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sabato, 4 Maggio 2024

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Il Pero (Pyrus communis) #2

di Marco Roselli – La coltura del pero è antichissima in Europa e sembra sia originaria dell’Asia occidentale e dei dintorni del mar Caspio. Risulta che in Grecia e in Italia la coltura era diffusa già 600 anni prima di Cristo. Omero elenca il pero fra le piante esistenti nell’orto di Alcinoo. Teofrasto distingue già le specie selvatiche da quelle coltivate; di queste indica i metodi di propagazione per seme e per innesto e le tecniche di coltivazione. Egli tratta della potatura, dell’utilità della fecondazione, con una esattezza che oggi meraviglia, dimostrando che la coltura era largamente praticata in epoca greca e romana.

Il pero in Casentino
Un momento storico importante è rappresentato dall’attività svolta dal selvicoltore boemo Karl Siemon (Siemoni) che nel XIX secolo intraprese studi per individuare specie e varietà adatte all’ambiente. Di grande rilievo furono gli impianti sperimentali realizzati nella proprietà dei Lorena presso la Badia di Pratovecchio e, successivamente, nel parco della proprietà a Sala. In questi frutteti si contavano, oltre ad altre specie da frutto, ben 585 varietà di pero scelte tra le migliori varietà francesi, tedesche, inglesi, americane.
In tempi moderni il patrimonio varietale è andato sempre più riducendosi, tanto che sul mercato i consumatori trovano pochi tipi di pera con un indubbio impoverimento della biodiversità. A seguito del lavoro di recupero intrapreso da diversi anni da parte dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino si è potuto conservare e diffondere alcune interessanti varietà adatte al nostro ambiente.

Varietà locali
PERA BOTTIGLIA
Questa varietà è stata ritrovata nella frazione di Serravalle, località Pian dei Cortini, nel comune di Bibbiena.
La pianta ha un portamento colonnare ed è molto vigorosa.
Il frutto è di media pezzatura, con buccia verde chiaro – giallastra a maturazione e rugginosità localizzata.
Il nome deriva dalla forma allungata del frutto che ricorda una bottiglia.
La polpa ha tessitura fine, è di colore bianco-crema, croccante e succosa, di ottimo sapore. Si raccoglie da metà settembre e si può consumare dopo circa un mese dalla raccolta; non ha una lunga conservabilità in fruttaio.
La rusticità della pianta e la fruttificazione costante ne avevano favorito in passato la diffusione nelle zone di montagna.

PERA BRUTTA BUONA
Frutto di piccole dimensioni presenta buccia rugosa di colore marrone con diffusa rugginosità; la polpa è croccante, di colore crema. Si raccoglie ad ottobre. Albero dal portamento eretto. L’epoca di raccolta è alla fine di ottobre; la conservabilità è scarsa nel senso che dura poco tempo in fruttaio. Di questa pera è apprezzato, in particolare, il consumo crudo.

PERA ROSSELLINA
Il frutto è di piccola pezzatura, simmetrico e di forma variabile da maliforme a sferoidale, con lungo peduncolo. La buccia è rugosa al tatto e possiede un colore di fondo giallo con una rugginosità diffusa su tutta la sua superficie. Il frutto viene raccolto a fine ottobre e messo in fruttaio per permettere una piena maturazione. Questa varietà è assai apprezzata consumando i suoi frutti lessati. La conservabilità post-raccolta è media. La polpa è succosa, di color crema, la tessitura è grossolana, mentre la consistenza è croccante.

PERA BRIACA O COCOMERA
Frutto di piccole dimensioni di forma sferoidale. Buccia liscia, di colore giallo verdastro, con i lati più esposti al sole che presentano un sovra colore rosso diffuso. La polpa è fondente e di un buon sapore dolciastro. Maturazione a fine agosto, di limitata conservazione. Il nome di questa cultivar è legato alla caratteristica colorazione rosso striata della polpa.

PERA LARDONA
Pera di media grossa pezzatura. Epidermide abbastanza spessa di colore verde. La polpa è succosa e di colore bianco verdastro. Buona resistenza alle malattie crittogamiche ma soffre la siccità. Si raccoglie a settembre e ha conservabilità limitata nel tempo. Particolare attenzione negli impianti di pero deve essere osservata per ciò che concerne l’impollinazione in quanto la specie presenta diversi fattori di sterilità.
Senza addentrarci nelle complesse cause dell’auto incompatibilità fiorale ci limitiamo a consigliare l’inserimento di varietà diverse al fine di favorire la corretta impollinazione e quindi la produttività. Un impollinatore universale è considerato l’albero della varietà William.

Curiosità
Nelle proprie attività di coltivazione l’uomo ha provato a innestare le varie piante frutticole su una moltitudine di specie vegetali, nel tentativo di migliorarne la produttività. Il pero, ad esempio, si può innestare sul biancospino (Crataegus monogyna) e nel passato si adoperava questo portainnesto per terreni difficili e aridi. Allo stesso modo si è provato ad innestarlo su Sorbo domestico, Nespolo comune, cotonaster e melo; queste specie sono state poi abbandonate in quanto fornivano risultati insoddisfacenti.

Malattie e difesa biologica
Le principali avversità sono rappresentate dalla ticchiolatura del pero e dalla ruggine per ciò che riguarda le malattie fungine. Tra gli insetti abbiamo la Carpocarpsa del pero, gli afidi e la Psilla del pero (Cacopsylla pyri). Questo ultimo insetto fortunatamente non è mai stato rilevato in Casentino, visto che, al momento, esistono solo frutteti di piccole dimensioni. Ticchiolatura, carpocapsa e afidi sono molto simili agli stessi insetti già descritti nell’articolo riguardante il melo (scheda #1) a cui si rimanda.

Bibliografia
Edizioni Reda – Frutticoltura generale e speciale (Alessandro Morettini)
Biolabs – Le antiche varietà di fruttiferi del Casentino. Recupero, caratterizzazione e valorizzazione delle risorse genetiche autoctone di interesse agro-alimentare. (Camangi – Segantini – Stefani)
Edagricole – La difesa delle piante da frutto. Avversità, sintomatologia, provvedimenti

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