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martedì, 6 Maggio 2025
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Carabinieri di Bibbiena arrestano un italiano per evasione e false attestazioni 

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I Carabinieri della Compagnia di Bibbiena hanno arrestato un uomo, originario del sud Italia, per evasione dagli arresti domiciliari e false attestazioni riguardanti le proprie generalità. L’importante risultato operativo, che abbraccia anche la sentita tematica delle truffe e dei furti in danno di anziani con la tecnica del “falso carabiniere”, trova la sua genesi nel pomeriggio del 02 ottobre u.s.

In quelle ore, molteplici erano stati gli alert al 112 da parte di diversi nuclei familiari della vallata che erano stati contattati da sedicenti Carabinieri, i quali prospettavano sinistri stradali occorsi a parenti. Viste le presunte responsabilità di questi, sarebbe stato necessario versare cauzioni in contanti e/o preziosi. Fortunatamente, le numerose campagne di sensibilizzazione condotte dai Carabinieri della Compagnia di Bibbiena in raccordo con il Comando Provinciale di Arezzo, sortivano il loro effetto in quanto diverse “anziane signore” contattate dai malintenzionati, non si facevano irretire nell’inganno ma al contrario allertavano la Centrale Operativa.

Dopo una serie di accertamenti nelle zone prossime alle abitazioni delle anziane contattate, l’attenzione dei Carabinieri del Nucleo Operativo e della Stazione di Poppi, veniva attirata da un’autovettura Fiat 500, a noleggio, che veniva sottoposta a controllo. A bordo un uomo, tra i 50 e i 60 anni, con marcato accento napoletano che diceva di essere sprovvisto di documenti. Condotto in caserma e sottoposto a fotosegnalamento, emergevano le sue vere generalità, nato nel 1966.

Si trattava di un evaso dagli arresti domiciliari a cui era sottoposto dal mese di settembre 2023. Inevitabile quindi l’arresto e la contestazione anche del reato di false attestazioni riguardo l’identità.

Trattenuto presso le camere di sicurezza del Comando Compagnia di Bibbiena, veniva giudicato con rito direttissimo il giorno seguente, ieri 3 ottobre. Il Tribunale di Arezzo, emettendo l’ordinanza di convalida di arresto, applicava anche la misura della custodia cautelare in carcere.

Mentre venivano svolte le incombenze di rito, dai Carabinieri del Comando Provinciale di Grosseto perveniva un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dell’autorità giudiziaria di quel capoluogo e riguardante l’uomo arrestato a Bibbiena, che ovviamente veniva lui notificata dall’Arma Casentinese.

In buona sostanza le intuizioni dei Carabinieri di Bibbiena, che nel merito stanno svolgendo ulteriori indagini, riguardo il possibile legame del soggetto con la galassia dei truffatori e ladri provenienti dall’area campana che si spacciano per appartenenti all’Arma dei Carabinieri, trovava una prima conferma proprio nel provvedimento cautelare emesso a Grosseto.

Il 15 settembre 2023 infatti, motivo per il quale si trovava ai domiciliari, dopo aver convinto un’anziana donna nel grossetano, a credere che sua figlia si trovasse in stato di fermo per un inesistente incidente, si recava presso la sua abitazione e commetteva un furto di ingente valore. Quando ormai l’anziana si rendeva conto che in realtà il carabiniere era un ladro, era ormai troppo tardi.

I Carabinieri di Grosseto dopo aver individuato l’auto utilizzata dal ladro e diramate le ricerche, facevano si che il sospetto fosse arrestato in autostrada dalla Polizia Stradale di Cassino, in provincia di Frosinone.

L’uomo si trova in carcere ad Arezzo per rispondere dei vari reati commessi sul territorio toscano, quindi anche in Casentino. Comunque in corso ulteriori accertamenti.

L’occasione è propizia per ricordare che i Carabinieri e le forze di polizia in genere, non chiamano al telefono per chiedere denaro o preziosi per sanare eventuali situazioni occorse a familiari o amici. Nel caso bisogna allertare immediatamente il 112 servendosi di un altro telefono o riagganciare la chiamata e successivamente allertare il numero unico di emergenza.

Le persone sottoposte ad indagini si presumono innocenti.

In menopausa si può dimagrire!

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di Beatrice Boschi – La menopausa è un particolare momento fisiologico della vita della donna che coincide con il termine della sua fertilità. La maggior parte delle donne entra in menopausa tra i 49 e i 52 anni, ma sono comunque frequenti anche menopause, oltre che tardive, precoci (ovvero quando si verificano prima dei 40 anni) favorite da alcuni fattori come per esempio il fumo di sigaretta oppure un basso indice di massa corporea (BMI). Durante la menopausa le ovaie terminano la loro attività e di conseguenza smettono di produrre alcuni ormoni, estrogeni e progesterone, portandone una diminuzione dei livelli nel sangue. Sebbene sia spesso vista come un singolo momento, in realtà è una transizione che si verifica nell’arco di diversi anni.

Nonostante la menopausa sia un evento normale e fisiologico, ogni donna la vive in maniera diversa e alcune accusano dei sintomi che possono durare tra i 4-5 anni come: vampate di calore e sudorazioni notturne, problemi di memoria, problemi urinari, mal di testa, rigidità articolare e muscolare, tachicardia, sbalzi della pressione arteriosa, vertigini ed affaticamento ma soprattutto l’esaurimento di questi ormoni a lungo termine può causare cambiamenti al metabolismo osseo e al sistema cardiovascolare, ovvero portare a osteoporosi e a malattie cardiache.

Dal punto di vista nutrizionale per aiutare a mantenere forza e densità ossea e prevenire l’osteoporosi bisogna stare molto attenti agli introiti di calcio, la cui raccomandazione è di 1200 mg al giorno per gli adulti, da assumere tramite i latticini (come latte, formaggi, yogurt, preferendo le versioni magre come i fiocchi di latte o la ricotta), l’acqua minerale, la verdura a foglia verde come il cavolo, i legumi, la frutta in guscio e i semi di sesamo. Il calcio però da solo non basta, soprattutto se i livelli di vitamina D nel sangue sono bassi: la vitamina D infatti aiuta l’assorbimento del calcio dagli alimenti e viene prodotta nella nostra pelle quando siamo esposti alla luce solare, cosa che però è più difficile nei periodi invernali, motivo per cui è essenziale assumerlo da fonti alimentari come pesce, uova, carne rossa e latticini. Fondamentale è anche l’apporto di vitamina K2 che permette al calcio di depositarsi nelle ossa ed è contenuta nelle uova e nella carne. Infine, importante durante il periodo della menopausa è l’idratazione, bisognerebbe bere infatti almeno due litri di acqua al giorno, ma la quantità precisa varia da soggetto a soggetto.

