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martedì, 6 Maggio 2025
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L’autunno che verrà

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di Fiorenzo Rossetti – È imminente. Direi inevitabile. Il censimento del Cervo e il Fall Foliage, anche per questa stagione autunnale ci attendono. Alcune delle attività, previste in autunno, che sostiene il Parco delle Foreste Casentinesi, poggiano, da anni, su queste due iniziative legate alla promozione della cultura scientifica-educativa naturalistica e turistica.

Il censimento del Cervo, che nel frattempo è arrivato alla quattordicesima edizione, è una iniziativa dell’Ente Parco che si basa sul coinvolgimento di cittadini che, aiutati da ricercatori, compiono con la tecnica del “censimento al bramito”, una stima numerica della popolazione di questi ungulati all’interno del Parco.

A parte le considerazioni che si possono fare sulla utilità ai fini di ricerca di tale ripetuta iniziativa, ritengo che l’evento abbia comunque un buon valore legato al coinvolgimento dei cittadini nella vita di un Ente Parco, soprattutto nel far comprendere le dinamiche gestionali di un’area protetta e aumentare la consapevolezza verso i valori della conservazione della natura in Italia. In mezzo a queste serate, intenti a scorgere le scorribande ormonali dei grandi cervi maschi, non mancheranno, anche per questo anno, le uscite notturne con gruppi di cittadini per porgere l’attenzione verso il Lupo, con le consuete tecniche del wolf-howling (l’ululato indotto) utilizzate per il monitoraggio scientifico.

Il Fall Foliage, ovvero quel modo esterofilo (tanto turistico) di dire dello spettacolo legato ai colori del bosco in autunno, chiude la consueta serie di iniziative di questa stagione del Parco con alcuni appuntamenti a calendario. Il Parco delle Foreste Casentinesi, lo voglio ripetere fino allo sfinimento, rappresenta uno dei luoghi più meravigliosi al mondo in cui trascorrere la propria vita (o momenti di questa) in autunno.

L’aria sottile, che dopo la calura del periodo estivo diviene pungente, le nebbie che dalla mattina alla sera avvolgono, coprono e scoprono boschi e crinali con una specie di danza cadenzata e ritmica, la luce dai toni caldi che si fonde nel colore dell’oro e del rame dell’immensa foresta. Che spettacolo!

Esserci in questi luoghi significa essere coinvolti e rapiti dall’imponenza scenografica e rappresentativa della natura che si prepara al “letargo” invernale. Una natura che apparentemente muore, si ferma in attesa della rinascita, porta il visitatore alla riflessione, alla meditazione, ad aprire le porte della propria anima. Una vera magia!

È ora però di affiancare a queste iniziative qualcosa di diverso e innovativo. Ad esempio, partendo dalla considerazione che il Parco dele Foreste Casentinesi è attraversato da più di 800 km di sentieri, in gran parte coincidenti con aree boscate, viene spontaneo pensare all’attività escursionistica che, proprio in questo meraviglioso momento autunnale, offre sensazioni e soddisfazioni uniche.

L’escursionismo negli ultimi anni, specialmente dopo il periodo pandemico, ha visto un notevole incremento dei praticanti, divenendo, a volte, da risorsa a problema (legato a eccessiva pressione antropica e/o a problemi di ordine sanitario dovuto ai tanti incidenti) e sicuramente è stato protagonista di notevoli cambiamenti nell’evoluzione tecnica e di tipo culturale e motivazionale.

L’autunno dovrebbe essere un periodo per dedicare all’escursionismo una intera settimana di dibattiti, workshop, mostre, proiezioni di docufilm e attività sui sentieri. Invitare personaggi legati a questa meravigliosa pratica a piedi con zaino in spalla e al mondo dei parchi per parlare di sicurezza, corretta e consapevole frequentazione dei sentieri, cultura del vivere all’aria aperta e della conoscenza naturalistica.

Ma anche far partecipare chi si occupa della promozione dell’escursionismo e dell’attrezzatura necessaria. Questo Parco avrebbe tutte le buone caratteristiche per organizzare una sorta di settimana internazionale dell’escursionismo. Lo scopo sarebbe quello di aiutare questa bella e sana pratica in montagna a trovare (o ritrovare) una linea di convivenza sostenibile nei parchi, facendo aggregare il mondo dell’escursionismo legato all’associazionismo con quello del professionismo e, perché no, per creare un evento di richiamo che possa dare un ritorno economico alle strutture turistiche nel Parco.

Occorre pertanto che l’Ente Parco introduca nuova progettualità nella promozione dell’area protetta, avviando una fase di riflessione sulle attività e le risorse a disposizione, cercando di puntare su azioni fresche, innovative e di utilità legate al raggiungimento degli obiettivi statutari di un’area protetta.

W i Cervi, però, fatemelo dire, nell’autunno 2024, una bella settimana internazionale dell’escursionismo ce la vedrei proprio bene al Parco delle Foreste Casentinesi!

(L’ALTRO PARCO Sguardi oltre il crinale è una rubrica di Fiorenzo Rossetti)

Aspettando un altro Francesco

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di Mauro Meschini – Nella quinta, delle ventotto scene del ciclo di affreschi di Giotto presenti nella Basilica Superiore di Assisi, viene rappresentata la «rinuncia agli averi» di San Francesco. Si vede il Santo nudo coperto alla meglio dal Vescovo, il padre adirato con qualcuno che cerca di trattenerlo, una folla di persone ben vestite che, probabilmente, considerano il protagonista della storia solo uno squilibrato. Ma cosa avrebbero potuto pensare di diverso? Loro, appartenenti alla borghesia, avvezzi a uno stile di vita certamente agiato per l’epoca, come potevano concepire la scelta di diventare povero?

