di Mauro Meschini – Il XVIII° Congresso Nazionale della CGIL sembra aver portato novità positive per i lavoratori, il mondo sindacale e, allargando lo sguardo, anche per l’area progressista e della sinistra italiana. La nomina di Maurizio Landini a segretario è un segnale importante, inoltre dopo sei anni si è tornati a far sentire anche la voce dei lavoratori in piazza, cosa non scontata al tempo della comunicazione in tempo reale e della invadente e continua presenza dei due vicepremier sui social e a reti unificate sui canali televisivi.
Aspettando che presto queste premesse trovino positivi sviluppi in azioni, proposte e decisioni possiamo da subito constatare che, per quanto riguarda il Casentino, dal Congresso CGIL arriva già una notizia positiva. Infatti vicesegretaria nazionale del sindacato è adesso Gianna Fracassi, che ha origini e stretti legami con la nostra vallata. Gianna Fracassi è stata segretaria provinciale e regionale del sindacato scuola e poi componente della segretaria nazionale della confederazione. Con lei sono quattro gli aretini presenti nei nuovi organismi: Il segretario provinciale di Arezzo Alessandro Mugnai è stato eletto nel Direttivo; mentre Luisa Attaguile della Flc, il sindacato scuola, e Ivana Peluzzi dello Spi, il sindacato pensionati, sono state elette nell’Assemblea generale.
Abbiamo contattato la nuova vicesegretaria e ascoltato da lei riflessioni e considerazioni riguardanti il Casentino e l’attuale momento che sta vivendo il nostro Paese.
Può raccontare quando e in quali occasioni ha avuto modo di conoscere e vivere il Casentino? «Conosco e aggiungo amo il Casentino per una serie di ragioni. Prima di tutto familiari: i miei nonni materni abitavano a Subbiano e la mia famiglia si è trasferita lì da Arezzo alcuni anni fa. Poi io ho lavorato come insegnante a Rassina, Chiusi della Verna e a Subbiano. Amo molto visitare i borghi e le foreste di questa valle bellissima anche se adesso accade più di rado, perché da un po’ di anni la mia vita si è spostata a Roma».
Negli ultimi anni anche il Casentino ha visto crescere le difficoltà: aziende che hanno chiuso; servizi essenziali tagliati, tra questi il Punto Nascita dell’ospedale di Bibbiena; paesi che si spopolano. Ma penalizzando i territori montani si può pensare di far ripartire lo sviluppo del Paese? «No, non si fa ripartire il Paese impoverendo di servizi primari, a partire da sanità e istruzione, e possibilità di sviluppo – quindi di lavoro – le cosiddette aree interne, come lo è il Casentino, del nostro Paese. È uno degli ambiti, ambiente e territorio, di cui mi occupo come segretario confederale e in questi anni abbiamo sempre insistito affinché ci fossero politiche dedicate a partire dal rafforzamento della Strategia nazionale delle aree interne che è una buona base di partenza, ma che deve prevedere maggiori risorse, maggior sinergia istituzionale e, soprattutto, essere maggiormente finalizzata agli aspetti dello sviluppo economico e alla creazione di lavoro».
Il 9 febbraio il sindacato è tornato in piazza. Qualcuno ha commentato anche che era l’ora… forse il tempo trascorso dalle elezioni del 2018 è stato sufficiente per verificare che quanto fatto dal Governo gialloverde è stato molto negativo? «Il Governo è in carica dal 1° giugno 2018 e il primo consistente banco di prova è stata la Legge di Bilancio che abbiamo giudicato con Cisl e Uil miope e recessiva. Faccio presente che durante i mesi di ottobre e novembre abbiamo unitariamente svolto centinaia di assemblee nei luoghi di lavoro per spiegare le nostre proposte e quello che non andava nella manovra. Abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio di aprire su questo un confronto. Non c’è stata risposta e quindi abbiamo avviato la mobilitazione con l’iniziativa di sabato 9 febbraio. Quello che voglio dire è che come sindacato i giudizi li abbiamo sempre dati sul merito e il nostro metro è il lavoro e la promozione dei diritti del lavoro. Se non ci sono risposte su questi versanti il giudizio non può che essere negativo. Da questo punto di vista mi sembra che non ci siano grandi cambiamenti, a proposito di governo del cambiamento».