Perché le donne quando entrano in menopausa hanno più difficoltà nel perdere peso e anzi, tendono ad accumularlo? Spesso si dà la colpa al metabolismo che cambia e rallenta ma in realtà il rallentamento del metabolismo basale è irrisorio. A cambiare invece sono gli ormoni che tenderanno a far aumentare il senso fame e il senso di stanchezza tendendo quindi a mangiare di più e a muoversi di meno, inoltre cambia anche la distribuzione corporea del grasso che tenderà a localizzarsi più a livello della pancia e del seno. Un’alimentazione corretta, bilanciata e varia in questo particolare periodo della vita è fondamentale per mantenere il nostro stato di salute, ma anche la nostra linea.

È ormai risaputo che, assieme alla dieta, praticare una moderata attività fisica favorisce non solo il controllo del peso ma anche dei sintomi della menopausa e aiuta a proteggere le ossa. Un’ora di camminata in abbinamento alla dieta permette una riduzione della circonferenza addominale e della pressione arteriosa più efficace della sola restrizione calorica, inoltre questa attività aumenta la produzione di endorfine e non sovraccarica ossa e articolazioni. Meglio ancora se si associa alla camminata un’attività con i pesi, capace in modo specifico di stimolare i muscoli, il metabolismo e soprattutto la struttura ossea, migliorando densità e forza. Quindi non per forza durante la menopausa si prende peso, anzi si può benissimo perdere, tutto dipende da voi!

Dott. SSA BEATRICE BOSCHI Biologa e nutrizionista, beatrice.boschi@virgilio.it – tel. 347 8482948

(Rubrica ESSERE L’Equilibrio tra Benessere, Salute e Società)

Volontariato: criticità nei servizi essenziali

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di Riccardo Buffetti – Nell’estate dello scorso anno il Presidente della Regione Toscana lanciò un appello: «la crisi economica mette a rischio il volontariato». Ad un anno e qualche mese di distanza, la situazione si fa sempre più critica e delicata: soluzioni all’orizzonte non ne sono arrivate e l’aumento dei costi – benzina, mezzi di servizio – dovuti all’inflazione e non solo, stanno mettendo sempre più a dura prova le Misericordie.

Ilenia Montagni, Governatrice della Misericordia di Subbiano, prova a tracciare un bilancio di questa situazione: «Le difficoltà non sono solo a Subbiano ma in questo momento il centro è tutta la Regione Toscana. Si parte dalla zona che conosciamo bene come la provincia di Arezzo nel Coordinamento delle Misericordie, ma le complicazioni comprendono anche l’Anpas e la Croce Rossa. Uno dei problemi riguarda sicuramente l’aggiornamento delle tariffe di rimborso per le Associazioni che risale al 2018 e si trattava allora di un aumento, dopo dieci anni di rimborsi fermi a circa 3.000 euro in un anno. Sono trascorsi cinque anni in cui è accaduto di tutto nel frattempo: Covid, guerra in Ucraina e aumento dei prezzi. Le Associazioni non riescono a coprire più le spese. Noi facciamo un servizio pubblico fondamentale – emergenza e servizio 118 – per conto della ASL e della Regione Toscana ad un prezzo molto inferiore rispetto a quello che dovrebbero sostenere se lo facessero loro direttamente. Il rimborso annuo che ci viene erogato si aggira intorno ai 93.000 euro più le uscite e un forfait a chiamata con il chilometraggio. Diciamo complessivamente 150.000 euro all’anno. A noi come Misericordia di Subbiano, utilizzando i volontari e i dipendenti, questo servizio costa sui 250/270.000 euro. Anno scorso abbiamo chiuso il bilancio a -80.000 euro. Quest’anno siamo riusciti, riorganizzando dipendenti e servizi e studiando tutta la parte fiscale, a chiudere in pari, ma non vediamo un orizzonte roseo se si continua di questo passo». 

Nei costi sono compresi anche i mezzi di servizio?  «La gestione dei mezzi è a carico dell’associazione: un’ambulanza nuova con attrezzatura costa circa 100.000 euro, senza la manutenzione. Pensate che la ASL ha deciso che un’ambulanza che fa emergenza deve essere cambiata se presenta due elementi: ogni 250.000 km oppure ogni cinque anni. Questo vuol dire, per esempio, che noi nel 2025 dovremmo cambiare un nostro mezzo: abbiamo un’ambulanza acquistata attraverso dei finanziamenti nel 2020 e dobbiamo già pensare ad acquistarne un’altra. Ciò significa che il prossimo anno dovremo trovare al posto di 100.000 euro almeno 250.000 mila euro. Lasciamo da parte i mezzi dei servizi sociali come i pulmini, che hanno visto incrementare il loro costo di un buon 20% negli ultimi anni. Questa è la nostra panoramica».

E i volontari? In generale si parla di una mancanza cronica, oppure c’è altro che non permette loro di avvicinarsi al mondo della Misericordia?  «In realtà questo problema non è dato da una mancanza delle persone nel fare volontariato, per fortuna; bensì da una sempre maggiore richiesta di professionalità, esperienza e responsabilità. Per esempio la formazione di un volontario che vuole salire in ambulanza è un percorso che prevede 200 ore più l’attività di tirocinio in ambulanza affiancato a persone più esperte che si articola all’incirca su un anno. Sono 12 mesi per entrare in ambulanza la prima volta, mentre se il volontario volesse diventare autista di emergenza si aggiungono altre 60 ore, che creano un ulteriore percorso. Le persone che hanno tutto questo tempo e questa voglia da dedicare sono sempre più difficili da trovare. Anche i formatori regionali sono volontari, dunque a volte è anche difficile organizzare il corso. Un altro aspetto sociale da non trascurare è l’età dei pensionati. Intorno agli anni ‘90, ovvero quando è stato istituito il servizio di emergenza con numero unico come lo conosciamo oggi, il pensionato aveva tra i 50 e i 55 anni; adesso, invece, ne ha tra i 65 e i 70. La Regione Toscana, anche giustamente in parte, ha messo il vincolo che gli over 65 non possono più guidare le ambulanze in emergenza, togliendo di fatto altre energie dai volontari nei servizi più caldi».

