definire regole certe e durature per la coltivazione dei boschi e quindi approvare piani di gestione che diano garanzia di continuità di forniture alle imprese locali di trasformazione del legno

-il sostegno alla zootecnia di montagna superando il concetto del rimborso dei danni da selvaggina a beneficio della tutela dell’attività aziendale, che non nasce per recuperare danni, ma per produrre ricchezza e insieme mantenere gli ambienti prativi montani

-la cablazione dei paesi e frazioni montane per consentire il miglioramento dei servizi ai cittadini e alle imprese e lo sviluppo del lavoro a distanza.

C’è poi il problema dell’insostenibile carico di fauna selvatica, presentato come un vanto turistico, ma che rende impossibile qualsiasi coltivazione senza recinzioni e qualsiasi allevamento se non con cani da guardiania pericolosi per gli escursionisti, distrugge la rinnovazione forestale autoctona e compromette perfino la ricrescita del ceduo.

La strada per rafforzare il turismo in Casentino e renderlo coerente con la conservazione di un ambiente naturale di pregio è complessa, costituita da un mosaico di interventi diversificati, ma ognuno di questi può dare subito un beneficio a chi coltiva e mantiene il territorio e a chi ci innesta sopra un progetto turistico; promuovere il turismo attraverso le attività agricolo-forestali può sembrare una via più indiretta, ma è l’unica che può sostenere un reale sviluppo di attività ricettive, di ristorazione, culturali, commerciali e di tutti quei servizi che possono essere costruiti in un Casentino così ricco di natura, ma anche di cultura, etica e capacità di gestire un ambiente in prevalenza montano e forestale.

Per un progetto che renda armonici strumenti e obiettivi di settori così diversi occorrono i relativi imprenditori, capacità professionali, innovazione, ma anche un regista, un soggetto che leghi gli interessi locali e privati a quelli pubblici, che sia tramite fra le istanze del territorio e il governo regionale e nazionale. La soppressione della Comunità Montana, che riuniva fino al 2011 gli allora 13 comuni casentinesi, ha eliminato questo tramite, sostituendolo con una Unione parziale, approssimativa, temporanea, incapace di rappresentare il Casentino e di pesare nel quadro regionale, ma il ritorno alla Comunità o un nuovo ente non avrebbe senso.

Resta l’unica possibilità del Comune Unico, che il testo sulle autonomie locali del 2000 prevede come esito ultimo originato dallo scioglimento della Comunità Montana a seguito della fusione di tutti i comuni.

Non è una scelta di antipolitica, l’obiettivo non è ridurre il numero di sindaci e assessori o di ottenere qualche risparmio gestionale, ma rimettere nelle mani dei Casentinesi il destino del loro territorio, dandogli una rappresentanza unica, motivata, forte, al di sopra delle logorate cerchie politiche locali.

Concludiamo la nostra rubrica “Idee per il Casentino” con questo intervento di Simone Borchi. Per 35 anni ha svolto la professione di dottore forestale dirigente del settore agricoltura e foreste della Comunità Montana del Casentino. Per 30 anni, a partire dal 1982, è stato responsabile della gestione della foresta del Santuario della Verna. Negli anni 2002-2007 ha ideato e diretto il progetto “Lago degli Idoli”.

Casentino Bike, Menghetti beffa il Bottecchia Factory Team

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Esito non senza sorpresa per l’edizione del trentennale della Casentino Bike, la classica di Bibbiena valida quale penultima prova della Coppa Toscana Mtb ma anche degli altri circuiti Rampitek e Appennino Superbike. Tutti si aspettavano un dominio del Bottecchia Factory Team dopo la rinuncia della formazione della Taddei, invece a guastare la festa ai favoriti di ha pensato Peter Menghetti.

Il campione italiano della categoria ELMT, tesserato per il Team Passion Faentina, ha fatto il vuoto alle sue spalle, coprendo i 68 km del percorso Marathon con 2.000 metri di dislivello in 3h05’26”, staccando di 2’22” il colombiano Juan Daniel Alarcon Ambrosio e di 3’00” Giuseppe Panariello, entrambi del team Bottecchia. Podio solo sfiorato per Mattia Toccafondi (Ciclissimo Bike) giunto a 3’13”, ma a fare festa è stata la compagna di squadra di quest’ultimo, Cristiana Lippi che in 4h1’0’52” si è aggiudicata la prova femminile con 2’47” su Elena Teoni (Mtb Race Subbiano) e 6’25” su Barbara Genga (Team Mondobici Tecnoplast).