Al di là degli interventi sulle tematiche economiche e legate al mondo del lavoro. Appare pericoloso il clima di odio e divisione che si vuole creare nella gestione delle politiche migratorie e dell’accoglienza… e quanto, per esempio, è stato fatto in Parlamento per l’approvazione della Legge di Bilancio, con un dibattito praticamente impedito, fa nascere più di una perplessità anche sulla reale volontà di questo Governo di sapere e volere rispettare le minime regole della Democrazia… «La narrazione di Salvini sull’invasione dei migranti è falsa, è un’arma di distrazione di massa che fa credere che la responsabilità delle difficoltà e delle disuguaglianze crescenti delle persone sia dei migranti cioè dei più disperati. Sono più gli italiani soprattutto giovani che lasciano il Paese che i migranti che vengono accolti in Italia, evidentemente però il futuro dei ragazzi e delle ragazze non è un tema di interesse. Il punto è che soffiare sul fuoco amplia le rotture sociali e attiva fenomeni diffusi di intolleranza e di divisione, noi pensiamo non solo che sia sbagliato, ma profondamente dannoso, per un Paese che invece deve rafforzare la coesione sociale. Per la CGIL poi l’antirazzismo è un tratto identitario, fa parte della nostra storia così come l’antifascismo militante. Sono valori non negoziabili perché fondamento di un Paese civile e democratico. Pongo poi un tema un po’ sottotraccia, quando si inizia a utilizzare il “Prima gli” (“italiani” nel caso dello slogan della campagna elettorale), non è detto che questo riguardi solo i migranti. Lo dico perché in questi giorni si stanno definendo gli accordi sulla autonomia differenziata che rischiano di spaccare il Paese perché sono figli della logica della divisione… in questo caso il “Prima” si esercita anche nei confronti degli stessi italiani. Quanto al rispetto dell’istituzione Parlamento, questo Governo si muove in continuità con quanto avvenuto in questi anni. Restituire protagonismo al Parlamento significa restituirlo ai rappresentanti votati dai cittadini, è la base della democrazia. Certo, un Governo che si è costituito con un contratto privatistico costituisce in se stesso una deformazione delle regole costituzionali esattamente perché sottrae al Parlamento il proprio ruolo».
Tutte questi rischi che adesso appaiono all’orizzonte sono forse anche dovuti al fatto che in Italia, ormai da troppo tempo, non esiste una forte e credibile proposta da parte della Sinistra, di cui anche la CGIL per la sua storia fa parte? «Questo è indubbio a leggere anche gli esiti delle elezioni. Abbiamo visto per tempo come CGIL la rottura tra mondo del lavoro e sinistra e la causa va ricercata semplicemente in quello che è stato messo in campo, a partire dal Jobs Act che ha ridotto i diritti nel lavoro o gli interventi sulla scuola, così come, negli anni della crisi, non aver fatto politiche redistributive ed anticicliche. Le condizioni delle persone, dei lavoratori e pensionati sono peggiorate e sono aumentate povertà e disuguaglianze, le risposte dei governi di centrosinistra non sono state in grado di affrontare questi temi. Come sindacato difendiamo strenuamente la nostra autonomia, ma credo anche che il nostro patrimonio di idee, elaborazioni e partecipazione democratica, non appartenga solo ed esclusivamente alla nostra organizzazione. Credo che rappresenti una ricchezza per il Paese e un contributo per la ricostruzione del campo progressista».
Quali le prime questioni che la nuova segreteria della CGIL affronterà e quali saranno i compiti che a lei saranno affidati? «La prima questione è sicuramente far ripartire il lavoro in questo Paese e che sia lavoro con diritti. Si è affermata l’idea in questi anni che il lavoro potesse essere impoverito e privato dei diritti: è sbagliato e ha danneggiato il Paese. Questa è una battaglia che dobbiamo proseguire in continuità con la raccolta di firme che Susanna Camusso ha promosso e che ha portato la nostra organizzazione a presentare una legge di iniziativa popolare per un nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori dove si afferma un principio semplice: l’universalità dei diritti prescinde dal tipo di rapporto di lavoro. In secondo luogo abbiamo la necessità di far ripartire il Paese con un piano di investimenti pubblici che crei lavoro, perché solo così possiamo dare risposte ai giovani che oggi hanno meno opportunità che in passato. Potrei continuare con fisco, pensioni, istruzione e sanità… insomma abbiamo un’agenda molto folta. Nella nuova segreteria di Maurizio Landini seguirò le politiche di sviluppo, economiche e fiscali, ambiente e territorio, mezzogiorno, oltre alla vicesegreteria generale della CGIL. Un onore grandissimo per me che ho sempre vissuto l’attività sindacale con spirito di militanza e con un grande amore per la mia organizzazione».
Nella foto, Gianna Fracassi in corteo accanto, a sinistra, al segretario generale CGIL Maurizio Landini.
(tratto da CASENTINO2000 | n. 304 | Marzo 2019)