Dunque coprire i turni rischia di diventare complesso?  «Per coprire un servizio in questa situazione, quello dell’emergenza, è impossibile affidarsi solo ai volontari, che per definizione vengono giustamente quando hanno tempo libero dal lavoro. È quindi sempre più necessario ricorrere ai dipendenti. Ed è qui che le spese aumentano ulteriormente per l’associazione. Pensate che io sono volontaria al 100% e che al lavoro sono una dipendente: la cosa che trovo più difficile è la gestione dell’organico. Tra l’altro aggiungiamoci anche che è un lavoro, quello del soccorritore o dell’autista soccorritore, che richiede una grossa professionalità, ma che non rientra nelle professioni sanitarie, per cui anche lo stipendio è modesto e lo rende un lavoro poco appetibile anche per i giovani, seppur di passaggio, per un rapporto di orari/stipendio. In questo momento siamo in una fase di difficoltà anche nel trovare i dipendenti. Spesso, quindi, non riusciamo a coprire tutte le richieste e, nostro malgrado, dobbiamo dirottare le persone verso altre associazioni».

La Misericordia di Subbiano su che organico può contare?  «A Subbiano ci sono undici dipendenti mentre i volontari attivi sono circa un centinaio. Quelli che hanno attività di 118, invece, sono meno di dieci. In questi numeri notiamo la differenza che fa la normativa, anzi la non differenza: dipendente e volontario durante il servizio di emergenza sono figure che hanno la stessa responsabilità. Un’altra problematica che si è acutizzata negli anni è quella del Servizio Civile Universale, che negli anni è stata grande fonte di supporto per noi in quanto ci ha consentito di inserire in associazione delle persone giovani (18-30 anni). Ma negli ultimi tempi il bando è quasi sempre deserto: il rimborso è basso per le ore settimanali che i ragazzi vanno ad affrontare, per cui non lo trovano appetibile. E pensare che possiamo accogliere 6/8 ragazzi».

La popolazione aderisce alle tessere associative?  «Stiamo cercando di aumentare il tesseramento. In due paesi come Subbiano e Capolona che superano i 10.000 abitanti abbiamo complessivamente meno di 1.000 tessere. Calcoli alla mano, se ci fosse una tessera per famiglia, la tessera ha un costo di 15 euro l’anno, già sarebbe per noi un bel respiro e riusciremmo a coprire meglio una parte delle spese che, come abbiamo detto, sono tantissime. Tra l’altro per gli associati ci sono degli sconti sui trasporti e sui nostri servizi».

Avete adottato, recentemente, delle iniziative in merito?  «Ci siamo ritrovati con tutte le associazioni della Comunità lanciando un messaggio di supporto. C’è stata tanta collaborazione e massima disponibilità: vedono nella Misericordia la centralità di un servizio indispensabile. La riduzione delle ore di presenza dell’ambulanza rischia di dare un forte disagio alla popolazione. Da 110 anni siamo sul territorio, cercheremo di resistere fin quando sarà possibile, nell’attesa che possa arrivare una soluzione anche dalla Regione».

Casentino Bike, sarà sfida fra i team Bottecchia e Taddei?

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Tante sono le stelle che saranno presenti all’edizione del trentennale della Casentino Bike, la classica di Bibbiera che domenica porterà avanti la Coppa Toscana Mtb ma fungerà anche da chiusura per il Rampitek e l’Appennino Superbike. Il successo della gara ha già portato oltre 600 biker a iscriversi alla gara, gli organizzatori contano che il numero aumenti e si arrivi al record di partecipazione che sarebbe la maniera migliore per festeggiare il compleanno dell’evento, uno dei pochi ad aver superato la fatidica soglia.

Dicevamo delle stelle presenti. E’ già garantita la partecipazione del Bottecchia Factory Team con il campione uscente Giuseppe Panariello, vincitore non più tardi di due settimane fa della Bettona Etruscan Extreme. Si profila una sfida al calor bianco con il Taddei Factory Team al gran completo, guidato dal campione italiano Diego Rosa, ma tanti altri stanno valutando la loro partecipazione alla gara.

I percorsi sono stati leggermente modificati, ma se la lunghezza del marathon è rimasta di 64 km, il dislivello è salito a 2.000 metri. Per la Granfondo sono previsti 54 km per 1.700 metri. Due tracciati da fine stagione, nei quali impiegare tutte le energie rimaste dopo mesi di gare. Al sabato pomeriggio appuntamento per la cicloturistica, aperta anche alle E-bike, su 25 km per 700 metri, con partenza da Piazza Tarlati alle 14:30

La gara scatterà alle 9:30 sempre da Piazza tarlati nel centro storico di Bibbiena, sede anche dell’arrivo e di tutti i servizi. Le iscrizioni sono ancora aperte, al costo di 30 euro più 10 per chi vorrà acquistare la felpa commemorativa del trentennale. Nel weekend il prezzo aumenta di 5 euro. Il ritiro di numeri e pacchi gara si potrà effettuare sabato dalle 16:00 alle 19:00 e domenica dalle 7:30 alle 8:30. Per i gruppi ogni 10 iscritti l’undicesima adesione è gratuita. Premiazioni riservate ai primi 3 assoluti uomini e donne e ai primi 5 di ogni categoria.

Per informazioni: Mtb Casentino, https://www.mtbcasentino.it/

“Crociata” della Regione Toscana contro i caminetti, ora vanno accatastati… ?!?!

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“Ecco l’ultima crociata degli eco-cromisti: bando ai caminetti e ai forni a legna, ora bisogna autocertificare. La Regione Toscana, mossa dalla incomprensibile e autolesionista ideologia green che vorrebbe la distruzione tutto e subito di auto, industrie e case ‘vecchie’, compie un’ulteriore stretta a danno del cittadino imponendo, con una procedura tanto complessa quanto vessatoria, di ‘dichiarare’ il proprio caminetto.