Nel percorso Granfondo, di 54 km per 1.700 metri, prima piazza per Lorenzo Guidi (Team Scott Pasquini Stella Azzurra) che in 2h49’59” ha preceduto di 6’40” Enrico Pucciarelli e di 9’43” Daniele Feola, entrambi del Zerozero Iki Sport). A Elisa Federici (Team Speedy Bike) la gara femminile in 3h57’44” davanti a Greta Bruguier (Zerozero Iki Sport) a 9’53” e a Valeria Bartolini (Bombardier Squadra Corse) a 10’49”.

In centinaia, tra agonisti e amatori, biker e accompagnatori hanno popolato Bibbiena per quella che prima ancora che una gara è stata una festa per il suo trentennale. Tanti hanno contribuito alla sua realizzazione supportando l’organizzazione della Mtb Casentino, dalla provincia di Arezzo al Comune di Bibbiena, dalle Pro Loco di Soci e Dama all’Unione del Comuni Montani del Casentino fino al Parco Nazionale Foreste casentinesi, Monte Falterona e Campigna all’interno del quale era disegnato il percorso di gara. Per la Coppa Toscana il rush finale continua, domenica l’atto conclusivo con il recupero della Granfondo del Castello di Monteriggioni (SI), un’altra pietra miliare della mountain bike italiana.

Tempo di “battere” le noci

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di Francesca Maggini – La noce, prezioso frutto di fine estate, da sempre costituiscono un alimento che non può mancare in una dieta sana viste le mille virtù che la contraddistinguono. Il noce è una pianta di origine asiatica, introdotta in Italia dai Greci, che viene coltivata per il suo seme edibile (il gheriglio) e per la buona qualità del suo legno. Nella storia dell’uomo, la noce è sempre stata un alimento apprezzato: esistono testimonianze che dimostrano come più di ottomila anni fa i nostri antenati fossero soliti raccogliere le noci trovate a terra e consumarne il seme. Un legame forte che in alcune civiltà è sfociato in credenze popolari e miti, infatti la noce per gli antichi greci era il cibo degli dei, mentre per il popolo romano possedeva poteri afrodisiaci.

Con il passare dei secoli le leggende attorno a questa pianta si sono unite: secondo alcune tradizioni l’albero di noce, imponente e maestoso, era il luogo ideale dove svolgere riti magici e si credeva che i suoi frutti avrebbero acquisito poteri straordinari se colti durante la notte di San Giovanni. Il raccolto veniva successivamente riposto in alcool per creare una potente pozione magica, più o meno quel che, oggi, conosciamo con il nome di Nocino. Il noce è un albero caducifoglio che a maturità può superare anche i 25 m di altezza.

Pianta grandiosa, presenta una chioma espansa di forma tondeggiante formata da foglie composte costituite da un asse centrale dal quale si dipartono da 7 a 9 foglie, di cui una posta all’apice del picciolo. È una pianta che appartiene ad una specie monoica autofertile: ogni noce, pur sviluppando fiori maschili e fiori femminili distinti, separati e diversi tra loro, produce frutti in piena autonomia senza la necessità di venir impollinata da varietà differenti di noce. I fiori maschili sono infiorescenze simili a pannocchiette lunghe più o meno 25 cm ricoperte da piccolissimi fiori tondeggianti che producono il polline. I fiori femminili, invece, sono tondi, non presentano petali ma due evidenti escrescenze verdognole che, ovviamente, hanno la funzione di intercettare più polline possibile per poi divenire frutto.

La noce è un frutto particolare, quel che i botanici definiscono come “drupa”: ha una polpa esterna di color verdognolo (il mallo) che racchiude un guscio legnoso al cui interno si trovano i semi della pianta, quelli che siamo soliti consumare secchi e prendono il nome di gherigli. Mano a mano che i frutti maturano, il mallo tende ad aprirsi e diventare anche molto scuro, fino a quando la noce si stacca naturalmente dalla pianta e cade a terra, pronta per essere raccolta.

A prescindere dalla varietà, nel nostro territorio, il periodo di raccolta comincia a settembre e va generalmente avanti fino ad autunno inoltrato. Infatti, la frutta è soggetta a maturazione scalare, ovvero le noci vanno raccolte man mano che cadono dall’albero in modo spontaneo, una raccolta che generalmente inizia fra la prima e la seconda settimana di settembre ma trattandosi di prodotti agricoli non si ha mai la certezza di una data precisa, bisogna, ovviamente, verificare lo stato di maturazione. Solo in alcuni casi si ricorre alla battitura dei rami, come si usava in passato, o allo scuotimento della pianta affinché i frutti, ormai maturi, cadano a terra.

