Menno, lo chiamavano così Vasco Cerofolini, classe 1935, il soprannome lo aveva ereditato da suo padre come sovente capita nella tradizione toscana del dare e tramandare soprannomi. Vasco faceva il camionista, lo ha fatto dagli anni ‘50 fino agli anni ‘90 e questo mese scriviamo di lui perché la sua storia, nonostante ci abbia lasciato già da qualche anno, continua fino ai giorni nostri. Continua con Martina, sua nipote, in una sorta di legame che unisce i due al mondo dell’autotrasporto casentinese seppur a distanza di anni e di epoche storiche completamente diverse, uno al volante dei camion che per decenni hanno servito le varie gestioni delle cementeria di Rassina e di Corsalone, l’altra dietro ad una scrivania ad occuparsi di tutto quello che al giorno d’oggi serve a far viaggiare i camion, ma scendiamo nel dettaglio.
Vasco Cerofolini ha esordito molto giovane e si è fatto le ossa nell’ambito dell’autotrasporto con la Famiglia Vignali di cui abbiamo ampiamente parlato nella precedente uscita, talmente presto che tra un viaggio ed un altro ha dovuto adempiere anche al servizio di leva, rinunciando ad una proposta di carriera militare per tornare ai suoi primi amori, il Casentino ed i camion, camion che ha sempre curato e mantenuto in maniera maniacale, molti ex colleghi lo ricordano ancora con il suo “cencino” in mano intento a pulire e lucidare la carrozzeria del suo Lancia Esatau, mitico autocarro italiano a muso lungo prodotto nel secondo dopoguerra dalla casa italiana.
Ha poi lavorato con alcune delle aziende storiche del Casentino, la AUTOTRASPORTI CORSALONE, la SAT e la TRACEM, tutte impiegate e specializzate nel trasportare il cemento di quelle che erano la Cementeria Begliano poi Colacem e la Cementeria S.A.C.C.I., ma come ancora oggi accade spesso all’autista, veniva anche a lui richiesta una certa versatilità nell’operare in altri settori dell’industria casentinese, come ad esempio il legname e la carpenteria. Vasco Cerofolini lo possiamo definire anche un pioniere dell’utilizzo dei primi camion stranieri, perché se fino alla fine degli anni ‘60 le strade della vallata casentinese venivano solcate principalmente da autocarri FIAT, LANCIA, OM ed altre aziende storiche italiane, da quel momento in poi iniziarono a comparire i primi autocarri stranieri, come SCANIA e VOLVO che al giorno d’oggi sono la normalità ma che all’epoca destavano scalpore e stavano segnando il passo per quella che poi sarebbe diventata l’epopea del progresso tecnologico nell’ambito dell’industria dell’autocarro.
Progresso tecnologico che ci porta al giorno d’oggi, a Martina Lazzerini, classe 1989, nipote di Vasco Cerofolini che per uno strano ed imprevedibile percorso del destino oggi è impiegata alla Punto Trasporti di Corsalone, a Martina abbiamo voluto fare qualche domanda.
Quando hai iniziato a lavorare nell’autotrasporto hai avuto un sussulto pensando all’eredità di tuo nonno? «Quando mi è stato proposto questo lavoro il mio pensiero è andato subito a mio nonno. Ho visto questa cosa come un segno del destino e mi ha spinto con entusiasmo ad accettare nonostante non avessi alcuna esperienza nel settore trasporto e logistica. Mi sarebbe piaciuto tanto chiedergli qualche consiglio, sicuramente lui mi avrebbe aiutato molto nelle difficoltà che ci sono in questa professione. In un certo senso ho raccolto la sua eredità non guidando un camion ma facendone girare molti organizzando i viaggi dei miei colleghi autisti che portano a termine quello che è il mio lavoro dietro la scrivania.»
Cosa ti ha tramandato tuo Nonno Vasco? «Mi ha sempre raccontato aneddoti e storie sul suo lavoro, così tante che potrei scriverci un libro. Nonostante fossi stata piccola ricordo bene che a volte, tutto orgoglioso, mi portava a vedere il suo camion. La sua grande passione per il mondo dei trasporti e dei camion coinvolgeva tutta la famiglia e non si è mai interrotta nonostante la pensione. Ricordi che ancora vivo riguardando le foto dove lui si dedica ai suoi bellissimi camion che ora sono diventati mezzi storici, ma che hanno contribuito a costruire il nostro paese con le fatiche di uomini come lui.»
Martina Lazzerini rappresenta a tutti gli effetti quella parte nascosta del meccanismo che permette alle aziende di autotrasporto di muovere i propri mezzi, senza un ufficio logistico capace e competente non ci sarebbe movimentazione di merci e tutto sarebbe gestito in modo casuale e caotico. Il suo compito fondamentale è quello di organizzare la giornata dell’autista, disponendone orari, spostamenti, carichi e viaggi, chiaramente non per un solo mezzo ma per molti, evidenti quindi le mille difficoltà che incontrerà nella sua giornata lavorativa, spesso noi che siamo al volante non ci soffermiamo troppo su questo come spesso chi sta in ufficio non si preoccupa troppo delle problematiche di chi sta al volante, ma crediamo che Martina vista l’esperienza che ha avuto conoscendo il nonno avrà sempre ben presenti le difficoltà della strada.
Difficoltà che peraltro sempre più spesso ci troviamo a condividere tra uomini e donne, si perché la percentuale di autisti di genere femminile sta aumentando sempre di più grazie al processo di emancipazione che negli ultimi anni si è verificato in tutti i settori e grazie anche al progresso tecnologico che permette di avere autocarri sempre più alla portata e meno faticosi da condurre. Inoltre il lavoro da autista al giorno d’oggi può essere organizzato in maniera sempre più dinamica e razionale, le aziende non precludono più all’autista la possibilità di avere una vita personale e familiare che possa permettere alcune scelte importanti e la compensazione degli impegni.
Speriamo anche in Casentino di vedere ricambio generazionale che possa coinvolgere ed attirare ragazzi e ragazze a questa professione, di sacrificio, ma appassionante e piena di fascino. Buona strada, alla prossima uscita.
(Rubrica «Trasportare Il Casentino Storia», cronaca ed attualità dell’autotrasporto di vallata a cura di “Quelli della SS71”)