Se poi avessero potuto sapere tutto quello che, successivamente, San Francesco scelse di fare, le regole di vita che si impose e insegnò ai suoi fratelli, le parole che accompagnarono il suo percorso… allora avrebbero avuto ulteriori motivi per considerarlo irrecuperabile. Uno che chiamava Fratello il Sole e Sorella la Luna, che parlava con gli animali considerandoli al proprio pari, che rimaneva incantato osservando gli alberi e i fiori, che sapeva provare meraviglia facendosi accarezzare dal vento, scaldare dal fuoco o bagnare dall’acqua, davvero non poteva essere in sé.

Forse non dobbiamo meravigliarci della reazione delle donne e degli uomini che vivevano al suo tempo, ma noi, oggi, cosa pensiamo di lui? Cosa pensano di San Francesco le donne e gli uomini che vivono 800 anni dopo? Stiamo attenti a rispondere, perché forse anche noi, come i suoi contemporanei, ancora non siamo in grado di capire. Se lo fossimo, se quelle emozioni avessero davvero percorso i secoli, scavato le coscienze, aperto le menti e i cuori molte parole e molte azioni che caratterizzano l’agire quotidiano sarebbero diverse, la realtà di questo mondo sarebbe diversa.

Nel 1200 la scelta per la povertà poteva rappresentare uno scandalo per l’epoca, purtroppo il tempo non ha portato troppe novità da questo punto di vista ma, pensando anche ad altri temi e provando a guardare ad oggi, non sono simili a quelli di allora i comportamenti aggressivi e le reazioni negative che si manifestano verso chi, come San Francesco, fa scelte, pronuncia parole, rilancia valori, indica priorità che vanno in direzione opposta al modello di sviluppo della società che viene ancora proposto?

Per San Francesco forse oggi sarebbe ancora più semplice creare scandalo, non dovrebbe spogliarsi, sarebbe sufficiente un bacio ad un altro uomo; una parola contro la guerra, la violenza, la sopraffazione, la produzione e la vendita delle armi; un ancora più forte richiamo, e in questo lo dobbiamo considerare come colui che ha saputo davvero guardare lontano, all’assoluta necessità di tutelare, proteggere, difendere e rispettare il pianeta nel suo insieme, tutti i suoi abitanti, i suoi unici e diversi habitat, le tante e preziose risorse naturali che permettono la vita di tante specie diverse.

Il titolo di questa, che vuole essere una riflessione che vogliamo mettere a disposizione di tutti, sembra indicare un tempo di attesa nella speranza di vedere presto un altro San Francesco camminare e lasciare la sua impronta sulla Terra. Per fortuna già adesso ci sono voci ed esempi di persone che, senza la pretesa di elevarsi alla santità, rappresentano preziosi fuochi di speranza e testimonianza.

Per quanto ci riguarda, il Francesco Papa, che da Roma molte volte non ha esitato a pronunciare parole fuori dal coro, ci sembra uno di questi esempi e speriamo che possa con sempre più forza far sentire il suo messaggio. Ma quello che soprattutto vorremo auspicare non è la venuta di una o più persone, ma una diffusione e una progressiva e feconda contaminazione che permetta allo spirito di San Francesco di radicarsi davvero in questo mondo incapace di voltare pagina.

Nelle pagine di CASENTINO2000 in edicola troverete articoli che, oltre a ricordare San Francesco, parlano di ambiente; di conoscenza e rispetto del territorio; di alberi e frutti simbolo di storia e tradizione; di percorsi personali, soprattutto di ragazze e ragazzi, da sostenere e motivare. In copertina uno splendido lupo, pare anche lui aspettare, aspetta di sapere se saremo capaci di capire, comprendere, sentire, fare nostro quel messaggio di 800 anni fa.

Questo accadrà quando la sua presenza, come la presenza di qualsiasi altro di fronte alla nostra casa non ci renderà aggressivi, ma ci spingerà a conoscere e condividere.

E’ in edicola CASENTINO2000 di Ottobre!

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Questo è il mese di San Francesco e il nr. 359 in edicola celebra già dalla copertina il santo mistico di Assisi che della nostra valle è stato un grande personaggio. Ce ne vorrebbero anche oggi di visionari così, anche nel nostro piccolo e basterebbe anche molto meno grandi… Stiamo aspettando… 

Il numero di Ottobre si apre con un articolo sulla prossima rotonda di Pollino con delle elaborazioni grafiche esclusive di come sarà. Mentre su tutto incombe ancora l’incognita della ex Sacci…

Termina in questo numero del giornale la rubrica “Idee per il Casentino”, con un ampio intervento su turismo, territorio e sviluppo di Simone Borchi, grande esperto di forestazione.

Nello scorso numero il Badalischio si era occupato della pista di Go Kart di Corsalone. Bloccata dalla mancata conclusione dei lavori, potrebbe essere dal prossimo anno finalmente aperta. Intervista a Paolo Volpi, della Scuderia Etruria Racing.

Si prosegue con alcuni articoli sulla grave criticità del trasporto sanitario d’emergenza con le testimonianze della Misericordia di Bibbiena e di quella di Subbiano.

Nuovo appuntamento con “Trasportare Il Casentino”, storia, cronaca ed attualità dell’autotrasporto di vallata a cura di “Quelli della SS71”, rubrica curata dai camionisti del Casentino.

E si va avanti con tantissimi altri argomenti. Segnaliamo tra gli altri: i giovani dopo il diploma, chi va e chi resta in Casentino e il progetto dell’Unione proprio per i giovani NEET. 

La pittura come compagna di vita di Carlo Lanini, apprezzato pittore di Poppi; il progetto culturale e artistico dei murales di Stia; la raccolta delle noci, frutto autunnale immancabile sulla nostra tavola.