Le tecniche di raccolta sono di due diversi tipi: per piccoli appezzamenti i frutti vengono raccolti manualmente, su culture più ampie invece il raccolto diventa meccanico tramite una sorta di roll-in che ingloba in un cestello collegato ad un contenitore tutte le noci senza rovinarle. In seconda battuta le noci vengono private del mallo esterno e poi lavate con la sola acqua corrente al fine di mantenere integro lo stato naturale di ogni frutto. Successivamente si avvia la fase dell’essiccazione, la durata di ciò varia a seconda dell’aria, dell’umidità e della temperatura; questo avviene in modo naturale per garantirne un’essiccazione perfetta a cui segue lo stoccaggio e la vendita.

Le noci contengono molte qualità benefiche se consumate in giusta quantità e con regolarità, ne bastano 3/4 al giorno per poter godere di tutte le loro proprietà benefiche sull’apparato circolatorio, sulla pressione sanguinea e mantenere i livelli di colesterolo entro limiti corretti. Aiutano l’elasticità delle pareti delle arterie, sono ricche di antiossidanti, di vitamina E e omega 3.

Sono molto versatili in cucina, possono accompagnarci dall’antipasto al dolce infatti si sposano bene con tantissimi ingredienti e sanno donare un buon sapore e croccantezza a varie portate. Sanno dare sapore deciso ai panificati, possono essere un ingrediente fondamentale per salse, sughi in abbinamento con pasta e formaggi, si amalgamano bene con verdure, con insalate estive, con carni e possono essere un ingrediente fondamentale per la pasticceria senza linite di utilizzo.

Nel nostro territorio basta citare il baldino o castagnaccio realizzato con farina di castagne ed arricchito con le noci tanto per citare un ottimo dolce tipico del nostro territorio che può essere realizzato con prodotti tipicamente autunnali.

Memento… muri

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di Francesco Benucci – “Memento mori” è una locuzione in lingua latina che ricorda la fugacità riscontrabile nel trascorrere dei giorni ma, al contempo, andando oltre il mero significato letterale, la possiamo tramutare in un inno alla memoria, a quel patrimonio di personaggi, conoscenze, eventi, che sfuggono al carpe diem e si stagliano all’attenzione delle generazioni che, susseguendosi, si nutrono di queste reminiscenze. E se i citati elementi di crescita ed identità fossero tracciati sulla “pelle viva” delle comunità paesane, su quei muri che ne costituiscono anima ed ossatura, ecco allora che la nota espressione potrebbe assumere le sembianze di un “memento… muri”.

Ebbene, in Casentino, per l’esattezza a Stia, è nato un progetto i cui promotori, Domenico Russo, Fabrizio Goretti, Piero Bernabei, si pongono obiettivi similari a quelli indicati sopra, tramite la realizzazione di murales che, dipinti su alcune facciate e corredati da un pannello che racconti la scena ritratta, consentano di far rivivere il ricordo di vicende storiche, sociali, artistiche e aneddotiche.

Il quartiere di Borgo Vecchio e Stia sono costantemente attraversati da pellegrini italiani e stranieri, che percorrono il Cammino di San Francesco e da turisti che visitano il paese, perciò i nostri hanno pensato di accrescerne il richiamo, e così valorizzare ulteriormente il centro abitato, grazie ai suddetti murales, i cui temi sono presto detti: la presenza di Dante nell’Alto Casentino, che ritorna in più canti della Divina Commedia, è certamente il segno più rilevante della storia del nostro territorio e pertanto propongono di riprodurne alcuni episodi con i relativi versi; oltre alle scene dantesche sarebbero raffigurati altri autori entrati in contatto con la realtà valligiana, la drammatica epoca della Linea Gotica e il coraggio dei Resistenti, gli opifici che hanno dato benessere e progresso attraverso la dura fatica di operai, contadini e artigiani, i personaggi importanti e quelli aneddotici che con la loro originalità sono stati cari ai concittadini, il tutto magari con saltuari inserti in ferro battuto, in omaggio alla celebre manifestazione di arte fabbrile.

E se lo spunto concettuale che ha partorito l’iniziativa è ben radicato nei promotori, per cui in un tempo in cui la memoria si consuma rapidamente e superficialmente, e i social diventano «armi di distruzione di massa della identità collettiva» (Limes), per resistere alla tendenza ad uniformarsi sempre più a modelli consumistici e spersonalizzanti, dimenticando la propria storia e le proprie radici, e per conservare uno sguardo critico, è fondamentale tenere viva la memoria del proprio passato attraverso la conoscenza e il ricordo di quanto lo ha segnato, è altrettanto vero che questa proposta parte anche da riferimenti “concreti”.

