di Mauro Meschini – Anche in Casentino c’è chi si sta interrogando su quello che potrebbe accadere se le proposte di libera coltivazione di semi geneticamente modificati, che stanno prendendo piede anche in Europa, riuscissero ad avere una totale liberalizzazione. Per questo è nato il «Comitato Casentino Libero da OGM» che ha chiesto di fare parte della «Coalizione Italia Libera da OGM», composta da tante organizzazioni dell’agricoltura contadina e biologica, ambientaliste, sindacali e dei consumatori.
Ma perché si torna a parlare di OGM? Su questo tema alla fine del secondo millennio molte voci si erano alzate per affermare chiaramente le perplessità e la contrarietà e, in Italia e in Europa, tutto ciò aveva portato all’approvazione di norme serie, stringenti e rigide che permettevano di produrre e vendere OGM solo garantendo tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio secondo il principio di precauzione, che comportava l’obbligo di sorvegliare, per un dato tempo dopo la coltivazione degli OGM, tutto quello che accadeva sugli organismi viventi in un determinato contesto. Soprattutto questo aveva scoraggiato in Europa le coltivazioni OGM, evitando, fino ad oggi, un’invasione di questi prodotti e di cibo geneticamente modificato nel nostro continente, ma le cose potrebbero cambiare già in questo 2024.
Abbiamo incontrato Marzio Carletti e Davide Volpi, membri del Comitato casentinese, e con loro abbiamo cercato di capire che cosa sta effettivamente succedendo. Intanto si deve sapere che altre sensibilità e posizioni sono state portate avanti in questi ultimi decenni in altre parti del mondo, soprattutto per la spinta delle multinazionali dell’agricoltura quali Corteva, Bayer Monsanto e BASF, le maggiori produttrici di diserbanti e sementi. È continuata la ricerca con l’obiettivo di ottenere semi in grado di resistere ai diserbanti, così da poter liberamente aumentare il loro utilizzo e diffusione. Questo obiettivo ha poi incontrato le possibilità offerte dalle nuove tecniche genomiche, che in Italia si chiamano TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita) mentre in altri paesi NBT (New Breeding Techniques, o Nuove Tecniche di Allevamento) e NGT (New Genomic Techniques, o Nuove Tecniche Genomiche), ma a parte le sigle creative viene il dubbio che siano nomi creati appositamente per evitare l’associazione con i ben più noti OGM, di cui già molti avevano imparato a diffidare.
Nel concreto sempre di manipolazione diretta del DNA delle piante si tratta, sia nel caso di transgenesi (vecchi OGM) oppure di cisgenesi o editing genetico (NGT/TEA). La rottura del doppio filamento del DNA causata dalle “forbici molecolari” di alcune tecniche di editing genetico può essere indotta in un sito specifico del genoma. Ma il successivo processo di riparazione che consolida la modifica non è sotto il controllo dei biotecnologi e dipende dai meccanismi, per niente precisi e prevedibili, messi in campo dalla cellula. Questi “rammendi” possono dare origine a molti “errori”, noti anche come mutazioni non volute. Queste mutazioni possono portare alla creazione di nuove sequenze geniche che producono nuove proteine mutanti, con conseguenze sconosciute per la salute dei consumatori, degli animali e degli ecosistemi. Nelle piante, tali mutazioni potrebbero portare a un’alterazione del funzionamento dei geni, inclusa la produzione di nuove tossine o allergeni.
Occorre poi ricordare che è l’ambiente, il contesto in cui un seme viene deposto, a influire sulla sua crescita in modo naturale producendo un risultato che è diverso per ogni territorio. Non possono esistere semi o prodotti perfettamente replicabili in ambienti diversi, questa è la ricchezza insostituibile che offre la biodiversità, quella che solo la miopia di qualcuno rischia di distruggere. Il mondo che conosciamo è costituito da ambienti diversi, che sono andati formandosi nel corso del tempo, anche il nostro Casentino ha una sua caratterizzazione naturale che non esiste altrove, insistere nel voler manipolare la natura rischia di distruggere tutto questo, creare danni irreparabili e successivi altri effetti sconosciuti. Se infatti si inizierà a coltivare le TEA nei campi, l’ibridazione delle coltivazioni limitrofe sarà inevitabile, provocando danni permanenti alle colture che utilizzano semi non ingegnerizzati, arrivando ad interferire a livello biologico in modo sconosciuto ed irreversibile anche con chi se ne nutrirà, ovvero con il resto degli esseri viventi. Più di 20 anni fa, come abbiamo ricordato, l’Europa ha saputo dire no a sperimentazioni pericolose di OGM, non solo la politica, ma le principali organizzazioni degli agricoltori, la grande distribuzione, tutti avevano preso posizione contro questo pericolo.