Come sempre poi troverete in CASENTINO2000 l’immancabile la rubrica del Canile del Casentino; le vostre lettere sulla rubrica Blocknotes e ancora CGIL SPI Informa e Cosa Bolle in Pentola che ci propone una saporita ricetta a base di Grigio del Casentino. E poi la pagina Agroalimentare a 360° curata dalla Coldiretti di Arezzo, le pagine sull’ambiente sulle possibilità del biodiesel, Sguardi Oltre il Crinale e Il Giro in Bici, con l’ennesima intrigante gita in bike.

CASENTINO2000 di ottobre è in edicola, oppure potete acquistarlo online nel nostro shop:
Scopritelo subito!

Mini Triathlon Training

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di Giacomo Giovenali – In questo numero voglio parlarvi dell’importanza di eseguire dei mini triathlon soprattutto dei brick (combinato ciclismo più corsa e dove possibile, nuoto più ciclismo) inserendoli all’interno della vostra preparazione e molto utili anche per affrontare al meglio il particolare periodo che stiamo vivendo.

Questo allenamento, oltre a riprodurre l’esatta esecuzione del gesto tecnico che andremo ad esegue in gara e a migliorare notevolmente le nostre transizioni (T1: nuoto + bici e soprattutto, per motivi logistici dell’allenamento, T2: bici + corsa) oltre a rendere ancora più divertente l’allenamento. Le prime volte che un atleta esegue un combinato o un mini triathlon, sentirà le proprie gambe pesanti e lente, è per questo che dobbiamo inserire con gradualità questi fondamentali allenamenti, specifici per i triatleti.

L’inserimento di allenamenti combinati (brick) e per chi ne ha la possibilità di mini triathlon renderà l’allenamento ancora più entusiasmante e al tempo stesso preparerà in nostro corpo al naturale passaggio da una disciplina all’altra così da ridurre al minimo ogni qualsiasi inconveniente tecnico (allacciarsi e slacciarsi le scarpe in bici, salire e scendere in maniera “elegante” e soprattutto sicura dalla bici, posizionare il materiale in maniera corretta all’interno della zona cambio, calzare velocemente le scarpette da corsa e riuscire a correre velocemente esprimendo fin da subito il proprio potenziale, senza aver accusato delle due frazioni precedenti).

In MTrainingLab (www.mtraininglab.com) inserisco sempre per gli atleti più evoluti, in un determinato periodo della loro preparazione, numerosi allenamenti in combinato e mini triathlon. In pratica ogni volta che hanno un allenamento di ciclismo, hanno sempre un allenamento consequenziale di corsa da eseguire.

Non necessariamente devono eseguire una corsa eccessivamente lunga e ad elevate velocità, in alcuni allenamenti bastano 3 – 4 km in Zona 2, in altri un lavoro di “intermittente” di 30” + 30”, oltre al combinato lungo, generalmente eseguito il sabato e nel periodo primavera estate, inseriamo anche un primo allenamento di nuoto, svolto presso la nostra piscina della nostra sede (www.casalechiesina.com).

Un dato molto importante che è emerso in questi anni è che meno l’atleta è esperto e performante e più necessita di allenamenti di combinato e mini triathlon. Mi spiego meglio. Non è consigliabile e tanto meno “injury free” eseguire combinati troppo lunghi soprattutto per ciò che riguarda la frazione di corsa, ma è molto più utile ed allenante eseguire più volte nello stesso allenamento i combinati e dove possibile i mini triathlon. Così facendo l’atleta memorizzerà più volte il passaggio tra le varie discipline, facendo tesoro di eventuali errori e data la breve distanza, soprattutto per la frazione di corsa, diminuirà notevolmente il rischio di infortunarsi.

Questi allenamenti di mini triathlon e combinati li propongo oltre a chi sta preparando gare di triathlon Sprint e Olimpico (più corta è la gara e maggiormente fondamentali sono i dettagli come eseguire velocemente le due transizioni) anche agli atleti che si stanno preparando per gare di lunga distanza come l’Ironman e l’Ironman 70.3, l’importante è assegnare la Zona di allenamento corretta e il numero di ripetizioni varia a seconda del livello dell’atleta, del periodo della stagione in cui siamo e dalla distanza della gara.

Quando logisticamente possibile, per gli atleti che si stanno preparando per delle gare di triathlon sprint o olimpico, inserisco nel loro programma di allenamento un combinato nuoto più ciclismo, perché a differenza delle gare long distance, è molto importante saper affrontare con estrema velocità le due transizioni e l’atleta deve essere in grado, quindi allenato, ad esprime fin dalle prime pedalate elevate intensità.

Come conseguenza alle varie limitazioni ad uscire e allenarci all’aperto, molti atleti si sono organizzati acquistando rulli smart e in alcuni casi anche dei tapis roulant, ecco questa è un’ottima occasione per allestire al meglio la propria “pain cave” riproducendo una perfetta zona cambio così da provare in tutta sicurezza le varie fasi tecniche dei due cambi oltre a gestire lo sforzo in maniera ottimale grazie all’ausilio di questi fondamentali tools!

Consiglio di inserire nel vostro programma di allenamento questi lavori di mini triathlon e combinati dopo il periodo generale che normalmente per chi gareggia in Europa, coincide con il mese di gennaio. L’importante è come sempre rispettare il principio della gradualità sia del carico (minuti, km) che dell’intensità (velocità), soprattutto per ciò che riguarda la frazione di corsa e in maniera particolare per chi si è avvicinato da poco al triathlon e caso mai con qualche kg di troppo.

Fondamentale a mio avviso è la costanza nell’eseguire i vari allenamenti che ci permette di diventare atleti, non tanto la distanza e il tempo eseguito in un singolo allenamento, quindi l’atleta deve cercare di eseguire più volte alla settimana questi allenamenti di combinato miscelando tra di loro il numero di ripetizioni da fare per ogni singola disciplina, così da essere perfettamente preparato e consapevole dei vari passaggi, per il giorno della gara. Buon allenamento!