Ad esempio, la conoscenza di tanti centri antichi valorizzati attraverso la riproduzione, sui muri delle case, delle caratteristiche storiche e culturali del territorio e, parimenti, l’esperienza del muro di Librino, un quartiere difficile di Catania, che con il contributo di un mecenate e il coinvolgimento degli asili, delle scuole, delle associazioni di cittadini volenterosi, con la partecipazione e la guida di artisti, ha visto realizzata la decorazione del lunghissimo muro intorno alla porta di accesso al quartiere con immagini, versi e frasi in terracotta. Un’esperienza, quest’ultima, diversa per alcune dinamiche rispetto a quanto si vorrebbe realizzare a Stia ma perfettamente corrispondente per quanto riguarda le finalità universali da perseguire: crescita condivisa, aggregazione e solidarietà dei cittadini, educazione alla bellezza, uscita dall’isolamento per decidere e compiere, con la partecipazione della comunità, le scelte che riguardano i paesi e il territorio e che ben rappresentano il circuito democratico.

In ossequio a questi principi il Casentino non dovrebbe diventare uno dei tanti luoghi per vacanze-evasione, aderendo a modelli prestampati ormai in circolazione né promuovere qualsiasi iniziativa che raggruppi un po’ di gente senza dare valore a chi vive nei nostri paesi e a chi li visita. Ogni comunità racchiude particolari esempi di lavoro, di arte, di storia, di cultura da valorizzare, da proteggere e da trasmettere al fine di dare alla memoria il suo ruolo fondamentale di identità collettiva, messa sempre più in pericolo da una cultura usa e getta invadente e precaria.

Ecco perché il progetto potrebbe essere esteso ai comuni di tutta la vallata, coinvolgendo, oltre alle amministrazioni, le scuole, le associazioni, i cittadini, così da partecipare all‘elaborazione e alla costruzione di quanto descritto, in modo tale da realizzare un «Libro di Storia del Casentino a cielo aperto». Tuttavia, ligi al vecchio adagio che consiglia di fare un passo alla volta, i nostri stanno compiendo le prime mosse concrete nella loro comunità stiana, innanzitutto raccogliendo le firme in modo da sottoporle al Comune e a possibili sponsor e, al contempo, per verificare l’eventuale riscontro positivo da parte dei cittadini (riscontro positivo che effettivamente c’è stato, come emerso anche da semplici dialoghi tra compaesani, con i fogli delle firme lasciati in vari esercizi commerciali del paese e tuttora presenti, per chi volesse aderire/partecipare, all’edicola e al tabacchino di piazza Tanucci, alla botteghina di Borgo Vecchio e al negozio Germano in piazza Mazzini).

Nella progettazione sono state coinvolte le sorelle Landi dell’Accademia Casentinese e, come testimoniano le menzionate firme, si spera in un futuro coinvolgimento dell’amministrazione comunale (con cui definire i dettagli del tutto e a cui è stata inviata una bozza del progetto, già protocollata) e magari di ulteriori partner che possano sostenere l’iniziativa. Non ultimo, sarebbe bello se la realizzazione dei murales fosse, almeno in parte, affidata ai ragazzi delle scuole, con artisti ad hoc che li istruiscano e li guidino, senza tralasciare infine l‘auspicabile contributo di associazioni locali e di volenterosi che vogliono partecipare al progetto e alla creazione delle opere, con suggerimenti, consigli, integrazioni.

Perché, mai come in questo caso, memoria è partecipazione, affinché i muri possano raccontarci tante storie da tramandare, in un flusso di ricordi e insegnamenti che ci rendono davvero umani.

Casentino: le nuove offerte di lavoro del Centro per l’impiego

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Top view of man and woman working, using laptop and tabletc pc. Laptop, potted plant, diary, coffee cup, glasses, charts and other supplies on brown wooden desk. Colleagues working in the office. Horizontal shot

Preselezione codice AR-201139 Scadenza: 09/10/2023 Qualifica: Installatori e riparatori di impianti elettrici industriali Azienda ricerca elettricisti da impiegare nei vari cantieri. Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO INDETERMINATO. Luogo di lavoro: CASTEL SAN NICCOLO’

Preselezione codice AR-201141 Scadenza: 09/10/2023 Qualifica: muratore in mattoni lavori di manutenzione Azienda ricerca muratori da impiegare nei vari cantieri di lavoro. Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO INDETERMINATO Luogo di lavoro: CASTEL SAN NICCOLO’