Purtroppo, quando c’è troppo Stato, quando ci sono troppe leggi si arriva al parossismo, all’ansia di controllare e censire e obbligare e costringere – e tartassare – come in questo caso, come troppo spesso succede in Toscana.

Posso solo immaginare i potenti mezzi della Regione Toscana – incapace di fare programmazione del territorio – che andranno a controllare i caminetti sulla montagna pistoiese, l’Alto Mugello, la Maremma, il Casentino, la montagna pratese, e a verificare le autocertificazioni. Di fronte alla crisi energetica ci vorrebbero pragmatismo. Faremo di tutto per fermare questa ennesima ecofollia”.

Così in una nota Erica Mazzetti, parlamentare di Forza Italia, che farà immediatamente un’interrogazione da portare in Commissione ambiente alla Camera affinché il governo intervenga per correggere l’iniziativa di competenza della Regione.

Per chi vuole avere chiarimenti su questa ennesima “follia” burocratica: www.siert.regione.toscana.it

Il camperista un tempo fu…

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di Anselmo Fantoni – Le nuove strutture di Pratovecchio Stia per l’accoglienza dei camperisti non sembra siano decollate. Ricordiamo che dovevano essere ristrutturate grazie al mega galattico Project Financing con cui sono state realizzate le scuole medie, insieme alle pensiline per le fermate dell’autobus e all’illuminazione pubblica. Di queste, oltre le scuole medie, solo una piccola parte di quest’ultima a Stia ha visto la luce, delle aree camper e delle pensiline si sono perse le tracce, così ancora oggi dopo tanti anni, chi vuol prendere la diligenza, ops, volevo dire l’autobus, ma visto come sono organizzate le corse sembra di stare ancora nell’ottocento, lo deve fare sfidando gli agenti atmosferici.

Le opere non sono in discussione ma l’utilizzo di fondi pubblici, dando poi la gestione ai privati, un po’ come le nostre autostrade a qualche colosso, non sembra aver dato i risultati sperati. Le aree in questione non hanno visto l’afflusso previsto e se si tolgono eventi particolari come la Biennale del Ferro Battuto, Naturalmente Pianoforte e la Straccabike, le piazzole sono rimaste desolatamente vuote. Il turista col camper ha bisogno di strutture per la mobilità, una volta sul posto ama muoversi con i mezzi pubblici, le aree in questione offrono i servizi minimali, non sono strutture tipo campeggi, quindi bagni docce e servizi vari sono assenti, visitare il Casentino coi mezzi pubblici è poi praticamente impossibile, taxi da noi non ce ne sono e la ferrovia non è agevolmente fruibile soprattutto per coincidenze con gli autobus a volte inesistenti.

Se a tutto questo aggiungiamo la benzina a prezzi folli, alcune realtà similari, in tutti i Comuni si stanno attrezzando per captare questo tipo di turista ma offrendo i servizi minimali gratuitamente, ecco servita la tempesta perfetta. Ancora una volta la mancanza di lungimiranza, organizzazione territoriale e funzionamento delle infrastrutture per la mobilità, mostrano i limiti di una politica fondata sulla propaganda e sull’uso allegro delle finanze pubbliche, un po’ come avviene per l’ammodernamento della SR 71 con fiumi di denari, progetti dalla durata biblica per poi avere strade dove i limiti di velocità sono più bassi di quando c’era una semplice mulattiera, in effetti sembra più che si sia voluto mettere lo smoking ad un uomo preistorico invece di fargli compiere una completa evoluzione; così in alcuni punti la strada è bella larga ma con il fondo dissestato o in altri una lunga diritta finisce in una curva che diventa pericolosa se presa a più di trenta Km all’ora.

Ma non divaghiamo perché di cose che non funzionano ce ne sono tante altre, una su tutte la fantomatica piscina per il recupero di chi ha bisogno di riabilitazione più volte inaugurata ma mai utilizzata. Un famoso comico diceva in un film: “e io pago…” e la cosa è drammaticamente vera. Ma torniamo alle aree camper, i fondi utilizzati sono tutti pubblici regionali o comunali che siano non ce li regalano le capre ma le tasse di noi lavoratori e contribuenti tutti e stavolta sostituiscono quelli che dei privati si erano impegnati a sborsare a fronte di un progetto complessivo, che in parte non è stato realizzato come doveva, senza nessuna penalizzazione per le relative inadempienze. Così tanti sogni rimangono nel cassetto, nonostante consorzi turistici per la promozione del territorio, infrastrutture per la mobilità inadeguate, i turisti continuano a gustare la nostra vallata, tanti stranieri che utilizzano i tanti agriturismi nati negli ultimi decenni ma che possono godere dei nostri gioielli artistici, architettonici e naturalistici, solo se dotati di auto o in alcuni casi di ottime biciclette.

Ma le strutture ricettive sono organizzate per accogliere le biciclette che a volte costano quanto una piccola utilitaria? Non in tutti i casi ma fortunatamente una bicicletta non necessita di spazi così grandi come un’autovettura e si riesce in qualche modo a gestire ma mi raccomando non provate nei fine settimana ad affidarvi al treno che la domenica non c’è. Il caravan invece ha bisogno di ampie piazzole e per spostare i suoi ospiti di una rete di servizi di trasporto adeguati, senza metro, con pochi autobus e senza taxi La Verna e Camaldoli divengono irraggiungibili ma già Poppi per chi staziona a Stia diventa meta di un’avventura. Che cosa serve al territorio? Come ridare respiro e sviluppo ad un turismo che non può essere di massa? Strade intelligenti, ferrovie più simili a metropolitane di superficie e collegamenti con piccoli bus verso i paesi lontani dal fondovalle con orari ragionevoli.

Ma dove trovare i soldi? Forse smettendo di spenderli male, quanto sono costate le varianti della SR 71 per avere una strada poco migliore? Quanto è costata la piscina di Certomondo? Quanto le varie aree camper nel territorio? Quanto costano le varie giunte che governano i nostri Comuni? Quanto la Provincia e la Regione? Per ciò che piace a questo o quel politico i soldi si trovano sempre, anche per i loro compensi, che guarda caso dovrebbero principalmente servire per organizzare i beni e servizi gestiti da lor signori, ma questa è un’altra storia, intanto i fallimenti sono li a testimoniare gli errori del passato, anche il camperista un tempo fu un’animale che correva a testa in giù, come un siluro volava via… e infatti sembra non volersi fermare nelle nuovissime aree camper di Pratovecchio e Stia. Meditiamo.

