di Francesca Corsetti – C’era una volta una biblioteca che non esisteva. Ma, come spesso accade nelle storie migliori, è bastato l’incontro giusto tra persone appassionate, un edificio inattivo e una visione condivisa per trasformare un’idea in realtà. Oggi, nel cuore di Chiusi della Verna, sorge un luogo nuovo e indispensabile: la biblioteca comunale. Il tutto comincia con una telefonata. L’Amministrazione comunale contatta David Swift e Lynne Curran, una coppia di residenti, artisti e voraci lettori, e con uno slancio raro nella pubblica amministrazione, offrono loro carta bianca: l’obiettivo è dar vita a una biblioteca.
«Per chi ama i libri come noi, – dice David, – realizzare una biblioteca è un po’ come un sogno, secondo solo a quello di possedere una libreria». Lo spazio iniziale, un corridoio e una piccola sala, sembrava inadatto a un progetto così ambizioso, ma le idee cominciarono a fluire. «Abbiamo buttato giù delle prime idee, si trattava delle solite cose da biblioteca. Ma ci siamo resi conto che una biblioteca può essere un luogo che contribuisce alla crescita delle persone, oltre a essere una raccolta di libri, che per noi è una sorta di paradiso. Se si fanno delle ricerche, si scopre che oggi le biblioteche sono dei veri centri culturali, dove lo spirito delle persone si arricchisce, dove si scambiano idee e sogni, e mi sono reso conto che per bambini e ragazzi sarebbe un posto particolarmente adatto dove andare». Era marzo 2020 e, come tutti purtroppo ricordiamo, il mondo si è presto fermato. Le attività nella biblioteca nascente ripresero nel 2022 con i primi laboratori per bambini organizzati tramite la Cooperativa InQuiete. La vera svolta è arrivata nel 2023 con l’arrivo dei fondi del PNRR.
Travolto dalla burocrazia europea, David ha trovato supporto in Alessandra Pedone e Gianna Baroni, volontarie di Medici per l’ambiente (ISDE). Oltre ad avviare i primi progetti, «era diventato chiaro che fosse necessario un supporto esterno. A partire da luglio 2024, ISDE ha assunto la gestione del progetto, e Alessandra è diventata la referente per l’associazione». Nelle finalità di ISDE, infatti, c’è anche quella dell’educazione alla salute e, in senso ampio, anche i libri sono educazione alla salute.
A loro si sono aggiunte Roberta Casini e Silvia Rubechi, le vere e proprie bibliotecarie. La divisione dei ruoli è netta: David e Lynne curano la parte creativa, l’anima della biblioteca; il resto della squadra si occupa della macchina organizzativa, delle scartoffie, della catalogazione. Cinque persone, competenze diverse, una visione condivisa. «È stata davvero una questione di trovarsi al posto giusto, al momento giusto», commenta David. Silvia è formatrice e bibliotecaria esperta di educazione alla lettura, insieme alla madre gestisce anche la biblioteca di Pieve Santo Stefano. È stata coinvolta da David nella realizzazione del progetto fin da subito; perciò, non ho potuto non chiederle come si costruisce una biblioteca.
«Questa è una domanda centrale, – dice Silvia. – La biblioteca deve essere non solo un luogo dove trovare i libri e dove si fa il prestito, questa è solo una delle sue caratteristiche». La sua visione è fortemente ispirata dagli studi e dagli scritti di Antonella Agnoli, una delle massime esperte italiane in progettazione bibliotecaria. «Agnoli parla di biblioteca come della nuova piazza del sapere; quindi, lo spazio silenzioso non è la prerogativa. Questo ci ha indirizzato fin da subito. Abbiamo ora un calendario fittissimo di laboratori con le scuole, abbiamo delle gite prenotate, per cui le classi dell’infanzia passeranno l’intera giornata qui, con proposte laboratoriali, pic-nic ed escursioni». Questo approccio ha già prodotto risultati tangibili: decine di classi hanno visitato la biblioteca nei primi mesi di attività. «Ci sono bambini che non vogliono più andare via, – raccontano con entusiasmo. – Uno ha chiesto se poteva tornare anche dopo pranzo!».