Preselezione codice AR-201520 Scadenza: 12/10/2023 Qualifica: educatore professionale sociale Associazione che opera nel settore dell’accoglienza migranti e minori stranieri non accompagnati ricerca OPERATORE/TRICE SOCIALE preferibilmente con esperienza. Si richiede laurea in Scienze dell’educazione, scienze politiche, socialogia o equipollenti. Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO DETERMINATO Luogo di lavoro: BIBBIENA

Preselezione codice AR-201752 Scadenza: 13/10/2023 Qualifica: preparatore di pizza a taglio Si ricerca PREPARATORE DI PIZZA AL TAGLIO per pizzeria. La figura ricercata dovrà occuparsi della preparazione del prodotto finale e gestione del banco vendita. Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: APPRENDISTATO PROFESSIONALIZZANTE O CONTRATTO DI MESTIERE Luogo di lavoro: BIBBIENA

Preselezione codice AR-201905 Scadenza: 19/10/2023 Qualifica: addetto alla reception negli alberghi Si ricerca RECEPTIONIST per hotel con esperienza minima nel mondo dell’hotellerie. Inviare CV aggiornato. Richiesta esperienza: SI Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO DETERMINATO Luogo di lavoro: POPPI

Preselezione codice AR-201906 Scadenza: 19/10/2023 Qualifica: cameriere di bar Si ricerca CAMERIERE/A e supporto al reparto accoglienza per hotel. Necessaria esperienza nel servizio al tavolo e caffetteria. Richiesta esperienza: SI Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO DETERMINATO Luogo di lavoro: POPPI

Preselezione codice AR-201907 Scadenza: 19/10/2023 Qualifica: aiuto cameriere ai piani Struttura alberghiera 4 stelle ricerca AIUTO CAMERIERE/A AI PIANI. Il/la dipendente sarà affiancata/o da personale interno per il servizio di pulizia ed il riassetto delle stanze in albergo. Richiesta esperienza: SI Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO DETERMINATO Luogo di lavoro: POPPI

Preselezione codice AR-201921 Scadenza: 19/10/2023 Qualifica: elettricista per impianti esterni ed interni nelle costruzioni Si ricerca OPERAIO/A ELETTRICISTA per realizzazione impianti elettrici. Si valutano candidature con e senza esperienza. Si offre contratto a tempo determinato 3/6 mesi con possibilità di trasformazione a tempo indeterminato. Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO DETERMINATO Luogo di lavoro: POPPI

OFFERTE DI TIROCINIO

Tirocini codice AR-202014 Scadenza: 20/10/2023 Qualifica: Addetti alla lavorazione di bigiotteria Azienda del settore orafo ricerca tirocinante da impiegare come ADDETTO ALLA LAVORAZIONE AL BANCO. Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: TIROCINIO Luogo di lavoro: PRATOVECCHIO STIA

OFFERTE DI LAVORO IN CONTATTO DIRETTO

Contatto Diretto codice AR-201538 Scadenza: 09/10/2023 Qualifica: impiegato amministrativo STUDIO COMMERCIALE DOTT. CEROFOLINI FRANCA ricerca personale da assumere con contratto di APPRENDISTATO PROFESSIONALIZZANTE per la qualifica di impiegato amministrativo. Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: APPRENDISTATO PROFESSIONALIZZANTE O CONTRATTO DI MESTIERE Luogo di lavoro: POPPI

Contatto Diretto codice AR-201782 Scadenza: 17/10/2023 Qualifica: tecnico della catalogazione informatizzata Agenzia per il lavoro CONFARTIGIANATO AREZZO ricerca APPRENDISTA IMPIEGATA/O per azienda orafa di Arezzo. La figura ricercata dovrà occuparsi di catalogazione e classificazione del campionario delle nuovi collezioni, gestione delle immagini e indicizzazione del catalogo online, customer care. Per candidarsi contattare il numero 0575314227 o inviare il CV per e-mail all’indirizzo AGENZIALAVORO@ARTIGIANIAREZZO.IT Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: APPRENDISTATO PROFESSIONALIZZANTE O CONTRATTO DI MESTIERE Luogo di lavoro: CAPOLONA

Contatto Diretto codice AR-201786 Scadenza: 17/10/2023 Qualifica: modellista in metallo Agenzia per il lavoro CONFARTIGIANATO AREZZO ricerca IMPIEGATO/A DESIGNER MODELLISTA per azienda orafa di Arezzo. La figura ricercata dovrà occuparsi di ideazione stilistica e ideazione nuove collezioni. Per candidarsi contattare il numero 0575314227 o inviare il CV per e-mail all’indirizzo AGENZIALAVORO@ARTIGIANIAREZZO.IT Richiesta esperienza: SI Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO DETERMINATO Luogo di lavoro: CAPOLONA

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