Le offerte di lavoro in Casentino del Centro per l’impiego

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Preselezione codice AR-200904 Scadenza: 05/10/2023 Qualifica: ingegnere edileAzienda di progettazione, fabbricazione, installazione e manutenzione di sistemi anticaduta ricerca ingegnere (edile o civile sezione A o B) da inserire nel proprio organico.Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO INDETERMINATO Luogo di lavoro: BIBBIENA

Preselezione codice AR-201160 Scadenza: 06/10/2023 Qualifica: Addetti a funzioni di segreteria Azienda Casentinese ricerca figura per funzioni di segreteria. Richiesta esperienza: SI Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO DETERMINATO Luogo di lavoro: PRATOVECCHIO STIA

Preselezione codice AR-201161 Scadenza: 06/10/2023 Qualifica: addetto alla contabilità generale Azienda ricerca figura da inserire in ufficio amministrativo, per gestione contabilita’ generale. Richiesta esperienza: SI Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO DETERMINATO Luogo di lavoro: PRATOVECCHIO STIA

Preselezione codice AR-200937 Scadenza: 06/10/2023 Qualifica: manovale edile Impresa edile ricerca manovale con minima esperienza in edilizia tradizionale (costruzioni, ristrutturazioni di edifici residenziali e non). Richiesta esperienza: SI Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO DETERMINATO Luogo di lavoro: CASTEL SAN NICCOLO’

Preselezione codice AR-201139 Scadenza: 09/10/2023 Qualifica: Installatori e  riparatori  di  impianti  elettrici  industriali Azienda ricerca elettricisti da impiegare nei vari cantieri. Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO INDETERMINATO Luogo di lavoro: CASTEL SAN NICCOLO’

Preselezione codice AR-201141 Scadenza: 09/10/2023 Qualifica: muratore in mattoni lavori di manutenzione Azienda ricerca muratori da impiegare nei vari cantieri. Richiesta esperienza: NO Tipologia contrattuale: LAVORO A TEMPO INDETERMINATO Luogo di lavoro: CASTEL SAN NICCOLO’

LE OFFERTE SONO ONLINE al link: https://lavoro.regione.toscana.it/ToscanaLav oro/cittadini/offerteLavoro.xhtml

Ho preso il diploma… e adesso?

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di Francesca Corsetti – l futuro dei giovani del Casentino è un tema sempre attuale e di grande rilevanza per la comunità locale. Molti di loro si trovano di fronte a una scelta cruciale una volta terminati gli studi superiori: proseguire con l’università o entrare nel mondo del lavoro? Ma soprattutto, che cosa offre ai nostri giovani la realtà casentinese?

Abbiamo esplorato la questione e le esperienze dei giovani casentinesi, parlando direttamente con loro, per comprendere meglio le loro scelte e le loro sfide.

Nel cuore della Toscana, il Casentino offre un ambiente tranquillo e affascinante per la crescita dei giovani. L’istituto tecnico del territorio è stato spesso considerato una solida rampa di lancio per chi vuole entrare rapidamente nel mondo del lavoro. Gli studenti che escono da scuole come questa trovano spesso occupazione nel territorio, grazie alla stretta connessione tra l’istruzione tecnica e l’industria casentinese. È una prospettiva attraente per molti giovani, che vedono nel lavoro locale un’opportunità per rimanere vicini alla famiglia e agli amici.

Di questo parere è anche Ruben Montaini, 2002, che dopo aver frequentato l’Istituto Tecnico Superiore con specializzazione in elettronica a Bibbiena, si è iscritto all’Università di Firenze, con indirizzo Elettronica Generale, perché «mi piaceva e mi piace tutt’ora quello che riguarda la circuitazione e i suoi fenomeni elettrici. Ho scelto un percorso universitario anche per il maggior livello formativo e per il titolo di studio più prestigioso rispetto al diploma delle superiori».

Secondo Ruben, il Casentino è la realtà ideale per vivere e per lavorare, e rimanere anche dopo l’università sarebbe tanto piacevole quanto conveniente: «ciò che offre il Casentino è davvero unico: piccoli paesi sparsi per una grande valle i cui cittadini si contraddistinguono per la loro dedizione e voglia di fare. Ci sono moltissime aziende, sia grandi che piccole, in cui si può trovare lavoro in modo quasi immediato, perché le aziende ne cercano di nuovi ragazzi. Gli istituti tecnici come quello che ho frequentato, alla fine della carriera scolastica superiore, ci spianano la strada nel mondo del lavoro, mettendoci in contatto con le aziende. Le iniziative promosse dalla scuola riguardano il progetto di alternanza scuola-lavoro e, al termine del percorso scolastico, con la compilazione di un curriculum studentesco che sarà consultabile dalle aziende, siamo subito reperibili per un possibile lavoro. Oltre a questo, vengono promossi i corsi sulla sicurezza in modo tale da avere le basi che ci renderanno poi operativi e formati. Proprio per questo inizialmente ho scelto l’istituto tecnico di Bibbiena: per la sua vicinanza alle aziende casentinesi, con il pensiero che, una volta uscito da lì, avrei sicuramente trovato lavoro nella vallata. Anche se con il passare degli anni ho maturato la decisione di continuare gli studi, finite le superiori mi sono arrivate decine di proposte lavorative, soprattutto da aziende casentinesi, ma non solo… questo per dire che il lavoro qui è assicurato. Sono comunque sicuro che l’università influenzerà il mio futuro e le mie prospettive, e spero che al termine del mio percorso ci sia richiesta di ingegneri».

