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giovedì, 2 Maggio 2024

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Cinquanta di questi anni! Pratovecchio festeggia Don Guido

di Francesco Benucci – La storia di Don Guido Pratesi, parroco di Pratovecchio, che ha celebrato il suo cinquantenario di sacerdozio. Se è vero che “cento di questi giorni” è un’espressione che racchiude la speranza di rivivere più volte un lieto evento, allora il “cinquanta di questi anni” che sembra risuonare ultimamente a Pratovecchio non appare solo come un augurio che va nella direzione del perpetuarsi di un legame di reciproca gioia ma al contempo affonda le sue radici in una storia pluriennale fatta di scelte, di emozioni, di prove, di fede.

La storia di cui stiamo parlando è quella di don Guido Pratesi (nelle foto) i cui pensieri, in occasione delle celebrazioni per il suo cinquantenario di sacerdozio, avranno preso direzioni divergenti, ora guardando alla comunità che gli si è stretta intorno, ora proiettando lo sguardo al domani, ora osservando quel filo che lega passato e presente e che, tanti anni fa, “maneggiava” un ragazzo nato nella realtà rurale di Pomino di Rufina. Tra i vari poderi che lo circondano il giovane Guido si cimenta in quello della parrocchia entrando così in contatto con un mondo che poi sarebbe divenuto il suo; i casi della vita lo portano proprio in Casentino, quasi per un primo “assaggio” di quella che si sarebbe trasformata nella sua terra d’elezione: il Seminario Minore svoltosi a Strada in Casentino tra il ’52 e il ’54 è al contempo una positiva esperienza di vita ed una prima infarinatura. Ma il filo della memoria scorre veloce e si sofferma sul Seminario Maggiore in quel di Fiesole (’54-’66): è lì che si definisce, giungendo a piena maturazione, la scelta di un percorso di vita che lo porta ad essere ordinato sacerdote il 16 aprile 1966 nella Cattedrale di Fiesole ad opera di S.E.Mons. Antonio Bagnoli.

Don Guido 190 copia

Il gomitolo dei ricordi passa in rassegna le prime prove come vice parroco a Faella e Montevarchi per poi arrestare la sua risalita verso il presente quando don Guido è chiamato ad assumersi l’onore e l’onere della funzione di parroco; le due esperienze preludio al Casentino sono entrambe formative: a Castagno d’Andrea (’73-’77) il nucleo è piccolo ed il clima familiare, a Caldine (’77-’95) invece, in seguito ad un vero e proprio boom demografico, il nostro non solo si ritrova in una dimensione diversa dal punto di vista quantitativo ma si deve anche adoperare per integrare vecchi e nuovi residenti così da dare vita ad una comunità unita e solidale. I ricordi sono positivi ma il filo della memoria preme: il don Guido dell’oggi si vuole ricongiungere a quel don Guido che, avendo già dato la sua disponibilità ad un eventuale trasferimento, accetta volentieri, nel ’95, quello prospettato alla parrocchia del SS. Nome di Gesù a Pratovecchio: il parroco, pur non conoscendo la realtà in cui sarebbe andato ad operare, si lascia convincere, oltre che dalla vicinanza, dalle suggestioni spirituali, culturali ed ambientali che la nostra vallata racchiude.

E la curiosità reciproca che caratterizza i primi giorni sullo scenario casentinese si evolve poi in conoscenza, vicinanza e stima verso un pastore che col suo nuovo “gregge” è accogliente, esigente e propositivo come dimostrano le tante iniziative messe in campo nel corso degli anni: dal fattivo apporto dato per la costituzione dei gemellaggi con Betlemme e Ma’alot-Tarshiha alle esperienze di solidarietà tra cui quelle realizzate per la chiusura della SCA, dalla promozione della Caritas e delle sue opere ai lavori intrapresi per sistemare gli ambienti parrocchiali da un punto di vista economico ed incrementarne l’efficienza a vantaggio di tutta la comunità, senza dimenticare l’attenzione rivolta ad una realtà giovanile la cui partecipazione soprattutto alla celebrazione quaresimale di qualche anno fa è stata davvero entusiasmante.

Ed entusiasmante è stata anche la dimostrazione d’affetto che gli è stata tributata in occasione dei cinquanta anni di sacerdozio e che si è concretizzata in preghiera e carità: la prima si è esplicitata nel rosario del giovedì, nell’adorazione eucaristica del venerdì, nella celebrazione eucaristica del sabato alla presenza di monache, suore e sacerdoti e nella celebrazione di domenica 17 aprile con tanto di nomina a Canonico della Cattedrale di Fiesole e partecipazione “straboccante” alla liturgia e al successivo pranzo; la carità si è invece concretizzata nel rifiuto di regali da parte di don Guido e nella scelta di dirottare gli eventuali soldi, compresi quelli avanzati dal pranzo, a due bambini delle parrocchie di Pratovecchio e Stia.

Qui il filo della memoria si interrompe ma la gioia, i sorrisi e l’affetto con cui la comunità ha celebrato don Guido sono lo spago con cui costruire un nuovo gomitolo che celebri cinquanta… di questi anni!

(tratto da CASENTINO2000 | n. 271 | Giugno 2016)

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