di Monica Prati – La storia di Beniamino e del nido di falchi nel Castello di Gressa. In cima ad una collina immersa nel verde e circondata da boschi, poco distante da Bibbiena, si mostra in tutta la sua unicità il paese di Gressa, con l’omonimo Castello edificato nel XI° secolo, che pare sospeso nel tempo. Da allora sono passati migliaia di anni e di vicende storiche… la roccaforte ne ha viste molte! Ma oggi è protagonista di un evento insolito: il ritorno del falco gheppio, che l’ha scelta come luogo privilegiato in cui nidificare. Abbiamo incontrato Beniamino Dini, che vive a Gressa da quando era piccolo e che dall’anno scorso ha scoperto il nido dei falchi proprio nel Cassero.
«Tutto è cominciato nel mese di giugno del 2016, Kiiik! Kiiik! Kiiik! Sentì alto nel cielo, alzai lo sguardo: due gheppi volteggiavano sopra ai ruderi del Castello. Stetti un attimo ad osservarli ed entrai in casa. Il giorno seguente, tornando dal lavoro, sentì ancora ripetersi quel fischio caratteristico. Mi fermai di nuovo a guardarli e mi sembrò che anche loro piegassero un po’ la testa per inquadrarmi meglio. Mi piaceva quel roteare senza battito d’ali e, dalla loro calma, immaginai che fossero una coppia in cerca di una dimora. Accanto al Cassero del vecchio Castello di Gressa c’è la chiesetta antica, restaurata, che nel sottotetto presenta una serie di buche di una vecchia piccionaia. Una sera non sentii il loro richiamo, ma svoltando l’angolo per arrivare alla mia porta di casa, mi sembrò di vedere nell’ultima buca a destra un non so che di movimento.
Da un finestrino che si trova all’incirca dirimpetto alla piccionaia, riuscì a notare i due gheppi che si stavano costruendo il nido. Rispettammo i ruoli: io non li disturbavo e loro accettavano la mia saltuaria presenza. Anzi, rincasando in macchina, durante il tragitto pensavo e speravo che non fossero volati via, ma che aspettassero il mio ritorno come si aspetta un vecchio amico. Grande, fu la mia sorpresa, quando un giorno vidi spuntare dalla bocca della piccionaia due piccoli che mi guardarono per un attimo con quegli occhi di vetro e si ritirarono subito verso l’interno: “Sono nati! Sono nati!” gridai. Bisogna dire che i falchi “gheppio” sono dei rapaci e come tutti i rapaci, sono diffidenti verso l’uomo; possono anche conviverci, ma abitualmente vivono nelle zone boschive cacciano in aperta campagna, si nutrono di piccoli roditori, insetti, piccoli rettili, storni, passeri, allodole ecc. una caratteristica dei falchi è che nidificano lontano dai centri abitati. è insolito che abbiano scelto un paese per nidificare!
Qualche tempo dopo, al rientro dal lavoro, vidi per terra, di fronte alla mia porta, un pulcino che era caduto dal nido. Aveva già gli artigli ben sviluppati e alla mia presenza inarcò le alucce in segno di difesa, ero perplesso. Poi d’istinto entrai in casa, mi infilai dei vecchi guanti di pelle e tornai fuori a prendere il pulcino. Lo coccolai, gli aprii il becco e con una siringa gli detti da bere. Poi ritagliai dei bocconcini di carne che all’inizio il piccolo stentava ad accettare: “forza coglioncello mangia! Che questa è tutta roba scelta”, gli dicevo. Infatti non tardò ad aprire spontaneamente il becco ogni volta che mi presentavo. Dopo un po’ di tempo presi la scala e lo rimisi nel nido. Quando tornavo, quasi sempre si affacciava e mi fischiava: Kiiik! Mentre il fratello, invece, tendeva a rintanarsi; ma dopo un po’ di tempo anche lui se ne stava tranquillo davanti all’entrata del nido a guardarmi.
Di sicuro il fratello maggiore lo aveva rassicurato sul mio conto, sul fatto che ero di “famiglia”, che poteva fidarsi di me. Mi tornò in mente lo scrittore Konrad Lorenz, con la faccenda dell’imprinting…. Tutto questo dimostra come anche un animale diffidente e selvaggio come un rapace, possa invece instaurare un legame di amicizia, amore, fiducia con l’uomo. Infine, cominciarono i primi voli e anche il mio gheppio dovette prendere una decisione, diventare il Re del Castello o scegliere la libertà.
Ma non avevo dubbi: lo vidi sparire verso il monte insieme al fratello, non prima di avermi mandato un ultimo saluto: Kiiik! Kiiik! Kiiik…»
(tratto da CASENTINO2000 | n. 285 | Agosto 2017)