di Terenzio Biondi – Il torrentista che va a pesca a monte di Carda nel piccolo ma suggestivo Fosso delle Caciaie s’imbatte, a poche decine di metri dal torrente, nei resti di antichissime abitazioni chiamate “I Casolari” e “La Fortezza”. A Carda giurano e spergiurano – basandosi su racconti tramandati da secoli e confermati da recenti ricerche fatte da don Carlo – che sarebbero addirittura resti di un antichissimo insediamento longobardo (lungo il sentiero che da Carda portava nei pressi del Passo alla Forca per poi scendere verso la Badia di Santa Trinita in Alpe e il borgo di Capraia e di Pontenano, oppure salire verso le cime del Pratomagno per poi dirigersi nel Valdarno fiorentino).
I longobardi, che giunsero in Casentino dal Pratomagno nell’VIII secolo, qui s’insediarono e costruirono una “fortezza” (quasi sicuramente una torre di avvistamento) e lì vicino, dall’altro lato del torrente, le tante loro abitazioni (i “casolari”), per poi in seguito scendere a Carda. Terra difficile, questa. Terra di confine con i potenti bizantini, terra di battaglie continue, di agguati, di imboscate… I villaggi longobardi comunicavano tra loro grazie alle torri di avvistamento. Di giorno quando c’era il sole con gli specchi, di notte oppure nei giorni bui con le fiaccole o con torce di fuoco. E di fronte alla Fortezza, in cima al poggio proprio alle spalle di Carda, c’era il possente castello di Civitella Secca, cui arrivavano dal fondovalle casentinese le segnalazioni delle mosse di truppe nemiche o di movimenti sospetti di cavalieri e pedoni.
Più volte, nelle mie giornate di pesca nel Fosso delle Caciaie, mi sono messo a sedere sopra i resti possenti delle antiche mura della Fortezza e ho provato a immaginare, a occhi chiusi, i messaggi che i longobardi si scambiavano con gli specchi o con le torce di fuoco. Mi sono emozionato. Le stesse emozioni che ho provato poco dopo sulla via del ritorno a Carda quando, in mezzo a fantastici boschi di castagni secolari (qui – come riportava Carlo Beni nella sua Guida del Casentino del 1881 – si trovava fino a pochi decenni fa il castagno più vecchio d’Italia), il sentiero attraversa un grande spiazzo chiamato “Pian del Prete” con al centro i “Casolari”, resti imponenti di un antichissimo insediamento longobardo. Mura di un abitato quasi perfettamente quadrato di circa cento metri per lato. Qua e là enormi cumuli di pietre simili a tante macìe. Abitato fino al 1500, epoca in cui la gente lì rimasta scese a Carda. E con le pietre più belle dei Casolari furono costruite tante case di Carda.
Ma l’antico abitato non fu mai dimenticato, e tutti gli anni fino a poco prima dell’ultima guerra nello spiazzo dei Casolari (chiamato anche Vagli o Pescaia) si svolgeva la cosiddetta “Fiera alla Pescaia”. Nella chiesa di Carda, accanto al Polittico di Mariotto di Cristofano raffigurante la “Pietà e quattro Santi” (proviene dalla Badia di Santa Trinita) è esposto un frammento di pietra serena di ciborio longobardo con al centro una croce a cartiglio (cioè croce come libro della conoscenza) e ai lati due pavoni, simboli dell’immortalità dell’anima, che si abbeverano al sangue che sgorga dalla croce.
Un reperto unico, meraviglioso, casualmente ritrovato pochi anni fa a Carda proprio da don Carlo. Sembra che provenga dagli antichi “Casolari”.
I RACCONTI DEL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino a cura di Terenzio Biondi