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giovedì, 18 Aprile 2024

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In Casentino “l’Agenzia Europea della Prefabbricazione”?

di Giancarlo Zavagli – Le vicissitudini del Casentino in questo ultimo decennio assomigliano molto ad un girone dantesco, una comunità travolta da una catastrofe di fallimenti aziendali che hanno dimezzato la potenzialità economica della nostra vallata. E dentro questa situazione a noi di CASENTINO2000, che non ci è mai andata giù di dover essere per forza guelfi bianchi o neri, né ghibellini, siamo sempre incappati nell’ira dei potenti. Il nostro probabile populismo che tende ad esaltare il ruolo ed i valori delle classi popolari ha cozzato con le malefatte della classe dominante. Ma per tutti come per il sommo poeta giunge il tempo del riscatto. “Il lavoro paga” così è scritto a belle lettere su di un quadretto appeso al muro nell’ufficio del mio collega di lavoro Roberto C. Il lavoro ben fatto paga e ci credo, altrimenti non sarei qui a parlarvi di una visione, di una possibilità di rinascita fattibile per la nostra valle.

Il mio interlocutore è un ex imprenditore che chiamerò “Presidente”, un tempo quasi certamente l’uomo più amato della nostra valle nonostante le sue alterne vicende, comunque sempre altruista. Il nostro incontro è avvenuto così: eravamo seduti al tavolo di un ristorante aretino davanti ad un piatto di baccalà, perché come dice Oscar Wilde: “Let’s Lunch”… I migliori affari si fanno a tavola; è in questo scenario che lui si è rivolto a me dicendomi: Zavagli… ho bisogno della sua penna! É iniziato quindi un rapporto di confidenze, di valutazioni comuni, di reciproca conoscenza e da tutto questo è sortito fuori un progetto, un’idea che potrebbe cambiare il futuro della nostra vallata.

Se analizziamo le potenzialità economiche del Casentino e le possibilità di creare nuovi posti di lavoro i dubbi che vengono sono tanti, riusciremo a tornare a crescere, a creare ricchezza e occupazione stabile per i nostri figli e nipoti? Il settore che più ha dato lustro alla nostra economia negli ultimi cinquanta anni è stato quello della prefabbricazione. Baraclit, Stimet e Mabo sono state il cuore della prefabbricazione italiana, una fucina di intelligenze e passioni, che ci hanno dato benessere e notorietà. Poi la crisi della Stimet e della Mabo, i licenziamenti e lo spettro della povertà che ci balzava davanti agli occhi. Ma in verità è stata una crisi imprenditoriale, del management, non della tecnologia e della scienza delle costruzioni prefabbricate. É vero, per fortuna resta in piedi ed è forte come sempre la Baraclit, prima azienda nazionale della prefabbricazione, ma le strutture, le soluzioni tecniche che tutti assieme abbiamo ideato e realizzato restano valide anche loro. Le dirigenze hanno fallito, i prodotti no!

É da qui che possiamo avere una visione positiva del futuro, non bisogna disperdere questo patrimonio di sapere, tutta la tecnica e la tecnologia della prefabbricazione acquisite. Siamo stati per oltre mezzo secolo il cuore pulsante del prefabbricato italiano, mettendo al coperto e in ambienti invidiabili, una fetta importante della nostra economia, inventando soluzioni innovative come la copertura piana, l’Aliant, la b2000 e il Silver, oltre a strutture orizzontali e verticali di prim’ordine. Sistemi costruttivi che hanno rivoluzionato l’intero settore, facendo sbizzarrire generazioni di progettisti ed architetti.

Oggi di alcune di queste soluzioni resta il ricordo, stampi arrugginiti in attesa dello smaltimento o di un acquirente estero che probabilmente non li saprà neanche utilizzare. Siamo stati bravi, gente fantastica capace d’inventare quasi tutto, ed in questa corsa gli altri hanno potuto solo guardarci con ammirazione ed un po’ d’invidia. Abbiamo lavorato in tutta Europa e molto anche fuori della comunità. Se facciamo un paragone fra noi e gli altri, possiamo dire che i tedeschi sanno lavorare bene l’acciaio , gli inglesi fanno belle barche, gli svedesi i mobili dell’ Ikea, sui francesi ho poco da dire, la simpatia non è la loro qualità, hanno prefabbricato la Torre Eiffel nel 1889 che doveva restare in piedi per poco tempo, ma poi non sapendo come fare a smontarla hanno pensato con quel loro atteggiamento supponente, quel guardare tutti dall’alto, di lasciarla in piedi trasformandola in un simbolo, per il resto nulla, forse il foie gras, ma è solo una crudeltà.