Vaccini contro il Covid-19 e l’influenza, possibile prenotare da oggi sul portale regionale

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Da lunedì 2 ottobre ripartiranno le vaccinazioni nei centri vaccinali delle Azienda USL Toscana Sud Est. Vi potranno accedere i soggetti ad elevata fragilità, adulti o minori che siano (da 6 mesi a 59 anni), i quali possono già prenotare tramite il portale regionale https://prenotavaccino.sanita.toscana.it. Assieme al vaccino Covid, a chi interessato sarà offerta anche la vaccinazione antinfluenzale.
Il 2 ottobre prenderà il via pure la vaccinazione degli ospiti delle Rsa, ai quali, assieme al vaccino Covid, sarà somministrato il vaccino antinfluenzale ad alte dosi. Saranno i medici di medicina generale ad occuparsene, assieme al personale della Asl TSE
Da giovedì 12 ottobre si potranno vaccinare nei centri vaccinali della Asl, sempre contro il Covid-19 e contro l’influenza, gli operatori sanitari e sociosanitari delle strutture pubbliche e private. Anche le donne in gravidanza e i caregiver dei soggetti fragili si potranno vaccinare a partire dalla stessa data. In entrambi i casi la prenotazione si effettua dal portale regionale.
Inizierà invece lunedì 16 ottobre la somministrazione dei vaccini da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta e riguarderà tutti gli assistiti con almeno sessanta anni di età o che rientrano nell’elenco dei soggetti a cui il Ministero ha raccomandato la vaccinazione: anche a loro sarà offerto vaccino antinfluenzale e vaccino contro il Covid-19. Tuttavia per chi vorrà procedere alla vaccinazione in uno dei centri Asl potrà comunque prenotarsi sul portale regionale.
L’obiettivo delle campagne vaccinali, si ricorda, è quello di prevenire la mortalità, le ospedalizzazioni e le forme gravi di malattia nelle persone anziane e con elevata fragilità, oltre a proteggere le donne in gravidanza e gli operatori sanitari. Sulla base di questi presupposti sono stati individuati i gruppi a cui la vaccinazione è raccomandata e offerta attivamente e gratuitamente.
Per la vaccinazione contro il Covid-19 verrà utilizzata una nuova e aggiornata formulazione di vaccini a mRNA e proteici, disponibili a partire dalla fine di settembre e che potrà essere utilizzato come dose di richiamo o come ciclo primario, anche assieme al vaccino antinfluenzale.
CENTRI VACCINALI DELL’ASL TSE Provincia di Arezzo
Arezzo – Centro Vaccinale Via Campo di Marte 25
Bibbiena – Centro Vaccinale Distretto Bibbiena via Colombaia 1
Sansepolcro – Centro vaccinale distretto Sansepolcro via Santi di Tito
Montevarchi – Centro Vaccinale Dip. di Prevenzione  c/o P.O. del Valdarno “S.M. alla Gruccia”
Camucia di Cortona – Centro Vaccinale Casa della Salute via Capitini

“Usa la testa per non perdere la vita”

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Una giornata dedicata alla sicurezza stradale proprio nei pressi di uno dei tratti stradali più pericolosi del nostro territorio. Quello della SS71 Umbro Casentinese in zona Castelnuovo di Subbiano, teatro di tragici e ripetuti incidenti stradali mortali. Nell’area adiacente a questo tratto stradale, messa a disposizione da Marino, Pro Loco Subbiano, Arezzo Motori e FMI Federazione Motociclistica Italiana organizzano, sabato 30 settembre, una giornata che serva a rinnovare l’attenzione alla sicurezza sulle strade.

“Usa la testa per non perdere la vita” è il claim dell’iniziativa, che ha riscosso l’adesione e il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Arezzo, Comuni di Arezzo, Subbiano e Capolona, ACI Arezzo, CONI, USL Toscana Sud Est e Calcit e la collaborazione di Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco, 118, Provveditorato agli Studi, Vespa Club Arezzo, Ser. D, Associazione Nazionale Polizia di Stato Sezione Sirio Donati di Arezzo.

Il programma della giornata di sabato 30 settembre, dopo la colazione offerta da Marino alle ore 9.00 e il saluto delle Autorità, a partire dalle ore 10 vedrà svolgersi due simulazioni di incidenti, uno stradale e uno agricolo, curati da VVFF, 118 e Polizia Stradale. Durante tutta la manifestazione il pubblico potrà assistere alla simulazione di stato alcolemico, al circuito di educazione stradale per bambini, ai quali è dedicata anche la prova gratuita di una minimoto da fuoristrada. Saranno esposte vetture e moto di ogni epoca, sia stradali che da competizione che fuoristrada, per far comprendere lo sviluppo dei sistemi di sicurezza nel corso degli anni.

 

La manifestazione “Usa la testa per non perdere la vita” sarà presentata alla Stampa venerdì 29 settembre alle ore 11.00 presso la Sala Rosa del Comune di Arezzo.

I tortelli di’ Casalino

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di Anselmo Fantoni – La ricetta di questo mese è patrimonio di tutte le famiglie Casentinesi, ma questa è quella di un personaggio che a Pratovecchio è molto amato. Commerciante proprio in paese dal ’73 all’85 e a Casalino dall’85 al ’97 considerata la “fata del tortello”.

Franca di tortelli ne ha fatti tanti, “una volta per il pranzo della Torpedo blu, ne abbiamo fatti ben 3.000!”. Oltre che per lavoro, di tortelli ne ha fatti tanti anche per le associazioni paesane tant’è che anche quest’anno l’abbiamo potuta vedere in cucina alla “Bierfest” a dare comunque una mano. Oggi l’età e le medaglie al valore non gli permettono di tirare la sfoglia ma si è prontamente offerta di preparare il ripieno se volessi provare la sua ricetta.