Per i giovani casentinesi provenienti dal liceo, si prospetta spesso un panorama diverso. Molti di loro intraprendono carriere universitarie, inevitabilmente cercando opportunità di studio fuori dal territorio, in altre città o all’estero. Questa scelta è spesso motivata dalla voglia di acquisire una formazione diversificata e di allargare i propri orizzonti, senza contare un’offerta formativa sempre crescente che viene proposta dalle università per soddisfare ogni esigenza. Una volta laureati, i giovani si scontrano spesso con la realtà circoscritta del territorio. Attratti da nuove opportunità di carriera, le offerte di lavoro all’interno delle industrie locali possono risultare limitate, spingendo i giovani laureati a cercare e rimanere altrove. Non solo: spesso, trovare lavoro in linea con la loro formazione e le loro competenze può essere un’ardua impresa.

È il caso di Elia Lattari, 1999, che ci ha raccontato il suo percorso. «Ho fatto la triennale in Statistica, Finanza e Assicurazioni a Rimini. L’avevo scelta perché volevo fare lo statistico attuario che, nell’ambito assicurativo, si occupa di andare a delineare il prezzo delle assicurazioni. Poi ho deciso di cambiare strada. In particolare, alla fine dell’ultimo anno, ho seguito un corso di statistica aziendale. Mi è piaciuto molto e quindi ho deciso di continuare il mio percorso nella statistica. Ho scelto Statistica, Economia e Impresa a Bologna in magistrale, poi uno dei corsi che mi ha interessato veramente è stato sulla valutazione d’impatto. Ho quindi fatto il tirocinio all’ISTAT e nello stesso anno dovevo anche andare in Erasmus, ma non sono riuscito per una questione di tempi e di alloggio. Tutto questo per arrivare a gennaio, quando mi contatta il mio tutor dall’ISTAT dicendomi che si era liberata una posizione di assistente alla ricerca a Trento. Ho fatto domanda, ho fatto le selezioni e alla fine mi hanno preso. Ho iniziato ad aprile, prevalentemente da remoto e in part-time, nell’attesa di laurearmi, e tutt’ora lavoro qui, pressoché nell’ambito in cui volevo lavorare. In Casentino ho studiato al liceo scientifico e, a livello di preparazione, dato che volevo fare l’università, secondo me è stata la scelta ideale. Per il resto, ho visto cosa poteva offrirmi il Casentino, ma non mi interessava, così come Arezzo».

Se dunque le scuole superiori sembrano soddisfare le richieste e le aspettative degli studenti in termini di preparazione sia per il lavoro, che per l’università, d’altra parte anche le dimensioni della comunità giocano un ruolo fondamentale: la città può offrire un contesto sociale e culturale più ricco e una vitalità nuova e più attraente per i giovani della vallata.

«No, io non ci volevo stare assolutamente in Casentino, il messaggio penso sia stato chiaro – continua Elia Lattari. – In effetti, lo dicevo fin dai tempi delle superiori che non mi piaceva l’ambiente casentinese. Non che io sia una persona che esce in continuazione, ma ci sono delle piccole cose che, secondo me, in Casentino non puoi fare. In molti dicono che ha il verde, la tranquillità e che i prezzi non sono alti come la città: sono perfettamente d’accordo, ma, per come sono fatto io, preferisco la città. Naturalmente mi piace anche tornare in Casentino per qualche settimana, mi piace andare a cercare i funghi, ma non fa per me per tutta la vita».

Nel ricco mosaico delle esperienze dei giovani casentinesi, ci sono anche quei ragazzi e ragazze che, pur sapendo che le opportunità lavorative si presentano altrove, nutrono un profondo amore per la loro terra. Pur consapevoli che il loro futuro professionale potrebbe essere altrove, magari nelle grandi città o all’estero, il legame con il Casentino, la loro casa, è indissolubile. Ecco perché, mentre guardano a nuovi orizzonti, il pensiero di poter tornare non tramonta mai e sono pronti a contribuire a rinnovare e arricchire il territorio con il loro bagaglio di esperienza e competenze acquisite in giro per il mondo.

In ogni caso, il futuro del Casentino dipende in gran parte dalle scelte dei suoi giovani, che porteranno con sé la loro formazione e il loro entusiasmo, contribuendo a determinare il destino della zona. È quindi fondamentale che seguano con dedizione le loro passioni.

Francesco 4.0

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di Lara Vannini – Ricchezza e Povertà. Il progresso ancora oggi non è riuscito a dare una risposta esaustiva al superamento della povertà, ma soprattutto essa è ben radicata nei paesi cosiddetti sviluppati. Perchè l’uomo si trova ripetutamente a doversi scontrare con questi squilibri e come può districarsi in maniera obiettiva tra i concetti di superfluo e necessario?

Più di ‘800 anni fa quando ancora la società dei consumi non era neanche nella fantasia dei più eruditi, Francesco di Bernardone mercante di Assisi, ad un certo punto della propria esistenza sentì la necessità impellente di riflettere sulla propria condizione di benessere, sui valori con i quali era cresciuto e sulla conduzione della propria esistenza che forse si sarebbe arricchita spiritualmente se avesse dedicato il proprio tempo a fare del bene. Nel suo processo di conversione decise così di elaborare una regola di vita che mettesse al centro l’uomo e non la materialità.

All’epoca, come probabilmente oggi, Francesco venne preso per squilibrato dai propri concittadini, ma fedele ai propri ideali di conversione, nei primi anni del 1200 chiese e ottenne da Papa Innocenzo III l’approvazione della propria regola di vita. Fraternità, Umiltà e Povertà furono i capisaldi sui quali si basò l’intera vita di Frate Francesco e da quel momento in poi fu un susseguirsi di eventi che segnarono in maniera indelebile la vita del Santo e la nostra storia.

Oggi dopo tanti secoli, il Santo e l’uomo vengono indagati come fonte di inesauribile esempio, in una contemporaneità dove cresce sempre più l’urgenza di comprendere quali siano i veri valori a cui dobbiamo tendere ogni giorno.

Gli Ottocentenari di Francesco Come ogni anno, il 4 ottobre ricorre la solennità di San Francesco e Santa Caterina da Siena, patroni di Italia e quest’anno tale festività sarà ancora più sentita perché sono iniziate le celebrazioni che ripercorrono le tappe salienti della vita di Francesco: 1223-2023 Ottocento anni dalla realizzazione del primo Presepe e della Regola Bollata, 1224-2024 Ottocento anni dal miracolo delle Stimmate, 1225-2025 Ottocento anni dalla stesura del Cantico delle Creature e infine 1226-2026 la rievocazione della morte del Santo.

