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venerdì, 3 Maggio 2024

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Miracolo a Bibbiena

di Monica Prati – Per diventare Santi occorrono tre cose: essere morti, aver fatto un miracolo e avere subito un processo (ma non quello della procura della repubblica!). La chiesa si avvale del diritto canonico per stabilire chi è Santo, ma come dice Papa Francesco: “Essere Santi non è un privilegio per pochi, ma una vocazione per tutti, perché Santi sono coloro che sopportano sofferenze e avversità, sono coloro che spendono la loro vita per gli altri, coloro che rispondono al male con il bene, coloro che diffondono gioia e pace e, noi dobbiamo camminare sulle loro orme. Il resto è follia.” Anche a Bibbiena, nel Convento delle monache di clausura, di Santa Maria Del Sasso, c’era una suora per cui è stato aperto il cammino di beatificazione e canonizzazione.

Abbiamo incontrato lo scrittore Giorgio Innocenti Ghiaccini, per farci raccontare la storia di Suor Maria Petra Giordano, vissuta dal 1934 al 2006 a Bibbiena. “Nata a Napoli nel 1912, Suor Petra, al secolo Nicoletta, era la prima di 7 fratelli. Dai tratti tipicamente mediterranei: colorito scuro, capelli neri, occhi neri, era molto legata alla famiglia, anche se non molto espansiva; esternava poco i suoi sentimenti anche con i parenti più stretti, amava il creato e le bellezze che Dio ci ha messo a disposizione. Nel canto aveva una voce eccellente e prediligeva la musica che curava dall’età di 5 anni suonando il pianoforte. A 18 anni la sua vita subì una svolta. Una domenica, a seguito della confessione si inginocchiò davanti all’altare del SS. Sacramento, dopo pochi istanti una luce vivissima penetrò il suo spirito e Dio le apparve in tutta la sua amabilità, il suo cuore ne fu sopraffatto e sentì che da quel momento non avrebbe potuto amare altra cosa fuori di Lui! Quando si rialzò da quel posto benedetto, si sentì trasformata fino alla radice del suo essere; le cose accanto a lei avevano cambiato volto, o meglio un velo era caduto dai suoi occhi. Il 4 novembre del 1934 entrò nel Monastero di S. Maria del Sasso, dove è rimasta per 72 anni svolgendo i lavori di ricamo, pittura, confezionamento di santini e dei bambini di Gesù, pregando il suo amato, studiando molto, infatti aveva tradotto dal francese dei testi e dal latino “Le Costituzioni delle Regole Domenicane”. Ci ha spiegato Ghiaccini.

Com’era la vita all’interno del convento? “Non era facile, si rompevano i rapporti con parenti e familiari, al punto che quando uno di essi moriva, neanche si sapeva. Le regole da seguire erano molto dure: all’una di notte le monache si alzavano per recitare l’ufficio Divino per circa un’ora, poi rientravano in cella. Alle 5.30 si ritrovavano nel coro per la meditazione, la recita di prima o di terza del Rosario, infine la messa con il ringraziamento. Seguiva una frugale colazione, il riordino della propria cella. Dopo le monache si ritrovavano a lavorare insieme ascoltando una lettura spirituale o recitando il Rosario, non potevano parlare tra loro, se contravvenivano venivano punite, si praticava infatti la “disciplina” cioè l’autoflagellazione. Le monache mangiavano poco e mai la carne, dal 14 settembre fino a Pasqua digiunavano; a volte erano così deboli da stare male, ma secondo le regole dell’ordine, mortificando la carne lo spirito diventava più forte. Suor Maria Petra che voleva essere l’ultima, per essere la prima nel regno dei cieli, invece, seguiva le rigide regole con facilità, senza mai lamentarsi, con il sorriso sul volto e l’anima piena di gioia e felicità; è sempre stata fedele a Dio, non ha mai dubitato del suo amore, non ha mai avuto momenti difficili, com’era accaduto invece, ad esempio, a Santa Teresa di Calcutta. Suor Maria Petra era ed è speciale. La Priora se n’era accorta e persino in Vaticano erano giunte voci su di lei, per cui quando il Padre Generale Aniceto Fernandez, nel 1970 la scelse per essere convocata a Roma a rappresentare i monasteri federati, riuniti per apportare fondamentali modifiche alle “Costituzioni delle Regole Domenicane”, a seguito del Concilio Vaticano II, nessuno si stupì. Fu un grande onore e una grande gioia per un convento sperduto nella campagna toscana, poter mandare un “rappresentante” in Vaticano per un compito così importante.”

