I saldi appena conclusi non hanno avuto un buon risultato: per sette negozianti sono stati peggiori di quelli del 2015. Colpa del meteo ma anche della crisi economica, oltre che del clima di incertezza in cui vivono molte famiglie. Il presidente della delegazione Confcommercio Baracchi: “si salva chi si è specializzato, per i negozi generalisti è più faticoso andare avanti”. Il turismo e le altre occasioni mancate, poi le speranze per la riqualificazione dei centri storici. “Una chiamata forte alla responsabilità per tutti, a partire dalle Amministrazioni Comunali”.
Non sono mesi facili per il commercio in Casentino. Lo dimostra anche l’andamento dei saldi invernali: secondo l’indagine della Confcommercio, per almeno il 70% degli operatori quelli appena terminati sono stati peggiori dello scorso anno. Una percentuale di insoddisfatti più alta di quella registrata in provincia di Arezzo, che si aggira intorno al 40%. Colpa del clima, con il freddo che è arrivato ormai troppo tardi, ma colpa soprattutto della situazione di crisi in cui il Casentino vive ormai da qualche anno: i fallimenti di alcune aziende, il caso della Mabo, la perdita del lavoro per tanti Casentinesi. Una situazione già difficile a cui si è aggiunto il colpo inflitto da Banca Etruria. Logico che il commercio ne risenta. “Al di là dei risultati delle singole aziende, l’impressione generale è che manchi la gente per le strade”, commenta il presidente della delegazione casentinese di Confcommercio Adelmo Baracchi, “anche chi non ha subito contraccolpi economici spende malvolentieri, ha paura per il futuro, quindi si registra una pericolosa stasi nella propensione all’acquisto. In queste condizioni, fra le imprese si salva chi ha scelto una specializzazione forte, per i negozi generalisti è più faticoso andare avanti”. Secondo la Confcommercio, le Amministrazioni Comunali Comuni evono aiutare
“Tra meteo sfavorevole, crisi economica e pessimismo dilagante, la gente fa fatica perfino ad entrare nei negozi”, commenta Ilaria Giorgi dell’Abbigliamento Benazzi di Stia, “Quando entra spende cifre abbastanza ridotte. Così, è andata bene per la maglieria, male invece per cappotti e piumini. Anche il Natale 2015 era stato in netto calo rispetto a quello precedente, molti si sono limitati a comprare qualche pensierino ma sono mancati gli acquisti importanti. Peccato, perché l’autunno si era aperto bene. Credo che la questione della banca abbia inciso molto. La Pasqua? Speriamo bene, ma dipenderà dai fattori climatici. Basta una giornata con un po’ di sole per riportare qualcuno a fare spese”.
“L’effetto dei saldi quest’anno quasi non si è sentito”, aggiunge Monia Innocenti dell’Abbigliamento Escape di Bibbiena, “gli sbalzi di temperatura non hanno aiutato, ma le famiglie erano comunque poco propense a spendere. Si sono venduti i capi meno costosi, molta maglieria e accessori. Anche nell’intimo le vendite sono rimaste piuttosto ferme. Dobbiamo andare avanti contando solo sui casentinesi, perché il turismo non esiste. Ma è molto faticoso, perché i costi nel frattempo per noi rimangono gli stessi quando non aumentano”.
“Il Casentino soffre di tante occasioni perdute, prima fra tutte il turismo”, sottolinea il presidente della Confcommercio Adelmo Baracchi, “poi ci sono le promesse mancate come quelle sulle infrastrutture o sul rilancio dei centri storici. Ora è arrivata la buona notizia di Bibbiena, dove ripartiranno i lavori di riqualificazione del centro, speriamo sia d’impulso per altre cittadine. Dobbiamo fare qualcosa per riportare gente nei centri, altrimenti i negozi sono a rischio chiusura. Nel frattempo, la politica a volte dà un pessimo spettacolo di sé, rallentando la macchina amministrativa e con essa tutto il sistema economico. Si vedano le vicende poco edificanti della Comunità Montana”.
“La nostra vuole essere è una chiamata forte alla responsabilità per tutti, a partire dalle Amministrazioni Comunali”, prosegue Baracchi, “è fondamentale che si diano da fare per trovare agevolazioni, contributi o sgravi fiscali per aiutare in questo frangente le imprese che vogliono riqualificarsi. Ma non si può chiedere solo alle imprese di crescere. Insieme a loro deve migliorare tutto il Casentino, deve ritrovare un’efficienza che invogli le famiglie a viverci e i turisti a venire. Altrimenti, gli imprenditori lavorano in terra ostile. Possono specializzarsi e migliorare ma il rischio è che sia fatica sprecata”.
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