Da quest’anno fino al 2026, si svolgeranno dunque delle Celebrazioni molto articolate che hanno coinvolto anche la vallata casentinese visto che Francesco ebbe un legame molto profondo con il Monte Verna dove creò nel 1213 uno dei primi nuclei eremitici e dove nel 1224 ricevette le Stimmate.

Abbiamo parlato delle Celebrazioni per gli Ottocentenari sulla vita di Francesco con tre figure di riferimento che si sono accostate in profondità agli eventi: Giampaolo Tellini, sindaco di Chiusi della Verna, Fabrizio Mandorlini Coordinatore Associazione Nazionale Città dei Presepi e Fra Federico, Frate minore del Santuario della Verna.

Il Presepe come forma d’arte e riflessione Quest’anno nel comune di Chiusi della Verna con un focus al Santuario, sono stati allestiti una serie di Presepi artistici sia pubblici che privati, che hanno animato di fascino e cultura i luoghi tanto cari a Francesco. Come ha puntualizzato il Sindaco di Chiusi della Verna Tellini, «è stata un’occasione unica per unire la rievocazione delle nostre tradizioni con la visita a borghi e frazioni a volte poco note ma di indiscutibile bellezza. Per l’occasione abbiamo avuto in visita anche il Sindaco del Comune di Greccio e abbiamo approfittato di queste importanti celebrazioni per inaugurare anche degli interventi pratici ai luoghi come: la nuova illuminazione Led alla scogliera del Sasso Spicco o il rifacimento dei percorsi stradali dai parcheggi fino al Santuario fruibili anche per i disabili. Tutti interventi che sono stati co-finanziati dalla Regione Toscana. In questa occasione sono state allestite anche alcune mostre pittoriche per rendere i percorsi ancora più interessanti e legati alla contemporaneità con mostre provenienti dalla Repubblica di Moldova e patrocinate dall’ambasciata, o la mostra “Madre Terra”, in occasione della visita dei Commissari reggenti della Repubblica di San Marino. Oltre ai presepi l’11 agosto è stata rievocata grazie a dei figuranti la scena della Regola Bollata, tante occasioni per rendere sempre attuali le nostre tradizioni storiche».

Come ha tenuto a precisare Fabrizio Mandorlini, coordinatore dell’Associazione Nazionale città dei Presepi, che organizza la manifestazione insieme a Granello di Senape Onlus, Santuario della Verna, Comune e Proloco della Verna, «l’idea delle Celebrazioni è e sarà quella di proiettare l’esempio di Francesco nel futuro, perché il Santo non è oggi importante solo da un punto storico o spirituale, ma un esempio di vita che abbraccia i temi della sostenibilità, della Natura e della Condivisione. E proprio per questo il Festival è stato chiamato «Francesco 4.0», perché non si vuole fermare ad una retrospettiva storica della vita di Francesco, ma vuol far si che la regola francescana possa inserirsi nella contemporaneità di ognuno di noi. In questo senso sono stati usati molto gli strumenti social e le forme di comunicazione alla portata di tutti. Se ci riflettiamo bene, il messaggio di Francesco è nell’agenda dei governi di ogni parte del mondo, perché gli obiettivi di sostenibilità, lotta alla povertà, messa in opera di strumenti per la collaborazione internazionale, sono sempre all’ordine del giorno. Francesco unisce in se un’anima religiosa ma anche laica per la sua umanità e per questo può essere una forma trasversale di esempio».

Ci racconta Mandorlini, che in questo momento l’Associazione sta lavorando a dei progetti di rievocazione dei Presepi lungo l’Arno dal Casentino dove il fiume nasce (Monte Falterona), a Marina di Pisa dove si trova la foce. L’inaugurazione della Rassegna sui presepi lungo l’Arno, sarà l’11 novembre sempre presso la sede dell’Associazione Granello di Senape, alla presenza del Segretario di Stato della Repubblica di San Marino con delega al turismo. Il 16 dicembre invece a Roma in occasione della messa in opera del Presepe Vivente, sarà riproposta la rievocazione della Regola.

La Regola di Francesco Come già detto quest’anno è anche l’anno delle celebrazioni della Regola di Francesco, una serie di norme e pratiche di vita che il Santo dette al nascente Ordine e che attualmente sono alla base dell’ordinamento francescano. La prima celebrazione si è svolta nella Chiesa del Santuario di Greccio in provincia di Rieti, alla presenza dei ministri generali della Famiglia Francescana. Ovviamente è una Regola che sottolinea l’ubbidienza al Vangelo, ma anche una vita umile e vocata alla povertà, al prossimo e al rispetto per tutto ciò che esiste in Natura. Se vogliamo San Francesco fu il primo a sottolineare l’importanza della sostenibilità, il rispetto per l’ambiente ma anche per le relazioni umane perché non ci può essere un mondo sostenibile senza forme di sostegno reciproco.

Come ci ha raccontato Fra Federico, frate minore del Santuario della Verna, «la Famiglia francescana sottolinea l’estrema concretezza della dottrina di Francesco, una dottrina che per molti aspetti può essere presa come esempio nella vita di ognuno di noi. Oggi non è solo una questione di riciclo e utilizzo delle risorse presenti sul nostro pianeta ma anche una grossa riflessione su ciò che la nostra società considera “scarto” dal punto di vista umano, come recuperare le relazioni ad ogni livello».

«Laudato sie, mi’ Signore» Negli ultimi anni della propria vita San Francesco compose il Cantico delle Creature, un documento importantissimo anche dal punto di vista letterario scritto in volgare con inflessioni anche francesi visto che all’epoca era la lingua straniera di maggior rilievo e ovviamente nota dai più benestanti. Tiene a sottolineare Fra Federico in accordo ai documenti redatti dalla Famiglia Francescana per le celebrazioni degli Ottocentenari, che «nel Cantico delle Creature si racchiude più che mai il senso profondo nel nostro essere al mondo e il nostro rapporto con i beni materiali e il consumismo che sempre di più sta distruggendo il nostro pianeta. Oggi siamo tutti chiamati a rispondere ad una grande sfida, la tutela del nostro ecosistema, una richiesta alla quale dobbiamo rispondere con urgenza se non vogliamo pregiudicare per sempre il nostro futuro. Come scrisse Francesco ottocento anni fa, noi esistiamo solo in relazioni con gli altri».

