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sabato, 20 Aprile 2024

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Le Scuse Inutili

di Matteo Bertelli – Ormai l’estate è monopolizzata dai soliti ritmi del Reggaeton o della musica dance sparata “a palla” da DJ più o meno improvvisati. Ma, senza entrare in una diatriba che porterebbe solo sconfitti e nessun vincitore, esiste un’alternativa a tutto questo e, in Casentino, abbiamo la possibilità di godercela appieno.
Un’ottima alternativa, decisamente di altro taglio rispetto ai ritmi calienti già citati, è data da un gruppo nato pochi mesi fa dentro la nostra vallata, le Scuse Inutili.
Le Scuse Inutili sono Luca, Marco e Davide, tre ragazzi con un’idea di progetto ben chiara in mente: fare musica piacevole, cercando le melodie accattivanti dell’indie italiano, senza lesinare però nel graffiare con potenti riff, perfettamente in scia con la consolidatissima tradizione dell’alternative rock. Poco prima dell’uscita del loro primo singolo, che consigliamo caldamente di ascoltare, e della stagione dei concerti, abbiamo deciso di farci una chiacchierata, non tanto per conoscere chi sono e cosa fanno, ma per capire (e farvi capire) cosa realmente possono dare al mondo della musica.
Partiamo subito con la domanda “pesante”: il vostro progetto nasce nemmeno un anno fa e siete già sulla locandina (e poi sul palco) di un evento nazionale come il MenGo, oltre ad avere, pronti per essere lanciati, già tre singoli e tanto altro materiale di studio. Come avete fatto?
L: «Non è che esista una risposta a questa domanda. Io e Marco abbiamo creato questo progetto, coinvolgendo subito il batterista che per noi era il più adatto (Davide, n.d.r.) partendo da un solo pezzo che avevo buttato giù con la chitarra acustica. Siamo partiti con un’idea chiara di cosa avevamo in testa, forse una risposta può essere qui».
M: «Infatti, siamo entrati per la prima volta in sala prove non conoscendoci nemmeno benissimo (con Davide) e con un pezzo creato solo con la chitarra. Quel giorno abbiamo finito di suonare e avevamo “Silenzio”, uno dei tre singoli che usciranno a breve e, forse, il pezzo che ci rappresenta di più».
D: «Perfino il nome del gruppo l’abbiamo preso da un verso di quel brano!».
Modestie a parte, state facendo un bel percorso. I singoli, che ho avuto già la fortuna di ascoltare, usciranno a breve e la vostra stagione di concerti ha delle tappe sicuramente importantissime. Ma, parlando del futuro, ora cosa ci dobbiamo aspettarci da voi?
M: «Prima di tutto di sentirci fino allo sfinimento. Come hai anticipato, a breve usciranno i nostri singoli anche sulle piattaforme “di uso comune” e non vediamo l’ora di vedere la reazione anche a un prodotto registrato. Per quanto riguarda i concerti l’obiettivo è quello di suonare il più possibile e i ragazzi di Arezzo che Spacca ci stanno aiutando sicuramente nel farlo. Per adesso, ad esempio, siamo stati in finale di “Emergenza Festival”, cosa che ci ha consentito di calcare un palco come quello del Viper di Firenze».
D: «Inoltre durante quella serata abbiamo avuto l’opportunità di allacciare legami con altri gruppi toscani, e questo ci consente anche di poter programmare o essere chiamati per fare concerti nel fiorentino o, comunque, fuori non solo dal Casentino ma dall’intera provincia».
L: «E poi, inutile far finta di nulla, c’è l’opportunità che abbiamo colto al volo di suonare al MenGo. È il festival a cui puntavamo; pensa che l’estate scorsa, quando il gruppo muoveva i primi passi, ci eravamo promessi “l’anno prossimo andiamo al MenGo”, e ora, eccoci qua! A condividere il palco con artisti del calibro di Diodato e i Fast Animals and Slow Kids. Insomma, un’esperienza!».
Parliamo invece un po’ dei vostri singoli. Il primo che uscirà, il 28 giugno con Radici Music Records (etichetta strettamente legata ad Arezzo che spacca), sarà “Muscoli”. Se doveste convincere un potenziale ascoltatore ad aggiungerlo alla propria playlist, cosa direste?