Come è stato deciso di aprire il processo di beatificazione e canonizzazione? “Suor Candida Monterumici mi convocò due anni fa, in qualità di “storico”, perché voleva che raccogliessi “le prove”, per proporre al Vescovo di aprire il processo di beatificazione e, così, qualche tempo fa è stato istituito il Tribunale Diocesano della cui commissione faccio parte, con il compito di mettere insieme tante prove sulla vita di Suor Maria Petra. Ho raccolto più di 1500 pagine negli archivi di S. Maria, tra cui documenti, diari, lettere, che Suor Petra ha scritto ad una suora che era stata per poco tempo in convento, testimonianze, ricostruzione di avvenimenti, che dimostrano la vita, l’operato e la “fama” di cui godeva presso gli abitanti di Bibbiena. Tutto il materiale, alla fine dell’istruttoria verrà trasmesso a Roma presso la Congregazione Delle Cause dei Santi, che proprio come un tribunale ha il compito di istruire le cause che possono portare a proclamare la santità di una persona. E proprio come in tutti i processi, c’è un’accusa e una difesa, “l’avvocato difensore” è il postulatore che deve dimostrare la santità del candidato, provando che ha vissuto seguendo le tre virtù teleologiche (fede, speranza, carità) e le quattro virtù cardinali (prudenza, temperanza, giustizia, fortezza); l’accusa (un tempo conosciuta come “avvocato del diavolo”) deve presentare documenti, testimonianze che mettano in dubbio la figura del candidato individuando disobbedienze alla chiesa, comportamenti peccaminosi ecc.”

Ma la santità è solo l’ultimo gradino di una scala che ne prevede altri tre, giusto? “Si, esatto, il “candidato” prima deve essere riconosciuto Servo di Dio, poi Venerabile, poi Beato. Nel momento in cui si apre il processo, il candidato, assume la veste di Servo di Dio, in attesa che si verifichi un Miracolo attribuibile al suo intervento. Se dopo questa prima fase il processo continua, il Santo Padre gli può attribuire la qualifica di Venerabile. Perché un venerabile sia proclamato Beato occorre che siano passati almeno cinque anni dalla sua morte e che si sia verificato un miracolo (dal latino miraculum, cosa meravigliosa) che in genere è una guarigione ritenuta dalla comunità scientifica inspiegabile, completa, definitiva e permanente. Se poi c’è il riconoscimento di un secondo miracolo, si arriva alla proclamazione della Santità, con sentenza definitiva del Papa che proclama Santo un Beato. Il 23 giugno 2016, proprio nel giorno in cui ricorre l’anniversario dell’apparizione della Madonna a Santa Maria del Sasso, e proprio nel giorno delle esequie di suor Maria Petra (che sia una coincidenza?) ci sarà la sentenza, che deciderà se il processo andrà avanti, nel qual caso Suor Maria Petra verrebbe proclamata Venerabile.” (E’ stato deciso la procedura andrà avanti, ndr)

Chi sa se sarà il Casentino il destinatario del miraculum tanto atteso. Non ci resta che sperare e soprattutto pregare Suor Maria Petra perché accada…

(tratto da CASENTINO2000 | n. 272 | Luglio 2016)

Suor Petra 2

 

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