Cucinare per Lei non è un piacere, è una missione, come madre e nonna ma anche come volontaria per il paese. La particolarità di Franca è il sorriso che non manca mai, anche se la vita gli ha offerto momenti tristi Lei li ha sempre affrontati a testa alta, senza commiserarsi o piangersi addosso, un esempio per giovani e non di come si può vivere felici nella semplicità e nel dono di sé.

Ma alle vecchie massaie non chiedete le dosi, esse sono nascoste nelle proprie mani, nei loro occhi, nel loro gusto…

I tortelli dì Casalino Ingredienti Patate Passata di pomodoro Parmigiano Uova Aglio Sale e pepe Olio EVO Ragù di carne Sfoglia; farina e uova. Preparazione Mettete a lessare le patate, mentre cuociono fate soffriggere qualche spicchio d’aglio nell’olio EVO. Quando l’aglio ha preso colore ritirate dal fuoco togliete gli spicchi d’aglio e aggiungete il pomodoro, salate, pepate e rimettete sul fornello. Quando le patate sono pronte si lasciano freddare un po’ e si amalgamano insieme al parmigiano e all’uovo; et voilà il ripieno è servito. Ora si depone sulla sfoglia opportunamente spenta a uova, si richiudono i tortelli e via in acqua bollente per pochi minuti, si scolano bene e poi si ricoprono con abbondante ragù così da non prendere colpi d’aria. Buon appetito.

VINO CONSIGLIATO Torellino 2020 IGT Toscana Sirah I tortelli si sa son ghiotti o meglio son da ghiotti. Ogni famiglia ha la sua variante ma sono sempre gustosi e non si può non amarli. Come sempre gli ingredienti fanno la differenza, una volta era semplice trovare carni e uova di produzione familiare così profumi e sapori erano sicuramente più decisi. Le patate fanno comunque la differenza se rosse di Cetica risulteranno più saporiti e avranno meno bisogno di sale, se bianche di pianura risulteranno più delicati e si dovrà dosare con attenzione il pomodoro. Anche il formaggio usato ha la sua importanza e la quantità dovrà essere calibrata di conseguenza abbondando se usiamo il Grana Padano, diminuendo se si usa Parmigiano di vacca rossa super stagionato. Qui ovviamente il gusto personale determina le scelte ma un equilibrio tra gli ingredienti deve comunque essere il punto di arrivo.

Al re del Casentino questo mese abbiamo scelto un vino locale, ora che le cantine Casentinesi fanno sul serio, non manca la scelta per abbinamenti piacevoli. Parliamo del Torellino, un sirah semplice e piacevole che gioca con le note di gioventù, il colore di bellissimo rubino invita a scoprire i profumi di frutta e fiori come ciliegia e peonia e sentori di pepe e un leggero balsamico. In bocca è equilibrato con freschezza e tannicità ben controllati che rendono il sorso piacevole e leggero con finale in concordanza coi profumi con una ciliegia e una mora in retro nasale. Ottimo l’abbinamento. L’Antico Fio è conosciuto soprattutto come luogo per matrimoni ed eventi e da qualche anno ci delizia anche con del buon vino che sicuramente in futuro, quando le vigne raggiungeranno la maturità, farà sicuramente parlare di se.

Non solo cerimonie ma anche ospitalità di altissimo livello con un panorama mozzafiato e dei tramonti che a volte incendiano il nostro gioiello: il castello di Poppi. In questo caso non abbiamo bisogno di spendere molto in carburante per passare un bel pomeriggio degustando i vini di questa piccola realtà, e forse possiamo tranquillamente sorseggiarlo in casa o al ristorante tra amici, sicuri di godere di prodotti locali di buona qualità. Molti stranieri pare abbiano già scoperto questo piccolo angolo di paradiso e noi non possiamo esimerci dal fare altrettanto. Come sempre attenzione alle quantità ma mai scendere a compromesso con la qualità, per la nostra ed altrui salute. Ignoti nulla cupido.

(SAC A POCHE e MONDOVINO sono due rubriche a cura di Anselmo Fantoni)

«Cattiveria sociale»

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di Mauro Meschini – Con il caldo torrido e le tempeste improvvise di questa estate si sono intrecciate notizie e decisioni che destano più di una preoccupazione. Alla fine di luglio dall’INPS sono partiti circa 169mila SMS per comunicare ad altrettante famiglie che dal 1° agosto non avrebbero più beneficiato del Reddito di Cittadinanza. La nuova normativa ha tagliato dall’oggi al domani il sostegno con modalità e scelte come minimo discutibili che non possono che suscitare perplessità per la superficialità con cui sono state prese e le conseguenze che potrebbero provocare.

Non a caso Rosa Barone, Presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Toscana, non ha mancato di rendere pubbliche le sue preoccupazioni con una lettera al Presidente della Regione Giani: «…A seguito di questa comunicazione stiamo constatando una inimmaginabile pressione sui Servizi sociali territoriali con il serio rischio che molti assistenti sociali possano subire aggressioni verbali o fisiche da parte di persone esasperate… La situazione – conseguenza di una scelta del Governo sbagliata nel merito e nel metodo e che sembra non tenere in alcun conto che si tratta di persone, non di casi o di moduli o questionari da compilare – è doppiamente incredibile: da un lato, i Servizi sociali si trovano a dover gestire migliaia di casi di persone, fin qui, prese in carico da Anpal o Centri per l’Impiego; dall’altro, per poter mantenere il Reddito di cittadinanza dovrebbero attivare il Supporto per la Formazione e il Lavoro, per ottenere il quale devono essere presi in carico dai Servizi sociali prima della scadenza del Rdc… L’urgenza è massima: non possiamo essere noi, assistenti sociali, ad assumere l’onere di ritardi e omissioni…».

