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giovedì, 2 Maggio 2024

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Lorenzo Vincenzi, sulla neve e oltre!

di Federica Andretta – Hans Gmoser diceva: «Non c’è niente al mondo come uscire su un incontaminato, aperto, vergine pendio di montagna sopra una spessa coltre di neve fresca in polvere. Dà una sensazione suprema di libertà, di mobilità. Una grande sensazione di volare, come muoversi ovunque in un grande paradiso bianco».

Lorenzo Vincenzi, classe 2003, ci racconta il proprio percorso di vita da sportivo a livello agonistico. Lorenzo, quali gare hai svolto ultimamente? «A Santa Caterina dal 27 al 30 novembre ho svolto uno stage di quattro giorni esordendo nella Nazionale di sci, precisamente nel gruppo Osservati di sci alpino (che in sostanza è lo step prima di entrare in Nazionale); lì mi sono anche allenato con la squadra e fatto notare. Ho svolto due slot di gare a Val Gardena il 2/3 dicembre. Si tratta di una gara organizzata dalla FIS-Ski dove hanno partecipato la Nazionale Italiana e altre ventisette nazioni tra cui le forti squadre austriache e tedesche; qui mi sono qualificato 13° assoluto, primo Junior italiano, entrando così nella qualificazione per le gare di Coppa Europa a Santa Caterina che si sono svolte dall’11 al 15 dicembre. Trattandosi di una competizione internazionale con atleti provenienti da tutto il mondo, sono arrivato 76° (su 115 sciatori totali, cinquanta sono già presenti in Nazionale ed occupano i primi posti in lista di partenza. Io sono partito con un pettorale molto alto; quando parti così in fondo ti sembra di fare skicross per le buche presenti). Per me poter gareggiare in Coppa Europa è stato fantastico, ora il mio obiettivo è quello di fare esperienza a questi alti livelli, cercando passo dopo passo di salire la scala della classifica».

Quali specialità pratichi? «Faccio Discesa Libera, Super G e Slalom Gigante. Nella discesa libera il giorno prima è prevista una prova. In questa specialità sono riuscito a raggiungere i 150 km/h di velocità; in genere, si possono raggiungere tra i 130-140 km/h. Il Super G è invece una via di mezzo tra la Discesa Libera e lo Slalom Gigante ed è il più difficile, perché non si fa la prova il giorno prima e qui si raggiungono i 100-120km/h di velocità. Nello Slalom Gigante si raggiungono invece i 70-80 km/h. Come gare, partecipo di più a quelle di Discesa Libera mentre come allenamento, pratico lo Slalom Gigante e qualche Super G. Purtroppo allenarsi in discesa libera non è facile, sia perché ci sono poche piste disponibili sia per gli alti costi di nolo che le stesse hanno».

Com’è nata la passione per lo sci? «La passione per lo sci è nata sin da piccolo. Abitando a Papiano ero solito andare a sciare alla Burraia, ma all’inizio era soltanto per gioco. Fino agli otto anni infatti non facevo gare. Successivamente, ho iniziato a gareggiare con lo Sci Club Forlì, sempre in gare semi-amatoriali. Intorno ai dieci/undici anni ho iniziato a praticare l’agonismo con il CAE, poi per caso dopo essere andato a sciare a Solda in Alto Adige ho conosciuto Joachim Ritsch con cui mi sono allenato e mi ha convinto a gareggiare nel circuito dell’Alto Adige (secondo lui avevo il talento e la stoffa). Nel 2013 ho fatto alcune gare in Alto Adige, che sono andate bene, e nel 2014 mi sono trasferito a Prato allo Stelvio dove tutt’ora vivo. Adesso faccio parte del club toscano 2000 Ski Club. Sono molto fiducioso di poter entrare un giorno nella Nazionale dal momento che l’anno scorso durante la Coppa Europa ho riportato dei buoni risultati. La Coppa Europa rappresenta un vero e proprio trampolino di lancio per accedere poi alla Coppa del Mondo».

Come sei riuscito a conciliare sci e scuola? «Quando mi sono trasferito in Alto Adige dopo le scuole medie, ho passato la selezione per accedere alla scuola sportiva di Malles (scuola frequentata anche da Paris ed Innerhofer). La scuola è in lingua tedesca e sono stato uno dei pochi italiani della mia classe ad ultimarla e ad arrivare alla Maturità. Ci vuole davvero tanta passione. Ti alleni fino alle tre del pomeriggio e poi passi ore nello studio. Finché non entri nel circuito FIS le gare si svolgono solo il sabato e la domenica. Fino a diciassette anni corri infatti solo su gare nazionali organizzate dalla FISI (Federazione Italiana Sport Invernali) e poi dai diciassette anni in su entri a far parte della FIS dove ci sono diversi tipi di gare che sono anche le più difficili, come le gare NJR per gli atleti dai diciassette ai vent’anni».