E per la logistica della biblioteca stessa, il modello scelto è quello della libera fruizione, per cui l’utente è libero di muoversi ed esplorare senza la mediazione del bibliotecario. La biblioteca è, in effetti, anche un luogo di scoperta. I “dispositivi” creativi pensati e spesso realizzati da David, che ravvivano la sala, accompagnano i visitatori in un qualche viaggio. Ci sono teatrini d’ombre, kamishibai, oggetti dall’Indonesia, da Cuba, marionette da Parigi. «Ai bambini delle scuole elementari dico che un libro è come un tappeto volante, basta sedersi per scoprire il mondo e visitare luoghi lontani», dice David.
A rendere speciale l’apertura ufficiale della biblioteca, nell’ottobre 2024, è stato il dono della “Casina di Livia”: una casa delle bambole offerta dall’Associazione Livia Benini, in memoria della giovane Livia, scomparsa a 15 anni a causa di una terribile leucemia. Sua madre, Lucia, ha fondato l’associazione per aiutare i bambini, promuovendo consapevolezza per il controllo del dolore pediatrico.
«Quando ha visto la biblioteca, – racconta David, – ha deciso di donare la casetta per i bambini del paese e per quelli che verranno. E oggi si crea sempre una piccola folla davanti a quella casina. È sempre circondata da bambini. Persino le suore ne sono rimaste incuriosite!». Le proposte editoriali spaziano tra generi e fasce d’età, con particolare attenzione al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza: albi illustrati, graphic novel, testi di divulgazione scientifica e saggistica sono selezionati privilegiando case editrici indipendenti. La selezione è arricchita da alcuni libri con dedica personale e autografo di David Almond, lo scrittore inglese vincitore dell’Hans Christian Andersen Award – considerato il premio Nobel della letteratura per ragazzi – che potrebbe venire presto in visita.
Un progetto molto importante su cui David ha iniziato a lavorare già dal 2023, e di cui sottolinea più volte l’urgenza, è la creazione l’archivio della memoria: si tratta di documentare gli anziani del paese, prima che le loro testimonianze svaniscano con loro. David ha spiegato che sarebbe prezioso avere fin da subito un’operatrice o un operatore che si occupi esclusivamente di ricostruire la storia del paese attraverso la raccolta delle memorie orali e la loro conservazione in un archivio.
«È un lavoro enorme, – osserva David, – dopodiché potremo organizzare eventi come quelli dedicati a Romeo o a Ugo». Si riferisce qui ai primi due eventi tenutisi in biblioteca per celebrare due persone del paese: uno dedicato a Ugo Rigoni, scrittore ma anche “Il Poeta” del paese, e ai suoi libri, che sono memoria e testimonianza di questi luoghi; l’altro a Romeo Gabiccini, rabdomante e uomo prezioso, in occasione della giornata mondiale dell’acqua. In entrambi gli eventi si è percepito tutto l’affetto di una comunità. Uno dei progetti più recenti avviati dalla biblioteca è anche quello del club del libro, creato anche grazie all’aiuto e ai consigli del gruppo di lettura di Pratovecchio.
Ridendo, David e Silvia mi raccontano che poco prima del primo incontro si aspettavano circa sei persone, ma che hanno continuato ad aggiungere sedie per i ben ventotto partecipanti che si sono presentati! Segno, secondo loro, di una comunità viva che ha desiderio di incontro, confronto e scambio. A oggi, sembrano esserci certezze fino al 2026. Ma il desiderio, condiviso da tutti i protagonisti, è di dare stabilità e prospettiva a questo luogo che ha già dimostrato quanto può offrire al paese.
«La cosa straordinaria di questo posto è che lo dobbiamo al Covid, – commenta David, – perché il PNRR è un fondo per la ricostruzione post-pandemia. Questa è una delle cose davvero buone che sono venute fuori dall’incubo del Covid. E siccome si tratta di ricreare e di portare benefici alla salute del paese, in un certo senso è giusto che venga da soldi legati al Covid. Con tutti i danni che ha fatto la pandemia, ora questi soldi vengono reinvestiti nel costruire qualcosa che crescerà. È come un giardino quello che stiamo creando qui. Abbiamo piantato le prime piante che, si spera, cresceranno fino a diventare un piccolo bosco. Ed è questo che ci ha dato il denaro del Covid».