di Marco Alterini – Il Governo ha da poco presentato un testo-base unificato delle proposte di legge in materia di chiusure domenicali e festive e orari di apertura degli esercizi commerciali al dettaglio. Secondo questo testo è abrogata la norma che prevede la liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura, la soppressione dell’obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché di quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell’esercizio.
Sempre secondo questo testo fanno eccezione all’obbligo di chiusura settimanale e festiva alcune attività come i generi di monopolio, le rivendite ubicate nelle stazioni, aeroporti, villaggi turistici, autostrade ecc. e, guarda un po’, gli esercizi commerciali al dettaglio ubicati nei centri storici.
Nel momento in cui scrivo, questo testo-base non è ancora norma e prima della sua approvazione certamente seguirà un nuovo iter di consultazioni tra le varie forze politiche e le stesse associazioni di categoria, visti gli enormi interessi in gioco, soprattutto riguardo alla Grande Distribuzione Organizzata, ma mi auguro che non venga stravolto più di tanto perché contiene un indirizzo pienamente condivisibile.
Quello che voglio sottolineare in queste righe è la diversa sensibilità riguardo al commercio al dettaglio che da un po’ di tempo si sta respirando anche nel nostro Paese, che viene confermata dai contenuti di questo testo base.
Dopo le liberalizzazioni volute da Bersani e rese più radicali da Monti si è finalmente capito che il mercato non si autoregola, ma ha invece bisogno di norme che lo mettano nel giusto binario, altrimenti finisce per travolgere quegli equilibri sociali e culturali, oltre che economici, che sono la base del vivere civile.
Si cerca in sintesi di limitare le aperture domenicali e festive della grande distribuzione che, non solo obbligano i dipendenti a lavorare nei festivi sottraendoli al giusto riposo e alla famiglia, ma sono anche uno degli aspetti del loro strapotere sul mercato, obbligando i piccoli negozi, che non si possono permettere il turnover, a ritmi di lavoro massacranti e alienanti per reggere la concorrenza. Al tempo stesso si dà al piccolo la possibilità di aprire facoltativamente nei centri storici per rivalutare quest’ultimi e far riscoprire al consumatore il piacere di fare shopping immerso in un contesto ricco di storia, arte e monumenti.
Non dimentichiamo che tenere in vita i nostri centri storici significa salvare il made in Italy più vero e mantenere alta la domanda turistica, perché è questo che cerca il turista quando viene nel Belpaese.
Se questo diverso modo di vedere il commercio, rivalutando il negozio di vicinato, dopo essere fatto proprio da paesi che prima di noi avevano puntato sulla grande distribuzione, è finalmente giunto anche in Italia,come testimonia anche il nuovo regolamento del commercio voluto dalla regione Toscana, come ci si comporta in Casentino?
Nella nostra vallata ci comportiamo esattamente al contrario dato che nel 2018 abbiamo assistito all’apertura di nuovi supermercati in una densità di popolazione che proprio non ne vedeva il bisogno e nel 2019, appena iniziato, ne abbiamo già un altro in costruzione.
Per onestà è giusto dire che la nostra vallata, a bassa densità di popolazione ma divisa in molti comuni, non vede tutti gli enti andare nella stessa direzione; quello che manca è un’unica guida amministrativa e politica.
Dove si aprono nuovi supermercati si preferisce vedere solo l’aspetto economico immediato senza nessuna lungimiranza sul futuro dei nostri centri storici e di tutta la vallata e i nostri amministratori coinvolti si arrampicano sugli specchi per giustificare certe scelte. Ho udito personalmente, durante un’assemblea pubblica, presente la stampa locale, affermare che il turista quando viene in Casentino vuole ritrovare il supermercato uguale a quello che ha in città… così si sente più a casa.
Se questo è l’obiettivo impegnamoci per fargli trovare anche un po’ di inquinamento, purtroppo presente in molte città, che noi fortunatamente non abbiamo.
È curioso inoltre assistere poi alla contraddizione di vedere questi stessi amministratori firmare la convenzione del nuovo ambito turistico del Casentino finanziato da fondi regionali, dove si vuole fare promozione turistica non per ambito comunale ma, appunto, a livello di vallata. Iniziativa ammirevole e condivisibile, solo viene da chiedersi quanto sono credibili alcuni dei personaggi che ne fanno parte, quanto è vera la loro vocazione turistica. Del resto era accaduta la stessa cosa con il progetto delle aree interne dove si finanziava il recupero sociale ed economico delle aree montane, da una parte si sottoscriveva questa iniziativa e dall’altra si autorizzava l’apertura di quei supermercati che portavano alla chiusura delle botteghe nelle frazioni.
Si dice che ogni popolo ha i governanti che si merita, io sono invece convinto che i casentinesi siano migliori di alcuni dei loro amministratori, lo hanno di recente dimostrato bocciando improponibili micro fusioni/annessioni tra comuni e mi auguro, quindi, che nel futuro, dove serve, selezionino una classe dirigente migliore.
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