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mercoledì, 6 Novembre 2024

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Tempo di “battere” le noci

di Francesca Maggini – La noce, prezioso frutto di fine estate, da sempre costituiscono un alimento che non può mancare in una dieta sana viste le mille virtù che la contraddistinguono. Il noce è una pianta di origine asiatica, introdotta in Italia dai Greci, che viene coltivata per il suo seme edibile (il gheriglio) e per la buona qualità del suo legno. Nella storia dell’uomo, la noce è sempre stata un alimento apprezzato: esistono testimonianze che dimostrano come più di ottomila anni fa i nostri antenati fossero soliti raccogliere le noci trovate a terra e consumarne il seme. Un legame forte che in alcune civiltà è sfociato in credenze popolari e miti, infatti la noce per gli antichi greci era il cibo degli dei, mentre per il popolo romano possedeva poteri afrodisiaci.

Con il passare dei secoli le leggende attorno a questa pianta si sono unite: secondo alcune tradizioni l’albero di noce, imponente e maestoso, era il luogo ideale dove svolgere riti magici e si credeva che i suoi frutti avrebbero acquisito poteri straordinari se colti durante la notte di San Giovanni. Il raccolto veniva successivamente riposto in alcool per creare una potente pozione magica, più o meno quel che, oggi, conosciamo con il nome di Nocino. Il noce è un albero caducifoglio che a maturità può superare anche i 25 m di altezza.

Pianta grandiosa, presenta una chioma espansa di forma tondeggiante formata da foglie composte costituite da un asse centrale dal quale si dipartono da 7 a 9 foglie, di cui una posta all’apice del picciolo. È una pianta che appartiene ad una specie monoica autofertile: ogni noce, pur sviluppando fiori maschili e fiori femminili distinti, separati e diversi tra loro, produce frutti in piena autonomia senza la necessità di venir impollinata da varietà differenti di noce. I fiori maschili sono infiorescenze simili a pannocchiette lunghe più o meno 25 cm ricoperte da piccolissimi fiori tondeggianti che producono il polline. I fiori femminili, invece, sono tondi, non presentano petali ma due evidenti escrescenze verdognole che, ovviamente, hanno la funzione di intercettare più polline possibile per poi divenire frutto.

La noce è un frutto particolare, quel che i botanici definiscono come “drupa”: ha una polpa esterna di color verdognolo (il mallo) che racchiude un guscio legnoso al cui interno si trovano i semi della pianta, quelli che siamo soliti consumare secchi e prendono il nome di gherigli. Mano a mano che i frutti maturano, il mallo tende ad aprirsi e diventare anche molto scuro, fino a quando la noce si stacca naturalmente dalla pianta e cade a terra, pronta per essere raccolta.

A prescindere dalla varietà, nel nostro territorio, il periodo di raccolta comincia a settembre e va generalmente avanti fino ad autunno inoltrato. Infatti, la frutta è soggetta a maturazione scalare, ovvero le noci vanno raccolte man mano che cadono dall’albero in modo spontaneo, una raccolta che generalmente inizia fra la prima e la seconda settimana di settembre ma trattandosi di prodotti agricoli non si ha mai la certezza di una data precisa, bisogna, ovviamente, verificare lo stato di maturazione. Solo in alcuni casi si ricorre alla battitura dei rami, come si usava in passato, o allo scuotimento della pianta affinché i frutti, ormai maturi, cadano a terra.

Le tecniche di raccolta sono di due diversi tipi: per piccoli appezzamenti i frutti vengono raccolti manualmente, su culture più ampie invece il raccolto diventa meccanico tramite una sorta di roll-in che ingloba in un cestello collegato ad un contenitore tutte le noci senza rovinarle. In seconda battuta le noci vengono private del mallo esterno e poi lavate con la sola acqua corrente al fine di mantenere integro lo stato naturale di ogni frutto. Successivamente si avvia la fase dell’essiccazione, la durata di ciò varia a seconda dell’aria, dell’umidità e della temperatura; questo avviene in modo naturale per garantirne un’essiccazione perfetta a cui segue lo stoccaggio e la vendita.

Le noci contengono molte qualità benefiche se consumate in giusta quantità e con regolarità, ne bastano 3/4 al giorno per poter godere di tutte le loro proprietà benefiche sull’apparato circolatorio, sulla pressione sanguinea e mantenere i livelli di colesterolo entro limiti corretti. Aiutano l’elasticità delle pareti delle arterie, sono ricche di antiossidanti, di vitamina E e omega 3.

Sono molto versatili in cucina, possono accompagnarci dall’antipasto al dolce infatti si sposano bene con tantissimi ingredienti e sanno donare un buon sapore e croccantezza a varie portate. Sanno dare sapore deciso ai panificati, possono essere un ingrediente fondamentale per salse, sughi in abbinamento con pasta e formaggi, si amalgamano bene con verdure, con insalate estive, con carni e possono essere un ingrediente fondamentale per la pasticceria senza linite di utilizzo.

Nel nostro territorio basta citare il baldino o castagnaccio realizzato con farina di castagne ed arricchito con le noci tanto per citare un ottimo dolce tipico del nostro territorio che può essere realizzato con prodotti tipicamente autunnali.

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