Questa volta non si sta vedendo ancora lo stesso impegno, come se ancora non fosse stato compreso fino in fondo quello che si sta cercando di portare avanti. Oltretutto, proprio il Parlamento Europeo, il 9 febbraio 2024 ha approvato la proposta di deregolamentazione dei nuovi OGM e anche l’abolizione della valutazione del rischio per gli OGM ottenuti da New Genomic Techniques. Anche in Italia le cose non sembra stiano andando in modo rassicurante, con il progetto Biotech il Parlamento Italiano ha stanziato 6 milioni di euro dal 2018 al 2021 per lo sviluppo dei nuovi OGM. Il finanziamento è stato diretto dalla CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) che ha poi aperto la partecipazione ad altri centri di ricerca distribuiti su tutto il territorio nazionale. Inoltre, sempre in Italia, all’interno del «Decreto siccità» del 30 maggio 2023, si è autorizzata la sperimentazione in campo aperto di colture geneticamente modificate. Fino alla fine del 2024, ma con possibilità di proroga, vegetali manipolati in laboratorio mediante tecnologie quali l’editing genetico o la cisgenesi, potranno essere coltivati, per ora in forma sperimentale, direttamente nei campi.
Ora, cosa accadrà nelle piantagioni che si troveranno vicino a quelle sperimentali? Non sappiamo se qualcuno di coloro che ha sostenuto queste scelte, in Italia e in Europa, si è posto questa semplice domanda. Non sappiamo neppure se si sono preoccupati di andare a vedere cosa sta succedendo là, dove le sperimentazioni sono andate avanti. Negli USA, per esempio, dove i nuovi OGM sono già ampiamente usati nell’agricoltura, si può vedere che le colture geneticamente modificate hanno portato ad un aumento dell’uso di pesticidi e non si sono dimostrate più tolleranti alla siccità delle colture non OGM, questa ultima crociata contro la siccità è uno dei cavalli di battaglia che i promotori degli OGM propongono ossessivamente per sostenere la liberalizzazione, ma senza valide ragioni.
Quello poi che sta accadendo è che i colossi dei diserbanti hanno già richiesto i brevetti per le coltivazioni TEA, che potranno così essere commercializzate solo da chi le produce. Mentre è vietato brevettare una pianta è possibile farlo nel caso di un tratto genetico, frutto di una “invenzione” biotecnologica. Il tratto, in qualunque pianta si esprima o a qualunque pianta si propaghi, la rende immediatamente di proprietà dell’inventore. Con il rischio che gli agricoltori OGM free, oltre a subire la contaminazione nei loro campi, debbano dimostrare in tribunale di non aver violato un brevetto che garantisce un monopolio esclusivo per 20 anni di tutta la biodiversità che contiene il tratto registrato. L’accesso può essere accordato dietro il pagamento di una licenza con il consenso dell’inventore, se è così la corsa ai brevetti, con le possibilità di lucro che porta con sé, sembra fare emergere chiaramente quali siano le vere ragioni di questa deregulation.
È stato lanciato un appello da lo ENSSER (European Network of Scientists for Social and Environmental Responsibility), la Rete europea di scienziati per la responsabilità sociale e ambientale che hanno firmato una dichiarazione in cui affermano che non c’è alcun consenso sulla sicurezza delle colture e degli alimenti geneticamente modificati e che è necessario, quindi, mantenere una stretta regolamentazione per garantire la valutazione accurata di tutti i possibili effetti negativi legati sia ai nuovi che ai vecchi OGM.
Inoltre, nel mese di marzo di quest’anno, l’agenzia francese per la salute e la sicurezza (ANSES) ha diffuso un rapporto che analizza integralmente la proposta della Commissione Europea di deregolamentare gli OGM ottenuti con le NGT. Si tratta del secondo dossier che l’agenzia propone in pochi mesi, quest’ultimo era stato tenuto in un cassetto dal Ministero dell’Agricoltura Francese per settimane, perché ancora più critico del precedente, che già aveva valutato la proposta UE come priva di basi scientifihe. Si parla chiaramente di rischi per la salute dei nuovi OGM, emersi da una decina di casi studio portati avanti dagli scienziati dell’ANSES.
L’incontro con Marzio Carletti e Davide Volpi ha permesso di proporre questa sintesi, sufficiente a far capire quanto sia necessario, da subito, far sentire forte la voce di chi non vuole manipolare questo pianeta, ma imparare finalmente a rispettarlo, anche perché è l’unico che abbiamo!