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giovedì, 3 Luglio 2025

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Il nuovo Distretto Sanitario: 23 comuni e quasi 200.000 cittadini

Ventitre comuni per un totale di 196.807 persone entro un’area di 2.100 chilometri quadrati: questo il distrettone sanitario che la giunta regionale avrebbe pensato per l’area Arezzo-Casentino-Valtiberina: «E’ una proposta-monstre», è esplicito il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale della Toscana Stefano Mugnai (capogruppo Fi) oggi impegnato nelle audizioni dei sindaci da lui chieste e ottenute per parlare proprio di questo. I primi cittadini sono intervenuti in massa, con il Comune di Arezzo rappresentato dall’assessore al sociale Lucia Tanti e i primi cittadini di Casentino e Valiberina «tutti, qualunque schieramento politico rappresentassero, a esprimere il loro disappunto per la proposta di giunta», riferisce il capogruppo di Forza Italia. «Non era mai avvenuto – prosegue – che si ascoltassero i sindaci in commissione, e l’esperienza si è rivelata estremamente utile anche per constatare che i sindaci, quando interpellati, dicono cose differenti da quelle asserite dai rappresentanti degli enti locali, come Anci, o dal Consiglio delle autonomie locali. Segno che questi organismi probabilmente rappresentano più le istanze politiche che quelle dei territori».

Il problema generale, secondo il suo punto di vista, è che «il modello individuato dalla giunta regionale con la creazione delle tre mega Asl allontana, inevitabilmente, i momenti decisionali dai rappresentanti dei territori, ovvero i sindaci. Sarebbe stato opportuno almeno tentare di bilanciare attribuendo ai sindaci maggior forza almeno per quanto concerne i servizi socio sanitari. Invece, così, la giunta procede ad accorpare le zone distretto creandone alcune mostruose sotto il profilo dimensionale, come nel caso di Arezzo-Casentino-Valtiberina e Amiata Grossetana-Colline Metallifere-Grossetana che rispettivamente aggregano 23 e 20 comuni per un totale di 196.807 persone la prima e 169.461 la seconda». Il tutto a fronte di zone distretto che abbracciano una popolazione pari anche a un terzo o meno. «In un simile disegno – osserva Mugnai – è difficile che si possa ambire a parità di trattamento e ad omogeneità di accesso al servizio sanitario in tutte le aree della Toscana».

Mugnai riferisce che molti sono stati gli interventi tesi a soprassedere e, soprattutto, «a ottenere un recepimento delle istanze finora rimaste non accolte da parte della giunta e della maggioranza: «E’ poi veramente curioso – incalza il vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale – che per la nuova organizzazione del sociosanitario la giunta torni dopo anni di esperienze fallimentari a puntare sulle Società della Salute, oggetto di più di un episodio di autoscioglimento per mancanza di obiettivi chiari e sul cui scioglimento si era espresso all’unanimità l’intero Consiglio regionale nel dicembre 2013, salvo poi essere riesumate alla vigilia del voto per le regionali quando il Pd ne riscoprì la vera funzione: quella di sovrastrutture utili soprattutto a produrre consensi di natura vagamente clientelare, piuttosto che servizi».

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