Altro tema presente nelle cronache è il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che rischia di diventare occasione persa o sperpero di risorse in interventi di dubbia utilità. Si, perché il tempo passa, ma rispettare le scadenze e realizzare quanto previsto non è scontato, così ai piani alti hanno rimesso le mani su buona parte del progetto ma, come spesso accade, cambiare il treno in corsa non è consigliabile e, in questo caso, si mettono in dubbio tanti obiettivi prima previsti. Isaia Sales, saggista ed ex parlamentare, che ben conosce la realtà meridionale, ha così sintetizzato quanto sta accadendo: «Tagliare 16 miliardi “rimodulando” circa 1/3 delle misure previste non è un piccolo aggiustamento. Quando si mette mano a ben 144 obiettivi su 349, e quando questo riguarda interventi e investimenti fondamentali in materia di sostenibilità ambientale, messa in sicurezza del territorio, efficienza energetica, contrasto al degrado sociale e affermazione della legalità, la cosa è tutt’altro che marginale. E ancora: quando la gran parte dei tagli ricade sulle regioni meridionali e non riguarda, invece, progetti in ritardo, il sospetto che a essere sotto attacco siano gli obiettivi e lo spirito del PNRR si fa consistente. Per di più, sembra che dietro ci sia anche una sorta di intento punitivo nei confronti di città e sindaci e, contemporaneamente, un intento accentratore, questo sì davvero manifesto…». 

Arriviamo al Salario Minimo, una proposta per cercare di restituire dignità e reddito a chi sopravvive ai limiti della soglia di povertà nonostante abbia un lavoro. Si propongono almeno 9 o 10 euro come soglia minima, ma a qualcuno non va che ci sia una legge su questo perché, come affermato da Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia: «Rischia di livellare gli stipendi in basso», forse stava pensando al suo… in ogni caso, essendo una soglia minima, sarebbe una base da cui salire in alto e non viceversa, ma forse è un concetto troppo difficile da comprendere…

Concludiamo con la tassa sugli extra profitti delle banche che, per come è stata denominata, dovrebbe essere un provvedimento alla Robin Hood. Ma Anna Fasano, Presidente di Banca Etica, aiuta a comprendere meglio di cosa si tratta. «Calcolare la tassa straordinaria sull’incremento del margine di interesse significa identificare come base di tassazione l’attività tipica della banca: l’intermediazione e l’erogazione del credito, con l’effetto di inibire gli istituti a rafforzare questa attività e spingerli a mettere energie e risorse nella distribuzione di servizi vari (assicurazioni prodotti di terzi, ecc) e nell’attività di trading anche speculativo – ad esempio i crediti da bonus fiscali – i cui risultati non vengono colpiti. È una misura che provocherà ulteriore credit crunch e proprio non ne abbiamo bisogno visto che il credito è fondamentale specialmente per l’economia italiana dove è la principale fonte di finanziamento degli attori del sistema economico”.

Il rischio quindi è che ci sia solo una stretta creditizia che riduca le possibilità per cittadini e imprese di ottenere mutui e prestiti. Per concludere, una sintesi di quanto esposto, ancora con Isaia Sales: «Tutto ciò che in questo momento rappresenta simbolicamente la periferia della società sta subendo il più massiccio attacco mai registratosi nella storia politica recente del nostro Paese. Si può parlare a ragione di una specie di “radicalizzazione della cattiveria sociale”, un accanimento che si è addensato nelle ultime settimane con decisioni politiche che riguardano appunto la condizione di milioni di italiani collocati in periferia per posizione geografica, per condizioni economiche, per precarietà di vita e di lavoro, per delicatezza di età o per luoghi abitati all’interno delle nostre città».

(Rubrica “Scuola Società” sognando futuri possibili di Sefora Giovannetti e Mauro Meschini)

Scompiglio… in foresta

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testo e foto di Andrea Barghi Goaskim – La stagione degli amori dei maestosi cervi è imminente, sin dai primi giorni di questo mese nelle valli risuonano bramiti di cervi palcuti che inneggiano alle femmine il loro amore per conquistarle e perpetuare la loro specie. Scontri passionali, lotte infinite… È tutto un ribollire di vita, sembra di partecipare a qualcosa di ancestrale che sin dalla notte dei tempi si manifesta nelle foreste temperate d’Europa… e non fanno eccezione le Foreste Casentinesi…. Oggi Parco Nazionale… però… però… non tutti gli animali sembrano d’accordo.

Non c’è un attimo di pace e, per creare ancora più confusione ci si è messo di mezzo l’uomo; quell’essere a due gambe che cammina eretto e si crede padrone del mondo. Così oltre a disturbare il cervo nel momento della sua unica manifestazione amorosa, disturba anche gli altri animali che se ne vogliono stare in santa pace facendo bagni di sole nelle radure e ascoltando il quieto silenzio… ma tutto questo nel mese di settembre gli è precluso.

Anche gli scoiattoli se ne stanno riparati, addirittura saltano di ramo in ramo, di albero in albero per trovare rifugio tra intricati rami del sorbo degli uccellatori situati intorno alle case.

Le giovani volpi, ormai hanno lasciato la famiglia e iniziano il viaggio della vita ma, nonostante siano abituate alla presenza umana, con lo scompiglio che la stagione degli amori impone, sono sballottati da più parti e non sanno come sfuggire a quella caotica situazione. Non si salva nessuno da quell’assurda confusione di auto che vanno e vengono nelle strade che frequentano la foresta. Verrebbe voglia di emigrare lungo litorali dove i turisti che affollavano le spiagge son tornati alle loro occupazioni quotidiane e le spiagge riposano dopo l’aggressione estiva.