D: «Muscoli è un pezzo particolare. C’è tutto lì dentro, dal pop con i battiti di mano, al ritornello urlato per sfogare la rabbia. È un pezzo completo, lo vedrei come il nostro singolo di punta, quello da radio diciamo!».
L: «Se vai ad ascoltare il testo, è una canzone che ti impone, ti consiglia di prendere l’iniziativa, in qualsiasi cosa. Lo stesso videoclip che abbiamo realizzato per questo brano ha quel significato, spero che in molti ci si possano specchiare e possano capire a fondo anche questo pezzo».
M: «Per quanto riguarda la composizione, mi piace sottolineare sempre come questo pezzo, forse il più pop che abbiamo composto (sicuramente il più pop tra quelli che usciranno a breve), sia nato dal drop, la parte cioè più “lanciata”».
Per quanto riguarda i testi, cosa volete comunicare?
L: «Noi raccontiamo storie, alcuni pezzi che non abbiamo ancora in programma di pubblicare sono vere e proprie storie raccontate in prosa, altri sono insieme di sensazioni, esperienze. Per il resto non vogliamo dare necessariamente un messaggio, come vedi anche dagli altri due brani che usciranno».
Ecco, “Paglia” è un singolo particolare, molto alternative rock ma con un ritornello che ti entra volentieri in testa per rimanerci, mentre “Silenzio” è il pezzo da cui è nato tutto, ma, ascoltandolo, si capisce bene che non sia solo per questo che è diventato uno dei tre singoli di lancio del gruppo. Ma, fondamentalmente, di cosa parlano questi due brani?
L: «“Paglia” è quel bisogno che ha ognuno di farsi vedere, anche solo per un istante, i classici cinque minuti di celebrità, bruciati come paglia, effimeri. “Silenzio” è forse ancora più intricato. Per quanto ognuno ci vedrà cosa vuole, questo pezzo racconta il bisogno di scappare che non viene soddisfatto mai. Da chi? Da cosa? Verso dove? A queste domande non rispondiamo, puoi ascoltare e vedere il bisogno di fuggire da casa, dagli affetti o da te stesso, tutte quelle fughe sognate ma che poi, per colpa di qualcuno o persino, appunto, di te stesso, falliscono miseramente».
Tornando “sulla terra”, i tre brani di cui abbiamo parlato non sono l’intera vostra produzione, è corretto? Ma, se è così, perché pubblicare solo questi?
D: «In questi mesi abbiamo lavorato molto e, soprattutto, molto bene. La sinergia che si è creata e l’idea finale comune di “cosa vogliamo fare con questo gruppo?” ci ha consentito di andare a una velocità straordinaria, creando una scaletta di pezzi propri abbastanza lunga da poter gestire comodamente una serata intera».
M: «Abbiamo molti altri pezzi in cantina, ma questi tre li abbiamo scelti per la loro forza (almeno secondo noi). La differenza grossa, ora come ora, è il fatto che questi tre siano un prodotto registrato nel miglior modo possibile: lavorando assieme allo studio Rooftop di Arezzo, abbiamo confezionato i brani in una veste professionistica, veste che gli altri brani non hanno, rimanendo più che altro al livello di “demo”».
Pezzi a livello di demo ma che sul palco riescono a convincere, qual è il segreto per fare la vostra musica? Una musica particolare, più cattiva e meno armoniosa (anche con meno rime) di quella degli Zen Circus, ma più dolce, talvolta, e più orecchiabile dei FASK, un prodotto proprio solo vostro. E con questa domanda vi saluto e, per quanto non sia più politically correct, in bocca al lupo!
L: «Beh, forse il segreto sono i tre membri che vengono da strade completamente diverse e sono riusciti a trovare l’amalgama giusta per fare quello che ci piace e che, speriamo vivamente, piace anche agli altri. Mi immagino, forse con più poesia di quella che effettivamente c’è, che sia così».

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(tratto da CASENTINO2000 | n. 308 | Luglio 2019)

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