di Elisa Fioriti – A Buiano, sulle colline di Poppi, i filari delle vigne della Cantina Fregnan hanno una storia da raccontare: quella di Maria Grazia Sarocchi, proprietaria dell’azienda vitivinicola, e di suo marito Roberto Fregnan, che dalla passione per il vino e per questo nostro territorio, che ha visto crescere la sua famiglia, è riuscito a dar vita e forma a un sogno… portandolo “in bottiglia” con “Il Patriota”.
In pochi, forse, come voi ci avrebbero scommesso: eppure il territorio del Casentino è vocato per le bollicine!
Fregnan: «Sì, è particolarmente idoneo a questo tipo di produzione per le sue peculiari caratteristiche climatico-ambientali. Un’intuizione, la mia, di cui ho avuto ampia conferma da una serie di studi che ho commissionato prima di lanciarmi in quest’avventura con mia moglie. Certi amici miei esperti del settore, agronomi, enologi e sommelier che lavorano in Franciacorta, ai quali ho fatto assaggiare la base spumante della “Vigna del Patriota”, si sono complimentati, sentenziando scherzosamente che se l’avessero avuta loro una simile base già sarebbe stata vinta l’eterna sfida con lo champagne francese!».
Che dimensioni ha la vostra vigna?
Fregnan: «Abbiamo due ettari di vigna, sui 400 metri sopra il livello del mare: 7.000 viti di Chardonnay e 3.000 viti di Pinot nero, che vinifichiamo bianco. I vitigni si integrano e si arricchiscono a vicenda, in una speciale combinazione di profumi e sapori che dipende strettamente dalla posizione geografica privilegiata in cui si trova la vigna del Patriota: al lato sinistro dell’Arno e al lato destro del ruscello di Ortignano Raggiolo. Infatti, l’elevata escursione termica diurna (in estate raggiunge i venti gradi) ci permette di affinare il mosto, valorizzando lo Chardonnay con la spinta aromatica del Pinot. Ben percepibili al palato e all’olfatto aromi che ritroverete nelle bollicine più pregiate: sentori di frutti di bosco, di fiori gialli e di frutta a polpa gialla, tendente alla pesca… profumi di Pan brioche».
Che metodo di produzione utilizzate per il vostro Spumante Brut?
Fregnan: «Il metodo classico. Vinificazione in bianco tradizionale, con chiarifica pre-fermentativa e fermentazione a temperatura controllata: 16 gradi. La maturazione, in acciaio, sulle fecce fini per armonizzare e rendere più strutturata la base spumante, dura tre-quattro mesi. Almeno 18 mesi l’affinamento sui lieviti dopo la rifermentazione in bottiglia».
Sarocchi: «In totale 36 mesi: 36 mesi di attenzione, di cura… di silenzioso amore».
Avete un sistema computerizzato per gestire le condizioni ambientali della cantina?
Fregnan: «Sì, la tecnologia è di fondamentale supporto. Ho progettato appositamente i locali per renderli funzionali».
Sarocchi: «Mentre io, con il mio senso estetico, il mio gusto del bello, mi sono occupata sempre dell’organizzazione e degli arredi interni, degli allestimenti in occasione di eventi e degustazioni, che proponiamo su prenotazione per gruppi. La cantina è stata realizzata con la roccia di scasso della vigna. I tendaggi che abbiamo scelto per l’ingresso servono anche a proteggere le pareti dal Sole, riducendo il riscaldamento dell’ambiente».
Fregnan: «È proprio il rigido controllo delle temperature, in un sapiente gioco di equilibri, che ci consente di evitare il ricorso alla chimica. Dopo l’abbattimento della solforosa, attraverso cui le impurità che ha dentro il mosto si depositano sul fondo, facciamo i travasi. La vera fermentazione non deve avvenire nei serbatoi, ma in bottiglia. Dunque le monitoriamo, le vegliamo… quasi fossero figli! Ci serviamo di bottiglie-campione dotate di manometro: 8 bar di pressione è il valore ottimale. L’aumento della temperatura esterna, tuttavia, determina un aumento della pressione: un bar ogni quattro gradi. Quando succede, occorre raffreddare l’ambiente, riportandolo alla giusta temperatura, perché diminuisca la pressione. Le bottiglie (in cantina ora riposa la vendemmia 2018) hanno un tappo a corona in ferro e restano in posizione orizzontale fino alla sboccatura».
In che consiste questa procedura?
Fregnan: «La sboccatura prevede l’uso di un macchinario, il “giro pallet”, che ha sostituito le vecchie “pupitre”, per girare lentamente la bottiglia, restituendola in posizione verticale: in gergo si dice “in punta”. Il collo della bottiglia verrà surgelato per rimuovere il tappo a corona; dentro, la pressione provoca l’espulsione di depositi e lieviti. Poi avviene il rabbocco con il vino limpido; si riporta a misura e si tappa con il sughero».