Non posso nascondere che è un momento magico, anch’io ne ho fatto parte all’inizio… Circa quaranta anni fa, ma era tutto diverso e molto motivato. Solo pochi, guidati da passione, facevano il censimento al bramito… adesso è una scusa “turistica”… basta venga gente, gli animali andranno più in là… questa la mentalità dei luoghi dove il cervo, suo malgrado, corteggia le femmine. Anche lui risente di quest’ossessivo momento, nel quale fotografi poco rispettosi cercano di realizzare la foto speciale del cervo al bramito da pubblicare nei social e dimostrare quanto sono bravi… sono i più grandi disturbatori di quel momento particolare che permette al signore delle selve di continuare la sua specie.

È un fuggi-fuggi generale… i cervi dai fotografi… gli animali dal caos creato dalla stagione amorosa dei grandi e possenti ungulati. Mi piacerebbe vedere come si comporterebbero i signori fotografi se mentre fanno l’amore con la loro moglie, o compagna, ci fosse una ventina di cervi tutt’intorno a guardarli bramendo… spero riusciate a immaginare l’esilarante scena…

Mi auguro che da questa stagione degli amori si riesca a capire che dobbiamo correre ai ripari e che gli animali, e la foresta, hanno i loro ritmi che devono essere rispettati.

Origami in Casentino

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di Federica Andretta – L’ “Origami” ha origini antiche e non appartiene solo alla cultura giapponese. Molte associazioni internazionali diffondono l’arte di piegare la carta come il Centro Diffusione Origami istituito in Italia da Roberto Morassi e Giovanni Maltagliati nel 1978. Così dal Giappone al Casentino il passo è breve. Sì, perché c’è chi si dedica da ben quarantatré anni alla passione per gli origami.

Residente a Salutio da due anni, i legami di Andrea Peggion con il Casentino (che lui definisce «valle della gentilezza, Shangri-La») sono forti sin dall’infanzia. Il Casentino lo conosceva e frequentava dal 1975, ma abitarci, viverci, respirarne l’aria è per lui un’altra cosa; non si è mai sentito a casa (a parte l’infanzia) come da quando risiede qui con la moglie Antonella. Andrea ha partecipato alla nascita dell’Associazione italiana Centro Diffusione Origami e anche ora dopo tanti anni continua ad insegnare questo gioco, quest’arte come volontario anche nelle scuole aretine e casentinesi. Partecipa inoltre a incontri e convegni e cura una rubrica di origami sul periodico “Airrre!”, trimestrale della Pro Loco di Salutio. Un modello di Origami da lui creato (vedi foto) è stato persino pubblicato dalla rivista giapponese “NOA” (Nippon Origami Association) nel numero 574 del mensile di luglio 2023.

Come mai ha iniziato la passione per gli origami? «Ho iniziato a fare origami a ventisette anni: studiavo pedagogia all’università e lavoravo saltuariamente come animatore per i bambini; qualcuno mi insegnò una semplice scatolina fatta piegando un foglio rettangolare tanto da suscitare la mia curiosità, così comprai due libri appena tradotti da Roberto Morassi, che aveva fondato a Firenze il Centro Diffusione Origami. Trovai una cartolina che invitava a prendere contatti con l’Associazione e Roberto Morassi mi invitò ad andare a trovarlo per una chiacchierata e questa mi aprì letteralmente un mondo. Da quel giorno l’origami diventò la mia vera passione. Un anno dopo iniziai già ad insegnarlo ad un gruppo di educatrici della scuola dell’infanzia di Prato producendo anche un opuscolo con modelli che possano essere proposti facilmente ai bambini».

Ha imparato da autodidatta o ha seguito dei corsi specifici? È stato difficile all’inizio apprendere questa tecnica? «Come dicevo, ho imparato sui libri ma talmente forte è stata la “cotta” che le progressive difficoltà affrontate vennero superate dall’entusiasmo, dalla caparbietà e dall’aiuto di Roberto Morassi, Giovanni Maltagliati e di altre amiche e altri amici di “gioco”».

Quando ha iniziato ad insegnare l’arte degli origami nelle scuole? «Sia per la mia grande passione dell’origami sia perché sono un pedagogista specializzato sul tema del gioco, insegnare e far giocare i ragazzi attraverso gli origami è sempre stata la cosa che più mi ha interessato e entusiasmato. Ho portato questa attività nelle scuole più o meno da quando ho imparato a piegare la carta, ma l’ho fatto anche nelle ludoteche, nelle attività con i disabili, con i detenuti del carcere, negli ospedali pediatrici, in trasmissioni televisive, organizzando mostre a tema e scrivendo su riviste anche per i piccoli. Non uscivo, né esco mai di casa senza il mio pacchetto di fogli quadrati così se capita l’occasione, riesco a strappare un sorriso e sguardi meravigliati ai bambini e ai loro familiari».

Quest’anno è stato in varie scuole del Casentino e di Arezzo, ci parli di queste sue esperienze. «Ho insegnato origami in qualunque zona ho risieduto e ora a San Piero in Frassino e a Tegoleto. A San Piero fui messo in contatto con le insegnanti Iduina Pastorini e Francesca Giuntini da Alessandro Falsini, Presidente della Pro Loco di Salutio. Ho iniziato a fare origami dall’inverno fino alla fine dell’anno scolastico piegando molto e contribuendo, all’interno del progetto API (Atlante Patrimonio Immateriale), alla costruzione di un calendario per l’anno scolastico 2023/2024 che, una volta stampato a cura della Pro Loco di Salutio, sarà distribuito in Casentino. Per Tegoleto fui contattato dall’insegnante Margherita Francini e sono intervenuto con almeno tre incontri in più di dodici classi della scuola primaria “Arcobaleno” piegando con bambini di tutte le età. Entrambe le esperienze saranno riproposte ma sono disponibile a farne in altre scuole o centri ricreativi».