Le Stimmate e la morte del Santo Com’è noto Francesco d’Assisi, gli ultimi anni della propria esistenza si ritirò sul Monte Verna, e qui ricevette il dono delle Stimmate, un segno indelebile sul proprio corpo dell’esistenza di Dio. Come ci suggerisce Fra Federico e come affermano i documenti della Famiglia francescana in occasione delle Celebrazioni, le Stimmate rappresentano oggi per noi la possibilità di ascoltarci in silenzio e comprendere se stiamo perseguendo un giusto stile di vita che ci possa realizzare a pieno.

Sono anche un momento per riflettere sul concetto della “gratuità del dono”, quanto oggi facciamo in maniera fraterna e disinteressata. Così come la ricorrenza delle Stimmate, potremmo pensare che le celebrazioni per la Pasqua di Francesco D’Assisi siano solamente un ricordo dei suoi ultimi giorni di vita. In realtà come tenne a precisare Francesco nel proprio Testamento, il pensiero della morte non è altro che un momento di altissima contemplazione della vita, un fortissimo monito per vivere a pieno i nostri giorni, e farlo nella maniera migliore.

L’autunno che verrà

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di Fiorenzo Rossetti – È imminente. Direi inevitabile. Il censimento del Cervo e il Fall Foliage, anche per questa stagione autunnale ci attendono. Alcune delle attività, previste in autunno, che sostiene il Parco delle Foreste Casentinesi, poggiano, da anni, su queste due iniziative legate alla promozione della cultura scientifica-educativa naturalistica e turistica.

Il censimento del Cervo, che nel frattempo è arrivato alla quattordicesima edizione, è una iniziativa dell’Ente Parco che si basa sul coinvolgimento di cittadini che, aiutati da ricercatori, compiono con la tecnica del “censimento al bramito”, una stima numerica della popolazione di questi ungulati all’interno del Parco.

A parte le considerazioni che si possono fare sulla utilità ai fini di ricerca di tale ripetuta iniziativa, ritengo che l’evento abbia comunque un buon valore legato al coinvolgimento dei cittadini nella vita di un Ente Parco, soprattutto nel far comprendere le dinamiche gestionali di un’area protetta e aumentare la consapevolezza verso i valori della conservazione della natura in Italia. In mezzo a queste serate, intenti a scorgere le scorribande ormonali dei grandi cervi maschi, non mancheranno, anche per questo anno, le uscite notturne con gruppi di cittadini per porgere l’attenzione verso il Lupo, con le consuete tecniche del wolf-howling (l’ululato indotto) utilizzate per il monitoraggio scientifico.

Il Fall Foliage, ovvero quel modo esterofilo (tanto turistico) di dire dello spettacolo legato ai colori del bosco in autunno, chiude la consueta serie di iniziative di questa stagione del Parco con alcuni appuntamenti a calendario. Il Parco delle Foreste Casentinesi, lo voglio ripetere fino allo sfinimento, rappresenta uno dei luoghi più meravigliosi al mondo in cui trascorrere la propria vita (o momenti di questa) in autunno.

L’aria sottile, che dopo la calura del periodo estivo diviene pungente, le nebbie che dalla mattina alla sera avvolgono, coprono e scoprono boschi e crinali con una specie di danza cadenzata e ritmica, la luce dai toni caldi che si fonde nel colore dell’oro e del rame dell’immensa foresta. Che spettacolo!

Esserci in questi luoghi significa essere coinvolti e rapiti dall’imponenza scenografica e rappresentativa della natura che si prepara al “letargo” invernale. Una natura che apparentemente muore, si ferma in attesa della rinascita, porta il visitatore alla riflessione, alla meditazione, ad aprire le porte della propria anima. Una vera magia!

È ora però di affiancare a queste iniziative qualcosa di diverso e innovativo. Ad esempio, partendo dalla considerazione che il Parco dele Foreste Casentinesi è attraversato da più di 800 km di sentieri, in gran parte coincidenti con aree boscate, viene spontaneo pensare all’attività escursionistica che, proprio in questo meraviglioso momento autunnale, offre sensazioni e soddisfazioni uniche.

L’escursionismo negli ultimi anni, specialmente dopo il periodo pandemico, ha visto un notevole incremento dei praticanti, divenendo, a volte, da risorsa a problema (legato a eccessiva pressione antropica e/o a problemi di ordine sanitario dovuto ai tanti incidenti) e sicuramente è stato protagonista di notevoli cambiamenti nell’evoluzione tecnica e di tipo culturale e motivazionale.

L’autunno dovrebbe essere un periodo per dedicare all’escursionismo una intera settimana di dibattiti, workshop, mostre, proiezioni di docufilm e attività sui sentieri. Invitare personaggi legati a questa meravigliosa pratica a piedi con zaino in spalla e al mondo dei parchi per parlare di sicurezza, corretta e consapevole frequentazione dei sentieri, cultura del vivere all’aria aperta e della conoscenza naturalistica.

Ma anche far partecipare chi si occupa della promozione dell’escursionismo e dell’attrezzatura necessaria. Questo Parco avrebbe tutte le buone caratteristiche per organizzare una sorta di settimana internazionale dell’escursionismo. Lo scopo sarebbe quello di aiutare questa bella e sana pratica in montagna a trovare (o ritrovare) una linea di convivenza sostenibile nei parchi, facendo aggregare il mondo dell’escursionismo legato all’associazionismo con quello del professionismo e, perché no, per creare un evento di richiamo che possa dare un ritorno economico alle strutture turistiche nel Parco.

Occorre pertanto che l’Ente Parco introduca nuova progettualità nella promozione dell’area protetta, avviando una fase di riflessione sulle attività e le risorse a disposizione, cercando di puntare su azioni fresche, innovative e di utilità legate al raggiungimento degli obiettivi statutari di un’area protetta.

W i Cervi, però, fatemelo dire, nell’autunno 2024, una bella settimana internazionale dell’escursionismo ce la vedrei proprio bene al Parco delle Foreste Casentinesi!

(L’ALTRO PARCO Sguardi oltre il crinale è una rubrica di Fiorenzo Rossetti)

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