Come si svolge generalmente la stagione sciistica? «La stagione dello sci è molto complicata, ci alleniamo anche d’estate. Da fine novembre a fine aprile abbiamo gare tutte le settimane. Abbiamo un mese però durante il quale lavoriamo tecnicamente e fisicamente e poi da giugno ricominciamo con lo sci estivo. Quando sono a casa cerco di trovare tempo per i miei amici. La vita sociale è un po’ difficile, perché quando torni a casa devi preparare gli sci, controllare gli scarponi, ecc. È uno sport stressante ma ti ripaga l’adrenalina».

Ci sono stati dei momenti difficili? «A sedici anni ho avuto un problema fisico che mi ha portato a crescere in altezza troppo in fretta così sono dovuto stare fermo per un anno e mezzo. Quando sono ripartito, ho dovuto ricominciare da zero cercando di recuperare tutti gli anni persi e soprattutto la fiducia. Anno scorso in un momento di grandissima forma mi sono ammalato e ho perso 5/6 kg di massa muscolare; quando sono tornato a sciare non riuscivo ad avere gli stessi risultati di un tempo così sono entrato in un mood triste ma ciò fa parte della vita di ogni atleta. Non puoi sempre andare bene in tutte le gare; purtroppo, un piccolo errore può rovinare tutto. Lo sci è uno sport difficile, lavori tutta la vita per un minuto e mezzo di gara».

Lo sci richiede coraggio? «Se fai discesa libera, il coraggio ce l’hai nel sangue. Molte volte è più pericoloso scendere quando hai paura piuttosto che dare il massimo e andare a tutta velocità, perché a certe velocità appunto la tensione può farti irrigidire. Si possono infatti raggiungere velocità fino ai 120 km/h ma anche di più, persino 150 km/h».

Cosa ti piace di questo sport? «Come sento la neve sotto la soletta degli sci. La cosa che mi piace di più però è la velocità che ottieni quando esci da una curva».

Per praticare sci bisogna allenarsi intensamente? «Sì, ti devi allenare ogni giorno compreso sabato e domenica, ti alzi alle cinque del mattino e vai a letto presto. Per fare sci bisogna praticare anche altri sport, tipo corsa, palestra e tanto altro. La corsa in montagna (trail running) è quella che preferisco ma in inverno faccio soprattutto palestra o mi alleno al campo di atletica; tra i vari tipi di allenamento fondamentali in preparazione allo sci svolgo inoltre circuiti della durata di due minuti/due minuti e mezzo per potenziare la velocità e la forza (alzando i battiti del cuore fino a 170-180) e riuscire a mantenere la concentrazione. Nelle discipline tecniche devi possedere potenza e agilità ma peso ridotto; massa muscolare e forza sono ingredienti fondamentali per reggere la pressione sullo sci. Insomma, bisogna essere sempre al top e avere un preparatore che ti segua. Prima di partire nella gara è concesso un caffè e qualcosa da mangiare tipo frutta secca e cibo energetico visto che siamo pur sempre a 2.000/3.000 metri di altezza».

Ti manca il Casentino? «Papiano è speciale per me. Da piccolo correre o andare in mountain bike fino a Montalto era per me la cosa più bella, mi mancano tanto sia i luoghi che le persone».

Sogni nel cassetto? «Innanzitutto, vorrei diventare uno sciatore professionista ed entrare nella Nazionale Italiana, nella sezione velocità, visto che sono un discesista, ma se ciò non dovesse andare in porto ho comunque un piano B, cioè quello di cercare di entrare a fare parte di qualche corpo come Esercito, Finanza, Carabinieri. Ho anche un piano C! Lo sci ti apre, infatti, molte strade, come il maestro di sci, ad esempio. Ad oggi sono assistente maestro e potrei già svolgere questa professione. In Alto Adige ci vogliono tre anni di corso per poter diventare maestro di sci e io ne ho svolto al momento uno: il primo anno alleni principianti e bambini poi dopo due anni di corso sei a tutti gli effetti maestro di sci e puoi proseguire con la carriera di allenatore (cosa che mi piacerebbe fare). Quindi se non dovessi diventare uno sciatore professionista, potrei lavorare come maestro di sci o allenatore a Solda e andare avanti con gli studi all’università in Scienze Motorie».

Un ringraziamento speciale? «Ai miei genitori, senza i quali non avrei mai potuto fare quello che faccio adesso. Mi appoggiano al cento per cento; da un lato, si preoccupano come tutti i genitori (ad esempio, nel mio caso quando faccio discesa libera), dall’altra sono molto fieri di me. Un grazie allo Ski Club 2000 che mi ha permesso di continuare a gareggiare sotto i colori della Toscana, ai maestri di sci Massimo Faccenda e Luca Ponti e tutti coloro che frequentavano le piste della Burraia che mi hanno trasmesso l’amore per questo bellissimo sport».

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