Quali sono stati gli incontri e i convegni più importanti e significativi a cui ha partecipato? Ce ne saranno altri in futuro? «Ho partecipato a molti convegni fin dalla nascita del Centro Diffusione Origami collaborando direttamente all’organizzazione e conoscendo tantissimi artisti e appassionati. Da qualche anno vengono svolti convegni su “Origami e Didattica”, sono riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione, ovvero sono dichiarati come corsi di formazione che danno punteggio curriculare, a comprova che l’origami è entrato nella pratica educativa come strumento di supporto per molte materie e tutti i gradi di insegnamento fino all’Università».

Da quanto tempo scrive per il periodico “Airrre!”? «Collaboro con “Airrre!” da quando risiedo a Salutio. A dire il vero, le prime cose in origami che ho fatto nel paese dove abito sono state un poliedro e un presepe in origami. Poi per e con la volontà dei miei concittadini iniziai a tenere una rubrica periodica nella quale, oltre a scrivere, pubblico foto di modelli, le cui istruzioni si possono scaricare sul sito della rivista. “Airrre!”, foglio della Pro Loco di Salutio, si può trovare solo presso il negozio di alimentari nella strada principale del paese».

Ci racconti della recente pubblicazione sulla rivista “NOA” di un suo modello di origami. «La prima volta che la Nippon Origami Association pubblicò i miei modelli fu nel luglio 1983, altri miei modelli sono stati pubblicati nel Paese del Sol Levante, in ultimo anche in un’antologia collegata alla festa di Halloween. Pochi mesi fa, con piacere, ho saputo che si sono ricordati di me dopo 40 anni e mi hanno “festeggiato” chiedendomi l’autorizzazione di pubblicare le istruzioni della mia farfalla».

Ha dei maestri del settore a cui si ispira? «Ho iniziato a piegare con i libri di R. Harbin ma soprattutto con quelli di A. Yoshizawa, K. Kasahara, della scuola italiana e di quella britannica. Ho conosciuto molti grandi artisti dell’origami, tra questi voglio ricordare la figura del più grande creatore di origami: il maestro Akira Yoshizawa. Era un signore umile e molto disciplinato allo stesso tempo. Venne per la prima volta in Italia a Firenze nel 1983 durante la mostra concorso “Origami per Pinocchio”. Portarlo in giro per la città, percepire il suo stupore e l’ammirazione ma anche la naturalezza con cui si rapportava con la magnificenza di Firenze e vederlo modellare la carta fu un’esperienza indimenticabile. Ho conosciuto altre e altri grandi artisti, fra questi voglio ricordare la signora Yoshihide Momotani e Eric Kenneway di cui fu pubblicato in Italia il suo “Volti in origami”, un’antologia di caricature di uomini famosi. Tutti mi hanno insegnato qualcosa e mi hanno aiutato a capire che cosa dovessi fare. Per quanto mi riguarda, amo molto i modelli naturalistici, i fiori e le composizioni geometriche, soprattutto tridimensionali. Amo giocare con le pieghe e trasformare modelli incompiuti in differenti realizzazioni. Inizio con un foglio poco piegato e poi lo lascio lì, ritornandoci ogni tanto per scoprire cosa “mi dice” di nuovo. Penso che in fondo sia come scrivere una poesia, una canzone o una filastrocca: si trova una rima, un accordo, una frase e ci si lascia ispirare».

Alcune considerazioni finali… «Gli anni passano e da pochi “carbonari” che eravamo gli origamisti sono diventati ora milioni. In fondo, in Italia l’origami è arrivato alla fine degli Anni ’70 se è pur vero che semplici modelli come “la barchetta”, il “cappello del muratore”, un aeroplanino o “inferno e paradiso” i nostri bimbi li hanno sempre saputi realizzare. Voglio dire che i nostri bambini sapendo piegare anche pochi modelli hanno la possibilità di vivere un’infanzia più felice; pensando alla carta non come a qualcosa che appena usata si getta avranno più cura dell’ambiente e utilizzando per giocare quel meraviglioso strumento che sono le mani cresceranno meglio e più liberi. Uscendo dalla spirale per cui una cosa la si impara solo nei centri delle istituzioni scolastiche e sportive e quasi mai dai familiari o da altri bambini, essi svilupperanno meglio le relazioni con gli altri; di certo, meglio che con le macchine, elettroniche e no, o con giocattoli complessi. Che non si gioca più in strada o in piazza e che non si va a giocare da soli è un dato di fatto, eppure ci sono attività che ancora si possono fare liberamente senza costosi strumenti o in particolari ambienti; l’origami non avendo bisogno che di un semplice foglio di carta è una di queste. Porto l’origami ai bambini, perché non voglio che l’arte di piegare la carta sia relegata ad essere un hobby vintage per adulti, ma desidero che ritorni ad essere una competenza libera e normale che si tramanda da bambino a bambino o che si impara in famiglia e, al più, sia utilizzata anche per arricchire la didattica con strumenti motivanti e divertenti. Se lei mi chiedesse perché continuo a fare origami con i bambini, la risposta non potrebbe essere che questa: perché vorrei che i piccoli, dopo che hanno giocato con me, siano liberi di giocare con le stesse cose che abbiamo fatto insieme o con altre che vorranno inventare e imparare da soli».

Concludiamo con un pensiero di Andrea. «Due cose sono magiche nei bambini quando fanno gli origami: gli occhi (che si accendono quando il risultato del loro lavoro si svela) e le mani (che esprimono poesia)».

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