Così nasce “Il Patriota”. Ma il nome? Da cosa deriva?
Fregnan: «“Il Patriota” vuole lanciare un messaggio alla società d’oggi. Messaggio che, tengo a precisare, è privo di politicismi. È un messaggio d’amore: amore per il Paese, amore per la casa, la famiglia. Viviamo, infatti, in un frangente storico in cui quotidianamente si sperimenta un’allarmante crisi di valori e d’identità. Quell’amore per la patria, per la nostra terra che, in un passato (neanche troppo lontano) aveva animato i cuori della mia generazione, e delle generazioni precedenti… ripenso a mio nonno, Cavaliere di Vittorio Veneto, a mio padre, ufficiale pluridecorato per il suo contributo durante la Resistenza al nazifascismo… adesso dov’è finito? Per le nuove generazioni mi auguro un futuro migliore di quello che si sta prospettando. Che si recuperino i valori di un tempo, affinché siano il faro che rischiara e illumina il nostro cammino».
L’amore per il territorio è un po’ il filo rosso su cui si sviluppa la storia della vostra famiglia…
Fregnan: «Io sono veneto d’origine, Maria Grazia è casentinese. I miei genitori si sono conosciuti in Casentino, e grazie al Casentino, durante la Seconda Guerra Mondiale: mio padre era ufficiale di collegamento tra gli Alleati e le squadre della Resistenza, tra le cui file c’era pure mia madre, un’attiva partigiana. Così, avendo in Casentino nonni materni e parenti, ho avuto l’occasione d’incontrare Maria Grazia e innamorarmi di lei, abbracciando il desiderio di costruire qua insieme la nostra famiglia».
Ma la sua attività lavorativa l’ha portata non subito sulla “strada del vino”…
Fregnan: «Benché, da veneto, la passione per il buon vino, specie per le bollicine, l’avessi nel sangue, ho seguito un’altra strada, portando avanti la tradizione industriale di famiglia, che mio nonno aveva inaugurato con la fondazione, nel primo dopoguerra, dell’officina meccanica “Dante Fregnan e figli”. Lasciando il Veneto per trasferirmi in Casentino, sono diventato imprenditore: nel ’67 ho aperto il primo negozio di autoricambi, di articoli tecnici industriali, perfezionando, nel tempo, la mia presenza nel settore della meccanica fine e della carpenteria metallica.
È stata una carriera costellata di grandi soddisfazioni, che mi è valsa l’onorificenza di “Cavaliere della Repubblica”, un successo letteralmente fino alle stelle… grazie a una collaborazione con la N.A.S.A.! Adesso, già da anni, il testimone è passato a mio figlio Aldo, che si sta affermando ai massimi livelli con risultati davvero notevoli. Ciò mi ha permesso d’intraprendere la “Strada del vino” e d’iniziare a scrivere un’altra pagina della mia storia».
La prima produzione a che anno risale?
Fregnan: «Il progetto, che ha preso il via nel 2009, si è concretizzato nella vendemmia del 2016, frutto di un intenso lavoro di squadra, che, oltre me e mia moglie, ha coinvolto un’equipe di agronomi ed enologi. Del resto, io non ho mai lavorato da solo: mi sono sempre circondato di validi collaboratori, creando il giusto contesto di lavoro, perché ciascuno riuscisse a esprimere al meglio le proprie potenzialità, condividendo competenze ed esperienza. Insomma, quella della Cantina Fregnan, come quella dell’impresa di cui mio figlio Aldo è a capo, è una vittoria corale, a cui partecipano dipendenti e collaboratori».
Con che risultati?
Fregnan: «Esordendo al “Concours Mondial Bruxelles” con la vendemmia 2016 abbiamo vinto la medaglia d’oro. Al “Vinitaly”, il “Salone Internazionale del vino e dei distillati” che annualmente si tiene a Verona, “Il Patriota” ha ricevuto un punteggio di 91/100, altissimo, considerando che, in genere, ottenerne 93 è quasi un miraggio! Inoltre a Verona abbiamo ricevuto un riconoscimento speciale in quanto il nostro è un Vino Spumante Brut sotto gli 80 milligrammi al litro di solfiti: significa che la loro presenza in bottiglia è pressoché insignificante. Dagli inizi, in effetti, siamo un’azienda biologica. La certificazione Bio comparirà finalmente in etichetta con la vendemmia 2018, in bottiglia nel 2021, essendo trascorsi dall’autorizzazione i tre anni previsti da una rigida normativa, durante i quali siamo stati monitorati con scrupolo. Allora torneremo a partecipare ai vari concorsi internazionali, per avere un riscontro tangibile di ciò che speriamo e ci aspettiamo: l’eccellenza della nostra produzione integralmente casentinese, secondo l’originale metodo classico».
(tratto da CASENTINO2000 | n. 312 | Novembre 2019)