Non possiamo, perciò, dare a tutti quei paesi emergenti dell’Africa, dell’Asia, dell’India e del Medio Oriente le barche inglesi, non sanno cosa farsene, di Tank tedeschi o di altra nazionalità ce ne sono in giro già troppi, la Torre Eiffel e il foie gras poi sono soltanto simboli che dividono. Le popolazioni del Mediterraneo, del Medio Oriente e quelle oltre il Mar Caspio hanno fame di lavoro, di fabbriche, di case e supermercati, perciò di prefabbricazione civile, industriale ed agricola, e noi, i “casentinesi” siamo i migliori al mondo in questo campo.

Da qui l’idea: fare in Casentino, proprio per questa sua peculiarità “l’Agenzia Europea della Prefabbricazione in c.a.”, il lato verde del prefabbricato.

Ma attenti a non confondere il diavolo con l’acqua santa, non dobbiamo trasportare in giro per il globo gli elementi strutturali, sappiamo bene che se spingiamo un autotreno oltre i seicento chilometri tale scelta è economicamente perdente. Ma la tecnologia e le persone possono essere messe a disposizione velocemente, le nostre maestranze, ingegneri, tecnici e operai specializzati possono portare in poche ore le loro capacità in qualsiasi parte del mappamondo, insegnando il mestiere agli uomini e alle donne delle popolazioni locali.

Facciamo un esempio, oggi la città di Casablanca in Marocco ha bisogno di telai in c.a. e solai per mille case, non dobbiamo inviarvi manufatti, ma progetti e con loro la tecnologia per costruirli. Le materie prime come sabbia, cemento, acciaio e la mano d’opera sono tutte reperibili in loco, noi possiamo inviare eventuali semplici stampi, oli sformanti, additivi per calcestruzzo, e se risultassero troppo complessi i, componenti di giunzione tra gli elementi. Tutto il resto è reperibile sul posto, centrali di betonaggio, gru e camion compresi.

Un’agenzia di questo genere potrebbe generare in Casentino, compreso l’indotto, dai duecento ai quattrocento posti di lavoro, tanti quanti ne avevano insieme le aziende venute meno e con una notevole possibilità di sviluppo, senza andare ad intaccare il mercato della Baraclit che resterebbe il nostro fiore all’occhiello, l’azienda di cui andare fieri. Cosa servirebbe, dunque, per mettere gambe e polmoni a questo progetto?

La Politica, quella con la P maiuscola, qualcuno che dal posto che occupa sia in grado, con cuore e cervello di dar vita, in una sinergia di beni ed uomini, alla realizzazione di una struttura del genere. Poi nel tempo, una scuola come l’Istituto Tecnico di Bibbiena e l’Università di Firenze che con gli opportuni indirizzi potrebbero essere in grado di sfornare tecnici ed ingegneri adeguati allo sviluppo della prefabbricazione.

Diversamente, cosa potrà accadere se questa visione non si realizzerà? La distruzione del nostro sapere. Pian piano in un paio di generazioni queste peculiarità verranno disperse, dimenticate e probabilmente rimpiante, mentre questa idea ha tutti i presupposti di un futuro possibile perché affonda le radici nel successo di un passato recente.

Alternative? La mancanza di lavoro porterà i nostri giovani ad andarsene lontano, per sempre, perché siamo una realtà di margine, in un posto al margine, senza vie di comunicazione importanti, capaci di attrarre investimenti di primo ordine.

É inoltre una certezza che non saranno il turismo, il Parco Nazionale, la bio-agricoltura, oppure il km zero a salvarci ma soltanto il lavoro intelligente. Un know-how casentinese, cioè quel complesso di conoscenze ed esperienze tecniche che può condurci ad una specie di “Pre-Fabrication Valley”, il luogo d’eccellenza per le costruzioni.

Questa è l’alternativa all’esodo, il riscatto dalla catastrofe e da un girone infernale in cui ci hanno ficcato. Il futuro sta dunque nella genialità casentinese, qui ed ora, dentro una valle isolata, ma con il mestiere che sappiamo fare meglio di tutti. Ecco la proposta offertaci dal Presidente, un uomo attivo e inossidabile, di cui io sono stato semplicemente, ma con piacere, la penna.

(tratto da CASENTINO2000 | n. 269 | Aprile 2016)

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