Lo corso 29 Maggio, si è riunito a Bibbiena il Direttivo dello SPI CGIL del Casentino per esaminare la situazione relativa ai servizi sanitari e sociali di Zona. Erano presenti il Segretario provinciale Giancarlo Gambineri, Maddalena Senesi responsabile provinciale dell’Area Socio Sanitaria, e Marco Rossi, Segretario di zona CGIL. Ha aperto i lavori Fiorenzo Pistolesi, Segretario di zona, esprimendo le preoccupazioni dei Casentinesi e dello stesso sindacato in relazione ad una situazione dei Servizi Socio Sanitari, che appare sempre più carente e deteriorata.
La stessa preoccupazione è stata espressa anche dai responsabili provinciali; insomma, sembra che la lezione del Covid non sia servita a niente! I Servizi stanno collassando ed è a rischio la salute e la sicurezza dei cittadini del Casentino. Di fronte a queste preoccupazioni leggiamo sulla stampa locale di intese ed accordi di programma fatte dai Comuni con la stessa Azienda Sanitaria Locale, per alcuni servizi e precisamente, che riguardano l’area degli anziani e della disabilità. Accordi di programma, sicuramente necessari, che precisano le competenze dei soggetti in campo in questi settori (Azienda Sanitaria e Comuni). Accordi da non disdegnare, ma che dimenticano i veri punti critici della sanità della vallata ed anche il quadro generale che si presenta.
La Medicina di Base, rappresentata dalle Case della Salute (che dovevano essere aperte 12 ore su 24) e dai Medici di Medicina Generale, riesce a stento ad assicurare il servizio di base. I MMG sono oberati, mediamente, da 1.800 assistiti ciascuno e quindi i servizi tanto attesi di telemedicina, di medicina di prossimità, di continuità assistenziale, di vera fusione tra servizi sociali e sanitari, di continuità tra ospedale e territorio restano bei progetti nelle intenzioni, ma mostrano gravi carenze nei fatti.
Dovevano essere potenziati i servizi della Medicina di Base, affinché divenissero un vero filtro ed argine rispetto ai servizi ospedalieri; doveva essere realizzata tutta una serie di prestazioni specialistiche, ed anche il sogno incompiuto sognato fino dagli anni 70, della integrazione piena del comparto sociale con quello sanitario (in questo ultimo ambito lo sforzo che abbiamo visto in campo, è unicamente quello dovuto alla buona volontà dei singoli operatori che credono che una buona pratica di integrazione, sia essenziale per l’offerta di servizi di qualità agli utenti).
Noi comprendiamo benissimo che non possiamo pretendere un Ospedale di zona con Reparti specialistici di alto livello e proprio per questo abbiamo accettato il trasferimento e la dislocazione di alcuni di essi all’ospedale generale di Arezzo o di Siena. Lo abbiamo accettato con l’assicurazione che negli ospedali periferici sarebbe stata comunque garantita la sicurezza dei cittadini attraverso il potenziamento dei Servizi di Emergenza e Urgenza, la programmazione dei servizi specialistici più importanti, il potenziamento della rete delle comunicazioni e dei trasferimenti attraverso un moderno ed efficiente servizio. E qui cadde l’asino, come dicono i vecchi del Casentino.
Proprio i Servizi di Emergenza sono stati progressivamente depotenziati. La famosa “Piastra” dell’Emergenza (che venne inaugurata e promessa in sostituzione del trasferimento del Reparto Ostetricia presso l’ospedale di Arezzo) non esiste e i 10 medici del Pronto Soccorso sono diventati 4. Senza contare che la Cardiologia, la Chirurgia ed il Servizio di Salute Mentale sono stati decisamente depotenziati di personale Medico. I trasferimenti verso l’ospedale provinciale fanno acqua da tutte le parti: il medico a bordo non è garantito. I volontari sono benemeriti, da premiare e ringraziare, ma accanto a loro ed ai loro mezzi, donati dalla generosità della gente, è ovvio che debbano esserci tecnici ed operatori qualificati, mezzi moderni e poi, ma questo non riguarda la sanità, anche una viabilità decente e non una strada piena di buche e di criticità che continuano ad esistere da anni ed anni. Se questa è la sanità che dobbiamo accettare nella nostra vallata, allora c’è da avere timore perché la sicurezza dei nostri cittadini non è assicurata.
Metaforicamente noi siamo di fronte a due strade che non si incontrano mai, questa è l’immagine della sanità toscana. Una bella autostrada di programmazione dei servizi, di teorie annunciate, di intuizioni come la Casa della Comunità, la Telemedicina, la Medicina di prossimità, le Case della Salute, la Continuità Assistenziale, la presa in carico del paziente. Ma questa non è la strada che percorrono i cittadini della nostra vallata (e della Toscana).
La strada reale che abbiamo di fronte e che dobbiamo percorrere è piena di buche e di criticità, proprio come la strada regionale Stia-Arezzo. Fatta di carenza di personale, di turni massacranti, di mancati finanziamenti, di chiusura di servizi, di liste di attesa interminabili, di risposte che mancano. E così in molti (quelli che possono) ormai si rivolgono alla sanità privata che prospera, oppure ai servizi in intramoenia (a pagamento).
La domanda che il sindacato si sta facendo è semplice: questa situazione è casuale, dovuta ad una contingenza temporale, oppure è proprio una strategia per scivolare con la vasellina verso la privatizzazione della sanità?
Anna Franca Rinaldelli per Spi Cgil Casentino